Recensioni per
24 ore
di RaElle

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
12/01/21, ore 22:30
Cap. 1:

21° Classificato
RaElle

24 ore
 
Tot: 33.25/45
 
Titolo: 1.5/3
 
Il titolo non mi è piaciuto, principalmente per una motivazione: secondo me è molto lontano dal contenuto che dovrebbe rappresentare. Cioè, secondo me la prima parte della storia, che racconta un po’ come si è arrivati alla seconda parte, è molto lontana dal farsi cogliere da quel “24 ore”. È un percorso lungo, quello di Wakatoshi, che non viene pienamente rispecchiato dal titolo. La seconda parte è forse più calzante ma, anche qui, sinceramente non sono stata pienamente catturata dal titolo, non mi ha proprio convinta.
 
 
Grammatica e Stile: 10.75/15 (divisi in 9.25/10 e 1.5/5):
 
Prima di entrare nel vivo della valutazione, ci tengo a darti un consiglio: cerca di curare di più l’impaginazione, perché il testo è davvero troppo piccolo e mi sono trovata a doverlo ingrandire manualmente perché faticavo veramente un sacco a leggerlo. Ovviamente ciò non fa parte della valutazione, prendilo come un consiglio da amica.
Inizio con la grammatica: da questo punto di vista non ho trovato particolari errori, se non una discordanza tra tempi verbali che passo immediatamente a segnalarti:
 
«Ai tempi si trovava ancora in Giappone, ma non ricorda l'occasione» → la storia è scritta interamente al passato, quindi qui non ci va assolutamente il presente. – 0.5 pt
 
Un altro errore che ho riscontrato, è l’uso dello «sta volta»: partiamo dal presupposto che io lo abolirei a priori, ma comunque sarebbe più corretto scriverlo attaccato (quindi «Stavolta»), ma sinceramente ti consiglio di modificarlo in “questa/quella volta”. – 0.25 pt
 
Per il resto, non ho riscontrato ulteriori errori grammaticali, e di ciò sono molto ma molto contenta. Hai un modo di scrivere sostanzialmente corretto, quello che sinceramente mi ha lasciata più interdetta riguarda lo stile.
Stilisticamente scrivi in maniera molto semplice, ma quello su cui secondo me dovresti lavorare sono alcune espressioni che ho trovato – se mi passi il termine – un po’ troppo ingenue. Ti spiego immediatamente, andando con ordine.
 
«Altro modo di distrazione» → è una scelta estremamente farraginosa, che peraltro è in contrasto con lo stile semplice con cui scrivi, «un altro modo per distrarsi» avrebbe reso il testo molto più scorrevole.
 
« D'istinto, Ushijima guardò verso la porta, attese qualche secondo ma quella rimase chiusa» → molte volte scrivi un elenco di azioni di seguito, perdendo di vista l’introspezione: quel che ne risulta è un momento di “elenco della spesa” poco utile ai fini della narrazione, ma che anzi la priva del momento introspettivo, che per me è fondamentale.
 
«23 anni» → è molto brutto da vedere, sarebbe sempre preferibile scrivere i numeri per esteso, quindi “ventitré” e questo discorso vale anche per il titolo.
 
«Tizi» → è molto colloquiale e fin troppo semplicistico, ancora una volta rovina quello che è il tono della storia, secondo me avresti potuto mantenere il significato usando banalmente la parola “persone”.
 
Ti segnalo infine due appunti che vorrei farti sempre in materia stilistica: in primo luogo, abbondi eccessivamente di puntini di sospensione, anche dove non è detto che servano, donando alla narrazione un andamento un po’ singhiozzante.
Un discorso analogo potrei fartelo per l’utilizzo dell’aggettivo “sua”, che utilizzi anche quando non è necessario, ti faccio un esempio:
 
«Troppo fumo che annebbiava la sua mente» → la frase è inutilmente farraginosa, sarebbe andato benissimo scrivere “che gli annebbiava la mente”.
Insomma, ti do un consiglio: non cercare di complicare inutilmente le frasi, molto spesso more is less, per non incappare in una storia scritta con frasi che cozzano con lo stile dell’autore.
 
 
Originalità: 5/5
 
Credo di non aver mai letto niente di simile, forse per mie mancanze o forse no, quindi da questo punto di vista non ho davvero niente da obiettare. La storia è sicuramente originale, sia nelle premesse (chi avrebbe mai immaginato di vedere il Cannone sfiorire in quella maniera) sia nella conclusione, che mi ha lasciata con moltissimi dubbi addosso.
Hai messo un personaggio canonico in una situazione difficile e questo ha avuto molte ripercussioni sulla valutazione, nel bene e nel male, ma da questo punto di vista trovo che tu abbia perfettamente colto nel segno.
 
 
Caratterizzazione dei personaggi: 9/10
 
La caratterizzazione, nel complesso, direi che va più che bene: sebbene ogni tanto la struttura della storia porti a un deficit di introspezione, Wakatoshi rimane comunque un personaggio ben “esplorato”. È infatti presente un background molto complesso, articolato, che permette di conoscerlo prima della vicenda e che spiega la sua angoscia nel corso della suddetta vicenda. Da questo punto di vista, devo dire che ho apprezzato molto il tuo lavoro, da cui comunque traspare una cura che è notevolissimo.
Il nostro protagonista mi è sembrato anche abbastanza IC, per quanto si possa parlare di IC in una situazione del genere, e trovo che sia stata una scelta azzeccata (immagino che usando Hinata, per dirne uno, o Sugawara, avresti avuto molti più problemi a mantenere una caratterizzazione coerente) e che tu sia riuscito a mantenerlo coerente per tutta la durata della storia.
Ti ha molto aiutato il fatto di descrivere un personaggio che è in una fase di vita diversa da quella che noi conosciamo nell’anime/manga e che, a mio parere, hai descritto in una maniera coerente sia con il Canon sia con le premesse della tua storia. Da questo punto di vista, quindi, ti faccio dei grossi complimenti e mi rammarico per i problemini di introspezione dovuti principalmente alle scelte stilistiche, altrimenti sarebbe stata una storia perfetta.
 
 
Gradimento personale: 5/10
 
Secondo me, io questa storia non l’ho capita, nonostante le tue note: l’ho riletta più volte e mi ha lasciata con una marea di confusione addosso, come se mancassero dei pezzi e tu l’avessi scritta di getto, senza preoccuparti della coerenza narrativa di essa.
Non è una brutta storia, non posso dire che lo sia, assolutamente: ha un suo fascino, è maleficamente vivida, ma è come se vi fosse un abisso tra le due, come se fossero due storie scollegate. Capisco l’intento di mantenere il mistero attorno alla vicenda, che è chiara al lettore solamente nelle battute finali, ma penso anche che avresti potuto essere meno parca di spiegazioni e far capire meglio al lettore (e a me) cosa stesse succedendo.
Come ti avevo anticipato, questo è un po’ il lato oscuro della tua originalità, il fatto che nell’insieme la storia risulti molto poco chiara. Non ci sono motivazioni, come ha fatto il protagonista a ritrovarsi in quella situazioni, non vi sono interazioni: è un flusso introspettivo che, però, risulta essere un po’ carente.
È una cosa che posso concederti nella prima parte, che aveva come scopo d’essere più misteriosa, ma nella seconda qualche spiegazione in più secondo me avrebbe “fatto comodo” al lettore, quindi vedilo come un consiglio per la prossima volta: la base è buona, ma si può decisamente fare molto molto meglio.
 
 
Utilizzo del genere Angst: 2/2
 
Il genere è presente e correttamente utilizzato nel testo.

Recensore Veterano
17/12/20, ore 09:53
Cap. 1:

Ciao RaElle,

Curiosavo sulla pagina del contest e sono finito qui... ed ho trovato una storia che davvero mi ha colpito. Il racconto è davvero bello, ma mi dispiace dirti che la tua vicenda personale la sovrasta, la supera di netto...

No! Non voglio denigrare la tua storia, poi mi spiegherò meglio. L’ho trovata davvero ben scritta, scorrevole e piacevole. Poi non ho trovato errori di grammatica, quinti ti faccio davvero i miei complimenti!


Mi permetto però di farti qualche osservazione, premettendoti che ho delle grosse carenze nell’esprimere in modo adeguato il mio apprezzamento, mentre mi accorgo spesso di essere più crudele dei giudici nelle osservazioni critiche.


- "Poi si bloccò: come si respirava?
Un gesto tanto naturale venne meno proprio nel momento del bisogno;"


Credo che "momento del bisogno" non sia stata una scelta particolarmente felice, perché sì, in quel momento ne aveva bisogno, ma anche in tutto il resto della sua vita... Un "proprio in quel momento" penso sarebbe stato altrettanto efficace.


- "Ushijima non guardò in faccia nessuno; si sedette prima sul lettino, poi si sdraiò, facendo finta che tutto stesse andando bene.
Quando le luci accecanti del soffitto gli colpirono gli occhi,
Ushijima si rese conto che quello era il primo intervento che faceva nella sua intera vita"

Questo è un esempio di ripetizione eccessiva del nome del protagonista, l'unico difetto che ho trovato nel tuo stile. Forse sarà anche perché non ho trovato quel nome particolarmente musicale, ma siccome è quasi sempre lui al centro della scena, avresti potuto sottintendere il soggetto un po' più spesso.


- "L'ansia e l'agitazione fecero sì che quelle lacrime superassero la barriera delle palpebre"

Dopo aver letto questa frase mi sono domandato: ma aveva gli occhi chiusi? Leggendo qualche riga dopo, si direbbe di no. Ho cercato sul web "condotti lacrimali", e francamente credo si possa parlare di "barriera delle palpebre" solo ad occhi chiusi o a testa in giù... ma non ho la pretesa di essere nel giusto. Di solito non azzecco nulla quando entro nel merito di questioni anatomiche.


- Nel finale... Mi è rimasto molto più impresso il modo con cui hai descritto la tua esperienza personale rispetto a quella del protagonista. Forse anche perché sapevo che una era reale, mentre l'altra no, ma francamente penso tu abbia un po' esagerato nella storia.

"Poi inspirò, ma i polmoni gridarono la loro resa."
"Ushijima aprì bocca, convinto di poter parlare ma la lingua rimase piantata sul palato, quasi si fosse
cementificata."
"la mano si era già anestetizzata ed era tenuta stretta al letto da una cinghia di pelle che non
perdonava nessun movimento..."

Questi termini che ho messo in grassetto mi sono sembrati un po' stonati. Capisco che "gridare" è una bella contrapposizione con l’immobilità dei polmoni, ma mi pare un po' eccessiva... "cementificata" mi pare troppo "tecnico", "perdonava"... sarebbe stato più adatto se le cinghie consentivano il movimento ma lo faceva pagare con un dolore tremendo.

Al contrario, anche se occorrerebbe una risistemazione per accordare il tutto alla storia, ho trovato molto più espressivo come ti sei espressa qui:

"Mi hanno messo la mascherina dell'ossigeno, e nell'atto di respirare, una cosa normalissima, mi sono sentita comprimere il petto.
Non riuscivo a respirare. Letteralmente, (pensavo) stavo soffocando perché non riuscivo più a inspirare aria.
Ho provato ad alzare la mano per attirare l'attenzione dei dottori, ma mi ero scordata che me le avevano legate col lettino. E con le mani fuori uso, con me che ormai ero nel panico più totale perché continuavo a cercare aria che non c'era (!!!) mi sono detta che dovevo parlare. Ho aperto la bocca, e l'orrenda sensazione della lingua attaccata al palato non la scorderò m a i."



Personalmente, ti auguro che quei due secondi della tua vita possano esser diventati per te solo un prezioso materiale da sfruttare nelle tue storie (ovviamente non troppo spesso...) e ti auguro anche buona fortuna nel contest di Bessie!