Non sai che gioia ho provato, Smaug, nel vedere la mia Artemis per la seconda volta in un flashback. Come ti ho già ripetuto mille volte, adoro il modo in cui la gestisci e il fatto che sia riuscito a comprenderla appieno nonostante la scheda che ti ho inviato fosse una Guernica letteraria. Il rapporto tra Numero Sette e Numero Due, ti dico, non me lo aspettavo. Dall’altra parte, però ammetto di non avere ancora inquadrato completamente Ezra Cleremont e che questo capitolo e i successivi suoi scorci introspettivi mi hanno dato un’idea precisa di lui, come quella di un amareggiato ribelle senza causa. E come biasimarlo? Non sapevo bene cosa aspettarmi dal suo potere, visto che “specchio” è un pochino vago e per un po’ me lo sono immaginata addirittura come mutaforma; tuttavia, l’idea di poter prendere in prestito le abilità degli altri lo rende ancora più sfaccettato di quanto sperassi. Ezra è uno di quei personaggi con cui trovo facile simpatizzare. Penso che tutti, a un certo punto nella nostra vita, siamo entrati in competizione con qualcuno (un fratello, un cugino, un amico, un compagno di scuola) e ci siamo sentiti pressati dal bisogno di sentirci validi, all’altezza degli altri. Per Numero Due questo sentimento dev’essere stato frequentissimo. Onestamente, immaginavo già che tra lui e Rigel ci fosse una sorta di rivalità. Numero Uno e Numero Due, per forza di cose, sono o i più leali dei compagni e fidati degli amici oppure i più accaniti competitori. Mi pare di aver capito che qui parliamo del secondo caso. Nel capitolo precedente Rigel racconta ad Alexis che non si fida di Ezra, che addirittura Ezra rimane nell’Umbrella Academy soltanto per Levi. Questa potrebbe essere una percezione esagerata di Numero Uno, che comunque sappiamo avere grossi problemi di fiducia, ma infondo tutte le paranoie hanno il loro fondo di verità e questa non fa eccezione. Anche lo stesso Alexis, al tempo del suo flashback, menziona il fatto che Ezra e Levi fossero un duo fisso e un paio di capitoli fa i due hanno anche cercato di parlare e risolvere un vecchio problema. Quello che deduco (e che è possibile sia completamente errato) di Numero Due, quindi, è che è stato un ragazzino solitario, quasi del tutto assorbito nella sua competizione con Numero Uno e nel desiderio di accontentare Octavius, con un debole (che sia platonico o no, non ci interessa ora) per Levi. Infatti immaginavo di vederla insieme a lui nel flashback. Artemis, e lo sappiamo entrambi, non è una tipa granché sensibile quando si tratta degli altri ed è un po’ troppo concentrata su se stessa per prestare attenzione a Numero Due. Immagino che questo momento di grandiosa gentilezza sia scaturito dal fatto che, in fin dei conti, Ezra stava avendo problemi con il SUO potere, con la sua personalissima capacità di biomanipolazione. In altri casi, non so come la loro amicizia avrebbe potuto svilupparsi. In ogni caso, questo flashback mi è piaciuto un casino. E immagino anche che non sia un caso che, così come con Alexis, il rapporto tra Ezra e Octavius non sia illustrato attraverso un confronto diretto ma per tramiti. Questa non può essere una coincidenza.
Comunque sia, possiamo passare ora a una delle scene che ho amato di più dell’intero capitolo, ovvero quella dei Cavalieri. Kasumi ed Elijah, fino ad ora, li abbiamo sempre (o quasi) visti assieme a Gideon e Nasheeta, che sono in un certo senso i ragazzini del gruppo e con i quali lo Zar e la Kitsune devono comportarsi in modo responsabile, quasi per dare un esempio. Finalmente osservarli nel loro habitat naturale, in compagnia solo l’uno dell’altra, è stato a dir poco interessante. Senza il bisogno di essere i leader del gruppo, infatti, sono quasi normali. Non so se mi spiego bene. Probabilmente no. Quello che intendo è che quando ci sono Apollo e la Sfinge in giro e dunque c’è bisogno di fare gli adulti, lo Zar e la Kitsune si comportano di conseguenza; però, ora che sono per conto loro cambiano moltissimo atteggiamento. Sembrano, in un certo senso, più a proprio agio. Kasumi è impaziente, è irrequieta, è insicura. E si vede. Elijah si impone una calma artificiale e il suo nervosismo trasuda soltanto dalle sue parole, dal modo in cui si rivolge alla sua collega. È ovvio che il Generale intimidisca entrambi ed è anche ovvio, per il lettore, che sia necessario preoccuparsi. Infondo abbiamo conosciuto entrambi come persone giudiziose e marmoree, che hanno sempre la situazione in pugno e sono del tutto consapevoli di quello che fanno. Ritrovarceli così inquieti dà davvero profondità alla situazione. Diciamo che hanno acquisito una loro credibilità. E, in effetti, i loro timori erano tutto meno che infondati. Il Generale è davvero oltre la portata di quello che io recensitrice e i ragazzi dell’Umbrella Academy potessimo immaginare. Ancora una volta, celebro e gradisco il tuo realismo. Sarebbe stato facile rendere il capo dei Cavalieri di Vetro un superuomo, grandioso e terrificante non solo nelle sue azioni ma anche nel suo aspetto, e invece hai dato l’immagine di un uomo qualunque, che un po’ mi ricorda Capricorno di Cuore d’Inchiostro. Il Generale non ha bisogno di apparire minaccioso per esserlo. E per questo lo adoro. Sotto tale punto di vista, (anche se qui potrei starmi allargando troppo) va anche in contrasto con Octavius Cleremont. Il patrono dell’Umbrella Academy, a quanto abbiamo capito fino ad ora, era un uomo rigido e spietato, certo, però era anche eccentrico e appariscente, un imprenditore e un uomo d’affari. Ne sono testimoni i tanto citati non solo galà invernali e il suo salotto orientale, tutto questo sfarzo mistico e ostentato che è la stessa tenuta di Rosewood, ma anche i suoi stessi figli. Ho notato che molti dei ragazzi (Artemis, Alexis, Caesar, un po’ lo stesso Rigel) hanno un ché di melodrammatico e di teatrale nei loro atteggiamenti. Non nel carattere perché dire che tutti abbiano preso da Octavius in quel senso è troppo azzardato anche per me, però in certi dettagli mi rendo conto che monsieur Cleremont ha avuto sui suoi bambini soldato più influenza di quanto a tutti quanti piaccia pensare. Inutile parlare di Artemis, che è un’amante dell’apparire e dell’essere guardata; notiamo, più che altro, certi dettagli degli altri sopracitati. Caesar che da ragazzino faceva a pezzi la sua stanza ogni mercoledì sera (mi pare) con una mazza da baseball e torna a Rosewood dopo sei anni aprendo la porta d’entrata con un calcio, gridando “amore, sono a casa!”, non possiamo negare che sia un tantino drammatico. Per non parlare di Alexis, che è teatrale nelle cose piccole, nelle battute che fa e nelle cose che non dice, nel modo in cui si veste (eh no, non ho dimenticato il cappotto azzurro in pieno inverno, quando vanno altri colori) e in cui si siede, si atteggia, si pone con gli altri. A me Alexis sembra uno che ogni volta dice a se stesso “go big or go home” quando in realtà va sempre big a prescindere. Di nuovo, non so se mi spiego. In ogni caso, come siamo arrivati ad Alexis? Ecco, Octavius e il Generale. Secondo me tra loro c’è un certo contrasto nei modi di fare: Octavius è uno che ama il centro dell’attenzione (non scordiamoci di Rigel che parla della politicizzazione dell’accademia e della perenne fama di suo padre), mentre il Generale si apposta nell’ombra. Non biasimo affatto Elijah e Kasumi per essere nervosi in sua presenza. E il modo in cui entrambi credono immediatamente alle sue minacce, senza mettere in dubbio neanche per un istante che possa fare quelle cose, la dice lunga sul suo carattere, sul ruolo che ha nell’Ordine. A essere sincera, sono molto entusiasta all’idea di saperne un po’ di più. È vero che questa è una cosa del prossimo capitolo, ma te la dico già da qui: avere un po’ di luce su tutta questa faccenda non mi dispiace neanche un po’. Fino ad ora dell’Ordine dei Cavalieri di Vetro abbiamo saputo un po’ da Rigel (che, per quanto adorabile, li antagonizza in modo del tutto soggettivo) e dal Decimo Reggimento, quando ne accenna qualcosa. Di conseguenza, non vedo l’ora di scoprire come i Cavalieri davvero vedono questa cosa.
La scena dell’allenamento della risorta Umbrella Academy, con Esmeralda e Caesar che cercando di mettersi l’un l’altro KO e Rigel che li osserva e commenta, è stata molto bella. Che posso dirti, Smaug? Mi piace come descrivi le scene d’azione, il mix di riflessione e narrazione che fa è splendido e ogni tanto le sezioni descrittive ci stanno. Ciò che mi è piaciuto di più, però, è stata la conversazione successiva. L’ho letteralmente amata. Non tanto per la forma ma per il significato. Si ripropone, infatti, lo stesso identico problema di un paio di capitoli fa nel flashback: Esmeralda si sente pronta per scendere in campo ma in realtà non lo è. L’unico fattore che cambia, e che poi cambia tutto, è la persona a cui Numero Otto si sta rivolgendo. Se Octavius con lei era accondiscendente senza ascoltarla davvero, se la sua soluzione era una mera manipolazione e le sue parole misurate, come di un copione già ripetuto mille volte internamente, ora è diverso. Rigel le presta attenzione, considera il suo punto di vista e si premura di darle una ragione valida. La differenza maggiore tra loro, tuttavia, sta proprio nel loro essere simili: sia Octavius che Rigel sono insensibili e fanno fatica a capire le emozioni impetuose di Esmeralda, ma mente monsieur Cleremont ricorre a una tattica e la manipola, Numero Uno cerca genuinamente un contatto emotivo con lei ed espone i suoi veri timori, per quanto sia evidente che gli risulti difficile. Non escludo a priori che Octavius potesse amare i suoi ragazzi. Infondo li ha accolti in casa, dato il suo cognome e supportato economicamente per almeno diciassette anni, per non mettere in mezzo la questione dell’addestramento. Ciò che è ovvio, piuttosto, è che lui abbia fatto fatica a instaurare rapporti genuini con i suoi bambini soldato, proprio perché prevaleva l’ottica bellica. Rigel, invece, mi dà l’impressione di aver sempre tenuto moltissimo a tutti i suoi fratelli, ma di non aver mai saputo bene come dimostrare questo affetto e laddove alcuni (mi vengono in mente Caesar, ed Esmeralda) sono stati abbastanza pazienti da stargli dietro, altri (penso ad Alexis o ad Ezra) si sono allontanati. Tutto ciò, insomma, per dire che questa scena mi è piaciuta molto.
In generale il capitolo (che te lo dico a fare?) è stato parecchio piacevole e soprattutto interessante. Sebbene la storia proceda a passetti, infatti, sono convinta che ne valga totalmente la pena. In mattinata arriverà anche la prossima recensione. Ti ringrazio comunque moltissimo della pazienza e, ancor più, della tranquillità; se non sapessi per certo che odi questi neologismi barbari ti direi che sei un tipo proprio chill, ma poi finirei al rogo quindi evito.
Ci sentiremo presto!
Au revoir
Elsa |