Grazie a questa tua ff, possiamo dare ancora uno sguardo sulla vita del giovane Mycroft che ci permette di ricostruirne credibilmente le motivazioni che l’hanno portato ad essere “Mister Inghilterra” e le particolarità del suo rapporto con il fratello Sh.
Il perfetto ritratto introspettivo che ci rappresenti, s’innesta perfettamente sulle connotazioni IC del personaggio, senza alcuna esitazione perché, quello che abbiamo visto nelle Stagioni dei Mofftiss, è sicuramente il Mycroft che ha avuto quel tipo di passato, quel tipo di relazioni familiari. Non c’è dubbio. Altre interpretazioni ci possono stare, ma la tua è supportata da un’analisi introspettiva verosimile e fondata su intuizioni che danno al tutto la luce della credibilità.
C’è sempre un’atmosfera “morbida”, silenziosa, ovattata, quando ci racconti del Mycroft giovane. Un silenzio ed una compostezza turbati solo dai richiami della voce “non più acerba” di Sh e da quelli, quasi impersonali, probabilmente della madre.
Rappresenti così una routine piatta e monotona, in cui il giovane Holmes, futuro “iceman”, protegge il suo mondo di ricordi e di pensieri con gelosa determinazione.
Penso sia successo a tutti noi, ma qui si tratta di una strenua difesa da ingerenze che rischiano di schiacciarlo. Sicuramente troppe aspettative, troppe responsabilità affidate alla sua ancor acerba responsabilità di primogenito e di fratello maggiore.
lo ritrai in un momento particolare, e cioè in procinto di lasciare la casa di famiglia quasi sicuramente, ma è una mia ipotesi, per cominciare un’esperienza in cui mettere a frutto il conseguimento della laurea.
“…circondato da una penombra che non ti è più familiare…”: Mycroft non è più uno studente, ora è un giovane uomo proiettato verso il futuro. Molto malinconiche le sue riflessioni riguardo all’estraneità che la casa dove è nato e cresciuto, ora gli sembra un luogo estraneo, indifferente pur nella quantità di ricordi che serba tra le sue mura. Ma tanta è stata la pressione che i genitori hanno esercitato sulla sua vita, sulle sue scelte, che ora, davvero, nulla lo trattiene.
Deve uscire da lì, per sentirsi in grado, senza esitazioni, di essere quello che vuole. E ritorna la bellissima frase che hai fatto pronunciare a sua madre, il giorno della laurea, richiamata dolcemente alla memoria dai petali rossi di una rosa di quelle con cui la signora Holmes accompagnò le splendide parole (che mi sono accuratamente segnata).
Sotto i suoi occhi, mentre cerca ciò che gli potrà servire, sfilano oggetti ed immagini di una vita del passato che non ha mai sentito sua.
Mi è piaciuta molto, a questo proposito, la riflessione che gli suscita la copia della commedia di Wilde. Un’esperienza, quella sul palcoscenico, che lo aveva caricato di un’energia nuova. La tua capacità di sondare un argomento e l’animo umano ormai mi è familiare.
Mi sembra di vedere il giovanissimo Mycroft, truccato ed emozionato, che recita davanti ad un pubblico entusiasta. A suo agio, anche perché, probabilmente, rivestiva dei panni che non erano quelli impostigli dalle convenzioni sociali. Quindi, un pensiero tira l’altro, e mi sono ritrovata a ricordare la scena della S4, di TFP, in cui John e Mycroft stanno affrontando il direttore di Sherrinford. Sh è già riuscito ad evitare i controlli, gli altri due stanno, appunto, creando un diversivo. Mycroft è travestito da vecchio pescatore, perfettamente a suo agio e, nello svelare la sua identità, cita Lady Bracknell, un personaggio molto importante nell’opera di Wilde cui tu fai riferimento. Ed ho pensato che fosse proprio quello il ruolo che il giovanissimo, futuro “Mister Inghilterra”, aveva accettato di sostenere, con grande successo e, soprattutto, inebriante soddisfazione personale.
Qui mi sento d’innestare un’altra tematica, presente nel tuo testo, anche questa fondamentale nel ricostruire una credibile personalità al maggiore dei fratelli Holmes, e cioè il suo orientamento sessuale, tenuto gelosamente nascosto alla famiglia per comprensibili motivi, visto l’atteggiamento quasi vittoriano dei suoi (“…che hai visto insieme…a lui…”). Penso di poter dire con sicurezza, spero di non sbagliarmi, che quel “lui” non sia riferito a Sh. Ecco che il lasciare la casa diventa sì motivo di malinconiche riflessioni ma anche un passo necessario per liberare la propria vita da catene soffocanti
Un unico elemento lo turba, più di tutto il resto ed è Sh. Molto intensa la rappresentazione di quel momento in cui Mycroft si accorge che molti dei suoi libri, in particolare quelli che non trattano argomenti inerenti ai suoi interessi, sono stati “frequentati”, letti quasi con un’energia (“…strappi ed orecchie…”) che può essere il segnale di una muta richiesta d’aiuto. La sua mente formidabile focalizza un termine significativo, “solitudine”, e per lui diventa automatico pensare al fratello minore ed ai suoi problemi nel relazionarsi con gli altri.
Ecco, questo potrebbe essere un motivo che potrebbe trattenere Mycroft nel concretizzare la decisione che ha preso, l’amore per Sh. Ma gli fai “raddrizzare la schiena” ed affrontare ciò che ha deciso. Quello che seguirà, i rapporti con il fratello, le difficoltà nel salvarlo da se stesso e dai suoi demoni, lo conosciamo benissimo.
Questa ff è una delle “perle” di “Four” che, secondo me, brilla più delle altre perché ne dilaga una profondità di pensiero che è davvero coinvolgente. La tua evidente ammirazione per un personaggio difficile e complesso come Mycroft ti permette di scavarne a fondo delle fondamenta caratteriali pienamente IC e del tutto credibili. In più sembri quasi accarezzare la sua tristezza e la sua sofferenza con uno stile elegante come lui, non banale, del tutto rispettoso di tutto ciò che lo riguarda, anche dei suoi lati più nascosti.
Complimenti davvero.
P.S. quanto mi piacerebbe leggere il diario di Myc. Secondo me, tu sapresti ricostruirne la struttura con facilità ed ottimi risultati. Non ho dubbi. |