Recensioni per
The Revolver Equation
di Ellie_x3

Questa storia ha ottenuto 19 recensioni.
Positive : 19
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
29/02/20, ore 20:10

cara Ellie!

Giungo tardissimo, ma giungo e ormai mi hai fatta totalmente innamorare di Dazai e della sua personalità complessa, delle scelte che fa in questa versione AU cupa, dark, introspettiva, da rileggere più volte per cogliere ogni sfumatura inserita tra le righe e ben dosata. È bellissima la riflessione sul fatto che se avesse lasciato andare Chuuya avrebbe potuto essere un uomo migliore. È una frase potente, che condensa in sé cose come la possessione e il bisogno e mi fa pensare a cosa gli antichi pensavano della passione, dell’ira, di tutte quelle emozioni che ci fanno perdere la ragione: sono cose folli – loro auspicavano una moderatezza anche nei sentimenti. Quella che Dazai verso Chuuya non ha. Tremendo e affilato è il suo pensiero circa il fatto che un capo, un boss, si immola per un bene superiore che, qui, non c’è, manca, perché la Port Mafia (Dazai non si illude che sia diverso in questo mondo alternativo) non è un bene superiore, come suggerisce anche il nome. Eppure Dazai ha scelto ed è consapevole di quello che ha ottenuto e perso.

C’è ancora tanto da dire su questo capitolo e spero di riuscire a esprimere tutto quello che mi ha suscitato. Anzitutto, hai menzionato il caos e la fedeltà in una sola shot. E non aggiungo altro perché sai quanto facciano parte del mio sentire. Poi, Dazai ricorda e ha sentore dell’altro universo. Qui lui fa il capo della Port Mafia e ciò rende tutta quanta la sua vicenda nettamente più dark, ma gli consente anche di avere una vicinanza maggiore con l’ex partner di lavoro, divenuto però partner di tutto il resto e ha consapevolezza delle scelte alternative (e questo mi intriga, come quando riflette che Gin è sana e salva, ma non ha avuto contatti col fratello. Una necessità).

Forse questo è anche il capitolo della raccolta in cui emerge più forte la nota erotica che coinvolge i due. Merito del vestito, richiamato in più parti. Abiti che fasciano la pelle in maniera oscena, che vengono fatti su misura per esaltare la bellezza dell’altro, che possono essere tolti con uno sguardo, che hanno lo stesso colore degli occhi. Guanti che vengono sfilati e donati e poi il sangue, le bende, le ferite, la morte – i leitmotiv di Dazai. E ancora, tornando alla compagine più sensuale che nasce da Chuuya c’è la vista, il senso per eccellenza, quello che, soprattutto negli uomini, è legato alla conquista e all’amore. La preda si caccia, si osserva, si guarda. I pensieri di Dazai, sempre troppo intelligente e analitico, si interrompono nella scena delle dita tagliate – ammetto che mi ha fatto leggermente impressione per il discorso della minuziosa precisione.
Chuuya, però, non è solo un amore tenuto sempre sulla graticola e privato della sicurezza dell’esclusività, ma anche colui che avrebbe dovuto stare al posto di Dazai se. “Chuuya era l’uomo che Kouyou e Mori avevano cullato per quella poltrona quando Dazai aveva disertato, era il Re. Era il vessillo di un dio leale, una volta ottenuta una promessa di fedeltà…” Quanto è bella questa frase? Quanto è costato a Dazai vedere Gin crescere, ritrovare Chuuya?

Dato che ho scritto ben più di una flashfic mi fermo ^^’, ma, come al solito, ti faccio tantissimi complimenti: sei bravissima.
Shilyss

Recensore Master
22/02/20, ore 13:37

Ciao Ellie!
Un capitolo incredibilmente dark e oscuro, in cui emerge come Chuuya goda nel torturare Milton, come provi piacere nell’infliggere dolore e se ne abbia fondamentalmente a male perché quest’ultimo cede alle preghiere troppo presto, rovinando il gioco. Ma come rendere questo interrogatorio fatto all’insegna del sadismo e di un certo compiacimento ancora più scenico e intenso? Con i dettagli che hai saputo spargere in un testo contenuto e intenso assieme.

Le mani libere dai guanti di Chuuya, un Dazai che appare più oscuro che mai e racchiuso nella frase lapidaria come un detto “i nemici di Dazai hanno una sola sfortuna” e questo pov che si rammarica per un gioco che dura troppo poco, si compiace di una sala delle torture che è sporca di sangue. Il riferimento a Dazai in un ruolo di capo della Port Mafia, troppo impegnato per occuparsi personalmente di chi lo infastidisce e giocare con le sue vittime come farebbe un gatto col topo, ammanta questa figura di grandezza. Potrei dire mille cose su Dazai, riflessivo e intelligente, ma qui la sua intelligenza ha un risvolto diabolico che si intuisce da certe considerazioni di Chuuya che quasi pente di averlo conosciuto. L’immagine di Dazai risulta (risulterà) sempre avvolta da un profondo senso di tragedia – merito anche dell’eterna pulsione a togliersi la vita che, nei suoi reiterati tentativi, assume una connotazione quasi romantica, ma qui appare come efferato e spietato, come un capo in cui la giovane età rispetto ai suoi predecessori lo rendono non inesperto, ma più violento e feroce. Ha trascinato Chuuya in una spirale di violenza e il loro rapporto in questo contesto desta ancora più curiosità.

Nel flashback il già spietato Chuuya ricorda Dazai e di averlo fermato dall’infierire su un corpo ormai morto – un gesto inutile, dettato dalla follia e dalla violenza, ma che trova la sua ragion d’essere in quelle due frasi da film dell’orrore che mi sono piaciute proprio tantissimo: “con me parlano, parlano sempre.” Ecco perché infierire su un cadavere, ecco perché Dazai risulta senza controllo e folle. Ho visto anche un lieve momento hurt/comfort, tra loro. Quando Dazai ha le bende sporche fino ai gomiti e Chuuya si offre di sistemare, beh, lì ci ho visto quell’equilibrio e quel rapporto che li lega e collega in ogni tua storia.
Un caro saluto e a presto, mia cara. Come sempre, resto incantata (e i miei weekend senza le tue storie non sarebbero più gli stessi)!
Shilyss ^^

Recensore Master
15/02/20, ore 18:11

Ma salve Ellie!
L’immagine di Dazai che pensa di gettarsi sotto le rotaie di un treno è qualcosa che colpisce, ferisce, ed è tremendamente d’impatto, come il riferimento al libro. Spaventa l’idea del dolore, il non sapere se le terminazioni nervose funzioneranno e fino a che punto e l’idea ridondante nel personaggio di porre fine alla sua vita ci permette di fare un salto verso un viaggio introspettivo dei tuoi, cara Autrice, quelli in cui il passato di Dazai e di Chuuya alla Port Mafia tornano a galla assieme al sakè e a questa visione alternativa che avrebbe dovuto essere meno dolorosa della precedente, e invece. Dazai è un personaggio interessante perché oltre al suo bagaglio d’esperienza che ne fa un uomo che è stato su due fronti opposti (lasciando nella Mafia Chuuya, il partner, l’amore, il rimpianto), oltre a essere il possessore del libro in questa beast!AU che ho scoperto grazie a te, è corroso da riflessioni, rimpianti, analisi sempre corredati da questo tragico impulso a morire che è ancora più drammatico perché non si realizza. Nell’incompiutezza del gesto c’è un fallimento che Dazai si tira dietro quasi con rassegnazione. Ho un debole per i personaggi intelligenti come Dazai, perché la loro acutezza li spinge a fare delle analisi spietate su se stessi o a rielaborare con una maggiore attenzione il passato. E il passato rappresenta Chhuya. Bello il pezzo in cui descrivi la loro lotta sottolineando come quest’ultimo scelga di utilizzare le mani.

Toccante anche la ship accennata di Akutagawa con Jinko: sa d’accusa e nella sua immediatezza alla “la sventurata rispose” racchiude un mondo intero (spesso è grazie alla semplicità secca di una singola frase che il lettore viene colpito, perché con tre parole che sanno di rimprovero hai aperto un mondo, un varco incredibile.
La cosa più struggente è il continuo cercare di morire di Dazai che si riempie di fantasmi. Questo pezzo Chuuya non si faceva vedere, non si lasciava toccare.
Solo una volta gli si era seduto accanto, con quelle sue gambette secche e corte da gamberetto e quell’orribile, orrendo cappello. Era freddo, o era l’acqua del fiume a congelargli le ossa?
“Hai chiesto ai tuoi amici di scappare dalla mafia.”
Ad Odasaku. Ango non me ne ha mai dato l’occasione.
“Perchè non me l’hai chiesto, Osamu?”

Dazai aveva stretto le labbra; doveva avere i polmoni pieni d’acqua e la testa pareva leggera, i pensieri che gli scorrevano sfocati davanti agli occhi.

Qui mi sono un po’ commossa: il ricordo di Chuuya si affaccia in quella che è quasi un’esperienza premorte, ma è poco più di un sogno, un dialogo che in realtà non esiste, che è un’allucinazione dettata, appunto, dalla presenza dell’acqua nei polmoni. Poche persone riescono a entrare così nel cuore e nella testa dei personaggi (e Osamu Dazai è decisamente un personaggio complesso).
Un abbraccio e a presto,
Shilyss

Recensore Master
08/02/20, ore 19:03

Cara Ellie,

volevo leggere qualcosa di bello e angst e non potevo proprio passare senza lasciarti due righe, ecco. Il punto focale, il prompt, ridonda nella storia come fanno i pensieri che non ci vogliono abbandonare. La personalità riflessiva e astuta di Dazai si presta bene a questo genere d’introspezioni che sono analisi e rievocazioni di quello che è stato scevre, però, dal rimpianto, proprio perché la diversa volontà, i differenti intenti, sono un valico insormontabile. Si pensi al caso di una coppia in cui uno voglia un figlio e l’altro no. Le soluzioni sono due: o uno deve mettere da parte la propria volontà e piegarsi, o l’alternativa è lasciarsi e perdersi. Qui c’è un anello, c’è un momento di vacanza in cui si è sospesi dal mondo, c’è una possibilità che poi si infrange contro la realtà. Quello tra Dazai e Chuuya diventa un amore impossibile. La frase sul serpente mi ha lasciato con un forte magone: è bellissima e intensissima (ma come tutta la shot, del resto).

La presenza dell’alcool come compagno accanto a cui rievocare il tempo che è stato aggiunge angst all’angst e oltre a chiudere il capitolo apre anche lo spiraglio per l’accettazione del passato così com’è. Un passato che è stato cambiato (o forse dovrei dire si è biforcato in una nuova possibilità che, però, se per alcuni è più lieta dell’originale, per altri è ugualmente tragica, quasi ineluttabile – e ogni volta che pronuncio questa frase muoio un po’ anche io).
Se però la fine è particolarmente struggente, l’inizio non è da meno e, anzi, dimostra come il flusso di pensieri di te autrice segua binari ordinati. Il serpente presagio di morte che strugge alla fine, compare anche all’inizio, in una ciclicità che fa pensare all’uroburo, il serpente che si morde la coda. La tendenza al suicidio che è tipica di Dazai e del suo immaginare quasi pigramente la propria fine vengono interrotti, potremmo dire, dall’azione ed è bello vedere come hai fatto sì che una shot puramente introspettiva inizi in questo modo dinamico, con Chuuya che impedisce a Dazai la sua morte e lo protegge dal proiettile. Fin dall’inizio c’è la tensione di morte che si scontra con la necessità di sopravvivere, rendendo le due esistenze degli amanti destinate a non incontrarsi mai, esattamente come due rette parallele.

Poi c’è la cosa in comune, certo. Quella straziante che mi ha fatta sospirare, lo ammetto. Chuuya vuole vivere e Dazai vuole che lui viva – almeno una cosa in comune c’è e lo spreco di bende così cinico e astuto proietta ogni volontà sull’amico/collega/amante anziché su se stesso – per lui continua e continuerà ad anelare la morte. Grazie per questa bella shot, ne avevo bisogno.
Un abbraccio e a presto,
Shilyss

Recensore Master
25/01/20, ore 12:40
Cap. 4:

Cara Ellie,

questo uggioso sabato non sarebbe un sabato senza un’altra delle tue storie <3. Anche qui l’introspezione di Dazai è resa benissimo, con una melanconia (legata al leitmotiv del ricordo) che subito fa pensare alle atmosfere rarefatte di certi film che parlano di spie. Questa figura che si trascina insonne e che a volte teme il riflesso del proprio specchio è colta in tutta la sua umana fragilità in questa telefonata muta che ne richiama altre. Sebbene Dazai lo faccia unicamente per sentire la voce di Odasaku, questo gesto compiuto ricordandosi solamente in un secondo momento che si tratta di una telefonata notturna dimostra il senso di estraniazione di Dazai, che ritorna a mio avviso anche nella scena successiva della vacanza, in cui il nostro dimostra di non sapere scegliere un outfit consono. A questo proposito, in quella scena hai fatto una cosa che mi piace moltissimo, cioè inserire quel dettaglio della camicia grigia. È un mio kink il fatto che due amanti o innamorati si scambino oggetti e non c’è niente di meglio che avere nel proprio armadio una camicia della persona che amiamo in cui avvolgerci e che abbia il suo odore. Lo trovo romanticissimo. L’altra cosa struggente è un dettaglio che forse potrebbe passare in secondo piano, ma che ho trovato illuminante per inquadrare il rapporto tra questi due.

Odasaku risponde sempre al primo squillo e questa è una vera e propria certezza per Dazai. E questa telefonata muta è un vero colpo al cuore per un personaggio così astuto e intelligente come Dazai che, però, in quel momento non sa cosa dire. La seconda telefonata è piena di non detti. Un’altra telefonata notturna fatta per avvisare circa le ultime novità che esprime il bisogno e la necessità di Dazai di sentire la voce di Odasaku, ma che si limita a riportare delle notizie. Bellissimo come Dazai percepisce un sorriso fatto dall’altra parte della cornetta: tramite questa breve descrizione sei riuscita a ricreare la comunione e la fratellanza tra questi due personaggi, che pur nella distanza si comprendono. La scena finale, col telefono rotto a indicare che ogni conversazione si è interrotta (almeno, questa potrebbe essere una delle letture) si lega a un narratore che rivela il futuro: un escamotage che amo perché aumenta la tragicità di quanto viene narrato e che hai esaltato ancora di più da quella riflessione che Dazai fa, ma solo idealmente, a Odasaku circa il Libro. Un momento struggente.
Adesso potrebbe partire una filippica sull’etimologia del termine “ricordare”, ma evito per decenza, ma sì, mi ci hai fatto pensare. Un abbraccio e a presto,
Shilyss :)

Recensore Master
10/01/20, ore 15:45

Cara Ellie!
Quanto angst. Sarà che il personaggio di Dazai comunque è legato all’angst sia per le sue vicissitudini che per l’impulso a porre fine alla sua esistenza, sarà che la fine è straziante, con lui che decide di buttarsi dal grattacielo della Port Mafia, sarà che mi ha fatto fare una riflessione amara, questa shot: che quando siamo pronti a lasciar andare coloro che amiamo ad altri, quando ammettiamo la possibilità che il resto del mondo continuerà a girare anche senza di noi, beh, forse è quello il momento in cui siamo pronti a lasciarci andare. Ecco perché ha importanza solamente che Oda sia da qualche parte al sicuro e che stampi il suo libro – e non importa con chi.
Ma ci sarebbero davvero una marea di cose da dire su questa storia bellissima. Anzitutto, il senso di profonda nostalgia che ingloba la figura terribilmente isolata di Dazai e che mi ha fatto pensare all’unica cover più bella dell’originale, la versione di Johnny Cash di Hurt. C’è, in lui, un senso di colpa soprattutto verso Atsushi: in particolare, mi ha colpita il pezzo iniziale, in cui l’orfano non riesce a ricordare ciò che ha fatto nella sua forma di tigre. L’immagine di lui che si ritrova con la parte sotto le unghie sporca di sangue è tremenda.

Pur senza indugiare in descrizioni splatter è impossibile non pensare a cos’abbia fatto la tigre – come abbia dilaniato la carne di non si sa bene chi. Il senso di colpa di Atsushi è molto simile a quello del dottor Jekyll e Mr. Hyde – in questo senso il potere che lo rende tigre è quasi un suo doppelgänger, un tema che mi ha sempre affascinata tantissimo. Il senso di colpa muove anche il rapporto tra Atsushi e Dazai, dato che quest’ultimo ha un carattere abbastanza calcolatore: ha invariabilmente usato Atsushi, sicuramente ha dei piani per lui come li ha per ogni cosa – è nella natura delle persone molto intelligenti e sagaci, farne – ma il collare era una necessità, data l’impossibilità di controllare la tigre.
L’altro argomento affrontato è la nostalgia di casa. Il ruolo che ricopre Dazai nella Port Mafia era senza dubbio più rilevante rispetto all’Agenzia, dove deve condividere gli spazi, ma mentre del primo non ha rimpianti (a parte l’ex partner Chuuya), si vede come l’Agenzia sia importante, rappresenti una sorta di seconda casa. Alcune frasi sono altamente poetiche, come quel “Dazai aveva sfidato la gravità tutta la sua vita,” che unisce il gesto meditato e bramato del singolo all’oscillazione tra bene e male, all’equilibrio che tutti noi dobbiamo mantenere, ma che sottolinea anche la dualità dell'esperienza di Osamu, al tempo stesso membro influente della Port Mafia e dell'Agenzia. L’idea che il suicidio avvenga in coppia con la gravità ha una nostalgia drammatica, così come il messaggio finale all’ex partner che ci riporta indietro a un’adolescenza condivisa.

Ed è proprio la fine racchiusa nel breve scambio di messaggi e molto minimalista che fa emettere un sospiro carico d’angst – davvero Johnny Cash è il sottofondo ideale per un uomo, come Dazai, che prima di buttarsi ripensa al suo passato, ai rapporti lasciati indietro, con l’umanità e l’intelligenza che ti sono proprie.
Un abbraccio,
Shilyss

Recensore Master
04/01/20, ore 16:10

Ma ciao Ellie!
Che sabato sarebbe senza leggerti? Uno molto, molto brutto, lo confesso, perché leggere di più le cose che mi piacciono è uno dei buoni propositi del 2020. Allora, anzitutto trovo semplicemente azzeccatissima l’atmosfera molto cupa di questa shot. Dazai nel bar con i suoi pensieri unidirezionali, col suo whisky on the rock che fa così squisitamente Bogart… e questo flusso di pensieri scritto magnificamente e dalla rara fluidità. Ogni pensiero di Dazai è concentrato verso OdaSaku e verso quella che è un po’ la fregatura dell’esistenza umana, ovvero il doversi piegare a dei compromessi. Non si può ottenere tutto. Dazai cerca di resistere ai pensieri, alle illusioni, al fantasticare perché, come giustamente il personaggio afferma, possono far nascere delle feroci delusioni.

Rivedere negli altri aspetti di una persona scomparsa è uno dei molti elementi angst presenti nella storia che mi commuovono sempre moltissimo perché sanno di una ricerca continua, di un voler rintracciare in una terza persona quello che abbiamo amato di una che non c’è più e fa un effetto stranissimo (quando vedo mia nipote sorridere come faceva mia nonna mi sciolgo con una tenerezza inspiegabile). Un angst che s’infila sotto la pelle che viene esaltato da ogni riga, ma che trova uno dei suoi punti massimi nel rimpianto nei confronti di OdaSaku: e quanto sono terribili i rimpianti? Dazai – lo immagino con le sue bende, col suo drink, con la sua aria mesta addosso, nella penombra e nella solitudine – è solo, drammaticamente, e non può nemmeno rimproverarsi per non essersi dichiarato a OdaSaku. Invece di fare la classica dichiarazione d’amore, però, Dazai qui fa di più: analizza i suoi sentimenti che forse erano un’infatuazione e che vengono sapientemente sezionati e analizzati com’è bene che faccia un boss della Port Mafia o una mente analitica. Tentando di razionalizzare un sentimento che, quando viene descritto, emerge in maniera preponderante con tutti i classici sintomi dell’amore, a partire dall’intesa mentale passando per le farfalle nello stomaco. Un amore vissuto in tenera età e condito dall’ammirazione – ecco perché viene confuso con l’innamoramento vero e proprio – che forse sarebbe stato confessato se le cose fossero andate diversamente – ma quanto incredibile angst c’è in questo concetto del tempo che non s’incontra? Mi fa pensare a “Lo strano caso di Benjamin Button” ma in una versione più triste, dato che lì i personaggi nel mezzo del cammin della loro vita, per un breve momento, si incontrano. Il riferimento finale al libro scritto è una sorta di luce nel buio, una consolazione necessaria (e sottolineata da quel “tanto bastava” che chiude, come una sentenza, la shot).

L’ultimo concetto su cui volevo soffermarmi è quello che Dazai si chiede quando riflette sul fatto che salvare il mondo tranne colui che si voleva salvare per davvero inficia un po’ ogni battaglia e rende gli sforzi fatti per vincere decisamente meno incisivi. Una constatazione amara e da eroe, fatta ricordando il momento in cui la vita si spegne. Anche questo capitolo tocca il cuore, cara Ellie, e tocca una marea di argomenti bellissimi e interessanti. Un abbraccio forte e a presto,
Shilyss

Recensore Master
28/12/19, ore 18:17

Cara Ellie!

Buon anno! E alla fine l’ho trovato un po’ di tempo per passare e rilassarmi un po’ con una buona lettura ^^, ma andiamo con ordine ♥. Il concetto di proteggersi sempre e ovunque, in qualsiasi tempo, come forse immaginerai, anzi, sai, è una di quelle cose che mi manda veramente su di giri – le soulmate fatte bene sono stupende – e che si adatta bene al contesto di quest’opera così particolare (e sì, mi sono spoilerata l’inverosimile). Come sempre, sei in grado di caratterizzare perfettamente i personaggi anche rifacendoti al loro background personale e menzionando caratteristiche ed elementi propri dell’opera, come le bende di Dazai e le relative battute riguardo le stesse, la bassa statura di Chuuya, il battibeccarsi tipico di chi si è frequentato per molto tempo, i riferimenti al passato trascorso nella Port Mafia.

Dazai è un personaggio decisamente complesso e dotato di un grande senso critico e come sappiamo anche di una profonda intelligenza. È egoista, ma essere egoisti in determinati contesti è una necessità, come il rifarsi una vita, del resto. Il rapporto con Chuya è spettacolare e tipico delle soulmate che vivono di contrasti – ed è per questo che li ho amati, perché si proteggeranno a vicenda, perché Chuuya si fida di Dazai e lo farà sempre e in qualunque luogo. Ex partner ancora legati da un rapporto di fiducia tale che quando Dazai elabora l’ennesimo piano e decide di utilizzare il Libro l’altro è lì e accetta nonostante ne sia annichilito, terrorizzato (se avessi più caffeina nelle vene, come di consueto, metterei un terzo aggettivo). L’idea di fare una raccolta di shot è intrigante perché permette di esplorare diverse dinamiche e di vedere se esiste un filo conduttore tra le varie shot, oltre alla sempre presente cura dei personaggi e all’IC. Il concetto di protezione è analizzato in varie parti del testo e viene espresso anche in veste di promessa, ma la cosa che mi è piaciuta di più è che loro, Dazai e Chuuya, se ne rendono relativamente conto. Noi capiamo l’importanza del momento perché il concetto di proteggersi vicendevolmente torna ciclicamente nella shot, ma non c’è mai l’effetto della scena “telefonata”: c’è una buona regia per cui nel discorso, nello sgridarsi e punzecchiarsi e riflettersi e parlare torna il concetto di protezione, sì, ma non appare mai artificioso. Ecco l’ennesimo tuo merito. Il fatto di districarti bene anche in questo fandom e di far passare un concetto così bello, profondo e intenso come la soulmate!AU, in un modo così naturale e così vero. Buon anno mia cara Ellie <3

Shilyss

Recensore Junior
03/12/19, ore 14:47

Ciao!
Innanzitutto complimenti per questo e tutti i capitoli precedenti. Avrei preferito recensire tutto in blocco ma dopo questa quinta parte della storia non posso rimandare ancora.
Letteralmente adoro il modo in cui scrivi. Oltre alle descrizioni, mi piace molto l'introspezione che più o meno marcatamente appare nei personaggi. Credo non serva dire che mi piace tantissimo questa tua versione di Dazai, molto simile al nostro amato aspirante suicida, ma con quel qualcosa che accade dietro ai suoi occhi e che noi non possiamo vedere.

In questo capitolo mi è piaciuto soprattutto l'inizio. E il modo in cui Dazai si rivolge a Chuuya, cosi in contrasto con i suoi veri desideri (saranno poi veri? Potrebbero mai soddisfarlo, riempire il senso di vuoto che si porta dietro come un macigno infernale?) ?
Concludo citandoti: "Chuuya voleva essere umano e lui non lo era mai stato". Vogliamo parlarne? Questa frase mi ha davvero aperto un mondo. Hai reso a parole una sensazione, un'idea che avevo soltanto vaga in mente, e mi viene proprio da ringraziarti, mi hai dato uno nuovo spunto di riflessione sul -mi permetto di definirlo tale- capolavoro che è BSD.

Complimenti ancora, continua cosi!
Ci si legge.
F.

Recensore Veterano
21/09/19, ore 17:23

Finita l'estate mi sono ritrovata un casino - ma uno vero, orribile - di cose da fare e da studiare, quindi ho davvero pochissimo tempo di scrivere fan fiction e di recensirne altre. Ma, ma per le tue posso anche sforzarmi in una recensione minuscola e sconclusionata perché WOW, se scrivi bene. Queste one shot che danno un senso di "fiaba" al lettore - nel senso che è tutto un susseguirsi di eventi non intrecciati ma molto introspettivi, raccontati come se Dazai stesse in un sogno - mi fanno impazzire. I dialoghi in corsivo sono come dei ricordi particolarmente lucidi da cui poi scaturisce tutto il resto, credo. La parte iniziale è tristissima, quel desiderio viscerale che Dazai ha di morire e il suo dispiacere nel sapere che non è cambiato, neanche con la sopravvivenza di Odasaku, sapere che la persona che avrebbe dovuto mantenerti in vita NON riesce a farlo - sempre nella testa di Dazai, perché Odasaku nella Beast!AU non ha idea di chi sia e probabilmente non lo aiuterebbe nemmeno, in qualità di membro dell'Agenzia e Boss della Port Mafia rispettivamente.
Sono state ricreate perfettamente anche le differenza tra la Odazai e la Soukoku. Mentre Dazai guarda Odasaku come una figura di riferimento, un'ancora (si vede anche dal modo a cui gli si rivolge negli stralci di discorsi, come a chiedergli sempre una conferma o un conforto), l'unica cosa buona da dover salvare, Chuuya è l'esatto opposto. Su Chuuya Dazai proietta tutti i propri sbagli,
è il simbolo della parte marcia del mondo a cui vuole voltare le spalle. Però in qualche modo continuano a ritrovarsi, perché quella parte marcia e insanguinata continuerà a essere anche di Dazai, non riuscirà a liberarsene. La loro battaglia e quando Dazai dice che si era costretto a non dover dire più niente a Chuuya, è una sorta di sua debolezza, ha paura di dire troppo e di sentire il desiderio di tornare indietro.
(Se dovessi soffermarmi sulla Shin Soukoku, poi, non la finirei più. Avevi detto che era a interpretazione, UN ACCENNO, ma quel "Jinko sta piangendo" che suonava come un rimprovero contro Dazai non è un accenno.
Vale più di una slowburn multi capitolo con "enemies to lovers" e "mutual pining". Quindi sappi solo che ho amato pure questo. Ah, e la citazione iniziale che dovrebbe essere da "I'm not okay" dei My Chemical Romance, o forse il mio cuore emo mi ha ingannato.)
Alla prossima
little_psycho ❤️

Recensore Veterano
10/09/19, ore 11:34

Sto adorando sempre di più queste tue one shot! Il modo BELLISSIMO in cui scrivi, la scelta delle parole, le trame che in fondo sono più ragionamenti e pensieri e dolori di Dazai che altro, e ovviamente tutto dedicato alla Beast!AU che devo ancora capire se sia una cosa fantastica o orribile. (Forse entrambe.)
Penso che tu abbia rispettato un amore sia il prompt che il genere Angst - insomma, qua ci sguazziamo in quella roba. Ammetto che probabilmente è vero che si vince facile con l'angst, perché tende a colpire moooolto di più il lettore.
È stato tristissimo come in tutte e due le realtà Dazai e Chuuya volessero cose diverse; pensavo (stupidamente) che almeno in una delle due avrebbero potuto avere un fantasma di lieto fine. In fondo nella AU Odasaku è vivo e Dazai si fa proteggere e Chuuya non sa che è tutto finto, quindi è il massimo a cui possiamo aspirare.
Prima poter leggere le note finali mi ero accorta di tutto quel riferimento velato al serpente da "Il sole si spegne", e volevo farti i complimenti perché era azzeccatissimo. Il serpente per Kazuko era simbolo di morte e Dazai continua a vederlo senza riuscire a farsi mordere - poi dice che morde Odasaku, quindi vai con chili di angst.
Davvero bella!
Alla prossima
little_psycho ❤️

Recensore Junior
10/09/19, ore 09:03

Ciaoooooo,
Come sempre ti faccio i miei più sentiti complimenti per il capitolo, come sempre è ricco di emozioni e pensieri. Ricordiamo che la mente di danzai è un po' come un labirinto tu pensi che lui stai pensando all'omicidio accaduto a Yokohama e invece pensa dove si fa la miglior frittura di pesce... E via così in bilico tra il decidere se è un completo idiota o un folletto dispettoso fin troppo intelligente. Tutto questo per dirti che mi è piaciuto come hai animato i pensieri di danzai.
Maaaaaaa sto divagando ritorniamo al capitolo.
Finalmente appare il nostro rossino all'interno di questo mondo, e, devo dire ci stavo pensando da un po' sarà la fine dell'altro racconto sarà che mi mancava il punto di vista dello spreco di bende ma è stato bello fino a quando danzai non si è accidentalmente ricordato di... Emm... Tutto il resto.
Comunque finale abbastanza triste mi ha lasciato l'amaro in bocca.
Un bacione e ci vediamo al prossimo capitolo
Sciaooo

Recensore Junior
27/08/19, ore 09:40
Cap. 4:

Ciaoooo,
Sono tornata con una nuova recensione. Dai questa volta non sono tanto ritardataria... O forse si (i dubbi mi assalgono) dai almeno non hai scritto il capitolo seguente.
Coooooomunque ritorniamo a noi altrimenti mi perdo in chiacchiere inutili e direi che è meglio evitare.
La prima scena mi ricorda tantissimo il primo episodio dove c'è danzai che appunto legge un libro senza luce e scopre la tigre mannara e bla bla bla... Però la sensazione di calma che provava si è completamente Distrutta lasciando un senso di vuoto e malinconia. Non so se tu lo abbia fatto apposta ma è stato come rivivere in parte quella scena da una visone completamente diversa.
Mi è piaciuto da impazzire come mostri anche il lato di danzai fragile e incerto dato che fa sempre il sotuttoio nonpreoccupatevialmassimomuoiopermanomia quindi good job. La chiamata con oda mi ha lasciato l'amaro in bocca troppe cose non dette, troppi silenzi e domande anche se non è colpa tua si sa lo spreco di bende è così più cerchi di cavare il ragno dal buco più ti accorgi che ti guarda dall'alto ridendo e tentando di impiccarsi con il suo stesso filo (che sto dicendo...?) . Mi è piaciuta l'idea della vacanza anche perché che oda gli ha prestato la camicia (ok respira profondamente) quindi non so sono troppo carini.
Come al solito ci vediamo al prossimo capitolo (se non arrivo un ritardo)
Sciaooo

Recensore Junior
20/08/19, ore 20:32

Hey,
Orami non so se aspetto più con ansia di avere un momento libero per leggere un tuo scritto o per vivere la mia vita in modo glorioso... Non credo che ci sia bisogno di sapere cosa ho scelto...
Cooooomunque ritorniamo al tuo scritto. La parte iniziale con atsushi che uccide per la prima volta mi ha letteralmente fatto venire la pelle d'oca talmente che hai reso bene la scena (piango per i traumi che il protagonista della serie subisce)." Quando qualcuno se ne va e abbandona gli altri, e lo fa volontariamente, non pensa mai a chi lascia indietro.” ok questa sarà la mia nuova frase preferita... anche perché è il nostro piccolo ragazzo dai capelli bianchi a fare la partaccia al nostro caro suicida. Quindi 100 punti a sfiggy per la sua uscita.
Ho adorato la parte finale in cui, il nostro spreco di bende trova un modo per incolpare o meglio dire ricondurre la sua vita (o morte) a quella del rosso
Come al solito mi è piaciuto un sacco
Un bacione e al prossimo capitolo

Recensore Junior
14/08/19, ore 09:13

Ciao ellie,
Ok mi hai fatto commuovere con questo secondo capitolo e si lo sto dicendo spesso ultimamente ma non ci posso fare nulla. Il modo in cui scrivi, come riesci a far fluire i pensieri di danzai quasi trasformandoli in tuoi, il modo in cui si muove è tutto perfetto sembra quasi che abbia inventato tu il personaggio di danzai. Mi applicherò quanto prima a leggere il nuovo capitolo dato che sono in leggero ritardo... (come sempre). Ma cosa ci posso fare se mi devo prendere il mio tempo per gustarmi le tue parole?
Comunque ci vedremo nei prossimi capitoli
Un abbraccio
Mask

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