Finalmente eccomi per lo scambio a catena ;D
Ero un po' indecisa, ma le premesse - la descrizione - di questa flashfic mi hanno convinta a passare da qua, benché io speri di riuscire a fermarmi presto anche dalla raccolta, a cui ho dato un'occhiatina e mi piacerebbe approfondire prossimamente!
Ma veniamo a noi. Ciò che in primo luogo mi ha colpito è stato il titolo: non vuol dire niente e al contempo vuol dire tutto, mi ha subito catturata e portato la mente al buon Beckett. Appena aperta quello con cui ci imbattiamo subito è una citazione nella quale credo molto: ho apprezzato come fin dall'inizio dai questo spunto di riflessione semplice ma efficace. Da studiosa di psicologia, quel tipo di consapevolezza è qualcosa che in parte mi fa storcere il naso, ma dall'altra si deve sempre essere consci del margine di imprevedibilità del comportamento umano (e, di conseguenze della vita, essendo che ognuno di noi vive un'esistenza assieme - volenti o nolenti - ad altre persone): trovo sempre sia un po' azzardato staticizzarlo e darlo per scontato.
Entrando nel merito del racconto, devo dire che mi è piaciuta molto la struttura che gli hai dato - anche da un punto di vista visivo, fatto che per me è sempre molto importante, poiché facilita o invoglia la lettura il modo in cui a stessa viene presentata.
Tra le varie, poi, devo anche ammettere che la coppia Luna/Draco è una di quelle che preferisco: li trovo così differenti l'uno dall'altra da poter risultare perfetti insieme, poi, giusto per spendere un paio di parole per lui, Draco è proprio uno dei personaggi il cui percorso e la cui storia mi è piaciuta maggiormente.
Mi è piaciuto molto il fatto che il testo sia narrato al presente: questa è una cosa che personalmente faccio di rado, ma, soprattutto quando la narrazione è in prima persona, trovo che dia la più sincera e spontanea opportunità di sentirsi presenti sulla scena. Questo, almeno, è ciò che di norma succede a me, esattamente come mi è accaduto anche in questo frangente. Draco la osserva, le risponde, una volta uscito dai propri pensieri, stupito per il fatto che lei gli rivolga parola, nonostante i loro avvenimenti passati - "Ero il tuo carceriere, Lovegood".
Il modo di fare di Luna pare che a tratti lo faccia sentire quasi umiliato, a tratti rincuorato per il fatto che qualcuno, sebbene quel qualcuno sia lei, si preoccupi per lui e la sua famiglia. Tutto il testo mi pare caratterizzato da una delicatezza leggera, ma nettamente percepibile. Così come lo sono tutte le sensazioni che Draco prova in quel momento. Al di là dei dialoghi, ho trovato ciascuno dei termini in corsivo perfettamente azzeccato: lo hai dosato nel modo giusto per far soffermare l'attenzione del lettore sulle parole chiave e punti salienti, permettendoci di addentrarci dritti nei sentimenti di Draco, senza renderli mai espliciti o palesi, quasi come se fosse compito del lettore interpretarli.
"Lei ti sorride, ti sorride mentre consola qualcuno che non conosci – cali gli occhi offuscati da un’inspiegabile emozione, c’è qualcosa che si agita dentro." questo è stato forse il passaggio che maggiormente ho preferito. Quello che ne ho evinto - per quanto mi accolli la possibilità che la mia interpretazione a riguardo sia errata o comunque non corrispondente a quella che tu volevi far passare - è quasi come se lui nel vedere le gesta di lei e la sua premura nei confronti dell'Altro, senza necessariamente dare all'Altro un volto conosciuto o ben delineato (ritengo che a Luna non sarebbe interessato chi fosse il soggetto a cui prestava il proprio aiuto: glielo avrebbe dato comunque, esattamente come ha fatto con Draco) qualcosa lo colpisca e lo scalfisca dentro. Mi ha dato l'impressione che la gentilezza che lei manifesta sia stata la principale causa di quell' "inspiegabile emozione".
E così, come il racconto si è aperto si chiude: riprendendo la citazione iniziale e terminando il dialogo che ha dato inizio a questo breve flusso di emozione. Mi ha toccato molto anche quel "Draco – detto senza scherno, imposizione, terrore, detto e basta"... detto e basta e alle volte basta poco, no?
Molto realistica anche la reazione di lui di fronte alla presa di coscienza delle sue emozioni (che rida di sè e della situazione) e devo dire che, effettivamente, forse la vita è proprio ciò che dici tu: una serie di condizioni in un equilibrio pressoché precario dove ogni azioni può farle cadere o farle volare e dove tutto dipende da come ognuno di noi decide di viverle ed approcciarsi ad esse.
Concordo, probabilmente accettarle e assecondarle è l'unico modo, se non altro, per farci sentire vivi.
Dolce, poi, la frase finale.
E' stato un piacere esser passata da qua,
a presto,
Bongi! |