Recensioni per
Gigli di Francia
di LaCittaVecchia

Questa storia ha ottenuto 8 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Junior
27/09/20, ore 02:34

“Le onde della storia battono fino all’aldilà, in parte come ricordo del passato terreno, in parte come partecipazione al terreno presente, in parte come ansia per il terreno futuro, ma ovunque come, in senso figurale, temporalità contenuta nell’eternità senza tempo”. È facile iniziare bene, citando Auerbach. Ma una storia di vasto respiro richiede una penna all’altezza, più salda della mia.

Facile iniziare bene, meno facile continuare, se non lo si fa in terzine, ma quelle te le lascio. Lavoro da certosino, da monaco amanuense, da adepto. Incatenare e concatenare narratori di secondo livello alle terzine dantesche, essere quelli Voltaire e Romanov, creazioni icastiche e vive come non mai della mia comandante Rouge, non è cosa da poco. Se la tua storia fosse un centone, sarebbe già lavoro notevole e lodevole. Più lodevole ancora il fatto che ci sia del tuo proprio, a fondere Dante con i soldati della compagnia B, che per certo il poeta fiorentino avrebbe apprezzato, con cui avrebbe spezzato volentieri il pane.

Ci si dimentica spesso di quanta importanza abbiano gli umili nella Commedia: poema non di eroi, poema senza eroe, poema in cui un Ciacco o un Belacqua hanno la stessa rilevanza di Ulisse, e più rilevanza di Alessandro Magno o dell’imperatore Federico II di Svevia. Poema che vede la condanna dei papi simoniaci, l’esaltazione in Paradiso della altrimenti dimenticabilissima Piccarda Donati; in cui si sceglie come guida in primis non un santo, non un beato, bensì un poeta precristiano, ma il ‘suo maestro’, e il ‘suo autore’; e in secundis una fanciulla fiorentina di nessuna rilevanza, se non quella datagli dall’amore nella giovinezza. Un poema che è un romanzo corale.

E anche l’opera di madame Ikeda, mutatis mutandis, a distanza siderale di tempo e di spazio, è un’opera corale, in cui ciascuno mantiene la propria individualità potenziata, il tutto fuso nella Storia che ogni cosa sovrasta.

Creare un ponte fra gli umili e i dimenticati di ogni tempo è mostrare che le storie si cercano, si ritrovano, si richiamano. Che l’essere umano è fatto di carne, sangue, passioni obliate nel tempo di un paio di generazioni, ma eternate dalla scrittura.

Stavolta Dio non ha giudicato da buon borghese, e non ha condannato i ragazzi a diecimila anni più le spese, perché là dove non si salvano i potenti, si salvano i derelitti, anche per un sol gesto di filìa.

Non so se ho reso l’idea di quanto questo lavoro mi sia sembrato potente, lo stile (il mio, intendo) può sembrare un po’ enfatico, un po’ retorico, cosa quanto mai lontana dalle intenzioni – resta fermo il proposito di parlarne in un vinaino ove servono rosso forte, ed estendo l’invito a Fabrizio, la cui assenza comincia a farsi pesante; nel frattempo, amico mio, con questo breve poema resta la memoria “di voi quando nel mondo ad ora ad ora/ m’insegnavate come l’uom s’etterna”.

Mai una storia più di questa meritò “commedia” come genere scelto.

Devoti omaggi,

Sacrogral

Recensore Junior
18/07/20, ore 14:32

Per la seconda volta mi trovo a leggere una pubblicazione davvero insolita, il cui stile è a dir poco sorprendente.
Ho guardato le altre tue pubblicazioni e ne ho avuto la conferma che cercavo. Il tuo non è un mero scimmiottare uno stile di scrittura ormai desueto.
Padroneggi davvero le terzine concatenate. A parte lo stile, i riferimenti all'argomento trattato nell'anime ci sono tutti. E li mostri dal punto di vista di alcuni soldati.
Una pubblicazione notevole.

Recensore Junior
16/07/20, ore 14:38

Ciao LaCittàVecchia, questa seconda cantica della tua personale Commedia è un gioiello di poesia vera, quella decantata con la maiuscola.
Pur non conoscendo le due anime penitenti incontrate sul cammino della lettura, mi si sono parati innanzi tutti i giusti riferimenti alla storia dei nostri Oscar e André. Il potere allegorico delle parole è straordinario e qui la capacità narrativa dell’autrice ha saputo sfruttarlo in pieno.
Dunque siamo in un nuovo regno, nel luogo preposto alla espiazione dei peccati e il  canto si apre alla maniera classica dei poemi cioè con una invocazione - in questo caso non alle Muse ma alla Misericordia di Dio - che incorpora nel Miserere mei Deus anche la sua protasi, cioè l’intento della cantica.
I rimandi al Canto I e V del Purgatorio sono diretti e inequivocabili, macrocosmo e macrostoria di quelli meno noti, ma non per questo meno importanti, di due figli del mondo e gigli recisi dalla peccaminosa Paris.
Salvati anche loro dalla loro stessa morte prima di morire, continuano adesso il loro cammino sulla strada dei Giusti.

Brava veramente anche perché ci vuole arte a trovare il bello dove nessuno lo vede, a dare significato alle cose insignificanti, a prestare attenzione a chi, come Voltaire e Romanov, non ne ha forse mai suscitata, sensibilità, la tua, preclusa a molti.

Fiammetta1372

Nuovo recensore
15/07/20, ore 12:19

Mai avrei immaginato di ritrovar “per una selva non del tutto oscura” due viandanti – forse due tra mille papaveri rossi - che in altro tempo e in altra storia hanno toccato le corde dell’invenzione, seppure di volto e d’aspetto assai poco disegnati ma quanto basta perché parole e gesti colpissero a tal punto la fantasia di altro autore, così che ad essi fosse data voce e coscienza ed un’anima che lungi dall’essere dannata potrà invece aspirare al cammino della salvezza, tra i giusti.

Sono “solo” personaggi certo ma un tempo “potrebbero anche essere vissuti”, se, come riportano le cronache del 13 luglio 1789, furono proprio le Guardie Francesi – composte da plebei e sfortunati, feroci ma sinceri nello spirito e nella passione – a “violare le consegne” e a fraternizzare con la gente di Parigi, forse nelle ore di massima ed assoluta spontaneità di ciò che poi sarebbe accaduto e dunque certi di compiere un atto disinteressato e generoso.
I comprimari che così bene Madame Ikeda ha tratteggiato sono diventati i veri protagonisti di uno dei giorni più importanti della Storia.

Ammetto lo stupore dunque (che la sottoscritta proprio per analogo motivo li aveva immeritatamente immaginati all’Inferno) che morire per una causa, fosse anche per la vita di colei che hanno incontrato nell’infernal ambascia, ed addirittura restare saldi entro questa devozione, ossia continuare a provare affetto per anime ormai perdute, persino dopo la morte, abbia pregio e potere di ammantare l’anima al punto da preservarla dalla dannazione eterna.

Quel “Voltaire, ch'io sia dannato s'el non vive!” è semplicemente stupendo!
Detto da un’anima a cui è stato concesso di salvarsi...
Persino il buon Virgilio resta un poco sorpreso!

Grazie dunque per aver reso ancora più umani i due soldati della Guardia Francese, Romanov e Voltaire che ormai non percorrono più le strade di Paris con la loro boria un poco smargiassa ma volgono i passi alla lunga salita che emenderà le loro colpe.
Alla loro voce è affidata dunque la testimonianza di quell’incredibile ed intenso ed unico amore che “Natura li fece e poi roppe lo stampo”, che loro stessi hanno incrociato in vita e che adesso diverrà come una sorta di eterna consolazione, capace addirittura di salvare le loro eterne esistenze.

Grazie ovviamente per aver scelto un mezzo sintattico davvero complesso, un linguaggio impegnativo, mai scontato, che utilizza lo stile dantesco, assolutamente difficile negli incastri di concetti e nella scelta delle figure retoriche, molto simile a quello che ha accompagnato tante mattine sui banchi di scuola e tanti pomeriggi di studio, anche se poi, proprio le amate e sudate terzine precedevano d’un soffio l’idillio con la storia dei nostri.
Ricordi intensi e molto cari che si aggiungono a questo componimento esemplare.

E dunque davvero la scrittura diviene vaso in cui si raccolgono le idee che poi si riversano in altri vasi e in altri vasi ancora, a generare altre idee ed altri spunti.

Molto modestamente mi affido anch’io ovviamente alle parole del Sommo Poeta:

Vien dietro a me, e lascia dir le genti:
sta come torre ferma, che non crolla
già mai la cima per soffiar di venti...
Purgatorio Canto V

Grazie ancora
Capo Rouge
(Recensione modificata il 15/07/2020 - 04:15 pm)
(Recensione modificata il 15/07/2020 - 04:16 pm)

Recensore Veterano
15/07/20, ore 12:06

Ma qui la morta poesì resurga,
o sante Muse, poi che vostro sono;
e qui Caliopè alquanto surga. 

Un canto vero questo, e uno dei più melodiosi! 
Una lirica che si ciba di prodigio e che, novella Calliope, tramuta le figlie di Macedonia in Piche! 
Le note ci sono tutte è un pentagramma in versi dove le voci soliste si distinguo riconoscibilissime con acuti nel mezzo dell'armonia del controcanto.
Due soldati qualunque che hanno rivendicato con forza la dignità di essere uomini prima e personaggi poi.
L’ascesa è stata una marcia perigliosa per tutti anche per quelle due anime belle e d’un sigillo unite che in terra li avevano guidati ma che sono condannate alla prigione eterna a guardia di quel fior che par rifulga là ove v'è spenta ogne veduta. 

Illuminati dallo zaffiro orientale vedono già le quattro stelle. Il riscatto è già avvenuto sulla strada di quella stessa libertà per cui l’Uticense, quasi alla stessa maniera, si era immolato. Non dubito che anche loro, giusti come lui, riceveranno il sommo riconoscimento il giorno del Giudizio.
A noi, come a Romanov e Voltaire, non resta che esser grati a quell'anime per quella goccia di splendor che abbiamo visto anche nel fondo di quell'orrenda ghiaccia che potestà divina non sciolse.

In attesa di quel Giudizio non posso che umilmente riconoscere la somma bravura del poeta e l’originalità dello spunto, complimenti davvero.

Minaoscarandre 

Recensore Veterano
14/07/20, ore 22:05

Allora, davvero molto interessante questo scritto. Unico nel suo genere, direi.
Perché non avevo mai letto uno stile così ricercato per un semplice racconto dedicato a dei personaggi di fantasia.
Hai ripercorso perfettamente la storia dei due soldati, che nell'originale non esistono, ma che hanno una rilevanza in Paris.
Due anime che stanno percorrendo il cammino verso la salvezza eterna.Due soldati tra tanti, due uomini che hanno vissuto la miseria e la brutalità di Parigi, che hanno lottato per la libertà e perso la vita. .
Hanno combattuto Voltaire e Romanov per degli ideali, forgiati e cambiati nel loro cuore dall'incontro con due anime destinate ad essere unite per sempre.
Quell'incontro ha cambiato la loro vita, ha insegnato loro dei valori così alti da essere disposti a dare la vita affinché potessero affermarsi.
Oscar e André sono in questi versi intensi.
Tal fu nostra mala condotta finchè
pria nemici poscia d'armi compagni
ci fu dato d'incontrar due anime
d'un sigillo unite ch'io mai non vidi
in tant'altre persone d'un sì bello,
Natura il fece e poi roppe lo stampo".
Difficile non riconoscerli, non percepire l'omaggio che I soldati e tu fai loro.
Davvero sorprendente questo scritto dedicato a chi non ha avuto voce nell'originale.
È evidente che la Divin Commedia ti è familiare, quasi mi vien voglia di avvertire Dante.

Recensore Master
14/07/20, ore 08:56

Gentile autore,
Comprendo il desiderio e la volontà di omaggiare un' autrice di questa sezione, tuttavia il tuo componimento sembra un canto dantesco e sia nella forma che nel contenuto non mi ricorda neanche lontanamente la vicenda di Lady Oscar tranne che per il titolo, molto accattivante.
Questa sezione si intitola " Anime e manga" , secondo me sarebbe stato piu appropriato inserire questo la tua storia fra gli originali.
Buona giornata
(Recensione modificata il 14/07/2020 - 08:57 am)

Recensore Master
14/07/20, ore 02:14

Molto interessante e curioso questo racconto di Oscar e André in versi quasi Danteschi.