Recensioni per
Four.
di PathosforaBeast

Questa storia ha ottenuto 26 recensioni.
Positive : 26
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
16/01/20, ore 20:07
Cap. 7:

Credo che questo sia sicuramente il tuo lavoro più corposo, in termini di lunghezza. Quello insomma con uno svolgimento più ricco e articolato rispetto a quanto pubblichi di solito. Ne sono molto felice, in verità in un primo momento non sapevo bene dove stessi andando a parare e invece guardandola ora e nel suo complesso, la trovo una breve one shot davvero molto carina.

Come al solito, mi piace il tuo Mycroft. Ormai l'avrò ripetuto almeno cento volte, ma pazienza... Il Mycroft che descrivi, in ogni epoca, è sempre dannatamente credibile e ogni volta è interessante per un aspetto differente rispetto a quanto avevi affrontato altrove. E se in una, vediamo un Mycroft alle prese con tormenti d'amore o con i problemi di peso, in questa si parla di libertà. Ho notato questa cosa appunto, che ogni flash, ogni drabble, ha comunque un tema cardine che la contraddistingue. C'è un concetto attorno a cui ruotano i pensieri del personaggio. Questo è sicuramente quello di una nuova vita che inizia e una che finisce, in un certo senso una vita più libera. Sia dai propri genitori che addirittura da Sherlock, sebbene Mycroft sappia che non potrà mai "liberarsi" di lui e non che lo voglia, anzi ammette che sarà sempre il suo amato fratellino, ma forse un po' meno dipendente da lui ecco. E Sherlock è sicuramente il personaggio su cui ruotano parte dei pensieri di Mycroft. Non è così all'inizio, perché in un primo momento sembra più preso a ricordare la propria vita in passato e a fare ragionamenti riguardo a come ha vissuto dentro quella stanza, ma inevitabilmente i suoi ragionamenti finiscono sul fratello Sherlock e non sono del tutto positivi. Ma ora ci arriverò.

Le età non le conosciamo con precisione. Mycroft si è appena laureato e Sherlock ha una voce già più adulta, quindi presumo che sia nel pieno dell'adolescenza e quindi dei problemi più gravi. Ho trovato interessante la maniera in cui hai descritto il loro rapporto fraterno attraverso lo sguardo già adulto di Mycroft, sembra quasi morboso e di un attaccamento anche poco naturale. Per un frangente avevo quasi pensato a qualcosa di più, qualcosa di incestuoso, ma subito mi sono ricreduta (non badarci comunque, io faccio mille viaggi mentali mentre leggo). In realtà è sì, un rapporto piuttosto morboso, ma soprattutto dettato dal vissuto che hanno avuto e che nel  loro caso è piuttosto importante. Sappiamo che queste storie sono "canon compliant" e che quindi Eurus è viva e Victor Trevor è morto dentro a un pozzo. Di conseguenza tutto esiste, le difficoltà di Sherlock, la memoria del passato che se ne va, e anche i problemi con la droga. Presumo, deducendo da quanto tu scrivi, che questa morbosità sia una sorta di esclusività che Sherlock ha proclamato per sé nel rapporto col fratello maggiore. Dalla serie sappiamo diverse cose sul rapporto tra Sherlock e Mycroft e una di queste è che Sherlock non aveva amici da ragazzo. Possiamo quindi pensare che parte della propria curiosità, del bisogno umano di stare con qualcuno, Sherlock l'abbia riversato sul fratello. Di nuovo mi ritrovo a fare deduzioni perché non sappiamo tutto nel dettaglio. Trovo perfettamente naturale comunque che Mycroft desideri una vita più libera, direi che questo è il sentimento che di lui arriva maggiormente. Una vita anche sessuale, ho amato questo dettaglio che è in realtà molto "normale" e mostra quando Mycroft sia meno contorto di Sherlock nei rapporti sentimentali. Il suo bisogno lo ammette anche con tanta naturalezza, ovviamente a se stesso. Ma mi è piaciuto, ecco. Un passaggio tanto normale della sua personalità. 

Ci sono anche tanti dettagli che ho apprezzato, come lo studio della sua vecchia camera. Il fatto che si renda conto che forse è vero che non è più sua da molto tempo, ma capisce che questa è comunque l'ultima volta che ci starà. Perché da ora inizia la sua vita, una vita sicuramente diversa da quella che ha avuto sino adesso. Il tuo Mycroft è proprio un personaggio molto positivo in questa storia. Trovo anche che la sua eccitazione per questa nuova esperienza che si affaccia all'orizzonte, oltre che il caos per il trasloco, lo alleggeriscano di tutti quei pesi che solitamente nelle tue storie ha. Di solito è tormentato da qualcosa, che sia Eurus, Sherlock o Lestrade. Qua invece no. Qua ogni ragionamento su Sherlock scivola via e quasi non gli dà troppo peso. Insomma mi è piaciuto molto. Così come tutta questa storia.

Spero di leggerne altre tanto "corpose".
Koa

Recensore Master
15/01/20, ore 18:46
Cap. 7:

Grazie a questa tua ff, possiamo dare ancora uno sguardo sulla vita del giovane Mycroft che ci permette di ricostruirne credibilmente le motivazioni che l’hanno portato ad essere “Mister Inghilterra” e le particolarità del suo rapporto con il fratello Sh.

Il perfetto ritratto introspettivo che ci rappresenti, s’innesta perfettamente sulle connotazioni IC del personaggio, senza alcuna esitazione perché, quello che abbiamo visto nelle Stagioni dei Mofftiss, è sicuramente il Mycroft che ha avuto quel tipo di passato, quel tipo di relazioni familiari. Non c’è dubbio. Altre interpretazioni ci possono stare, ma la tua è supportata da un’analisi introspettiva verosimile e fondata su intuizioni che danno al tutto la luce della credibilità.
C’è sempre un’atmosfera “morbida”, silenziosa, ovattata, quando ci racconti del Mycroft giovane. Un silenzio ed una compostezza turbati solo dai richiami della voce “non più acerba” di Sh e da quelli, quasi impersonali, probabilmente della madre.

Rappresenti così una routine piatta e monotona, in cui il giovane Holmes, futuro “iceman”, protegge il suo mondo di ricordi e di pensieri con gelosa determinazione.
 Penso sia successo a tutti noi, ma qui si tratta di una strenua difesa da ingerenze che rischiano di schiacciarlo. Sicuramente troppe aspettative, troppe responsabilità affidate alla sua ancor acerba responsabilità di primogenito e di fratello maggiore.
lo ritrai in un momento particolare, e cioè in procinto di lasciare la casa di famiglia quasi sicuramente, ma è una mia ipotesi, per cominciare un’esperienza in cui mettere a frutto il conseguimento della laurea.
“…circondato da una penombra che non ti è più familiare…”: Mycroft non è più uno studente, ora è un giovane uomo proiettato verso il futuro. Molto malinconiche le sue riflessioni riguardo all’estraneità che la casa dove è nato e cresciuto, ora gli sembra un luogo estraneo, indifferente pur nella quantità di ricordi che serba tra le sue mura. Ma tanta è stata la pressione che i genitori hanno esercitato sulla sua vita, sulle sue scelte, che ora, davvero, nulla lo trattiene.
Deve uscire da lì, per sentirsi in grado, senza esitazioni, di essere quello che vuole. E ritorna la bellissima frase che hai fatto pronunciare a sua madre, il giorno della laurea, richiamata dolcemente alla memoria dai petali rossi di una rosa di quelle con cui la signora Holmes accompagnò le splendide parole (che mi sono accuratamente segnata).
Sotto i suoi occhi, mentre cerca ciò che gli potrà servire, sfilano oggetti ed immagini di una vita del passato che non ha mai sentito sua.
Mi è piaciuta molto, a questo proposito, la riflessione che gli suscita la copia della commedia di Wilde. Un’esperienza, quella sul palcoscenico, che lo aveva caricato di un’energia nuova. La tua capacità di sondare un argomento e l’animo umano ormai mi è familiare.
Mi sembra di vedere il giovanissimo Mycroft, truccato ed emozionato, che recita davanti ad un pubblico entusiasta. A suo agio, anche perché, probabilmente, rivestiva dei panni che non erano quelli impostigli dalle convenzioni sociali. Quindi, un pensiero tira l’altro, e mi sono ritrovata a ricordare la scena della S4, di TFP, in cui John e Mycroft stanno affrontando il direttore di Sherrinford. Sh è già riuscito ad evitare i controlli, gli altri due stanno, appunto, creando un diversivo. Mycroft è travestito da vecchio pescatore, perfettamente a suo agio e, nello svelare la sua identità, cita Lady Bracknell, un personaggio molto importante nell’opera di Wilde cui tu fai riferimento. Ed ho pensato che fosse proprio quello il ruolo che il giovanissimo, futuro “Mister Inghilterra”, aveva accettato di sostenere, con grande successo e, soprattutto, inebriante soddisfazione personale.
Qui mi sento d’innestare un’altra tematica, presente nel tuo testo, anche questa fondamentale nel ricostruire una credibile personalità al maggiore dei fratelli Holmes, e cioè il suo orientamento sessuale, tenuto gelosamente nascosto alla famiglia per comprensibili motivi, visto l’atteggiamento quasi vittoriano dei suoi (“…che hai visto insieme…a lui…”). Penso di poter dire con sicurezza, spero di non sbagliarmi, che quel “lui” non sia riferito a Sh. Ecco che il lasciare la casa diventa sì motivo di malinconiche riflessioni ma anche un passo necessario per liberare la propria vita da catene soffocanti
Un unico elemento lo turba, più di tutto il resto ed è Sh. Molto intensa la rappresentazione di quel momento in cui Mycroft si accorge che molti dei suoi libri, in particolare quelli che non trattano argomenti inerenti ai suoi interessi, sono stati “frequentati”, letti quasi con un’energia (“…strappi ed orecchie…”) che può essere il segnale di una muta richiesta d’aiuto. La sua mente formidabile focalizza un termine significativo, “solitudine”, e per lui diventa automatico pensare al fratello minore ed ai suoi problemi nel relazionarsi con gli altri.
Ecco, questo potrebbe essere un motivo che potrebbe trattenere Mycroft nel concretizzare la decisione che ha preso, l’amore per Sh. Ma gli fai “raddrizzare la schiena” ed affrontare ciò che ha deciso. Quello che seguirà, i rapporti con il fratello, le difficoltà nel salvarlo da se stesso e dai suoi demoni, lo conosciamo benissimo.
Questa ff è una delle “perle” di “Four” che, secondo me, brilla più delle altre perché ne dilaga una profondità di pensiero che è davvero coinvolgente. La tua evidente ammirazione per un personaggio difficile e complesso come Mycroft ti permette di scavarne a fondo delle fondamenta caratteriali pienamente IC e del tutto credibili. In più sembri quasi accarezzare la sua tristezza e la sua sofferenza con uno stile elegante come lui, non banale, del tutto rispettoso di tutto ciò che lo riguarda, anche dei suoi lati più nascosti.
Complimenti davvero.
P.S. quanto mi piacerebbe leggere il diario di Myc. Secondo me, tu sapresti ricostruirne la struttura con facilità ed ottimi risultati. Non ho dubbi.