Ero super indecisa su quale leggere tra i racconti consigliati: li ho aperti tutti e questo, nella rapida scorsa che gli dato, mi ha subito catturata.
L'idea alla base, questo ripercorrere il rapporto tra Minerva e Horace in dei frangenti significativi e fondamentali delle loro vite, l'ho trovato assolutamente intelligente.
Ciò che maggiormente mi ha colpito, poi, è stata la maestria con cui possiamo notare l'evoluzione dei personaggi, di Horace in particolare, ed è proprio in tale evoluzione che prende senso la domanda implicita che fa da titolo.
Ho trovato queste quattro drabble una sorta di metafora della vita e, soprattutto, del modo in cui essa può essere affrontata e vissuta, costantemente in bilico tra l'immedesimarmi con lei o con lui. Guardando, così come Horace, a Minerva con ammirazione e forse anche un po' di invidia per la mancata capacità di agire con la medesima forza, determinazione e risolutezza.
Ce li presenti così: un professore che ha in sé un qualcosa di ambiguo, di quelli che - opinione personale - non piacciono particolarmente a causa della loro tendenza a privilegiare chi, per una ragione o un'altra, è già portato per una data materia - o chi nella vita ha avuto l'agio economico e familiare di non doversi preoccupare troppo di niente, anziché concedere a tutti gli altri studenti i mezzi per riuscire ad arrivare ad altrettanta o superiore bravura (dai, le preferenze così esplicite non vanno mai troppo a genio :P) e dall'altra parte una giovane Minerva, che squittisce maturità e con arguzia sa toccare sa già toccare i tasti dolenti dell'altro.
Proprio nella conclusione della prima drabble trova spazio quel misto tra sorpresa e invidia per la donna che "nonostante Horace ami circondarsi di talenti che ricordano fiori in primavera, lei seppur giovane è già una quercia" e una quercia decisamente non le manda a dire.
Alle volte mi chiedo con estrema curiosità quali siano gli elementi nelle nostre vite che a fronte di un pregresso comparabile ci consentono di evolvere in modi tanto differenti. Chissà per quale ragione Minerva a diciotto anni fosse già una quercia e Horace soltanto un suo osservatore.
Il passaggio successivo mi fa guardare a lui con una nota compassionevole: un uomo che sicuramente ha riposto la fiducia nelle (nella) persone sbagliate e che ha concesso saperi laddove era meglio tenerli per sé, ma lui questo non poteva di certo prevederlo. Posso solo immaginare la vergogna e il senso di colpa che deve aver provato di fronte alla consapevolezza del ruolo che lui stesso ha giocato. Eppure, non riesco a scusarlo: errare è umano e comprensibile, è il modo in cui si fa fronte alle proprie scelte che poi ti rende differente e puoi scegliere se andare in letargo o affrontare l'inverno, giusto per restare in tema.
Il loro incontro successivo avviene numerosi anni dopo: Horace alla fine in letargo ci era andato per davvero, mentre Minerva, non più così giovane, non hai mai smesso di essere una forza della natura in prima linea ogni qualvolta ce ne fosse stato il bisogno. Non posso di certo biasimarla per l'accusa che lei gli muove: soprattutto se si condivide parte di un percorso, vedere quelle persone che davi per scontato sarebbero state in prima linea con te abbandonare è un colpo grosso. D'altro canto, però, non riesco neanche a biasimare lui solo perché peccava di mancanza di coraggio. Probabilmente, poi, è proprio in virtù di quella mancanza che si ostinava a cercarla: come se il solo avere a che fare con una persona come lei potesse in qualche modo infondergli un po' di quella esuberanza.
E alla fine, in effetti, lo abbiamo visto tutti: erano fianco a fianco ancora una volta, con le bacchette in mano, pronti a lottare e difendere "casa". Horace ci ha messo un po' di tempo, ma alla fine, la vera cosa a cui si è arreso, è la forza dei suoi compagni da cui è stato travolto e coinvolto.
Hanno paura, ma sono insieme nella paura. Questo mi ha fatto venire in mente la frase che Luna rivolge ad Harry: la loro forza non sta nei singoli, ma nei singoli presi tutti insieme, perché se da soli non sono poi una così grande minaccia, assieme sono invincibili.
Così, ecco come si fa.
Prima di concludere, voglio sottolineare quanto abbia trovato evocative e adatte ognuna delle frasi con cui hai concluso le diverse drabble. Al di là delle metafore che racchiudono in sé, mi è proprio piaciuto il filo conduttore che erano gli elementi della natura e mai conclusione può essere più propositiva dell'immagine del ritorno dei raggi del sole, dopo un cupo e oscuro buio.
Come sempre è stato un piacere passare, a presto,
Bongi! |