Buongiorno! Avevo già adocchiato questa lettera ieri sera ma ero ad una festa e non ho avuto modo di leggerla, limitandomi a sbirciare il mittente. Ora ci sono riuscita e sono davvero contenta di averlo fatto a così poca distanza dal capitolo della tua long.
È qualcosa di strettamente correlato a quel che hai raccontato e fa ulteriore chiarezza sullo stato in cui versa Victor negli ultimi tempi.
Non mi stupisce che sua madre possegga questa caratterizzazione, da come hai descritto il padre, da ciò che Victor ha confessato a John sul letto, immaginavo una donna simile, remissiva, timorata del marito, affezionata al figlio e speranzosa che possa trovare la libertà e la felicità, ma non abbastanza coraggiosa da sostenerlo o difenderlo.
E non solo, a suo modo, dopo tutto quello che è successo, cerca ancora di giustificare suo marito, di convincere Victor del suo amore per lui. Non so. L'amore ha tante sfumature, ma privare qualcuno della sua libertà non è di certo una dimostrazione di affetto, così come diseredarlo in punto di morte.
Ogni volta che penso a Victor in convento, costretto ad abbandonare la sua vita di sempre, le sue aspirazioni, i suoi affetti, ma anche la sua indole e la sua identità, mi viene in mente la povera Maria di "Storia di una capinera" e penso che forzare qualcuno senza vocazione a prendere i voti sia nient'altro che una violenza terribile e spietata. Gli si toglie la vita, è un po' come ucciderlo e la madre di Victor forse se ne rende conto, perché è segretamente sollevata quando il figlio fugge con suo nipote, rivela lei stessa.
Non mi sento di biasimarla per certi suoi atteggiamenti, perché una donna di quell'epoca avrebbe avuto ben poche alternative, ma capisco anche i sentimenti di Victor, la consapevolezza di non aver avuto nessuno dalla sua parte, nessuno che l'abbia salvato dalla sua condanna, a parte Sherlock. Ovvio che si sia legato a lui in quel modo, che siano diventati una cosa sola.
È una lettera ambigua, affettuosa e spietata insieme, che instilla immediatamente un senso di colpa nel destinatario, nonostante a tratti lo giustifichi.
Inizi ogni paragrafo con le stesse parole, ottenendo l'effetto rafforzativo che si ottiene con l'anafora, facendo trasparire non solo l'amore di una madre per il figlio lontano, ma anche il concetto che, nonostante il padre l'abbia diseredato, per lei nulla è cambiato, da questo punto di vista. È suo figlio, lo sarà sempre, nonostante tutto.
Abbiamo quindi una donna profondamente imperfetta, contraddittoria e prigioniera della sua condizione.
Mi è piaciuto molto leggere questa lettera e immedesimarmi in Victor, grazie per averci dato un altro tassello per continuare ad assemblare questo puzzle.
Complimenti e a prestissimo!
S. (Recensione modificata il 23/02/2020 - 12:14 pm) |