Seconda Recensione Premio per il contest “3 Drabble, solo 3 Drabble per parlarti di me (e dirsi addio)
Ciao, stavolta mi butto in questa raccolta.
Non ricordo di aver letto molte storie sulla nuova generazione, anzi direi che sono proprio pochissime, ma il prompt delle mani mi affascina sempre troppo, e poi ho letto l’introduzione di questa drabble e le ho dato una possibilità. E ho fatto benissimo.
Amo quando l’autore è talmente abile da creare un rapporto speculare come in questo caso tra le due parti del componimento. In questo preciso caso, è stato come leggere un scritta riflessa sullo specchio: le stesse lettere, ma in sequenza contraria. È stata questa l’impressione leggendo le due parti: mentre Teddy si sorprende di avere le mani sporche d’inchiostro, come se la pittura appartenesse a un’altra vita, forse perché una volta era associata a fogli bianchi, mentre adesso la sua tela è Victoire; su Victoire quell’inchiostro esplode, così come se la pittura fosse diventata la fonte primaria della sua vita, su di lei la pittura non è soltanto un colore, ma è una carezza (bellissima quest’immagine, “dipingere una carezza”) è un carattere, una sfumatura della personalità e dell’amore di Teddy. Sembrano andare in direzioni opposte, i loro pensieri, eppure hanno origine dal medesimo punto, legati a filo doppio, ormai inscindibili.
Lo stile è semplice, così come l’ho conosciuto io con la raccolta di Cedric/Cho, incantevole lì come qui. C’è qualcosa di affascinante nella semplicità del tuo stile: chiunque può essere semplice, e a volte quella semplicità si rispecchia in uno stile poco coinvolgente; ma è usare quella semplicità con naturalezza e fascino che è molto raro.
La metafora metafisica dell’inchiostro e dei colori soprattutto è bellissima, assume un senso profondo e sfaccettato proprio sul finale, con Victoire, dove il colore non è solo quello che è fisicamente impresso sulla sua pelle, ma quello che è impresso nelle sue iridi e nel suo cuore, nei suoi ricordi.
Sembra che prima di conoscere Teddy, Victoire fosse una tela bianca, pura, candida, inviolata. Ma anche qualcosa di spento, banale, omologato al resto. È grazie a Teddy che la “sporca” che Victoire conosce i colori, le emozioni, le esplosioni di gioia e piacere e vita. Mi piace questo loro modo di influenzarsi a vicenda: entrambi in qualche modo sono cambiati grazie alla presenza e alla vicinanza dell’altro, si sono arricchiti.
Allo stesso tempo, la vita di Teddy, prima di Victoire, era piena di ombre (ombre sui fogli). anche la sua vita era spenta, in quest'espressione ho letto tanto angst, una caratterizzazione di Teddy molto malinconica, solitaria, ombre come fantasmi del passato, ombre come un'assenza su un foglio bianco che tocca a lui riempire. Dipingere un corpo è qualcosa che lo stranisce e lo incanta ancora, incredulo di aver visto davvero finalmente i colori. Lui è rinato con Victoire.
Inoltre amo l’analogia delle “mamme”, quel comando premuroso che le madri rivolgono ai loro “bambini”. E poco importa che siano i nipoti, l’amore incondizionato è lo stesso, semmai più dolce, affettuoso e complice in un certo senso. Mi piace anche la diversità che le caratterizza, il loro diverso modo di provare davanti a quell’inchiostro.
Molly sembra un po’ più cosciente di ciò che quell’inchiostro significa, mentre Andromeda è abituata a vedere le mani di suo nipote sporche di tempera (l’idea di Teddy pittore mi piace un casino) e così forse non nota che dietro a quel segno conosciuto si nasconde qualcos’altro; oppure è proprio la consapevolezza del grande amore di Teddy per Victoire che la fa sorridere rassegnata, perché conosce la testardaggine che si eredita in famiglia (lei, sua figlia Tonks…) e quindi sa che Teddy ormai appartiene a Victoire.
Forse il sospiro di Molly è un po’ esasperato, tenero anche e certo, ma chissà se si preoccupa per la nipote, o forse si esaspera divertita e finge di ignorare mentre in realtà vorrebbe che Victoire si aprisse con lei. Fatto sta che forse, dopo aver cresciuto tanti figli, un po’ si sorprende rassegnata a quel gioco d’innamorati che lei conosce bene. Ecco, in queste due diverse espressioni io vi leggo anche la differenza vita che le due donne hanno fatto: Molly abituata ad avere una famiglia numerosa, affronta il tutto con pazienza; Andromeda, che ha soltanto suo nipote ormai, s’intenerisce di più e vive appieno e con un dolore struggente questo suo innamoramento.
Ho parlato più delle nonne che dei ragazzi, ma credo che sia merito tuo, perché i protagonisti sono quattro e non due, e non parli sono di amore tra ragazzi ma anche dell’amore di madri, di nonne, caratterizzando benissimo anche le due diverse realtà. Siamo tutti diversi eppure tutti uguali, perché passiamo tutti dallo stesso sentiero, che è la vita. Complimenti.
E complimenti anche per lo stile, e in particolare per il lessico. Mi ha colpito anche il fatto che la tempera che sporca le gote di Victoire sia "tempera scura", perché è stato come se diventasse metafora del fatto che lei in qualche modo si sia fatta carico delle ombre di Teddy, che le abbia prese sulla sua pelle, e che in questo modo abbia lenito il suo dolore. Victoire è partecipe del dolore sordo che prova Teddy e lo cura, lasciando che lui lo passi un po' a lei. E questo è amore profondo, complice, maturo, che si mischia alla parte più gioiosa e "infantile" dell'amore, in una miscela di giochi d'ombra.
A presto! (Recensione modificata il 14/08/2020 - 12:12 pm) (Recensione modificata il 14/08/2020 - 12:16 pm) |