Questa è la “ città” che mi ha comunicato emozioni più intense e positive rispetto alle precedenti, unite ad un senso di rassicurante accoglienza. E quest’ondata di speranza e di sicurezza l’hai espressa in quel John la cui forza travolgente è racchiusa nel suo sorriso, porta aperta verso un futuro in cui pensare ad una vita migliore e, soprattutto, vera. Quella che Sh non ha mai vissuto prima dell’incontro fatale e straordinario con quel reduce che gli ha risvegliato la voce del cuore. Qui John non dice praticamente niente, ma la tua scelta narrativa è molto efficace perché, per creare l’atmosfera di profonda intesa e di ineluttabile vicinanza, é molto più significativo un gesto che delle parole che non riuscirebbero ad esprimere inequivocabilmente la profondità di un legame unico ed indissolubile. Ed il gesto che hai scelto per far esprimere ciò è, come ho già scritto, il sorriso di John, meraviglioso e carico di vita. Dal punto di vista visivo, il suo atteggiamento, che risalta ancora di più grazie al suo silenzio carico di significato, per me è come se rappresentasse un unico punto di colore, potrebbe essere arancione o rosso, in uno sfondo dipinto a tinte tenui, uniformi. Qualcosa, insomma, che attira, che chiama. E per Sh,diventa punto di riferimento, proposta di cambiamento totale,
Per lui diventa un punto fermo, una luce che guida verso il futuro.
Tornando alle caratteristiche di questo pezzo, è sorprendente come tu abbia arricchito il testo, che tecnicamente è breve, di molte potenzialità interpretative. Ti sei servita dell’atmosfera quasi surreale di Calvino per “costruire” una storia che esprima, in modo originale, ed in poco spazio, il mondo di John e Sh. I motivi che caratterizzano il fascino della Johnlock e ne esprimono l’unicità, ci sono tutti, rappresentati in modo originale. Ci sono la fatalità del loro incontrarsi, del loro perdersi e del ritrovarsi senza più dubbi o paure. C’è il carattere di John, accogliente e perfettamente complementare rispetto a quello di Sh, più introverso, chiuso e che sfugge all’approfondimento delle relazioni con gli altri. John, a questo proposito, è colui che costituisce un ponte sicuro verso l’accettazione e la scoperta di ciò che significa vivere senza più trincerarsi dietro ad una solitudine profonda e devastante. Il punto focale, secondo me, di ciò che racconti e, quindi, di ciò che consideri il cardine dell’evoluzione di un rapporto importante ma dal volto nascosto, è la Caduta di Holmes e non solo in senso letterale. Infatti Sh, con il suo “volo”, pur se inserito in una situazione finta ed ingannevole, il famoso piano “Lazarus”se non ricordo male, comunque ha scelto di esibirsi in un gesto clamoroso che, e lui lo sapeva, gli sarebbe costato molto caro, lo avrebbe allontanato per un lungo periodo dal suo “conduttore di luce”, tenuto all’oscuro di tutto. In poche righe hai rappresentato il consulting ed il suo mondo prima di conoscere John e dopo il primo, fatidico incontro nel laboratorio del Barts. Un luogo dell’anima quasi asettico , lontano dagli altri, che tu rappresenti efficacemente, ispirandoti alla visione di Calvino che ci presenta Bauci, la città sospesa, i cui cittadini vivono guardando gli altri a distanza, dall’alto. Si può pensare che in questa situazione ritrai la vita di Sh prima di conoscere John: una vita sospesa, sicuramente offuscata dalle ombre di un passato inquietante, quale abbiamo visto nella S4, in TFP. Gli altri sono visti come se fossero lontani fisicamente, proprio come vivessero molto più in basso, irraggiungibili. E lui si sente fuori dal mondo, incapace di trovare un linguaggio comune per farsi accettare. La situazione richiama la scena angosciante di TRF, con Holmes e Moriarty sopra il tetto del Barts, impegnati in un mortale duello tra intelligenze decisamente non comuni. Guardando allora quelle immagini, non sapevamo della finzione progettata per salvare la vita di Sh. Però l’angst della Caduta l’abbiamo vissuto e sofferto intensamente, affidato sia a quel tragico “volo”, così drammatico e spettacolare, sia all’attonita e dolorosa incredulità di John di fronte a quello che credeva davvero l’improvviso suicidio del suo “migliore amico”.
Le tue parole hanno così richiamato lo stato d’animo dispiaciuto e sospeso di fronte alla morte del consulting.
Però rappresenti anche il risultato della Caduta, cioè uno Sh nuovo, più umano, propenso ad ascoltare la voce del cuore e ad avvicinarsi agli altri, non più vuote maschere in un mondo ostile. E questa rappresentazione la concretizzi efficacemente in quello “scontro” casuale che Sh ha con la donna sconosciuta che gli fa capire, con quel “Mi scusi” che lui esiste, che ha un’identità e può avere anche un suo posto in mezzo agli altri. E, ripeto, c’è sempre John accanto a lui, silenzioso ma sorridente che gli indica la strada da seguire e lo accompagna meravigliosamente verso la nuova vita.
Secondo me, un punto di forza della tua storia è la quantità di spunti di riflessione che offre, su Sh, su John e sul loro legame. Come ho scritto sopra, qui si trova quella che è l’essenza della Johnlock, cioè quel loro essere necessari l’uno all’altro. Qui è il POV di Sh che ci induce a riflessioni riguardanti soprattutto il suo modo di sentire. Quindi ecco il suo iniziale senso d’isolamento, che tu traduci perfettamente in quel suo saper leggere sì le persone senza, però, riuscire a sopportare una qualsiasi forma di comunicazione interpersonale. Significativo è come definisci il suo stato d’animo che è descrivibile come quello di chi sta lontano da tutto e da tutti, come se si trovasse , appunto, sul tetto del mondo, al sicuro certo, ma prigioniero della sua stessa scelta di solitudine, per modo di dire, “protettiva”.
Noto che, dal punto di vista lessicale, proprio perché il testo è breve, tu reiteri un termine che, solitamente, in una narrazione di siffatta qualità non apparirebbe determinante, eppure... La parola a cui mi riferisco è “cornicione”, che tu ripeti in un piccolo spazio di testo. Allora, scusa la licenza di lettore, mi slancio in interpretazioni personali: il tuo modo di scrivere è, a mio avviso, troppo curato e vario dal punto di vista lessicale, perciò non penso proprio che la ripetizione, cui mi riferisco, possa esserti sfuggita. Sono sicura che, con essa, con quell’attirare la nostra attenzione su quella parola, così banale, “cornicione”, tu abbia voluto esprimere qualcosa di preciso. Il termine indica un punto di confine tra una situazione di sicurezza ed un’altra di alto rischio. In TRF il cornicione indicava, per esempio, la linea di demarcazione tra il mondo di Sh in cui fondamentale è la sfida con Moriarty. Oltre, invece, c’è il rischio, il salto nel vuoto, la morte quasi sicura. Il tuo sistemare lì un John sorridente ed allusivo è una mossa veramente geniale. Forse hai voluto significare il ruolo determinante di ciò che Sh prova per John, rappresentando così un passaggio, non certamente incruento, mediante il quale Sh cambia radicalmente vita, si getta “nel vuoto”, appunto che, secondo me, rappresenta il ruolo dei sentimenti finalmente riconosciuto ed accettato dal consulting. Per lui, sicuramente, è stato simile, appunto, ad un salto dal cornicione, verso qualcosa di ritenuto pericoloso e sconosciuto. Però, e qui mi è piaciuta particolarmente la tua rappresentazione, non succede alcunché di catastrofico. Nel suo sogno, nel suo peregrinare inquieto nelle stanze del suo Mind Palace, Sh considera così la sua decisione di riconoscere ciò che prova per John, gettandosi così metaforicamente nel vuoto dei sentimenti, abisso a lui sconosciuto. Ma, e qui hai espresso un mondo di tenerezza, il sorriso di John lo accompagna e lo accoglie nuovamente a “terra”. Non è successo alcunché di grave. La Caduta è terminata in mezzo agli altri che riconoscono la sua presenza. Splendida la frase finale in cui descrivi, con la voce del cuore, il ruolo che John ha agli occhi di Sh: l’ha fatto “nascere” ad una vita diversa, nuova, per entrare nella quale è comunque necessario sacrificare qualcosa. Sh è “saltato”, lasciandosi alle spalle una lontananza dagli altri assolutamente arida e negativa. Ha rinunciato al dominio della sua ragione nelle faccende regolate soprattutto dalle emozioni. E, fatto straordinario e commovente, si è salvato la vita, è atterrato senza problemi in mezzo agli altri, con accanto il suo John.
Un pezzo, questo, veramente di qualità, il migliore per me delle “città” precedenti. Brava. Certo che ti sei “supportata” con la genialità di Calvino, ma ne hai mutuato gli echi e l’atmosfera preziosa. Il resto è tutto tuo, completamente scaturito dalla tua effettiva capacità di scrivere “ad una certa altezza”. Complimenti sinceri. |