Buongiorno cara! Innanzitutto mi spiace, scusami se sono arrivata con ritardo sul tuo profilo ma ho avuto giorni difficili da gestire e mi sento in colpa, sorry sorry sorry! Comunque adesso sono qui a leggere uno degli ultimi tuoi aggiornamenti. Mi ha affascinata moltissimo la prima parte, prima dell’inizio della narrazione vera e propria: mi sono immaginata il narratore che parla con voce profonda e quieta spiegando con un susseguirsi i frame da film, ciò che era il progetto originale prima che tutto cominciasse, ciò che è accaduto e quale era l’idea. I Bambini Indaco sono una concezione davvero bellissima che però non è sicuramente perfetta, vero?
E poi via iniziare con il vero e proprio racconto.
Hai dato una spiegazione meravigliosa di questo imprinting avvenuto tra Gabriel e Ariana, una cosa stupenda che va al di sopra di bene e male, al di sopra di ogni cosa. È incredibile come tu sia riuscita a dare parole al concetto in modo tanto delicato e particolareggiato, attraverso i pensieri di lui ed i gesti di lei.
Nella seconda parte vedo l’infanzia di Anathema, come è bello come ce la mostri, così genuina nel suo potersi godere momenti da bambina normale, così spontanea, riesci a ritrarla in maniera verosimile coinvolgendoci nei suoi giochi, nelle corse e negli sfoghi, nel suo saltellare e nel correre. Ed è proprio lì, nel momento in cui s’è fatta male, che appare.
Indaco.
Come i bambini riportati nella presentazione alla long.
Ariana è incredibile, riesce a fare cose strabilianti – sia a casa che con Anathema – e con una tale innocenza e spensieratezza che mi sembra normale pure vederla conversare con Gabriel di come lei sia in grado di portare il bene, di riconoscere il dolore e di potere fare qualcosa per far stare meglio il mondo. Che tenerezza meravigliosa quella bambina, che fa di tutto per illuminare le giornate di chi le sta intorno. E sembra vada tutto bene, io ci credo come ci crede l’angelo, e lei… fino a che non ha più il suo potere, e questo mi riporta ancora alle prime righe, dove sottolinei come questi meravigliosi frutti di Dio poi debbano essere lasciati indietro nel caso perdano il loro dono. Questo è successo ad Ariana, e adesso? Comincio a sentirmi la malinconia che sale per poi esplodere nel momento dell’addio dove Gabriel prende e se ne va.
Se ne va lasciandola sola, dopo 15 anni passati assieme, dopo che lei s’era resa conto di provare qualcosa per lui, dopo che l’aveva protetta da tutto. Così deve finire? Eh no, adesso voglio vedere dopo il mancato Armageddon cosa le succede. E non è bene, non è affatto bene perché oltre ad essere cambiata Ariana, Anathema riesce a comprendere che lei sa, e così la ragazza di rimando: sanno e non hanno parlato, la protagonista si è sentita abbandonata a se stessa da tutto. Da Dio, da Gabriel, dalla migliore amica, e quale occasione migliore se non una tentazione da parte del male stesso? Tentazione a cui lei cede per poter riottenere ciò che era suo “di diritto” posso dire.
Ha di nuovo i suoi poteri, ma dalla parte opposta. Che ci sia un Armageddon infine in questa storia? Mi hai rapita dalla prima all’ultima parola, sono rimasta affascinata dalla trama e dai tuoi personaggi, da come tu abbia scavato a fondo nell’introspezione di questa OC, da come tu ti sia mossa ricreando situazioni iniziali equilibrate per poi spostarti nel momento in cui lei perde la retta via e non resta più nulla probabilmente del buono che aveva dentro. La storia è stesa bene, corretta, invoglia ad andare avanti nonostante la fine del capitolo e si sofferma nel giusto tra le sensazioni, gli avvenimenti, passando con balzi temporali ai momenti salienti della vita dei protagonisti. Non vedo l’ora di leggere come continua, sono troppo curiosa perché in una persona buona si è insinuato il male e la tentazione. Alla prossima cara, buon lavoro e buona ispirazione! :3 |
