cara Ellie!
Giungo tardissimo, ma giungo e ormai mi hai fatta totalmente innamorare di Dazai e della sua personalità complessa, delle scelte che fa in questa versione AU cupa, dark, introspettiva, da rileggere più volte per cogliere ogni sfumatura inserita tra le righe e ben dosata. È bellissima la riflessione sul fatto che se avesse lasciato andare Chuuya avrebbe potuto essere un uomo migliore. È una frase potente, che condensa in sé cose come la possessione e il bisogno e mi fa pensare a cosa gli antichi pensavano della passione, dell’ira, di tutte quelle emozioni che ci fanno perdere la ragione: sono cose folli – loro auspicavano una moderatezza anche nei sentimenti. Quella che Dazai verso Chuuya non ha. Tremendo e affilato è il suo pensiero circa il fatto che un capo, un boss, si immola per un bene superiore che, qui, non c’è, manca, perché la Port Mafia (Dazai non si illude che sia diverso in questo mondo alternativo) non è un bene superiore, come suggerisce anche il nome. Eppure Dazai ha scelto ed è consapevole di quello che ha ottenuto e perso.
C’è ancora tanto da dire su questo capitolo e spero di riuscire a esprimere tutto quello che mi ha suscitato. Anzitutto, hai menzionato il caos e la fedeltà in una sola shot. E non aggiungo altro perché sai quanto facciano parte del mio sentire. Poi, Dazai ricorda e ha sentore dell’altro universo. Qui lui fa il capo della Port Mafia e ciò rende tutta quanta la sua vicenda nettamente più dark, ma gli consente anche di avere una vicinanza maggiore con l’ex partner di lavoro, divenuto però partner di tutto il resto e ha consapevolezza delle scelte alternative (e questo mi intriga, come quando riflette che Gin è sana e salva, ma non ha avuto contatti col fratello. Una necessità).
Forse questo è anche il capitolo della raccolta in cui emerge più forte la nota erotica che coinvolge i due. Merito del vestito, richiamato in più parti. Abiti che fasciano la pelle in maniera oscena, che vengono fatti su misura per esaltare la bellezza dell’altro, che possono essere tolti con uno sguardo, che hanno lo stesso colore degli occhi. Guanti che vengono sfilati e donati e poi il sangue, le bende, le ferite, la morte – i leitmotiv di Dazai. E ancora, tornando alla compagine più sensuale che nasce da Chuuya c’è la vista, il senso per eccellenza, quello che, soprattutto negli uomini, è legato alla conquista e all’amore. La preda si caccia, si osserva, si guarda. I pensieri di Dazai, sempre troppo intelligente e analitico, si interrompono nella scena delle dita tagliate – ammetto che mi ha fatto leggermente impressione per il discorso della minuziosa precisione.
Chuuya, però, non è solo un amore tenuto sempre sulla graticola e privato della sicurezza dell’esclusività, ma anche colui che avrebbe dovuto stare al posto di Dazai se. “Chuuya era l’uomo che Kouyou e Mori avevano cullato per quella poltrona quando Dazai aveva disertato, era il Re. Era il vessillo di un dio leale, una volta ottenuta una promessa di fedeltà…” Quanto è bella questa frase? Quanto è costato a Dazai vedere Gin crescere, ritrovare Chuuya?
Dato che ho scritto ben più di una flashfic mi fermo ^^’, ma, come al solito, ti faccio tantissimi complimenti: sei bravissima.
Shilyss |