Mi ero dimenticata di quanto fossero coinvolgenti i primi capitoli di Doppelgaenger!
Incalzanti, ironici, ma con un pizzico di mistero.
Il modo migliore per iniziare un possibile seguito di Harry Potter, direi!
È un mistero che sa di incendi, Mangiamorte e neonati senza ombelico, ma anche di incubi, legami col passato e segnali dell'inconscio.
Si sente che lo stile è molto diverso da quello dei primi capitoli della Selva Oscura e in generale delle tue storie più recenti: ci sono meno introspezioni e descrizioni, la lente della scrittura è puntata invece sull'azione, sulla dinamicità dei personaggi.
Senza che questo vada però a discapito della caratterizzazione dei personaggi: attraverso i loro gesti, il loro modo di parlare e i piccoli dettagli lasci infatti trapelare lati più o meno nascosti del loro carattere. Sembra di "vederli", più che di sentirseli raccontare. In questo senso penso che si possa dire che i primi capitoli di Doppelgaenger ricalcano un po' lo stile della Rowling, che a me è sempre stata antipatica (umanamente) ma è sicuramente una grande maestra nello "show don't tell" (dopotutto lei si è sempre definita una scrittrice di gialli prima ancora che di fantasy, e questa regola è molto più applicata nei libri della prima categoria che in quelli della seconda).
Questa vicinanza allo stile della Saga originaria però non toglie valore alle tue opere: in primo luogo, perchè col passare dei capitoli l'originalità emerge tutta, anche dal punto di vista dello stile di scrittura, che è incredibilmente vivido, strabiliante perchè non si limita a descrivere le sensazioni di un personaggio, ma te le trasmette.
In secondo luogo, quest'iniziale somiglianza con i libri di Harry Potter, presente soprattutto nel Prologo, rafforza nel lettore la perceione di star leggendo un possibile seguito, che riprende il tono delle storie precedenti cambiandolo appena un po', ma senza stravolgerlo completamente.
Questa sensazione è rafforzata dai continui rimandi a luoghi e persone importanti nei sette libri. Sono rimandi frequenti, ma lievi, non fastidiosi: perchè Harry è la stessa persona dei libri, ma con una vita diversa. Ha ormai una quotidianità diversa da quella che aveva nei libri, e tu ce la presenti subito con pochi pennellate, questa sua nuova dimensione domestica in cui si muove l'ormai ex-bambino sopravvissuto: la casa vicino alla tana in cui regna la dolcezza familiare che Harry ha sempre voluto e non è mai riuscito ad avere; il neonato primogenito, amatissimo ma insopportabile, che strilla e tiene svegli i genitori; la sua euforia, piena di insicurezza ma anche di gioia, legata al diventare padre per la seconda volta; la sua insofferenza per gli appellativi eroici che gli sono stati attribuiti e a cui si sta abituando suo malgrado; i colleghi di lavoro, alcuni simpatici altri meno, ma tutti caratteristici, tra cui spicca-manco a dirlo- l'imprescindibile e inseparabile Ron; e Ginny, che non è più la ragazzina tosta e ribelle della loro adolescenza, ma non ha perso nulla della sua tempra, pur essendosi addolcito con l'età adulta. Ginny racchiude in se una forza d'animo di cui Harry si è innamorato, e che ora si manifesta nell'ascoltare gli incubi del marito cercando però di minimizzare le sue (apparenti) paranoie, perchè in fondo ora sono felici, e questo dovrebbe bastare a entrambi, il passato è passato e sta bene dove sta.
Però il passato ritorna, in altre forme e altri momenti, e quando capita non si può far altro che affrontarlo. In questa storia ritorna molto spesso.
Se la narrazione che comincia a Privet Drive, luogo in cui si svolgono anche i primissimi capitoli di Harry Potter e La Pietra Filosofale, è un tocco di classe che promette ciclicità, l'idea di collocare l'inizio cronologico della storia di Thomas a King Cross non è da meno.
Privet Drive è il luogo dove Harry è cresciuto, ma il limbo di King Cross è il non-luogo in cui, dopo sette anni di avventure e traumi, ha trovato molte delle risposte che cercava da sempre.
Ora in quel limbo trova invece una domanda.
"Non provare pietà per i morti, ma per i vivi e per chi vive senza amore" gli aveva detto allora Silente, quando Harry si era lasciato impietosire dal neonato scorticato che era stato parte di Voldemort. Ma se quel neonato fosse stato vivo? Cosa avrebbe dovuto adottare Harry, l'atteggiamento del giustiziere che lo condanna alle fiamme eterne, mosso dallo spirito punitivo, o quella del Salvatore che offre una seconda possibilità, mosso dalla compassione? È un dilemma che il tuo Harry adulto si troverà ad affrontare più volte, e non sempre consapevolmente. (Harry Potter, secondo me, è il topos dell'eroe che incarna valori più grandi di lui e affronta dilemmi universali, ma vive la sua vita rendendosene solo parzialmente conto, concentrandosi sulle sue scelte e sulle loro conseguenze, più che sui condizionamenti che l'hanno portato a compierle. Il suo potere risiede proprio in questo, nell'essere un uomo d'azione e non di riflessione, motivo per cui riesce a far progredire la Storia e a non lasciarsi schiacciarsi dal peso del suo ruolo. Non so se sia anche la tua visione del personaggio, ma io l'ho parzialmente ritrovata nelle tue fanfiction, molto più che in altre.)
Mi ha sempre affascinato il Limbo, questa stazione che forse è la soglia dell'Aldilà, da cui parte un treno per una destinazione sconosciuta, forse il subconscio di Harry, che prende la forma di un luogo a lui caro. Qui alla fine della Saga della Rowling il protagonista ha incontrato Silente, nel prologo della tua invece incontra il prossimo ragazzino protagonista, verso cui Harry sarà una figura simile a diversa a quello che Silente è stato per lui.
Il fatto che Harry ci ritorni, in sogno, nel periodo che intercorre tra la (seconda) nascita di Thomas e il suo ritrovamento, mi incuriosisce. Possibile che l'aver riportato sulla terra, per mano di un certo alchimista, l'anima di Voldemort abbia risvegliato quella parte di Harry che per tanto tempo è stata vigile a cogliere ogni minima presenza del nemico? Quella parte di Harry che riusciva a sentire i pensieri di Voldemort e a capirne i meccanismi mentali, perchè in fondo conviveva a stretto contatto con una parte della sua anima?
E se è stato il ritorno di una parte di Voldemort, sia pure in un altro corpo, a risvegliare in Harry certi sogni, perchè una volta che il piccolo Tom viene salvato, questi sogni scompaiono? Forse perchè più di un avvertimento, questi sogni erano un grido d'aiuto?
Trovo che il neonato scorticato sia un ottimo modo per rappresentare oniricamente Tom, con la sua anima mutilata dalla nascita: un'anima appena arrivata sulla terra, e dunque innocente e spaventata per definizione- il neonato che piange- eppure rovinata, già scorticata da colpe passate- e che dunque causa istintivamente un ribrezzo, paura.
Tra l'altro, mi è piaciuto come Ginny tenti di rassicurare Harry dicendo che il neonato da cui è perseguitato in sogno altro non è che una proiezione delle sue paure di diventare padre per la seconda volta; quando prende in braccio per la prima volta Tom, in Harry nasce un senso di protezione, che non è dovuto solo al ricordo di se stesso bambino, orfano, speciale e perseguitato dai cattivi, ma anche e soprattutto al pensiero del figlio che nascerà tra poco.
In questo modo, è come se fosse Harry stesso a stabilire mentalmente una connessione tra Tom e Al, prima ancora che questi due si incontrino.
Mi piace anche il fatto che sia Ron, tuttavia, il primo a ricordare a Harry che il neonato è un bambino, non una prova (e non un riflesso del passato).
Perchè Ron è forse il più superficiale e sempliciotto del Trio, ma anche quello più legato alla concretezza e agli affetti: Harry e Hermione, invece, spesso tendono a perdere contatto con la realtà inseguendo piani o concetti troppo assoluti di Bene-Male. Ron sarà pure quello con più pregiudizi, anche nel canon, ma è anche più scettico di Harry verso l'idea che il fine giustifica i mezzi, e meno predisposto di Hermione ad autoeleggersi dispensatore e portavoce della Giustizia (spesso vendicativa)
Ho apprezzato anche il dilemma di Harry tra il fare la cosa moralmente giusta e quella corretta, che lo perseguita da quando ha undici anni, e il breve cameo di Flannery.
Sono cose come questa, l'inserimento di un personaggio secondario durante il Prologo della prima parte, e il suo ritorno, assolutamente coerente e naturale, nel Prologo della terza parte, dopo un centinaio di capitoli e svariati spin-off, a dar l'idea di quanta cura per i dettagli ci sia in questa serie di fanfiction. La cura per i dettagli, per i luoghi, per i personaggi secondari che ha reso il mondo della Dp Saga un mondo vivo, coerente con se stesso ma sempre in movimento, in cui è facile perdersi e necessario ritrovarsi.
Ps- "Se fosse stato maschio aveva già in mente il nome."
No, ma lo pensa pure tutto orgoglioso, sto coglione. Massa, dagli pure un nome lunghissimo, antiquato, con due assonanze, e pieno di rimandi a figure controverse non solo del tuo passato, ma del passato di tutta l'Inghilterra Magica. Abbinato ad un cognome non proprio semplice da portarselo, poi. Sono sicura che crescerà senza complessi e che soprattutto non verrà preso in giro per il nome che porta.
Harry, sei un bravo papà, ma forse i nomi avresti potuto farli scegliere a Ginny (Recensione modificata il 16/12/2020 - 04:01 am) |