Recensioni per
Few words, many worlds
di MissAdler

Questa storia ha ottenuto 12 recensioni.
Positive : 12
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
16/06/20, ore 16:36

Preziosa, allusiva, ammiccante, ricca di spunti...
Queste sono le prime qualità che mi sono venute in mente a proposito di ciò che ho letto.
Poi, come sempre, una seconda lettura, una terza se proprio ho il dubbio di non aver colto a sufficienza, mi dà la connotazione più precisa della storia che ho davanti.
Intanto i nostri due stanno benissimo inquadrati in un contesto “pirate!” anche perché l’abbigliamento relativo a quell’epoca ed ai ruoli in cui Sh e John sono calati, secondo me, sono perfetti sia dal punto di vista fisico sia da quello psicologico ed incorniciamo perfettamente il loro carattere.
Infatti in Sh, il pirata, intanto hai sviluppato il riferimento IC alle sue preferenze infantili riguardo al gioco e qui, lui ne sarebbe contentissimo; l’hai, appunto, trasformato nel leader indiscusso e quasi leggendario a proposito del quale hai coniato un appellativo, “Le Prince de la Mer”, che gli calza alla perfezione. Posso immaginare perfettamente che la sua bellezza brilli ancor di più nei panni del ruolo che interpreta qui, me lo vedo davanti, con la sua innata eleganza nelle movenze, anche nei panni di un personaggio simile. In più ritrovo, amplificati, il pizzico di un’ironia tagliente, la supponenza sferzante di fronte a chi gli sta davanti, il raro sorriso sghembo, secondo me, sempre di difficile interpretazione.
A fronteggiarlo c’è un John perfettamente consono al ruolo che hai pensato per lui, accentuando il riferimento militaresco, addirittura identificandolo come “commodoro”, cioè capitano di vascello (grazie Google...). Quindi, in un meraviglioso volo che ha superato spazi ed epoche diverse, ecco qui, intatto, il capitano John Watson. Ed a proposito della sua caratterizzazione, hai conservato efficacemente il suo coraggio, il suo senso del dovere e la sua subitanea curiosità , non ancora definita come vera e propria attrazione, ovviamente, per quel tipo così affascinante anche nei panni di un acerrimo nemico. Infatti è grazie al suo giudizio che abbiamo la conferma che il pirata “Era indubbiamente bellissimo”.
Molto suggestiva, perché evocativa di altri possibili e credibili sviluppi, la scena in cui Sh gli ordina perentoriamente di togliersi la casacca. E qui la Johnlock ha lanciato, almeno per me, un chiaro segnale davvero allusivo.
Chiaro è che “omnia munda mundis”, ma se abbiamo di fronte Sh e John, in tutte le epoche ed in qualsiasi contesto sociale, se uno ordina perentoriamente all’altro di togliersi un qualche indumento, tu capisci che in noi johnlocker si allerta al massimo la sezione “possibili sviluppi molto poco platonici”.
A parte le battute di spirito, l’energia che si sprigiona tra quei due è naturale, spontanea, inequivocabile e tu la rappresenti in maniera meravigliosa. Si tratta di un travolgente magnetismo che, comunque sia la lunghezza della tua storia, è presente anche qui, in questa breve ff.
E non si tratta solo di quando Sh ordina a John di togliersi la giacca, ma anche quando i suoi passi cadenzati lo seguono sul ponte della nave. Per me immagini intriganti e che rimandano a possibili scenari più espliciti.
Considerando anche le altre ff di questa raccolta, ti dico sinceramente che questa è la mia preferita. I motivi innanzitutto sono “a pelle”: leggerla mi ha evocato atmosfere preziose e seducenti in cui far esprimere la Johnlock in maniera coinvolgente. Sarà che mi piacciono i racconti ambientati in epoche passate, in ambienti esotici come quelli che costituiscono il teatro naturale delle avventure dei pirati. A tutto ciò io abbino la tua indubbia capacità di descrivere dati sensibili e psicologici in un modo estremamente lontano dal banale e dallo stucchevole. In poche parole, sono sicura che, una tua storia che sviluppi le meravigliose idee trovate in questa, sarebbe proprio un pezzo di qualità. Mai dire mai....Complimenti.

Recensore Master
16/06/20, ore 16:34
Cap. 4:

In ff, più che raccontare dei fatti, secondo me, hai dato vita ad un’atmosfera ben caratterizzata, anche se lo spazio non è ampio. Infatti i tratti che connotano il magico, indimenticabile mondo di Harry ci sono tutti. In più hai saputo inserire efficacemente i richiami IC che danno il giusto tocco di Johnlock e di connotazione “canonica” di ciò che costituisce il nucleo di Baker Street.
Infatti c’è l’accento a Mike Stamford, come tramite sorridente e pacioso tra i nostri due, e solo il suo nome evoca il loro primo incontro e l’inizio di tutto.
Poi, sempre con pochi, ma significativi, tratti, caratterizzi i due protagonisti in un modo che non lascia spazio all’OOC ma rende l’essenza del personaggio com’è e come agisce, anche se siamo in AU, lontani mille anni luce dalla Londra di Mycroft, di Moriarty e del 221b.
Sh è scontroso, ma sappiamo che è una personale forma di difesa, si nota la sua intelligenza attraverso la quale deduce e organizza la realtà perfettamente, e mostra una grande fragilità all’affacciarsi dei sentimenti. Di John, “il bel capitano dei Grifondoro”, già ne condensi l’essenza in questa denominazione, in cui colgo un senso di luminosità, di coraggio, di affascinante e travolgente fisicità.
Non manca, per dare vita ad un contesto che possa riportarci nell’indimenticabile Hogwarts, anche il tocco necessario della magia, senza la quale il meraviglioso mondo di Harry non avrebbe modo di esistere. Ed io ravviso in quella, immagino, splendida “Nimbus 2020”, nella citazione dell’esame di “Pozioni”, ed in quello “strano arbusto rinsecchito”, dei chiari richiami all’atmosfera unica ed indimenticabile della Scuola di Magia e Stregoneria più bella del mondo.
L’assegnazione che fai di Sh alla “casa” di Corvonero, la trovo perfetta perchè lui ha, secondo me, le caratteristiche per poter essere inserito in quel contesto: è sicuramente un creativo, un genio, indiscutibilmente bizzarro e dalla singolare incapacità di avere rapporti facili con gli altri.
Dal canto suo la personalità di John risponde pienamente alle caratteristiche di quella “casa”, perché lui ha coraggio, forza ed, al tempo stesso, propensione verso la cavalleria nel senso di un’apertura generosa agli altri.
Quindi, brava, mi è piaciuta molto questa connotazione dei nostri due che li inserisce efficacemente in un mondo così lontano e diverso dal 221b.
Ti confido una cosa: tutte le ff che fanno parte di questa tua raccolta sono ancora più coinvolgenti perché, almeno è una mia impressione, lasciano il desiderio di vedere come vanno a finire quelle proposte AU vissute dai nostri Sh e John. Ed il bello della situazione è che già me lo posso immaginare, anche se raccontato da te è tutta un’altra cosa...

Recensore Master
07/06/20, ore 09:35

Ciao, non sai quanto mi renda felice leggere questa storia anche qui su Efp. Ammetto, ora lo posso dire, che la sola ragione per cui ti avevo proposto il pirate AU era perché volevo leggerne un pochino. Sono disperata in questo senso, credo che non ne troverò mai in italiano. Sono stata un filino egoista, lo ammetto, ma il risultato è davvero stupefacente e sarebbe bellissimo se decidessi di scriverne ancora.

La versione che hai dato del mondo dei pirati è molto interessante, è anche tra le più diffuse. Il John comandante, qui commodoro, della marina britannica è un po' un must di questo AU. Il fatto che sia stato catturato da Sherlock, lo ha reso ancora più interessante. Mi è piaciuto il gioco di interazioni tra di loro, Sherlock ha una fama, è un pirata con una propria nomea: "Le prince del la Mer" come viene chiamato dai francesi, è logico che John non si fidi granché di lui, anche perché gli ha dato la caccia per due anni! Ma è anche logico che si faccia due domande, per quale ragione rapirlo in questo modo e portarlo sulla propria nave? Un qualsiasi pirata avrebbe ucciso equipaggio e capitano senza farsi troppi scrupoli, ma Sherlock Holmes sembra avere qualcosa d'altro in mente. E penso che buona parte dei suoi piani c'entrino con quanto è attraente John, o almeno credo. Sherlock pareva molto interessato all'argomento.

La descrizione di Sherlock mi è piaciuta molto, mi ricorda quella che viene data da Salgari ne Il corsaro nero e in effetti lo Sherlock pirata pare, almeno fisicamente, legato a questa figura altrettanto affascinante. Più o meno consapevolmente le autrici ne danno una descrizione simile. La pelle bianca, l'eleganza che si distingue, le mani curate, l'intelligenza... Sherlock, così come Morgan, pare distinguersi e in un qualche modo elevarsi al di sopra della maggior parte dei pirati che bazzicano per i mari. Naturale che faccia effetto, e anche su John, la vita in mare è dura e segna drasticamente il fisico cuocendo la pelle e rovinando i capelli e, nei casi più gravi, anche l'umore... ma Sherlock invece no, la sua pelle è lattea, non è bruciata dal sole. E la sua eleganza è quasi nobile, non mi stupisce che i francesi lo abbiano definito un "Principe del mare". E niente... è un peccato che sia finito tutto così presto, mi sarebbe piaciuto continuare a leggere. Vedere come finiva questo gioco, che forse è anche un po' di seduzione, di John che si spoglia davanti a uno Sherlock che glielo ordina. Certo ha tolto le armi e, a proposito, bellissima la scena in cui si leva il coltello dallo stivale... molto credibile anche il fatto che John sia arrabbiato, voglio dire, ha passato anni a cercarlo e alla fine è lui che lo cattura e lo fa anche prigioniero. Comprensibile che sia furioso, magari anche un po' con se stesso più che con Sherlock, che pare abbia fatto unicamente il proprio "Lavoro" di pirata dei sette mari. Per ora credo che da lui sia più che altro intrigato. Sono sicura che per gli uomini di John andrà tutto bene, lo Sherlock pirata non è mai davvero cattivo. Non truciderebbe mai nessuno per il semplice gusto di farlo. Quindi ha senz'altro qualcosa in mente.

E niente, non posso esprimere a parole quanto mi sia piaciuta questa storia perché sarebbe impossibile fartelo capire. Voglio soltanto dirti che l'ho amata davvero a ogni riga e sono contenta che tu abbia deciso di postarla anche qui, leggermente modificata.
Alla prossima!
Koa

Recensore Junior
06/06/20, ore 23:01

l’ultima storia è molto interessante, sarebbe bello se ne facessi un seguito.

Recensore Master
20/05/20, ore 10:06
Cap. 4:

Ciao, finalmente riesco a lasciarti qualche riga di recensione, come sai in questi ultimi giorni avevo leggermente da fare... ma comunque, questo piccolo assaggio del mondo di Harry Potter (o per meglio dire di Hogwarts AU) mi è piaciuto davvero tantissimo. Già mi è piaciuta l'assegnazione delle case ai rispettivi personaggi, Sherlock Corvonero e John Grifondoro sono davvero perfetti. Anche se non scontati, perché negli anni ho assistito anche a discussioni accese a riguardo. A me piacciono molto così e mi piace tanto questo John giocare di Quidditch e Sherlock che in teoria non dovrebbe essere interessato al gioco, ma in realtà lo è... è sempre strano trovarli nel contesto di Harry Potter, ma al tempo stesso mi sono piaciuti davvero molto. Sarebbe sempre molto interessante, come ho già detto anche per gli AU precedenti, leggere una Johnlock ambientata in un simile contesto, magari anche scolastico, e lo dico da persona a cui non piacciono i contesti scolastici quando i protagonisti sono così giovani... su Sherlock e John però rende tutto ancora più interessante.

Mi piace molto il fatto che Sherlock sia già bello che cotto. Dall'altra parte abbiamo un brillante studente e un giocare di Quidditch molto popolare, Sherlock (qui in versione ancora di più gay-baby) mi pare giusto che capitoli. Il suddetto ovviamente è un genio e quindi dà pure ripetizioni di Pozioni, dove lui sarà senz'altro un genio, ovviamente. Magari quella di John è pure una scusa, almeno così pensavo intanto che leggevo... non è che abbia davvero bisogno di ripetizioni di Pozioni, è che magari stare da solo con Sherlock è quello che davvero gli interessa.

Ma comunque, AU molto interessante. Come al solito è stato bellissimo leggere un'altra tua storia. E non vedo l'ora della prossima, sapendo già qual è non vedo l'ora di capire quali modifiche hai fatto rispetto alla versione che già avevo letto.

Alla prossima...
Koa

Recensore Veterano
19/05/20, ore 23:06
Cap. 4:

Ehi! Ma che delizia questa raccolta di flash! Adoro le AU, soprattutto se riescono nel delicato compito di non allontanarsi troppo dalla caratterizzazione e dall'atmosfera originale. Per ora quella che mi è piaciuta di più è stata quella su Hunger Games (testa a testa con quella ambientata nell'universo di chiamami col tuo nome, e credo che l'abbia spuntata solo perchè sto seguendo la maratona di Hunger Games in TV). Per me è sempre stato un sacco stimolante vedere i personaggi agire in contesti leggermente diversi, più che altro perchè so a memoria tutti gli episodi, e qualcosa che li ricalchino troppo da vicino non mi attira poi molto.
L'AU che personalmente ho nel cuore è l'Omegaverse, che tra l'altro ho scoperto qui nel fandom di Sherlock. Versione italiana dell'Omegaverse però: in America ne hanno una visione un po' troppo estrema per quanto mi riguarda, con nidi, stati ferali, dilatazione delle pupille e la fissa di chiamare "cuccioli" i bambini, cosa che personalmente trovo un pelino raccapricciante. Ovviamente Alfa John e Omega Sherlock, oppure anche Beta Sherlock che improvvisamente si trasforma in un Omega (non ricordo se era la storia di Doralice o di Fusterya quella che prevedeva questo meccanismo). Anche un Soulmate AU post-apocalittico non sarebbe male, e visto che l'estate sta arrivando ti lancio anche un Mermaid AU, così, di striscio (spiagge bianche, isola deserta, mare cristallino e uno Sherlock dalla coda azzurra seduto su uno scoglio). Bene, dopo questa carrellata penso sia abbastanza evidente che l'idea di queste pillole che ci lasciano guardare su altri mondi (wow, giuro che mi è uscita così), mi piace un sacco!
A presto con le prossime!
Vedra

Recensore Master
16/05/20, ore 10:17
Cap. 3:

Ho rivedere il film “Chiamami...” perché avevo un po’ perso il sapore di quell’atmosfera magica d’estate e di inebriante ubriacatura d’emozioni e di sentimenti.
Ora tu me lo usi, appunto, come “trama” su cui intessere i tuoi meravigliosi percorsi ed allora eccomi qui, provo a tirar fuori qualche osservazione, anche se ho ancora qualche lacrimuccia per la scena finale del film.
“Fascino solare...luminoso...sorridente...”: già Oliver è diventato John, di fronte ad uno Sh incuriosito e che percepisce qualcosa di particolare nel nuovo arrivato.
E Sh è un magnifico Elio, ed arricchisce il personaggio con le sue caratteristiche, il suo fascino.
Infatti ci fai ritrovare la sua curiosità, la sua capacità di organizzare in un tempo brevissimo, quello di uno sguardo, le informazioni che si possono trarre da atteggiamenti, gesti, particolari fisici o dell’abbigliamento della persona sotto osservazione. Ed è proprio John ad essere “passato ai raggi X” del ragazzo.
In quell’atmosfera così piacevole ci fai ritrovare anche la signora Hudson, grande Martha, una delle poche persone, se non l’unica, a credere nei due di Baker Street, non come amici ma come qualcosa di molto di più.
E ci sono richiami IC, in quella sua materna premura, mascherata da inflessibilità educativa, con cui si occupa di ciò che sono gli aspetti pratici dell’accoglienza e di Sh in particolare.
Ma il momento che ha fuso la luminosità della scena ed il fascino nostalgico, appunto, dell’IC più “datato”, é quello in cui un oggetto catalizza tutta l’energia che scorre tra Sh e John. È proprio il cellulare, “un vecchio smartphone di seconda mano”, che Il nuovo arrivato presta spontaneamente a Sh. La scena richiama l’inizio di tutto, della meravigliosa, ed allo stesso tempo triste, storia dei due del 221b. Laboratorio del Barts, “Afghanistan or Iraq”, un cellulare prestato, appunto, sguardi che s’intrecciano...
Qui da te, tornando al film cui fai riferimento, tutto ciò che ne costituisce la struttura portante, non è ancora espresso completamente: la magia del luogo e la particolare caratterizzazione dei personaggi che agiscono sullo sfondo, come la “governante” ed i genitori che in “Chiamami...” hanno un ruolo ben definito. Però alcuni accenni ricostruiscono efficacemente, per chi ha visto il film, la proposta narrativa. Bastano infatti quella “luce d’agosto”, che si riflette sui capelli del nuovo arrivato, ed il suo contagioso sorriso per trasportarci un un momento veramente suggestivo e pieno di promesse.
Chiaro è che tu hai usato quegli accenni AU in modo da non farci soffermare sulla proposta di partenza ma intravedere già che sarà la nostra magnifica Johnlock ad affermarsi. Elio ed Oliver lasciano il posto a Sh e John, che non stoneranno affatto in quel contesto.
Una storia che mi è piaciuta molto, il cui esito viene giustamente lasciato in sospeso perché, secondo me, in questa raccolta, tu, soprattutto, evochi atmosfere e suggestioni di altri contesti, inserendovi i nostri due. Quindi qui ci sono la magia dell’estate, la sorpresa di emozioni improvvise ed inaspettate. Molto ben riuscito.
Fino ad ora, comunque, quella delle tre proposte che mi rimane più impressa è “Idem”, sarà anche perché ci ho riflettuto parecchio, ma per me continua, pur nell’atmosfera malinconica che la connota, ad evocarmi grandi sentimenti ed il “per sempre” di un amore unico.
Brava.

Recensore Master
14/05/20, ore 14:01
Cap. 3:

Questa devo ammettere che delle tre è forse la mia preferita. Chiamami col tuo nome mi è anche piaciuto, anche se non ho mai sentito l'impulso a scrivere fanfiction (né AU Johnlock che li riguardano), ma qualcosa l'ho letta e questa la trovo qui con immenso piacere. Le atmosfere ricordano sempre un po' vagamente (anche se qua essendo l'inizio della storia sono ancora un po' smorzate) la storia che hai appena concluso, "La strada che porta a te". Smorzate perché questo è il primo incontro che, e qui l'ho adorato ancora di più, ricorda anche vagamente quello di A Study in Pink, con diverse, giustissime, differenze.

Per scendere maggiormente nel dettaglio, parto col dire che l'assegnazione dei ruoli l'ho trovata perfetta. Con Sherlock nei panni di un Elio attento nelle sue deduzioni, che tu hai infilato alla perfezione con Sherlock che osserva il nuovo arrivato, l'usurpatore, dalla finestra e ne trae le proprie deduzioni, non tutte poi così giuste come sappiamo. E John che veste quelli di Oliver, più maturo, spigliato, dannatamente attraente e che fare andare in brodo di giuggiole persino Mrs Hudson! Per Sherlock per ora è l'usurpatore, ma poi diventerà ben altro e di certo il primo impatto avuto alla finestra è stato smontato dalla reazione che ha avuto incontrandolo. Mi piace come ce lo hai presentato, capello biondo, camicia aperta, scarpa di tela... John è nel suo massimo splendore, gentile, affabile... gli offre il telefono nonostante Sherlock possa benissimo girare i tacchi e andarselo a cercare. Stupenda anche la reazione di Sherlock, il modo in cui si presenta con fare quasi sgarbato che nasconde in realtà una profonda timidezza e insicurezza. Mi piace tutto, inserire la Johnlock in Chiamami col tuo nome, va a creare equilibri diversi a mio avviso rispetto a quelli che si creano tra Elio e Oliver, perché in realtà Sherlock e John sono profondamente diversi da loro, e credo che una versione Johnlock magari più ricca e completa, potrebbe piacermi anche più del film.

Intanto ti faccio i miei complimenti, questo AU mi ha stregata.
Alla prossima.
Koa

Recensore Master
14/05/20, ore 13:50

Hunger Games devo averlo intravisto per sbaglio una vita fa e mi ricordo davvero poco, o direi anche niente, ma questa storia è bellissima e volevo recensirla lo stesso. Mi è piaciuta davvero molto, e fa sempre un po' strano vedere Sherlock e John in un contesto simile a questo. Così tanto diverso dalla serie (strano, ma piacevole ovviamente, anche perché poi le AU le amo tantissimo soprattutto per questo). Mi sono piaciute molto le osservazioni che John fa del proprio avversario. Colui che ritiene essere tale, ma che poi si dimostra non esserlo affatto. Chiaramente gli piace, e anche parecchio e questo lo si intuisce fin dal modo in cui lo squadra, senza farsi neppure troppi problemi. Certo, ufficialmente "studia il proprio avversario" ufficiosamente una guardatina a quegli zigomi che alla fine si arrossano molto deliziosamente oppure ai fianchi magri, gliel'ha data eccome. Mi piace questa mezza scazzottata, che poi altro non è che un modo di Sherlock per saggiare le abilità del proprio nemico (e magari anche futuro alleato? O chissà qualcosa di più!), mi ha ricordato lo Sherlock Holmes di The Abominable Bride che lancia un bastone al povero Watson e gli dice "Andrete benissimo" con un sorrisone da guancia a guancia. Questa è stata più o meno la stessa cosa, si lanciano uno sull'altro e si rotolano per terra in quelli che sembrano essere più dei preliminari che voglia di menare le mani...

Devo dire che nonostante io non sia mai stata una fan sfegatata di Hunger Games, un AU di questo tipo mi piacerebbe anche leggerlo, specie se scritto in questo modo. Poche righe, più di tre ma anche qui tenere tutto in tre frasi sarebbe stato impossibile, ma abbastanza per far fuori Moriarty in un colpo solo e permettere a Sherlock e a John di produrre tonnellate di tensione sessuale, di saltarsi addosso a vicenda e alla fine anche di instaurare una mezza amicizia. Sarebbe bello vedere come prosegue... Intanto ti faccio i complimenti, di nuovo.

Corro a leggere l'ultima storia.
Koa

Recensore Master
14/05/20, ore 13:38
Cap. 1:

Ciao, sono in leggero ritardo, ma ci sono. Avevo notato che ti avevano suggerito diversi AU su cui scrivere, alla Challenge su Facebook, ma in quei giorni come ben sai il mio computer non era nelle condizioni più ottimali, e quindi leggo ora per la prima volta. Saranno recensioni tutto sommato brevi, perché le storie sono di fatto molto corte. Dei veri e propri accenni a un universo che potrebbe essere in realtà molto complesso, con storie molto più corpose.

Avendolo fatto anch'io so bene quanto sia difficile raccontare una storia in tre sole frasi. Sono davvero pochissime per riassumere, oltretutto, un AU e so anche quanto per te sia stato complicato dato che non scrivi storie così brevi e che in generale non ti trovi granché bene neppure con le Drabble (che a ben pensare sono ben più semplici da scrivere di queste storie). Sono anche contenta che tu le abbia pubblicate, altrimenti mi sarei proprio dimenticata di andarmele a cercare sul tuo profilo Facebook.

Ma comunque, questa qui è la fiera della tristezza. Dico davvero. Di versioni di Ghost so che ce ne sono moltissime soprattutto nel fandom in inglese (in italiano credo sia la prima, ma non vorrei sbagliare), non è comunque un qualcosa su cui si è scritto spesso da queste parti. Il film io lo vidi senza neppure sapere che era Ghost, lo scoprii dopo. C'era questo film con Woopy Goldberg e a me piaceva molto lei e così lo vidi... pensa poi alla fine come stavo! Tu sei riuscita a riassumere l'intera trama, descrivendo una delle scene chiave del film ovvero lo spirito che appare al protagonista. Il numero di dettagli che hai inserito è davvero cospicuo e ci permettono di capire in quale momento della serie è ambientata questa storia e diventano fondamentali quando il testo è così breve. Non siamo di sicuro nel Post Reichenbach come si potrebbe immaginare, essendo morto Sherlock, ma decisamente più avanti nel tempo. La presenza dello stesso Wiggins lo suggerisce, lui lo scopriamo dopo la terza stagione e infatti è dopo l'addio di Sherlock all'aeroporto che è ambientata questa storia. Non sappiamo cosa sia accaduto, ma possiamo immaginare che sia davvero partito per quella missione e che Mycroft abbia indovinato con la sua previsione. Morto in sei mesi, così aveva detto. Beh, qua è successo davvero la sola idea è dilaniante. Il fatto che John abbia sofferto di nuovo la morte di Sherlock, lo è ancora di più. Questo "Ti amo" oltretutto che arriva per vie traverse spezza davvero il cuore, ma mi piace che sia stato ripreso da "Sherlock is a girl name" ovvero quel mancato "Ti amo" per il quale ho gridato per dieci minuti buoni, quando vidi l'episodio in diretta. Triste, anzi immensamente drammatico il sapere che non hanno un futuro. Li ho trovati anche molto IC, con questa presenza di Bill Wiggins a fare da mediatore, tra l'uno e l'altro, che dice cose di cui non comprende appieno il significato e John che spalanca la porta quando sente quella frase, che capisce che è tutto vero, che Sherlock sta veramente lì con loro, anche se in forma di spirito. Strazia il cuore, come dicevo. Ma tu hai fatto un lavoro eccellente, complimenti.

Vado a leggermi la successiva.
Koa

Recensore Master
11/05/20, ore 16:58

Giá con questo secondo pezzo riesco a scorgere, se non mi sbaglio, con chiarezza, l’ispirazione che sta alla base di questa, della precedente, delle future ff di questa raccolta, probabilmente. Ci si muove sulle tracce di un film, uno per O.S., quindi l’AU riguarda proprio questo. Già questo mi aiuta molto a non sproloquiare. 
Allora, direi che gli elementi portanti di “Hunger games” ci sono, quindi l’AU diventa, per me, comprensibile fin da subito. Evito perciò, come puoi notare, il delirio di supposizioni che possono appesantire una recensione ma che mi sono state necessarie per “Idem” perché non avevo capito bene l’orientamento della raccolta. Ma non per colpa tua.
Dunque: uno scenario post apocalittico, dunque forte e violento, i tredici distretti, meno uno, distrutto, l’assurdità di una città come Capitol City, la sfida mortale tra i giovani, leggi ferree e quasi disumane.
Mi colpisce subito il numero del Distretto cui appartiene John, il dodici, il più povero tra gli altri, mentre Sh è più in alto nella scala sociale, il suo distretto di appartenenza è il due.
Quindi un elemento, questo, in cui si può ravvisare il richiamo IC che attivi con l’accenno alla provenienza dei due giovani. L’uno, John, è da una zona più sfortunata rispetto a quella da cui proviene Sh. Canonico, anche nella proposta/madre di Doyle ed in quella dei Mofftiss, in cui è evidente la differenziazione sociale tra i due che, comunque, non ha mai costituito un ostacolo al loro legame ed alla loro magnifica empatia.
Inserisci in un flash la terribile presenza degli “aghi inseguitori”, per inserire un attimo la nefasta presenza di Moriarty, ma che si rivelano un utile mezzo per lasciare solo quei due sulla scena. E la johnlocker che vive in me, ringrazia sentitamente.
In questa tua ff rappresenti un momento davvero fondamentale nell’infinita storia, dalle altrettanto infinite versioni, di Sh e John e del loro amore subitaneo e travolgente. Un’attrazione al primo sguardo che abbiamo negli occhi e nel cuore nell’ambientazione del laboratorio del Barts con l’amabilissima, forse inconsapevole, ma forse no, complicità di Mike. Qui il loro primo incontro avviene in uno scenario dalla spietatezza e dalla violenza imperanti. Sembra impossibile trovare posto ai sentimenti. Ma tu lo fai succedere.
I segni sono in quella katana che Sh lascia cadere di fronte ad un John disarmato e, poi, in seguito al gesto clamoroso dell’avversario, decisamente disorientato e colpito anche dall’aspetto affascinate di quel ragazzo dagli “occhi acquamarina”, dalle labbra carnose e ben disegnate, dai riccioli scuri (il colore l’ho aggiunto io, di conseguenza, perché la frase mi veniva migliore).
Un primo incontro travolgente e ben rappresentato, in un ambiente ostile ed impossibile per la sosta rigenerante nella scoperta del potere del cuore.
Ma Sh lo fa, coraggiosamente, senza paura, di fronte ad un avversario che, comunque mostra, alla sua grande capacità deduttiva, un’ “alta resistenza fisica, nervi d'acciaio”. Il ragazzo alto, ed apparentemente più debole dal punto di vista fisico, ottiene una vittoria sull’altro. Lo vince con la forza della generosità e con l’impeto di un magnetismo cui non si può resistere. L’uno verso l’altro, anche se ci si trova in un’arena per gladiatori post apocalittici. Descrivi l’attimo in cui tutto si ferma, tutto viene proiettato meravigliosamente in un’altra dimensione, quella dei sentimenti. Ed a parlare di espressioni del cuore tu sei brava, lo sai, perché sai sfruttare, come qui, ogni singolo gesto, ogni singolo sguardo per esprimere che qualcosa sta succedendo, qualcosa di magico.
Mi è piaciuto immaginare loro due nelle particolari divise di guerrieri del futuro ed in un mondo così spietato, in cui riproporre la loro bellissima storia.
Brava.

Recensore Master
11/05/20, ore 00:14
Cap. 1:

Vedo che hai aggiornato anche “Your…”, ma per quello devo ritagliarmi un po’ più di tempo perché lì si deve entrare, piano piano, nell’atmosfera magica che viene emanata da ventisei capitoli, più ovviamente l’ultimo, uno più intenso dell’altro.
Qui c’è un testo più breve, non inserito in una long. Dunque, eccomi.
Ma. ahimè, mi accorgo che “brevità” non è il sinonimo di “semplicità” e di “immediatezza” di comprensione per me.
Comunque tento di interpretare le tue parole. Tanto, tu sei abituata a qualche mia divagazione nella terra del “nonhaicapitonientediquellochevolevoscrivereiomanontiodio,tranquilla” , in cui voi Autori cercate di rintracciare dei recensori che, come a volte capita anche a me, vi si perdono, vagando senza meta.
Dopo una prima lettura, cerco nelle Note introduttive qualche informazione che possa aiutarmi nella comprensione.
Già il fatto che tu accenni all’Au mi mette nella prospettiva di dover seguire un altro percorso che esca dalle orme del rassicurante “canovaccio” dell’IC, in cui, più o meno, si sa a cui ci si sta riferendo.
Rileggo e, primo inciampo, non trovo alcunchè di Au: ho ben presente chi sia Higgins, il suo essere su una scena mi richiama sfondi tristi di tossici, disperazione, uno Sh allo sbando.
Mi sono tornate alla mente non tanto le scene di HLW, ma quelle, più grottesche e tristissime nella loro livida realtà, di TLD, in cui Bill ha sostituito con la sua, la presenza di John al 221b, ma non per aiutare Sh bensì per lasciarlo andare verso l’autodistruzione, assolutamente incapace di “domarne” la disperata ribellione ad una solitudine, ad un “senza John”, sempre più terribili.
Quindi AU, perché, mi chiedo.
Ma individuo un altro elemento che mi ha dato illuminato, o almeno spero: è stato “Ghost”, che, comunque, mi ha, se non altro, riportato nell’ambito di un altro Universo, probabilmente, allora, quello dei fantasmi, del sovrannaturale.
C’è una frase che mi ha attirato, a questo proposito, (“…mentre quel poveraccio guardava nella sua direzione senza poterlo vedere…”).
Quindi…
Provo a dare una lettura. Qualche indicazione su chi è dentro all’appartamento di Baker Street l’avrei trovata, spero sia giusta, dopo una terza o quarta lettura. E questo mi ha praticamente ribaltato le conclusioni che già ne avevo tratto. In un primo momento avevo dedottto che il “Ghost” fosse riferito a dei fatti successivi alla morte di John.
Per la mia frettolosità iniziale, non ho dato subito il giusto peso alle parole.
Infatti è John che sente “il borbottio” che avviene fuori della porta, ed a parlargli è Bill, che gli riporta ciò che Sh gli dice.
 John è disperato, ha il viso su cui ci sono impressi i segni lasciati dal dolore e dalle lacrime, quindi, ripensando a “Ghost” ed al fatto che Higgins comunica con uno Sh che non può vedere, potrei pensare che ad essere morto sia il consulting e che lui voglia rivedere John.
Si serve di Bill come tramite per contattare il suo “conduttore di luce” che è molto riluttante ad aprire la porta del 221b, in cui evidentemente è rimasto dopo il lutto.
Perciò mi viene da pensare che qui tu ti riferisca ad un post Reichenbach diverso, nel senso che il tragico “volo” dal tetto del Barts si sia davvero concluso con la morte di Sh.
Comunque, potrebbe anche essere non fondamentale inquadrare esattamente gli eventi in una cornice temporale precisa perché i due elementi portanti della storia, secondo me, sono, appunto, che Sh non c’è drammaticamente più e che Watson è devastato dal dolore.
Higgins diventa una specie d’inconsapevole raccordo tra i due. Mi chiedo ancora, se devo essere sincera, se, una volta aperta la porta, John, a differenza di Bill, potrà vedere Sh, grazie alla forza del legame che c’era fra loro, oppure dovrà rimanere amareggiato e deluso, trovandosi davanti solo quel disgraziato.
Interessante il significato che penso sia insito nella prima frase con cui Sh tenta di far aprire la porta a John, quella sua dichiarazione così asciutta ed atipica, per lui. Infatti a John suscita molti dubbi su chi possa davvero averla pronunciata. Però, potrebbe essere che la morte abbia cancellato tutti i silenzi sulla vera faccia del sentimento che sicuramente Sh provava per John e che quindi lui, nella dimensione in cui si trova, non abbia più remore a riconoscere ed a esprimere ((“…che ti ama…”).
Invece la “chiave che aprirà la porta saranno quelle parole così buffe che Sh ha detto, salutandolo all’aeroporto, nella scena finale di HLW, che, in realtà, secondo molti avevano un significato molto diverso, proprio quello della frase che Sh fa pronunciare, per suo conto, a Bill.
Ritrovo degli echi del film “Ghost”, straziante e tenero allo stesso tempo, soprattutto nell’impossibilità per chi è morto di comunicare alla persona amata solo attraverso qualcuno che è sensitivo.
Una storia, questa, che ha un’indubbia originalità e che suscita emozioni particolari. Mi è piaciuta, molto.