Ciao! Mi sono riletta questa storia proprio stamattina e mi sono resa conto che mi è piaciuta molto più della prima volta!
Anzititto ti dico che amo De Chirico e la Metafisica in generale, è un argomento che ho portato anche in sede di esame, all'università, e che continua tuttora ad appassionarmi.
Sono felice che tu ne abbia trattato in questa storia, anche perché la metafora è calzante.
Moriarty è un ragno, è stato detto proprio da Sherlock nella serie, ed è un paragone che mi ha sempre dato i brividi.
Come ti avevo scritto anche su Facebook, leggendo la tua citazione avevi pensato proprio a Jim ma non ero sicura che volessi utilizzarlo per due volte in questa raccolta, ora sono felicissima che tu l'abbia fatto. Non sono una fan della Jimcroft, quando ho dovuto scrivere la mia sono stata spesso in difficoltà, sopratutto perché non ritengo che Moriarty possa amare davvero qualcuno, se non in modo malato (quindi non sarebbe comunque amore), ma devo dire che messa in questo modo non solo ha senso, ma risulta anche piuttosto stuzzicante.
Insomma, per me ci sta come crack e tu l'hai gestita benissimo.
È un'attrazione contorta, sbagliata, apparentemente infondata, ma c'è e Mycroft lo sa bene. Non riesce a resistere al fascino oscuro dell'uomo che che vuole annientare il suo stesso fratello, che è caos contrapposto al suo ordine maniacale, che potrebbe fare a pezzi anche lui da un momento all'altro.
Mi piace TANTISSIMO che tu abbia descritto Jim come un passivo dominante. È lui in tutto e per tutto, non solo a letto. Si vede dal modo in cui interagisce con Sherlock, perfino nel suo provocarlo uccidendosi. Che poi Andrew sia bravissimo a dargli questa caratterizzazione è implicito, non si può non amare lui e il suo lavoro come attore.
Mycroft sa che ha a che fare con una bomba a orologeria, sa che deve rabbonire e nutrire costantemente la belva, per non essere sbranato mentre giace con lei. Basta una citazione di Baudelaire in francese, che James non afferra, per farlo innervosire all'istante. C'è da dire che sa anche come prenderlo, infatti riguarda la frittata e fa un passo indietro, restituendo all'amante il suo posto centro del palcoscenico.
Sa come blandirlo, non c'è che dire.
Anche lui è nella ragnatela del ragno, proprio come Irene Adler nell'altra flash, la differenza è che a lui piace, in qualche modo, "ama il suo carnefice" anche se è un amore fisico e controverso, sbagliato su tutti i fronti. Sa che lo sta sgranando già adesso, poco a poco, che sta diventando marcio almeno quanto lui
Amo la citazione che hai usato, di un impatto straordinario. Ottima scelta.
Bello anche il collegamento con le altre due storie della raccolta, quasi a creare un universo comune in cui i signori Holmes si sono davvero conosciuti così. Mi piace che Sherlock ne parli in modo molto più sentito e approfondito, mentre Mycroft ne faccia solo un rapido accenno superficiale, addirittura non conosce bene la storia o semplicemente l'ha rimossa dalla memoria.
Ho apprezzato molto lo stile che hai usato, il lessico esplicito e quasi aggressivo, triviale, la seconda persona gestita alla perfezione, come sempre nelle cose che scrivi.
Particolare e bellissima, mi è piaciuta molto!
Complimenti per quest'ultima storia e per la raccolta in generale, che finisce tra le mie preferite, in particolare per quella Johnlock che tanto ho amato.
Un bacio
S. |