Recensioni per
Souvenir di un momento vissuto
di blackjessamine

Questa storia ha ottenuto 17 recensioni.
Positive : 17
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
17/01/20, ore 14:22

È dura, è dura stare dietro ai tanti (e così belli, tutti meritevoli di ammirazione e commenti) componimenti che, ultimamente, scaturiscono dalla tua penna.
Alcuni riesco a recuperarli per tempo; altri, purtroppo, li ho ancora in lista d'attesa.
Questo, però, non poteva aspettare.
Come sai anch'io sono originaria delle terre in cui la Liberazione è avvenuta più tardi, e discendo da famiglie che la sciagurata Repubblica di Salò l'hanno vissuta fino alla fine. Nelle campagne bergamasche era la fame, ma meno che a Milano, la grande città comntinuamente sventrata dai bombardamenti ("Perché Milano è la meno storica fra le città d'Italia?" mi chiedono i miei alunni. "Perché il suo centro storico è venuto giù quasi completamente durante la Guerra" rispondo io). Mia nonna materna e le sue due sorelle, rimaste sole in casa con la madre perché il mio bisnonno era stato mandato al fronte e poi, per rappresaglia, trasferito a Dachau, si sono dovute barcamenare chiudendosi in casa a tripla mandata ad ogni tramonto, perché in fondo alla strada c'era una casermetta occupata dai nazisti.
In casa, producevano sapone e insaccati, che andavano a vendere a Milano avventurandosi su treni a carbone soggetti ad innumerevoli posti di blocco. Le salsicce se le arrotolavano intorno al corpo per non farsele confiscare, ma spesso e volentieri erano costrette a cederle per non farsi mettere le mani addosso.
La zia di mia madre lavorava in una fabbrica di bottoni, ottenuto con madreperla importata dalla Nuova Caldeonia. Un giorno la sirena fischiò, e quando le donne raggiunsero di corsa il campo attiguo, vi trovarono un bimotore inglese abbattuto dalla contraerea.
Mia nonna paterna diceva sempre che a Bergamo città, quando suonavano le sirene, il loro fragore era tale da farle piegare le gambe. Nel frattempo mio nonno, suo futuro marito, era tornato dall'Albania con in corpo una bella malaria e, una volta curato, si era unito ai partigiani nei boschi...
Nessuno dei miei si recò a piazzale Loreto, ma quell'episodio mi è stato raccontato innumerevoli volte. Non sapevo della spilla. In realtà ho sempre notato un grande compiacimento nelle frasi di coloro che descrivevano la Petacci "a chiappe al vento" (cit.).
Le tue parole hanno fatto sì che quei racconti lontani tornassero ad echeggiarmi in testa. Te ne sono immensamente grata.
Scusa per questa recensione che di recensione ha ben poco...
Un abbraccio,
Ale

Recensore Master
17/01/20, ore 11:57

Ciao cara Jess, rimango sempre molto colpita dalla tua capacità di rendere molto in una drabble. Qui c'è davvero di tutto, hai inserito molti sottili riferimenti storici precisi che rendono la storia davvero preziosa. Lo stile è sempre fluidissimo, le parole azzeccate. Il contesto da te scelto, nello scoprirlo adesso, era forse uno dei più semplici (più o meno perchè più conosciuto rispetto ad altri), ma proprio per questo si correva il rischio di presentare qualcosa di "trito e ritrito" e di cadere nel banale. Così non è stato assolutamente invece, raccontando un episodio sì conosciuto ma da una prospettiva interessante e in un modo veramente eccelso. Sono stata davvero contenta di leggere qualcosa di tuo sul mio genere preferito, sei stata bravissima! In bocca al lupo per il contest (ma non ne avrai bisogno) e a presto con una nuova lettura:)

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