4° POSTO: fiore di girasole – Poteva andare peggio + Premio Best Title
Titolo: 5/5
“Poteva andare peggio”. È da brividi come questo titolo faccia riflettere.
Quante volte ci lamentiamo perché le cose non vanno come avremmo voluto che andassero? Cose che per la maggior parte non sono neanche poi così importanti, ma che egoisticamente continuiamo a ritenere tali.
Di fronte alla guerra, però, tutto perde d'importanza, tutto diventa futile, perché la guerra è un qualcosa di talmente grosso (sotto ogni punto di vista) che, a mio parere, in situazioni più uniche che rare può essere surclassata da altro.
Eppure Brian pensa che, nonostante lo schifo che sta vivendo insieme ai propri compagni, poteva comunque andare peggio.
Si tratta di una trama nata dalla tua fantasia, e va bene; ma la morale, reale o inventata che sia, non cambia: dovremmo imparare a essere felici per quello che abbiamo, a essere più grati e meno egoisti; perché se può pensarlo un soldato in trincea che poteva andare peggio, possiamo sicuramente riuscirci noi che viviamo una vita fortunata – sicuramente molto più di tanti altri che davvero non hanno, come si suol dire, neanche gli occhi per piangere.
Titolo migliore in assoluto, ecco perché ho deciso di assegnarti un premio speciale dell'ultimo minuto!
Grammatica: 9,90/10
Grammaticalmente parlando sei stata molto accorta, stesso discorso vale per la punteggiatura.
C'è solamente una cosa che non mi è suonata bene:
- […] «Sai che ai soldati della seconda guerra mondiale regalavano le bambole gonfiabili? Le hanno inventate apposta. Non a tutti, se vuoi cerchi informazioni. Ma a noi un cazzo. Anche a loro andava meglio.» […], sarebbe stato meglio se avessi scritto “se vuoi cerca informazioni” oppure “se vuoi puoi cercare informazioni” (-0,10 pt).
Stile e Lessico: 8/10
Mi è piaciuto tanto il tuo stile, l'ho trovato molto vero, molto adeguato al tema trattato.
Hai parlato in maniera informale esattamente come avrebbero fatto i due protagonisti, due ragazzi che stanno vivendo una situazione tremenda: uno che tenta di essere più ottimista («Dico che qui ci sentiamo fottuti, ma c'è stato di peggio.»; “Brian […] (aveva) i dettagli delle tante letture a rammentargli che in fondo per loro poteva andare peggio”), l'altro più realista – sebbene dietro quel realismo celi una grande paura («Chi se ne frega? Sicuro che tra un mese sarai vivo?»; «Niente, lascia perdere. Attento a non farti catturare mai. Se ti catturano trova il modo di ammazzarti, non aspettare che siano quei figli di puttana a farlo al posto tuo.»). Hai distinto bene i tratti di Brian e di Dennis, alternandoli e amalgamandoli perfettamente fra loro. Ottimo lavoro!
L'unico appunto che mi sento di fare è davvero una minuzia minuziosissima; però, siccome sono una gran rompiscatole e siccome per il resto ho davvero adorato la maniera in cui hai impostato stile e lessico della storia, te lo faccio presente in modo tale da poterlo ricordare anche in futuro:
- “[...] sopportare l'attesa di quella sensazione di eterna attesa […]”;
- “[...] Sarei contento anche di scatenare una bella rissa e fare a botte fino a risvegliarmi in infermeria ma in questo cazzo di posto non ci sono motivi nemmeno per fare a botte […]”.
Queste ripetizioni così vicine creano un brutto effetto cacofonico. Sono inezie, ma in una storia ben calibrata si notano; stare più attenti può fare un'enorme differenza (-2 pt).
Inserimento del pezzo scelto: 5/5
Assolutamente punteggio pieno!
Il pezzo da te scelto è tratto da una canzone che mi sta molto a cuore e, ti dirò, mai avrei immaginato che qualcuno potesse associarla a un tema come la guerra – anche se, riflettendoci, l'intero brano potrebbe cadere a pennello con ciò che hai scritto.
Quello che ho apprezzato di più, è stato il tuo argomentare la frase inserita; l'hai posizionata in un determinato punto, ma sia prima che dopo hai sviluppato il significato che si porta dietro – significato che poteva riferirsi a più cose, più contesti, e che tu ovviamente hai associato alla frustrazione dello stare in trincea in mezzo al deserto: «Io non voglio costringerti, ma ho così tanta voglia di dimenticare quest'inferno! […] Sarei contento anche di scatenare una bella rissa e fare a botte fino a risvegliarmi in infermeria ma in questo cazzo di posto non ci sono motivi nemmeno per fare a botte [...]». E ancora: “[...] scopare è infatti un po' come imprecare, equivale a tirare fuori ciò che si ha dentro, per questo in guerra non si rinuncerebbe mai all'una o all'altra cosa [...]”; “Sfogarsi fisicamente era il modo che avevano trovato per darsi speranza e sopportare l'attesa di quella sensazione di eterna attesa che avvertivano come l'avvicinarsi di una tragedia imminente”.
Gradimento personale: 9/10
Credo sia palese, ma lo ripeto ancora una volta: ho amato la tua storia, davvero.
L'ho trovata molto vera, molto drammatica, molto odierna (e non solo perché hai citato il covid-19, ma anche perché – al di là di questo maledetto virus – hai parlato di situazioni che i soldati hanno sempre vissuto e che continuano a vivere. Non è facile la vita del milite, non è facile resistere in condizioni di precarietà, non è facile rimanere con una morale salda quando intorno a te non vedi altro che morte e distruzione).
Brian e Dennis hanno infine trovato un modo per fronteggiare lo stress, la paura, il dolore, l'incertezza; ma quanti, al posto loro, non ce l'hanno fatta? C'è davvero chi diserta e chi tenta il suicidio. C'è davvero chi, dopo essere stato catturato, trova il modo di ammazzarsi pur di non farsi torturare/uccidere dai nemici.
Ti dirò... là per là, quando mi sono resa conto della facilità con cui Brian ha ceduto alle avance di Dennis, mi è sembrato strano. Poi però, soffermandomi a riflettere, ho pensato che in un contesto come quello – dove davvero oggi ci sei e domani potresti non esserci più – tutto assume un altro colore, un altro sapore, un'altra consapevolezza. Perciò ho pensato ci stesse la facilità con cui entrambi si sono abbandonati alla passione carnale omosessuale – più che altro questo discorso l'ho applicato a Brian, avendo intuito che Dennis non fosse nuovo a questi approcci.
Mi è tanto piaciuto anche lo scambio di battute tra loro, altra cosa che ha contribuito a rendere la storia molto ma molto realistica. Solo che, arrivata alla fine, ti sei fatta fregare dalla fretta. C'è stato un inizio ben sviluppato che mi ha fatto pensare a un proseguo cospicuo, invece nell'atto vero e proprio ti sei persa. Peccato, mi sarebbe tanto piaciuto se avessi approfondito un po' di più l'eros.
Tot: 36,90/40 |