Recensioni per
The importance of being human
di Menade Danzante

Questa storia ha ottenuto 6 recensioni.
Positive : 6
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
04/12/19, ore 21:01
Cap. 2:

Eccomi in mega-super ritardo ma in questo periodo il tempo è sempre troppo poco, prima o poi riuscirò a mettermi in pari.
Ancora una volta ti faccio i complimenti pià sinceri perchè le tue descrizioni storiche sono un piacere da leggere, sia per i dettagli sia per il modo in cui riesci a far entrare il lettore nel periodo storico in cui la storia si svolge.
Sulla storia ho poco da dire perchè dopo aver letto la recensione di Stria non posso che concordare con lei, quindi, mi limito a farti gli ennesimi e meritati complimenti.

Alla prossima

Recensore Master
28/11/19, ore 20:08
Cap. 2:

Eccomi, Menade! In stra-ritardo, ma ce l'ho fatta!

Mi avevi anticipato sia il salto temporale che il cambio di ambientazione rispetto al capitolo I, con spostamento dell'azione nientemeno che a Venezia e dunque quale modo migliore di iniziare la shot se non davanti alla Basilica di San Marco, con Aziraphale in muta e allibita contemplazione e con il nostro demone che non può non riconoscere la bellezza e l'imponenza dell'opera architettonica tutta umana che, ad oggi, conferisce lustro alla città da così tanti secoli?
Ho apprezzato molto che, nonostante la connotazione sacra dell'edificio, Crowley ne ammiri l'oggettivo splendore artistico. Questo rileva ancora una volta e fin da queste prime righe, il fatto che nella sua mente non sussistano pregiudizi o idee preconfezionate che lo portano ad assumere una postura ideologica categorica.
Rispetto al capitolo precedente, qui sei partita subito a spron battuto, con angelo e demone riuniti davanti alla chiesa. Ho avuto da subito l'impressione che Crowley si aspettasse l'arrivo di Aziraphale a Venezia e sono felice che questa mia intuizione sia stata poi confermata dal proseguimento della lettura.
Mi hai fatto tornare in mente la scena prima del Diluvio Universale, quando Crowley sbuca fuori dal nulla dietro le spalle dell'angelo, facendolo sussultare. E mi piace tanto quando posso ricollegare le sequenze delle tue storie a ciò che abbiamo visto nella serie: questa scelta contribuisce inoltre ad un ulteriore rafforzamento dell'IC dei personaggi perché li collochi in un quadro che, sebbene diverso, possiamo riconoscere come famigliare, già noto.
Detto questo, ti confesso che, rileggendo il capitolo, mi sono resa conto di quanto sia difficile e nello stesso tempo fin troppo facile per me lasciarti una recensione a questo nuovo aggiornamento. Il fatto è che hai compiuto la scelta coraggiosissima di strutturare il tutto in uno scambio di battute e gesti contornato dall'introspezione di Crowley. Quello che presenti tra l'angelo e il demone è un discorso ricchissimo di implicazioni filosofiche e teologiche. La narrazione non subisce svolte significative nel corso del capitolo e non intervengono altri personaggi o fattori agenti inanimati che portino l'attenzione del lettore fuori dall'interazione dei due protagonisti.
Questa è la parte semplice: potrei semplicemente confermarti ancora una volta la centratura perfetta e magistrale delle caratterizzazioni, farti i complimenti per l'accuratezza con cui hai presentato il PoV di Crowley e dirti quanto mi abbia fatta sciogliere l'idea che il demone conservasse quell'edizione della Commedia apposta per Aziraphale, nella speranza che un giorno si fosse presentata l'occasione per regalargliela, anticipando, di fatto, il suo desiderio e rendendolo l'angelo più felice del mondo. E potrei concludere dicendoti quanto abbia apprezzato il finale, con il ritorno del fazzoletto al suo proprietario originario, il quale si rende conto di come il demone l'abbia conservato per tutti quegli anni dal loro incontro fortuito a Firenze (sai quanto io adori queste chiusure ad anello).
Potrei... ma dove finirebbe tutta la componente riflessiva, tutta la magnifica trattazione che hai fatto di argomenti delicatissimi che riguardano la Vita umana nella sua essenza quali il tema del Libero Arbitrio e del relativismo?
E questa è proprio la parte difficile: mettere insieme le due cose. Ma ci proverò, sperando di riuscirci.
Allora, intanto ti dico che ho apprezzato moltissimo, a proposito di rimandi alla serie, il fatto che il lavoro di Crowley sia stato elogiato e ricompensato (sebbene senza motivo) dai piani inferiori, e che il demone non si sia preso la briga di specificare il suo mancato coinvolgimento nei fatti che gli valgono tante onorificenze immeritate. Laggiù dovrebbero davvero prestare più attenzione all'operato del loro inviato sulla Terra. :'D
Allo stesso modo, ho apprezzato come invece Crowley sia stato immediatamente pronto a confessare la verità ad Aziraphale. Non vuole che l'angelo lo giudichi alla stregua degli altri demoni dediti a seminare caos e a fomentare il peccato tra gli umani. Certo, qualche azioncina diabolica ogni tanto deve pur compierla per mantenere le apparenze, ma non deve trattarsi di qualcosa di tanto grave da rischiare che Aziraphale cambi idea su di lui e lo respinga. E poi sappiamo che a Crowley gli umani piacciono, dunque nemmeno ce lo vedrei a scatenare eventi tragici come guerre, rivoluzioni sanguinose o altri frangenti che rappresentano un flagello per l'Umanità intera.
Mi è piaciuto come hai reso lo stupore di Aziraphale nel realizzare che Crowley ha letto l'opera di Dante e sei stata bravissima a far svicolare il demone ricorrendo al pretesto della curiosità dei suoi capi riguardante il modo in cui gli umani concepiscono l'Inferno. Gran bella trovata!
Ma una bella fetta di verità concernente l'interesse di Crowley verso la Commedia è legata al desiderio di ritrovarvi una traccia di Aziraphale, di riconoscerlo tra le righe vergate dal poeta e avvertirlo, in qualche modo, vicino a sé malgrado la distanza fisica che li separa. Vedi come, con tre parole, mi fai sciogliere anche se il focus è su un'altra tematica? *.*
Ok, nominiamo pure anche la terza motivazione, che fa onore al personaggio e ne esalta l'IC: la voglia di vedere quel prepotente dell'Argenti, al quale deve ancora un naso rotto, confinato nel quinto cerchio, e goderne.
Ma il genio di cui hai dato prova in questa storia non si esaurisce qui, anzi! Crowley che attribuisce a Dante il merito di aver ispirato nuove punizioni per i dannati e i dipendenti dell'Inferno che, pur con tutta la buona volontà, non sono riusciti a perpetrarle perché fin troppo elaborate e complesse... tutto questo è tremendamente perfetto! Mi sembra di leggere il libro di Pratchett e Gaiman!
Aziraphale che continua a mostrarsi stupito dal fatto che Crowley abbia letto un libro è al limite dell'offensivo, come quando, nel capitolo scorso, ha insinuato che il demone avrebbe potuto trarre soddisfazione dall'avere uno come Filippo Argenti nella propria fazione. La menzione alla tentazione di Eva e al frutto non già del peccato ma della conoscenza (interpretazione con la quale mi sono sempre trovata d'accordo) è un'altra di quelle chicche che rafforzano sia la caratterizzazione del personaggio, sia il legame con l'opera originale (serie e libro).
La risposta sicura dell'angelo alla domanda di Crowley sulla destinazione ultraterrena di Dante spiazza il demone. Riappare qui quell'ingenuità caratteristica di Aziraphale che già nello scorso capitolo avevi posto in evidenza.
L'angelo ha interpretato la Commedia come un grandissimo, sublime omaggio all'Onnipotente, ma si tratta di una lettura molto parziale dell'opera dantesca. Crowley è andato oltre e ha sviluppato una visione più ricca e raffinata che vuole condividere con Aziraphale, dato che non può sopportare di saperlo plagiato dal Paradiso, che si ostina a vedere la Commedia in un'ottica autocelebrativa chiudendo gli occhi su tutto il resto.
Come è accaduto a Firenze in occasione del loro ultimo incontro, il demone si trova di nuovo preso tra il bisogno di forzare “maieuticamente” le convinzioni dell'angelo per condurlo ad una visione più chiara e completa delle cose, e il dispiacere nell'infondergli il dubbio, turbandolo inevitabilmente.
Ma le certezze di Aziraphale vacillano quasi subito, nonostante l'angelo tenti di difenderle. È ovvio che egli sia troppo intelligente per non aver capito da solo ciò che anche a Crowley è risultato chiaro dopo la lettura della Commedia; ma il suo ruolo gli impone una sorta di censura a favore di una parzialità che possa risultare in accordo con le esigenze della sua fazione.
La logica come fattore determinante che stabilisce la dimora finale di un'anima è completamente senza senso e Aziraphale lo sa benissimo, ma tenta comunque di allinearsi a quella posizione, alimentando lo sdegno di Crowley per il fatto che una creatura dotata di grande intelligenza come lui sia disposta a passare per stolta pur di reggere il gioco ai propri superiori, di gran lunga più ignoranti.
Ma Crowley ha dalla sua i fatti oggettivi, ciò che Dante ha scritto nero su bianco nella sua opera: la crudeltà quasi sadica e perversa delle pene inflitte ai dannati secondo la legge del contrappasso; il rispetto rasente l'ammirazione e la compassione verso alcune delle anime ospiti dell'Inferno (e anche del Purgatorio); l'ampio spazio che dedica alle storie di coloro che subiscono quelle punizioni, storie profondamente umane, colme di tutto ciò che uomini e donne si ritrovano a sperimentare, in modo più o meno diretto, durante il loro “cammin”. La Selva Oscura è reale e pone ciascuno di noi di fronte a delle scelte; scelte che possono essere compiute proprio in virtù del Libero Arbitrio che fai citare a Crowley. In tal senso, mi sono trovata totalmente in accordo con l'idea del demone (e dunque anche con la tua).
La frecciata del demone rispetto alla mancanza di pietà da parte del Paradiso e di Dio stesso è stata un colpo angst sottile ma potente che mi ha fatta ritornare col pensiero alla tua shot “Il potere di Adamo”, quando Crowley ripensa al comportamento poco materno di Dio nei suoi confronti, nei confronti dei Caduti in generale.
Anche Aziraphale coglie questo legame, naturalmente, e il suo disagio aumenta ancora di più, spingendolo addirittura a distogliere lo sguardo da quello del demone, sempre più irritato dall'atteggiamento dell'angelo che continua a trincerarsi dietro la solita vecchia storia dell'ineffabilità, ottima scusa per sfuggire a domande scomode.
Ma mi è piaciuto che tu abbia fatto ammorbidire l'atteggiamento del demone: in fondo, non può prendersela con Aziraphale perché egli non lo asseconda nel mettere in dubbio tutto ciò che rappresenta il suo mondo. Privarlo di quelle convinzioni, per quanto ingenue; forzarlo a riconoscere la realtà e a mettere in discussione tutto ciò che gli è sempre stato inculcato in quanto angelo, equivarrebbe a provocargli un gran dolore e a turbarlo enormemente: conseguenza che Crowley non vuole per Aziraphale, sa che non se lo merita e che egli sta già facendo per lui molto più di quanto sia lecito per un angelo.
Sei stata bravissima a far stemperare la tensione della sequenza precedente e a riportare la conversazione su un piano più sereno e disteso nel passaggio immediatamente successivo che apre alla fase fluff di questa storia e al colpo di scena rappresentato dal regalo di Crowley.
Mi è piaciuto il confronto che hai fatto tra i riconoscimenti del Paradiso e quelli dell'Inferno. Crowley si guadagna benefici immeritati continuamente grazie alla natura umana, mentre gli sforzi autentici di Aziraphale che meriterebbero sì un premio speciale, vengono ricompensati con una misera nota di merito, tipo contentino o pacca sulla spalla. Mi piace che il demone avverta questo senso di ingiustizia, specialmente visto che la vittima di tale sistema è nientemeno che Aziraphale.
Ho adorato il momento del dono vero e proprio! Sia Crowley che Aziraphale sono resi benissimo nelle rispettive reazioni alla situazione eccezionale. Il demone che fa il sostenuto e l'angelo che ricambia l'atteggiamento burbero di lui con una dolcezza stupefatta mista all'euforia per il regalo inaspettato sono perfetti... ma sai già come la penso riguardo a questo, visto che la telepatia ha colpito ancora e stavolta quasi in perfetta sincronia. ;)
Che dire dello scambio conclusivo, con Aziraphale che si ferisce inavvertitamente e Crowley che, d'istinto, gli porge lo stesso fazzoletto che l'angelo gli aveva offerto a Firenze? Stupendo! Ho amato tutto! I pensieri di Crowley, che maledice se stesso per essere caduto in un errore stupidissimo che lo pone in un frangente così imbarazzante, sono teneri e spassosi da leggere. Razionalmente, il demone non può fronteggiare il significato implicito di un gesto di per sé sciocco come l'aver conservato il fazzoletto di Aziraphale, ma sente che non sarebbe mai capace di disfarsene e probabilmente se ne vergogna anche, perché certi sentimentalismi non gli si addicono (o così crede).
Ho apprezzato tantissimo anche il modo in cui hai fatto muovere Aziraphale in questa circostanza. Non gira il coltello nella piaga perché è consapevole dell'orgoglio di Crowley e sicuramente ha notato il suo disagio, ma posso immaginarmelo comunque felice, sorpreso e commosso per quella scoperta che, in termini puramente emozionali, vale forse quanto il dono del libro.
E le battute finali, che riprendono ancora una volta la serie e che portano ad un'altra costante degli Ineffable Husbands (il pranzo in compagnia) chiudono questa mini-long dai toni a tratti abbastanza gravi (non che questo sia un male, anzi io ho apprezzato moltissimo la delicatezza dei temi proposti e il modo in cui li hai trattati e inseriti nella narrazione) con una ventata di aria fresca che conferisce leggerezza al tutto pur senza risultare fuori luogo rispetto alle tematiche che appaiono nel cuore della storia.
In sostanza, questa coppia di storie va a creare una mini-long che, come è accaduto per la tua OS su Socrate, è molto, ma mooooolto, di più che una semplice fanfiction. Tramite il PoV di Crowley ci hai presentato questioni di importanza essenziale per ogni essere umano, mettendole in luce in maniera chiara e delineando per ciascuna di esse una trattazione che non scade mai nel banale o nel pesante e che invece, al contrario, attizza ancora di più l'interesse e l'attenzione da parte di chi legge. Sei stata di una bravura magistrale a comporre i discorsi, a misurare le parole e a mantenerti su un piano ben equilibrato che non fa mai pendere l'ago della bilancia troppo in favore dell'opinione del demone, nonostante la narrazione sia filtrata dal suo PoV. Non fai passare per sciocca o stupida la visione di Aziraphale che, per quanto possa essere limitata e parziale a causa di ciò che ti ho scritto sopra, è giustificata e comprensibile, e non viene mai calpestata o presentata in maniera irrispettosa, o ridicolizzata.
Non so come ringraziarti per averci offerto questa meraviglia di “Double-Shot”, che palesemente ha comportato una dose non indifferente di studio, riflessione e documentazione da parte tua.
Farti i complimenti mi sembra ancora una volta quasi un insulto da quanto suona riduttivo, ma spero che le cose che ti ho scritto fin qui possano rendere anche solo una vaga idea di quanto abbia trovato superlativa questa tua storia, tesoro.
A presto con le storie natalizie (non vedo l'oraaaaaa!) e scusa ancora per il ritardo. :*
Un bacione!

Recensore Junior
26/11/19, ore 00:03
Cap. 2:

Ciao!
Sono finita qui per caso ma sono rimasta incantata da tutti i dettagli storici che sei riuscita ad inserire. Adoro, adoro alla follia tutte le citazioni su Dante essendo io un'appassionata della Divina Commedia. Il tema storico non è mai semplice perchè o diventa noioso o non abbastanza dettagliato e quindi si perde un po' il contesto, invece tu riuscita a dosare in modo egregio sia nel capitolo precedente che in questo!
Il tema del libero arbitrio è molto importante in questo universo e adoro come tu abbia sottolineato questo dettaglio: Sono convinta che Crowley sia l'unico essere non umano (altre Adam, anche se lui tecnicamente è umano) ad avere il libero arbitrio e ad usarlo per fare determinate scelte (essere diverso dagli altri demoni) in questo caso, come ha sottolineato giustamente Crowley, gli umani si comportano come vogliono, non vengono veramente tentati da Satana. È tutta una questione di libero arbitrio, ovviamente. 
Adoro come tu sia riuscita, in momenti quasi del tutto semplici (per loro) ad esprimere questo concetto così difficile.
in più mi hai fatto venire in mente le loro solite conversazioni a proposito di chi va all'inferno e in Paradiso, il che mi ha reso particolarmente nostalgica, e trovo geniale (e non così lontana dalla realtà) il fatto che inferno e paradiso siano in fondo solo interessati alla propria immagine. 
Che dire, questa storia mi è piaciuta tantissimo nonostante non fosse il genere che leggo di solito, mi hai decisamente conquistata con tutti quei dettagli su Dante ahah (tra l'altro, sono un po' preoccupata perchè giusto qualche giorno fa si discuteva con dei miei amici e ci chiedevamo se Dante fosse finito in paradiso o all'inferno. Quando uno dice il caso ahah)
Un saluto e ancora complimenti per questa storia!
Cyanidelovers
 

Recensore Master
12/11/19, ore 19:39
Cap. 1:

Eccomi qui!

Aspettavo da tempo la famosa shot sul Libero Arbitrio, ed eccola qui! *.* Non solo, si tratta anche di una mini-long in due capitoli! Cosa chiedere di più? Lo so io: che sia anche una fanfiction storica! :D
Mi piace tanto quando ti cimenti con le fic a tema storico, Tam, e la Firenze medievale è un'ambientazione di tutto rispetto. Sogno di vedere i nostri patati in questa città da quando ho letto nelle note del libro di come Leonardo abbia ceduto la bozza della Gioconda a Crowley. Quando ho letto “Firenze” mi ha preso un colpo, ma subito dopo ho realizzato che non poteva trattarsi di una storia riguardante quell'episodio a causa della datazione. Ho comunque intuito che Dante sarebbe, in un modo o nell'altro, saltato fuori durante la narrazione. ;)
Come ti ho scritto in chat, mi hai fatto scoprire Mosca e mi è venuta una voglia incredibile di provare! Non con i fiorini, ovviamente, ma credo che gli euro possano esercitare altrettanto fascino su questi odiosissimi insetti.
La prima scena, con Crowley che prende parte a questo gioco in una bettola e sfida personaggi poco raccomandabili azzardandosi pure a barare (ma bisogna riconoscergli il tentativo e lo sforzo di giocare pulito almeno per la prima mano) ci cala già perfettamente nel contesto che hai delineato benissimo e molto chiaramente, arricchendolo di dettagli (come l'atto di mordere le monete per provarne l'autenticità e il riferimento al vino di scarsa qualità) che aiutano a inglobare il lettore in questo mondo cronologicamente lontano ma che diventa più famigliare e facile da immaginare proprio grazie alle informazioni che ci fornisci senza tuttavia cadere nell'accademico e rimanendo su uno stile narrativo fluido e gradevole.
La mia mente mi ha subito riportata alla prima scena de “La strada per El Dorado”, con Miguel e Tullio che giocano in strada con i dadi truccati e vengono scoperti.
Mi è piaciuto tantissimo come hai gestito la caratterizzazione di Crowley in questa situazione: beffardo, se la ride sotto i baffi perché sa di avere un asso nella manica e non vede l'ora di lasciare di stucco quei palloni gonfiati che sperano di spillargli altri soldi e lo deridono per la sua misera moneta di bronzo. Gli umani continuano a piacergli, per carità, ma questi sono individui rozzi e di bassa lega che vogliono spennarlo come un pollo e che si affidano alla brillantezza dei loro fiorini e al caso per vincere un gioco di per sé stupidissimo.
Anche la sua reazione all'accusa di aver giocato sporco è del tutto in linea con il personaggio: rilassato, sicuro di sé, sbruffone. Tanto chi mai potrebbe immaginare la verità? Ti piace vincere facile, eh, Crowley?
Sempre a questo proposito, ho apprezzato molto la chicca dell'utilizzo di “Barattiere”. Sono piccoli dettagli che però rendono ancora più credibile e accurato il contesto storico in cui la vicenda di svolge.
Ma ecco che l'attenzione del demone viene calamitata da una testa bionda inconfondibile e allora egli si congeda rapidamente dai poveracci a cui ha fatto le scarpe, non senza esibire una certa soddisfazione. Qui ho avuto una seconda associazione mentale automatica con un altro film: “A knight's tale”, quando Chaucer vince la scommessa con i francesi e riscuote la vincita tutto contento, gentile e cortese nei confronti degli sconfitti, non altrettanto giulivi, comprensibilmente.
Bellissimo Aziraphale che saluta Crowley non con un “ciao”, ma rimproverandogli l'uso dei suoi poteri per truccare il risultato del gioco. IC centrato in una sola, prima battuta.
Crowley tentatore mi piace sempre, specialmente come lo rendi tu. Le sue sono tentazioni innocenti, di poco conto, ma sa sempre su cosa fare leva perché Aziraphale ceda: il palato è il punto debole dell'angelo e lui lo sa.
Mi piace come hai fatto razionalizzare la questione dei soldi ad Aziraphale in modo da fargli accettare l'offerta del demone senza sentirsi troppo in colpa: che li abbia vinti con l'inganno o no, ormai sono denari che appartengono a Crowley, dunque perché rifiutare di farsi offrire da bere e fare la figura del maleducato?
Hai così calato i nostri adorati in una condizione che è loro propria fin dall'antica Roma: seduti al tavolo di un locale (i loro gusti si raffineranno più avanti, nel corso dei secoli) intenti a bere/mangiare e a discorrere dei propri incarichi che, in un modo o nell'altro, li portano spesso a incrociare le rispettive strade.
Aziraphale, da amante della letteratura quale è, non poteva che essere entusiasta del suo nuovo compito: ispirare un umano a scrivere un poema! Quando il lavoro diventa un piacere!
Ahahah! Fantastica l'idea di Aziraphale che fece lo stesso con Virgilio, facendo storcere il naso ai suoi superiori dei pani alti per via del finale che, ciononostante, gli offrono la possibilità di riscattarsi con la futura opera di Dante, che quanto a glorificare il Regno dei Celi e divulgare i valori cari ai suoi dirigenti tra il volgo, sembra promettere piuttosto bene. Hai fatto benissimo a utilizzare direttamente il nome del padre piuttosto che aggiungere “Alighieri” al nome di Dante, che oggi viene inteso come un cognome vero e proprio anche se si tratta originariamente di un patronimico. Qui sarebbe risultato un po' anacronistico. Un altro tocco di classe che conferisce verosimiglianza e spessore all'ambientazione.
Ma ecco che arriva il colpo di scena: anche Crowley ha avuto a che fare con il giovane poeta. L'Accordo deve ancora essere perfezionato, evidentemente, e questa cosa mi ha fatto ridere un sacco, soprattutto per le diverse reazioni dell'angelo e del demone: il primo è preoccupato che la sua fazione possa venire a conoscenza di questo sodalizio proibito e di vedersi recapitare un segno dell'ira suscitata nei suoi superiori da questa scoperta gravissima. Crowley invece è solo scocciato per la perdita di tempo. Perfetti entrambi!
Comunque ormai i due sono lì, insieme; il demone ha già fatto ciò che doveva, convincendo Dante non solo a non mettere una buona parola per l'Argenti ma addirittura ad aggravarne la posizione. Hai avuto un'idea geniale ad attribuire la paternità di questo atto a Crowley, fornendo poi il pretesto ideale per il formidabile pugno sul naso che gli arriva qualche riga dopo.
Mi piace anche il linguaggio colorito che hai messo in bocca al demone. Rafforza ancora di più sia l'IC del personaggio, sia l'idea dell'ambiente “basso”. Siamo nella Firenze del Duecento, non nella città dei Medici, culla del Rinascimento italiano e patria di artisti. E in più ci troviamo in una taverna di bassa lega, frequentata da avanzi di galera e tipacci che, come l'Argenti, non si fanno troppi scrupoli nel venire alle mani per risolvere le questioni.
Ho adorato la conversazione a proposito di Dante e delle sue pene d'amore. Sei riuscita a inserire tutti i riferimenti storici senza mai connotarli di quel nozionismo che avrebbe rovinato l'atmosfera leggera e ironica dello scambio di battute tra Crowley e Aziraphale, i quali non hanno la minima idea di chi Dante diventerà. Stanno solo discutendo di un normalissimo umano qualunque, innamorato perso di una donna che non può avere (sai che novità!) e che potrebbe benissimo rimanere un potenziale Signor Nessuno tra tanti, il quale ha però stranamente attirato l'attenzione di entrambe le fazioni.
“«Oh! Un'anima innamorata!». Gli occhi di Aziraphale brillarono.
«Un'anima stupida» corresse il demone. «Lei è sposata e lui è già promesso»”
Ho amato questo passaggio, Tam. Crowley spezza il sogno romantico di Aziraphale a proposito di Dante, dando dello stupido al poeta e accostando esplicitamente l'essere innamorati alla stupidità. Proprio lui! Lui che dal 4004 a. C. si sente le farfalle nello stomaco ogni volta che il destino lo porta ad incontrarsi con Aziraphale! Ma forse è proprio questo il motivo: è Crowley stesso ad attribuirsi quell'insulto, anche perché lui e l'angelo, oggetto del suo interesse, sono divisi e separati dalle circostanze tanto quanto Dante e Beatrice, se non di più.
Tenero lui che rassicura Aziraphale sul fatto che la sua missione andrà a buon fine! Può fare lo scorbutico quanto gli pare, ma alla fine non può mai evitare di rivolgere una parola gentile al suo angelo. Qui poi non si tratta solo di portare a compimento un incarico per conto del Paradiso; c'è anche la soddisfazione personale che Aziraphale ricaverebbe, quindi le parole di Crowley sono ancora più significative e il sorriso che l'angelo gli indirizza in risposta non può che far sciogliere qualcosa nel petto del demone.
Ma il momento tenerezza viene interrotto brutalmente da quel bellimbusto dell'Argenti, che ha tutte le intenzioni di farla pagare a Crowley per aver influenzato Dante e averlo indotto ad agire contro di lui.
Anche in questo passaggio sei stata di una bravura strepitosa ad alternare fatti storici (più o meno accertati, come hai scritto nelle note, ma comunque relativi al periodo di cui tratti) e narrazione, compenetrando questi due elementi in una trama accattivante e resa ancora più interessante proprio dalla presenza di informazioni e particolari derivanti da altre fonti (come la storia dell'Argenti che usava cavalcare a ginocchia larghe per urtare i passanti. Vero o no, è un dettaglio che si adatta perfettamente alla situazione che presenti e che dice molto sul personaggio).
L'intervento di Aziraphale è stato provvidenziale per impedire la rissa, da cui dubito Crowley sarebbe uscito cavandosela solo con un naso rotto.
Anche qui hai reso benissimo lo sdegno del demone che se la prende giustamente sia con l'Argenti (autore materiale del danno) sia con Dante, che non ha saputo tenere la bocca chiusa.
Povero, mi ha fatto tanta pena vederlo così. :'( Però hai usato lo strumento dell'ironia in modo eccellente, sdrammatizzando il tutto nel passaggio in cui parli del privilegio di essere il primo demone picchiato da Filippo Argenti (situazione speculare a quella del 1793 in cui il nostro buon vecchio Jean-Claude, che riposi in pace, dice ad Aziraphale che la sua sarà la prima testa inglese che farà saltare sotto la lama della ghigliottina, come se fosse un onore).
Sull'onda del dolore per l'inaspettato colpo sul naso e dell'orgoglio ferito, Crowley finisce per essere eccessivamente brusco con Aziraphale, che vuole solo aiutarlo, ma se ne rende conto subito e prova a rimediare a modo suo. Alla fine però è l'angelo a rimettere in sesto il naso demoniaco e credo che questo abbia suscitato in Aziraphale una certa soddisfazione e in Crowley forse un po' di contentezza per aver ricevuto un favore dall'amico; un favore che ha qualcosa di sottilmente intimo e che magari lo lascia un po' spiazzato... piacevolmente.
Veniamo qui ad una riflessione che mi sono appuntata subito dopo la lettura per non rischiare di scordarmela nel momento in cui mi fossi posta a recensire. Si tratta di una cosa che ho pensato rispetto alla mancanza di entusiasmo di Crowley per il fatto inoppugnabile che l'Argenti farà parte delle schiere infernali.
Sappiamo che il demone si vanta di alcuni personaggi illustri appartenenti alla sua fazione, ma si tratta di artisti, scienziati magari considerati eretici, musicisti, letterati, studiosi... gente che, se è finita all'Inferno, non è stato certo per il genere di comportamenti manifestati dall'Argenti.
Si tratta di persone che hanno osato sollevare dubbi, contestare l'autorità, seguire la propria strada e le proprie convinzioni malgrado censure e repressioni. Sono umani che hanno dato un contributo significativo all'Umanità stessa, spesso proprio in virtù del loro schierarsi più o meno apertamente contro il potere costituito e contro i rigidi dogmi del Paradiso. Credo che Crowley abbia in simpatia e vada orgoglioso di queste anime perché gli ricordano un po' se stesso prima della Caduta. Fare domande, interrogarsi sulle cose senza pregiudizi moraleggianti, voler conoscere, voler capire, voler indagare la bellezza, crearne per mano propria... sono tutte azioni tipiche delle categorie sopra indicate e che ritengo siano molto care a Crowley. Ma un violento gratuito, buzzurro e gretto come l'Argenti non potrà mai far nascere in lui gli stessi sentimenti di simpatia o orgoglio e Crowley ha tutte le ragioni di sentirsi offeso dal commento di Aziraphale e dalla sua espressione stupita quando egli non si dimostra per niente felice all'idea di avere Filippo Argenti nella propria “squadra”.
Mi è piaciuto molto come hai condotto le riflessioni di Crowley in merito ad Aziraphale in questa particolare sequenza della shot. Si conoscono da secoli, ormai, eppure si stanno ancora studiando e il demone non può fare a meno di restare spiazzato dall'ingenuità che a volte va ad oscurare l'indubbia intelligenza dell'angelo. Il demone sa che in Aziraphale c'è molto più di quanto non appaia, ma trova che le sue qualità, quelle che glielo fanno apprezzare tanto, siano spesso messe da parte in favore di atteggiamenti forse di tipo difensivo, che però ne danno un'immagine diversa e non veritiera, che non gli rende giustizia. Il rimarcare continuamente un confine netto tra Inferno e Paradiso, il ragionare per schemi rigidi, stereotipi, pregiudizi e compartimenti stagni sono abitudini abbastanza radicate in Aziraphale che Crowley sente il bisogno di scardinare attraverso sempre quel gioco di botta e risposta, quel meccanismo richiamante la maieutica. Sa che innescare il dubbio nell'angelo porta quest'ultimo a sentirsi a disagio, e questo gli dispiace, ma sa anche che fargli aprire gli occhi su certe verità scomode che lui si ostina a non voler vedere, non può che fargli bene. Gli serve sapere di non essersi sbagliato su Azraphale, e questo può verificarlo solo forzando le difese psicologiche dietro le quali egli tende a barricarsi, forse per paura di ammettere a se stesso cose che intimamente già sa. Quella che presenti è un'occasione d'oro per fare ciò e l'hai sfruttata benissimo introducendo il discorso del Libero Arbitrio.
Mi è piaciuto il tono derisorio e quasi sprezzante che hai scelto di attribuire a Crowley mentre rivela ad Aziraphale che la maggior parte delle azioni negative commesse dagli uomini non ha niente a che fare con l'intervento di Satana o dei suoi colleghi.
Ho amato alla follia tutto lo scambio a riguardo, Tam! Il modo in cui hai condotto il dialogo è denso di verve: non permette che la mente del lettore venga distolta neanche per un secondo. Questa è una nota di merito che ti riconosco in ogni storia: sai parlare di argomenti delicatissimi e di un certo peso senza però farne avere sentore a chi legge. Attraverso le parole di Crowley o di Aziraphale, esponi concetti molto complessi in maniera chiarissima e perfettamente comprensibile anche da chi non abbia esperienza in questo campo di studio.
Per non parlare di come hai saputo mantenere intatte le caratterizzazioni, esaltandole proprio grazie a questo dialogo costruttivo.
Di nuovo, ho adorato il secondo pezzo di introspezione del demone che si riaggancia a quello già citato sopra. Quando mette alla prova le convinzioni di Aziraphale lo fa sia per l'angelo (promuovendone una sorta di crescita personale e una sana presa di coscienza) che per sé. Ha trovato un possibile alleato, un amico, qualcuno a cui tiene, da cui essere capito e accolto... non può permettersi di perderlo solo perché questi è stato indottrinato in un certo modo e ha troppa paura di vedere le cose da un'altra prospettiva. Ma in questo emerge ancora la contraddizione, l'ambivalenza suscitata in Crowley dalla consapevolezza che quel processo è faticoso e, a tratti, anche doloroso per l'angelo. Rivedere le proprie certezze lo è sempre, e Aziraphale non fa eccezione.
La flebile nota di fluff conclusiva, con il demone che stringe ancora tra le mani il fazzoletto, è il goccio di miele che serviva per chiudere una shot bellissima ma un po' dolceamara.
Cosa dire di più? Non saprei, a parte che ho apprezzato tutto di questa prima parte della tua nuova storia: dall'ambientazione, ai dialoghi, alla cura per ogni minimo dettaglio (che però non è una novità e non manca mai nei tuoi lavori).
Lavoro sopraffino, degno di te, tesoro! Aspetto con trepidazione il seguito domandandomi cosa succederà ma sicura che sarà magnifico! ;)
Un abbraccio!

Recensore Veterano
11/11/19, ore 18:14
Cap. 1:

Io davvero non ho parole e quelle poche che risulterebbero banali. Qui non solo assistiamo ad nuovo incontro fra Zira e Crowley ma abbiamo un vero e proprio excursus sulla Firenze dell'epoca. I dettagli storici, miscelati all'introspezione e alla tua capacità di scrittura rendono questa mini long un piacere da leggere.
Entrambi si trovano nello stesso luogo per la stessa persona, di nuovo, e il demone pensa che quell'angelo non accetterà mai l'accordo, abbi fede Crowley..
Il pugno di Argenti, il miracolo di Zira e la reazione di Crowley sono lo spartiacque che li riporta alla taverna, questa volta dove il demone alloggia. Zira questa volta interviene prima e "aggiusta" il naso del demone che nonostante la sua reticenza si sente bene, non perché il dolore sia sparito ma perché Zira lo ha curato ed ha interesse nella sua salute e questo è piacevole, persino per un demone. Il tocco del fazzoletto è una chicca bellissima.
Il confine fra bene e male per Zira è ancora netto e il discorso del demone sul libero arbitrio non fa una piega e l'angelo lo sa. Il bisogno di Crowley di stuzzicare l'angelo non è solo quello di ampliare gli orizzonti del Principato o perché sia nella sua natura, anzi, qui ammette (dentro di lui) che lo fa proprio per prendere le distanze dai suoi simili, per mostrarsi a Zira, per fargli capire che lui, è sì un demone ma non per forza è malvagio e che bene e male non sono così lontani: l'esempio perfetto lo ritroviamo all'inizio, quando Zira ammette di non aspettarsi nulla di diverso da Crowley e, nonostante sapesse che i soldi erano "sporchi" non ha rinunciato al vino offertogli dal demone.
Questi atteggiamenti di Crowley col passare del tempo scalfiscono la mente già abbastanza aperta dell'angelo (rispetto ai suoi fratelli) ma invece che esserne felice il demone si odia un poco, come se con questo suo comportamento potesse in qualche modo intaccare la purezza di Zira, almeno io ho inteso così. Zira però non è minimamente risentito di questo suo comportamento (personalmente credo che l'angelo lo apprezzi), il suo cruccio è quello di sapere se il demone stia bene dopo quanto successo, lasciando un demone imbambolato con il fazzoletto in mano.

Ed eccomi arrivata a farti gli ennesimi e meritatissimi complimenti per questa storia che sto adorando e non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo.

Recensore Veterano
10/11/19, ore 23:18
Cap. 1:

Oddio mi sono innamorata, davvero! Adoro la Storia, tutto ciò che ne concerne e Dante e questo piccolo spaccato in cui possiamo osservare la nostra coppia ineffabile alle prese con la sua tentazione e la sua ispirazione è troppo carino. Come sempre, tutto quello che scrivi mi lascia con il sorriso stampato in faccia, cara Menade Danzante! ♡
Povero Crowley, quel pugno di Argenti non me l'aspettavo, poveraccio; meno male che c'era il nostro angioletto a dargli una mano, sempre con molta delicatezza.
Aspetto trepidante il prossimo capitolo!
Un abbraccio


Nanami