Eccomi qui!
Aspettavo da tempo la famosa shot sul Libero Arbitrio, ed eccola qui! *.* Non solo, si tratta anche di una mini-long in due capitoli! Cosa chiedere di più? Lo so io: che sia anche una fanfiction storica! :D
Mi piace tanto quando ti cimenti con le fic a tema storico, Tam, e la Firenze medievale è un'ambientazione di tutto rispetto. Sogno di vedere i nostri patati in questa città da quando ho letto nelle note del libro di come Leonardo abbia ceduto la bozza della Gioconda a Crowley. Quando ho letto “Firenze” mi ha preso un colpo, ma subito dopo ho realizzato che non poteva trattarsi di una storia riguardante quell'episodio a causa della datazione. Ho comunque intuito che Dante sarebbe, in un modo o nell'altro, saltato fuori durante la narrazione. ;)
Come ti ho scritto in chat, mi hai fatto scoprire Mosca e mi è venuta una voglia incredibile di provare! Non con i fiorini, ovviamente, ma credo che gli euro possano esercitare altrettanto fascino su questi odiosissimi insetti.
La prima scena, con Crowley che prende parte a questo gioco in una bettola e sfida personaggi poco raccomandabili azzardandosi pure a barare (ma bisogna riconoscergli il tentativo e lo sforzo di giocare pulito almeno per la prima mano) ci cala già perfettamente nel contesto che hai delineato benissimo e molto chiaramente, arricchendolo di dettagli (come l'atto di mordere le monete per provarne l'autenticità e il riferimento al vino di scarsa qualità) che aiutano a inglobare il lettore in questo mondo cronologicamente lontano ma che diventa più famigliare e facile da immaginare proprio grazie alle informazioni che ci fornisci senza tuttavia cadere nell'accademico e rimanendo su uno stile narrativo fluido e gradevole.
La mia mente mi ha subito riportata alla prima scena de “La strada per El Dorado”, con Miguel e Tullio che giocano in strada con i dadi truccati e vengono scoperti.
Mi è piaciuto tantissimo come hai gestito la caratterizzazione di Crowley in questa situazione: beffardo, se la ride sotto i baffi perché sa di avere un asso nella manica e non vede l'ora di lasciare di stucco quei palloni gonfiati che sperano di spillargli altri soldi e lo deridono per la sua misera moneta di bronzo. Gli umani continuano a piacergli, per carità, ma questi sono individui rozzi e di bassa lega che vogliono spennarlo come un pollo e che si affidano alla brillantezza dei loro fiorini e al caso per vincere un gioco di per sé stupidissimo.
Anche la sua reazione all'accusa di aver giocato sporco è del tutto in linea con il personaggio: rilassato, sicuro di sé, sbruffone. Tanto chi mai potrebbe immaginare la verità? Ti piace vincere facile, eh, Crowley?
Sempre a questo proposito, ho apprezzato molto la chicca dell'utilizzo di “Barattiere”. Sono piccoli dettagli che però rendono ancora più credibile e accurato il contesto storico in cui la vicenda di svolge.
Ma ecco che l'attenzione del demone viene calamitata da una testa bionda inconfondibile e allora egli si congeda rapidamente dai poveracci a cui ha fatto le scarpe, non senza esibire una certa soddisfazione. Qui ho avuto una seconda associazione mentale automatica con un altro film: “A knight's tale”, quando Chaucer vince la scommessa con i francesi e riscuote la vincita tutto contento, gentile e cortese nei confronti degli sconfitti, non altrettanto giulivi, comprensibilmente.
Bellissimo Aziraphale che saluta Crowley non con un “ciao”, ma rimproverandogli l'uso dei suoi poteri per truccare il risultato del gioco. IC centrato in una sola, prima battuta.
Crowley tentatore mi piace sempre, specialmente come lo rendi tu. Le sue sono tentazioni innocenti, di poco conto, ma sa sempre su cosa fare leva perché Aziraphale ceda: il palato è il punto debole dell'angelo e lui lo sa.
Mi piace come hai fatto razionalizzare la questione dei soldi ad Aziraphale in modo da fargli accettare l'offerta del demone senza sentirsi troppo in colpa: che li abbia vinti con l'inganno o no, ormai sono denari che appartengono a Crowley, dunque perché rifiutare di farsi offrire da bere e fare la figura del maleducato?
Hai così calato i nostri adorati in una condizione che è loro propria fin dall'antica Roma: seduti al tavolo di un locale (i loro gusti si raffineranno più avanti, nel corso dei secoli) intenti a bere/mangiare e a discorrere dei propri incarichi che, in un modo o nell'altro, li portano spesso a incrociare le rispettive strade.
Aziraphale, da amante della letteratura quale è, non poteva che essere entusiasta del suo nuovo compito: ispirare un umano a scrivere un poema! Quando il lavoro diventa un piacere!
Ahahah! Fantastica l'idea di Aziraphale che fece lo stesso con Virgilio, facendo storcere il naso ai suoi superiori dei pani alti per via del finale che, ciononostante, gli offrono la possibilità di riscattarsi con la futura opera di Dante, che quanto a glorificare il Regno dei Celi e divulgare i valori cari ai suoi dirigenti tra il volgo, sembra promettere piuttosto bene. Hai fatto benissimo a utilizzare direttamente il nome del padre piuttosto che aggiungere “Alighieri” al nome di Dante, che oggi viene inteso come un cognome vero e proprio anche se si tratta originariamente di un patronimico. Qui sarebbe risultato un po' anacronistico. Un altro tocco di classe che conferisce verosimiglianza e spessore all'ambientazione.
Ma ecco che arriva il colpo di scena: anche Crowley ha avuto a che fare con il giovane poeta. L'Accordo deve ancora essere perfezionato, evidentemente, e questa cosa mi ha fatto ridere un sacco, soprattutto per le diverse reazioni dell'angelo e del demone: il primo è preoccupato che la sua fazione possa venire a conoscenza di questo sodalizio proibito e di vedersi recapitare un segno dell'ira suscitata nei suoi superiori da questa scoperta gravissima. Crowley invece è solo scocciato per la perdita di tempo. Perfetti entrambi!
Comunque ormai i due sono lì, insieme; il demone ha già fatto ciò che doveva, convincendo Dante non solo a non mettere una buona parola per l'Argenti ma addirittura ad aggravarne la posizione. Hai avuto un'idea geniale ad attribuire la paternità di questo atto a Crowley, fornendo poi il pretesto ideale per il formidabile pugno sul naso che gli arriva qualche riga dopo.
Mi piace anche il linguaggio colorito che hai messo in bocca al demone. Rafforza ancora di più sia l'IC del personaggio, sia l'idea dell'ambiente “basso”. Siamo nella Firenze del Duecento, non nella città dei Medici, culla del Rinascimento italiano e patria di artisti. E in più ci troviamo in una taverna di bassa lega, frequentata da avanzi di galera e tipacci che, come l'Argenti, non si fanno troppi scrupoli nel venire alle mani per risolvere le questioni.
Ho adorato la conversazione a proposito di Dante e delle sue pene d'amore. Sei riuscita a inserire tutti i riferimenti storici senza mai connotarli di quel nozionismo che avrebbe rovinato l'atmosfera leggera e ironica dello scambio di battute tra Crowley e Aziraphale, i quali non hanno la minima idea di chi Dante diventerà. Stanno solo discutendo di un normalissimo umano qualunque, innamorato perso di una donna che non può avere (sai che novità!) e che potrebbe benissimo rimanere un potenziale Signor Nessuno tra tanti, il quale ha però stranamente attirato l'attenzione di entrambe le fazioni.
“«Oh! Un'anima innamorata!». Gli occhi di Aziraphale brillarono.
«Un'anima stupida» corresse il demone. «Lei è sposata e lui è già promesso»”
Ho amato questo passaggio, Tam. Crowley spezza il sogno romantico di Aziraphale a proposito di Dante, dando dello stupido al poeta e accostando esplicitamente l'essere innamorati alla stupidità. Proprio lui! Lui che dal 4004 a. C. si sente le farfalle nello stomaco ogni volta che il destino lo porta ad incontrarsi con Aziraphale! Ma forse è proprio questo il motivo: è Crowley stesso ad attribuirsi quell'insulto, anche perché lui e l'angelo, oggetto del suo interesse, sono divisi e separati dalle circostanze tanto quanto Dante e Beatrice, se non di più.
Tenero lui che rassicura Aziraphale sul fatto che la sua missione andrà a buon fine! Può fare lo scorbutico quanto gli pare, ma alla fine non può mai evitare di rivolgere una parola gentile al suo angelo. Qui poi non si tratta solo di portare a compimento un incarico per conto del Paradiso; c'è anche la soddisfazione personale che Aziraphale ricaverebbe, quindi le parole di Crowley sono ancora più significative e il sorriso che l'angelo gli indirizza in risposta non può che far sciogliere qualcosa nel petto del demone.
Ma il momento tenerezza viene interrotto brutalmente da quel bellimbusto dell'Argenti, che ha tutte le intenzioni di farla pagare a Crowley per aver influenzato Dante e averlo indotto ad agire contro di lui.
Anche in questo passaggio sei stata di una bravura strepitosa ad alternare fatti storici (più o meno accertati, come hai scritto nelle note, ma comunque relativi al periodo di cui tratti) e narrazione, compenetrando questi due elementi in una trama accattivante e resa ancora più interessante proprio dalla presenza di informazioni e particolari derivanti da altre fonti (come la storia dell'Argenti che usava cavalcare a ginocchia larghe per urtare i passanti. Vero o no, è un dettaglio che si adatta perfettamente alla situazione che presenti e che dice molto sul personaggio).
L'intervento di Aziraphale è stato provvidenziale per impedire la rissa, da cui dubito Crowley sarebbe uscito cavandosela solo con un naso rotto.
Anche qui hai reso benissimo lo sdegno del demone che se la prende giustamente sia con l'Argenti (autore materiale del danno) sia con Dante, che non ha saputo tenere la bocca chiusa.
Povero, mi ha fatto tanta pena vederlo così. :'( Però hai usato lo strumento dell'ironia in modo eccellente, sdrammatizzando il tutto nel passaggio in cui parli del privilegio di essere il primo demone picchiato da Filippo Argenti (situazione speculare a quella del 1793 in cui il nostro buon vecchio Jean-Claude, che riposi in pace, dice ad Aziraphale che la sua sarà la prima testa inglese che farà saltare sotto la lama della ghigliottina, come se fosse un onore).
Sull'onda del dolore per l'inaspettato colpo sul naso e dell'orgoglio ferito, Crowley finisce per essere eccessivamente brusco con Aziraphale, che vuole solo aiutarlo, ma se ne rende conto subito e prova a rimediare a modo suo. Alla fine però è l'angelo a rimettere in sesto il naso demoniaco e credo che questo abbia suscitato in Aziraphale una certa soddisfazione e in Crowley forse un po' di contentezza per aver ricevuto un favore dall'amico; un favore che ha qualcosa di sottilmente intimo e che magari lo lascia un po' spiazzato... piacevolmente.
Veniamo qui ad una riflessione che mi sono appuntata subito dopo la lettura per non rischiare di scordarmela nel momento in cui mi fossi posta a recensire. Si tratta di una cosa che ho pensato rispetto alla mancanza di entusiasmo di Crowley per il fatto inoppugnabile che l'Argenti farà parte delle schiere infernali.
Sappiamo che il demone si vanta di alcuni personaggi illustri appartenenti alla sua fazione, ma si tratta di artisti, scienziati magari considerati eretici, musicisti, letterati, studiosi... gente che, se è finita all'Inferno, non è stato certo per il genere di comportamenti manifestati dall'Argenti.
Si tratta di persone che hanno osato sollevare dubbi, contestare l'autorità, seguire la propria strada e le proprie convinzioni malgrado censure e repressioni. Sono umani che hanno dato un contributo significativo all'Umanità stessa, spesso proprio in virtù del loro schierarsi più o meno apertamente contro il potere costituito e contro i rigidi dogmi del Paradiso. Credo che Crowley abbia in simpatia e vada orgoglioso di queste anime perché gli ricordano un po' se stesso prima della Caduta. Fare domande, interrogarsi sulle cose senza pregiudizi moraleggianti, voler conoscere, voler capire, voler indagare la bellezza, crearne per mano propria... sono tutte azioni tipiche delle categorie sopra indicate e che ritengo siano molto care a Crowley. Ma un violento gratuito, buzzurro e gretto come l'Argenti non potrà mai far nascere in lui gli stessi sentimenti di simpatia o orgoglio e Crowley ha tutte le ragioni di sentirsi offeso dal commento di Aziraphale e dalla sua espressione stupita quando egli non si dimostra per niente felice all'idea di avere Filippo Argenti nella propria “squadra”.
Mi è piaciuto molto come hai condotto le riflessioni di Crowley in merito ad Aziraphale in questa particolare sequenza della shot. Si conoscono da secoli, ormai, eppure si stanno ancora studiando e il demone non può fare a meno di restare spiazzato dall'ingenuità che a volte va ad oscurare l'indubbia intelligenza dell'angelo. Il demone sa che in Aziraphale c'è molto più di quanto non appaia, ma trova che le sue qualità, quelle che glielo fanno apprezzare tanto, siano spesso messe da parte in favore di atteggiamenti forse di tipo difensivo, che però ne danno un'immagine diversa e non veritiera, che non gli rende giustizia. Il rimarcare continuamente un confine netto tra Inferno e Paradiso, il ragionare per schemi rigidi, stereotipi, pregiudizi e compartimenti stagni sono abitudini abbastanza radicate in Aziraphale che Crowley sente il bisogno di scardinare attraverso sempre quel gioco di botta e risposta, quel meccanismo richiamante la maieutica. Sa che innescare il dubbio nell'angelo porta quest'ultimo a sentirsi a disagio, e questo gli dispiace, ma sa anche che fargli aprire gli occhi su certe verità scomode che lui si ostina a non voler vedere, non può che fargli bene. Gli serve sapere di non essersi sbagliato su Azraphale, e questo può verificarlo solo forzando le difese psicologiche dietro le quali egli tende a barricarsi, forse per paura di ammettere a se stesso cose che intimamente già sa. Quella che presenti è un'occasione d'oro per fare ciò e l'hai sfruttata benissimo introducendo il discorso del Libero Arbitrio.
Mi è piaciuto il tono derisorio e quasi sprezzante che hai scelto di attribuire a Crowley mentre rivela ad Aziraphale che la maggior parte delle azioni negative commesse dagli uomini non ha niente a che fare con l'intervento di Satana o dei suoi colleghi.
Ho amato alla follia tutto lo scambio a riguardo, Tam! Il modo in cui hai condotto il dialogo è denso di verve: non permette che la mente del lettore venga distolta neanche per un secondo. Questa è una nota di merito che ti riconosco in ogni storia: sai parlare di argomenti delicatissimi e di un certo peso senza però farne avere sentore a chi legge. Attraverso le parole di Crowley o di Aziraphale, esponi concetti molto complessi in maniera chiarissima e perfettamente comprensibile anche da chi non abbia esperienza in questo campo di studio.
Per non parlare di come hai saputo mantenere intatte le caratterizzazioni, esaltandole proprio grazie a questo dialogo costruttivo.
Di nuovo, ho adorato il secondo pezzo di introspezione del demone che si riaggancia a quello già citato sopra. Quando mette alla prova le convinzioni di Aziraphale lo fa sia per l'angelo (promuovendone una sorta di crescita personale e una sana presa di coscienza) che per sé. Ha trovato un possibile alleato, un amico, qualcuno a cui tiene, da cui essere capito e accolto... non può permettersi di perderlo solo perché questi è stato indottrinato in un certo modo e ha troppa paura di vedere le cose da un'altra prospettiva. Ma in questo emerge ancora la contraddizione, l'ambivalenza suscitata in Crowley dalla consapevolezza che quel processo è faticoso e, a tratti, anche doloroso per l'angelo. Rivedere le proprie certezze lo è sempre, e Aziraphale non fa eccezione.
La flebile nota di fluff conclusiva, con il demone che stringe ancora tra le mani il fazzoletto, è il goccio di miele che serviva per chiudere una shot bellissima ma un po' dolceamara.
Cosa dire di più? Non saprei, a parte che ho apprezzato tutto di questa prima parte della tua nuova storia: dall'ambientazione, ai dialoghi, alla cura per ogni minimo dettaglio (che però non è una novità e non manca mai nei tuoi lavori).
Lavoro sopraffino, degno di te, tesoro! Aspetto con trepidazione il seguito domandandomi cosa succederà ma sicura che sarà magnifico! ;)
Un abbraccio! |