Prima Recensione Premio per il contest "3 Drabble, solo 3 Drabble per parlarti di me (e dirsi addio)
Ciao!
Voglio iniziare questa recensione da una grossa premessa (e perdonami l'enorme digressione): io non so come farò a recensire questi capitoli. Li ho letti settimane fa, tutti, e mi hanno fatto male. E' colpa tua se di recente ho ripreso a leggere storie sui malandrini, perché questa raccolta ha riaperto una specie di ferita dentro di me. No, non una specie: è da pazzi, ma è una vera e propria ferita. Harry Potter, per me, non è mai stato soltanto un libro. E' stato la mia unica realtà per molto tempo, il mio unico compagno durante gli anni delle medie. La sua storia è la mia storia, io l'ho vissuta insieme a lui, vivendola come se fosse reale, perché non c'era davvero niente al di fuori dei libri, per me. Ed è stato difficile dare un nome a questo sentimento fino a quando non ho dovuto fare i conti con il mondo della scrittura. Adesso so che per me Harry Potter non è soltanto un libro fatto di tanti personaggi: è la mia famiglia. Ed ecco perché leggere le storie dei malandrini mi fa tanto male. Potrebbe essere definito un dolore dolce, nostalgico, ma è davvero doloroso. E mi emoziona troppo, e mi toglie la capacità di mettere due parole di senso compiuto assieme. Quindi, scusami davvero se questa recensione non avrà senso.
Altra premessa doverosa: io, la raccolta, l’ho già letta tutta, ma le cose che ho da dire sono talmente tante che è impossibile per me racchiuderle tutte in una recensione. Ecco perché, al momento mi fermerò al primo capitolo (ovviamente sceglierò altre tue storie per le altre recensioni premio che ti spettano) e poi, con la mia calma e al di fuori di vincoli del contest, recensirò anche gli altri capitoli.
Iniziamo!
Inutile dire che il titolo e i personaggi hanno decretato la mia scelta.
Trovo che questo titolo, che dà il titolo anche alla raccolta, sia una verità che è presente anche nei libri, e che, più in generale, mi ha ricordato diverse opere che ho incontrato sulla mia strada. Mi ricorda quello che ha detto Silente nel primo libro, quando Harry afferma che Flamel morirà: Silente dice che per una mente ben organizzata, la morte non è che una nuova, grande avventura. Mi ricorda quando sia Silente sia Sirius, uno nei libri e l’altro nel film se non erro, dicono a Harry che le persone che amiamo non ci lasciano mai veramente, e che soltanto perché noi non le vediamo non vuol dire che non ci sono più. In sé, quindi, racchiude queste due verità: una nuova esistenza nella morte e la curva che nasconde alla vista chi passa oltre. Il titolo racchiude anche parte della tranquillità con cui una “mente organizzata” affronta la morte, e ben è affine alla consapevolezza determinata di James.
Insomma, trovo che questa frase, così come l’intera poesia di Pessoa sia cucita a regola d’arte per questo mondo e questi personaggi. E, ovviamente, tu sei stata bravissima a incastrare tutti i pezzi.
A modo suo, questa raccolta mi ha fatto pensare anche a “Ghost Whisperer - Presenze”, a quello che accade a Jim quando muore e raggiunge un lago dov’era solito andare a pescare con suo padre e dove suo padre lo portò quando il fratello era morto; ed è su quel “lago di luce” che Jim incontra il fantasma di suo fratello, che aveva aspettato tutto quel tempo (un tempo che per lui non ha avuto importanza perché al di fuori dei calcoli umani). Più avanti, per il ruolo che assume James per tutti gli altri personaggi (o quasi), mi ha ricordato la figura di un libro fantasy che io amo alla follia. E, quindi, niente, ho adorato la personalità con cui hai affrontato questo tema (cosa ci aspetta al di là della morte) e il modo in cui hai saputo rendere originale gli elementi del genere.
Mi piace che tu abbia ripreso lo sfondo della stazione di King’s Cross. Nella saga – così come nella serie che ti ho menzionato pocanzi - si lascia intendere che il luogo di passaggio, quell’anticamera tra vita e morte, è un luogo soltanto di luce, e la luce prende la forma più adatta alla persona che l’attraversa, la forma che più rappresenta un luogo di passaggio per tutti noi, per accoglierci e farci sentire subito a casa. Per Harry, quel luogo è sempre stato la stazione di King’s Cross, il luogo dove tutto è iniziato, quello che ha segnato veramente il suo prima e il suo dopo, quello che per primo ha lenito il suo vuoto. Ecco, mi piace che tu invece lo abbia fatto diventare un must, un luogo simbolo non del personaggio ma dell’atto messo in corso. La stazione di King’s Cross rappresenta, nella tua storia, un luogo di scambio e passaggio, da cui partire e tornare e aspettare. È la metafora del treno come mezzo di connessione e di viaggio che qui in questa raccolta conta.
Leggendo la raccolta non ho prestato troppo caso allo stile in generale, ho letto davvero perché i personaggi e i loro incontri mi hanno avvinto, quindi al momento mi limito a commentare lo stile di questo primo capitolo.
È uno stile impregnato nella concentricità. È uno stile che si piega, esattamente come la curva della strada. Dico questo perché hai volutamente utilizzato diverse ripetizioni, che rendono quasi una “litania” il testo. Non che sia una litania, attenzione (faccio fatica a spiegarmi), ma c’è proprio questa sensazione di curvarsi, di fare un passo indietro per poi fare due avanti e di lato, e così via.
- James apre gli occhi su un nulla fatto di luce: il nulla non dovrebbe essere fatto di niente, non dovrebbe essere fatto affatto, ma, in qualche modo, è. → C’è la parola “nulla” ripetuta due volte, un “niente” che fa sentire la sua similitudine con esso. L’intero pensiero è un dondolarsi, un passo indietro e due avanti, come se i pensieri stessi di James faticassero a concepire il concetto.
- Ed è luminoso, e nella luce la sua paura si scioglie in un nodo di rimpianto lievissimo. → Stessa cosa qui. L’assonanza tra “luminoso” e “luce” riprende questa sensazione del dondolio, del procedere con passo altalenante.
E continui così anche in terza frase in cui riprendi la parola “rimpianto” portandola a capo verso, e che si ripete fermandosi soltanto prima delle ultime tre righe. È uno stile che vuole trasmettere tranquillità e spaesamento insieme. Uno stile concentrico che ben si addice a questo sfondo mutevole, più che onirico io lo definirei “non corporeo”, ma non dà l’idea di sogno, è una realtà non tangibile ma allo stesso tempo reale, in cui l’incorporeità di James, all’interno di questo sistema, proprio perché è fatto della stessa sostanza del mondo, diventa reale, concreto. Il tangibile assume un altro significato. È uno stile che si solidifica soltanto nella personalità del personaggio: infatti, le ultime tre righe spezzano la catena, sono impregnate di un tono dolce amaro, ma sicuro, fermo, deciso, così com’è la personalità di James. In questo modo, seppure la realtà in cui si muove è una realtà in bilico come i binari su cui lui poggia i piedi, James è reale, esiste, si concretizza nel suo carattere, nei suoi pensieri, nel suo modo di far fronte alla situazione.
- Ma James ha sempre preferito mettere un passo davanti all’altro → Mi piace l’uso di questa figura retorica, di cui in questo momento non mi sovviene il nome, dove “passo” dovrebbe stare per “piede” (di solito si dice o “mettere un piede davanti all’altro” o “fare un passo dopo l’altro”) ma qui sembra assumere un doppio significato, più simbolico: ogni passo sembra racchiudere una tappa della vita di James, i suoi traguardi, le sue sconfitte, le sue conquiste, i suoi errori. Inoltre le ultime tre frasi sono quelle che mi hanno straziato, perché nella loro linearità e semplicità hanno racchiuso l’intero personaggio, la sua essenza. James è genuino, onesto, ha sempre lottato per conquistare quello che voleva, non ha cercato mai scorciatoie nella vita. La vita l’ha presa di petto e l’ha percorsa con la grinta del leone, baldanzoso sì, ma anche determinato, desideroso di viverla, di assaporarla. Con la sicurezza degli ottimisti, ma non degli sciocchi. Il primo pensiero concreto è per la sua Lily, il suo più grande tesoro, la sua metà. A volte si pensa che l’anima gemella ci renda sdolcinati, smielosi, che quando la si trovi scoppino i fuochi d’artificio. Io penso che loro siano invece il miglior esempio di anima gemella, perché nel trovare Lily, James ha trovato la pace, la consapevolezza di sé e del mondo.
Altrettanto bella è l’espressione “articolarsi di luce” in cui il verbo “articolare” assume entrambi i significati: sia quello inerente ai movimenti, sia quello inerente al suono. La luce, nella sua enigmatica funzione ed essenza, riesce a esprimere un concetto che è sensazione e suono allo stesso tempo.
Lo stile si adatta anche al personaggio: leggendo, ho avuto l’impressione di guardare attraverso gli occhi di James. Occhi tranquilli e spaesati, ma anche curiosi, acuti, che si riempivano di meraviglia e consapevolezza allo stesso tempo.
- Il rimpianto è come la carezza di sua madre sul viso → Anche questa frase dà la giusta definizione di James. James saluta il rimpianto così come il suo antenato, nella storia dei tre fratelli, saluta la morte: come una vecchia amica, o come il gesto affettuoso di una madre. Qualcosa che sembra, James, conoscere bene e con la quale accetta di convivere; anzi, è felice di convivere, in un certo senso. Perché quel rimpianto sta a significare che lui è vissuto, ha sbagliato, ha cercato di correggere i suoi errori, di diventare migliore. James, in altre parole, non ha paura di guardarsi allo specchio.
Per farla breve, è uno stile particolarissimo e assolutamente perfetto, direi geniale, per il contesto. Quindi ottimo lavoro, ammiro davvero la cura con cui hai saputo piegare la forma scritta all’ambientazione.
È un mondo che si fatica a comprendere, e ci sta quindi che alcuni gesti risultino enigmatici. Ho come l’impressione che dietro a “Si morde un polso, James” ci sia un significato profondo dietro l’atto del mordere (e vorrei tanto che tu, se vuoi anche in privato e semmai riuscirai a leggere questo mio delirio, mi spiegassi, quanto meno dal tuo punto di vista, di scrittrice). A me ha fatto pensare al recidere lasciando i segni. Nel senso, se James avesse voluto spezzare semplicemente l’ancora, liberarsi del rimpianto, avrebbe “spezzato il filo di luce che gli legava i polsi”, mentre il mordere mi dà l’idea di qualcuno che richieda spazio per muoversi ma che non vuole del tutto spezzare quel legame. È un gesto di ribellione, di rabbia anche, di forza di volontà, ma è anche la presa di responsabilità di chi non vuole voltare le spalle al rimpianto ma ha il coraggio e si assume la responsabilità di conviverci. Mordere lascia un segno, ecco. Ma è anche l’espressione di chi ha sempre guardato avanti nella vita, di chi vuole vivere anche nella morte, di chi non ha paura.
Non si volta due volte, James. Non ne ha bisogno. Lui sa che deve andare avanti, la sua strada prosegue con una curva e non intende imboccarne un’altra (rimpianto sì, ma non pentimento, lui non torna indietro) lui vuole andare avanti. Non ha paura dell’ignoto, per un malandrino, la morte non è altro che l’ennesima, emozionante avventura (giusto per parafrasare SilenteXD).
Credo che tu sia riuscita a descrivere il James 22enne. Non più il ragazzo arrogante ed esuberante, addosso lui ha i segni della maturazione, della guerra, del dolore, eppure c’è anche il James curioso, determinato, buono. C’è la forza di volontà dei suoi giovani anni, la morte sembra aver rinvigorito il suo cuore di grifone. Nella morte, la sua essenza brilla per quello che è: lui è il cuore, è l’ottimismo, la forza e il legame del gruppo. Lui è il capitano, e i capitani camminano sempre avanti. Sei stata davvero bravissima a far emergere quest’essenza pur racchiudendola con quei lacci che sanno di adulto, di padre e di marito, di un uomo che ha vissuto.
Basta, mi fermo, se non continuo con sta litania. La storia è già tra le preferite, da lì non si muove più. Complimenti per questa raccolta e per questo primo capitolo davvero particolare, suggestivo e convincente. E complimenti per questa caratterizzazione perfetta di James, il ruolo che gli hai conferito è il miglior riconoscimento che potevi dargli. Grazie.
A presto! (Recensione modificata il 21/07/2020 - 12:15 pm) |