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Recensore Master
23/11/20, ore 06:58
Cap. 1:

Buongiorno,
bell'immagine delle leggende! in effetti, molte di esse appartengono alla notte dei tempi.
Altra poesia davvero originale!

Recensore Master
23/11/20, ore 00:01
Cap. 1:

Carissimo Francesco, ecco che ti addentri nuovamente nella nostra società, osservandone i limiti che dimostra e che è sotto gli occhi di tutti, soprattutto in questo periodo nel quale il tempo non ci ha fatto evolvere abbastanza e, da come parliamo e da come agiamo, sembriamo veramente ancora agitare la clava. Di una cosa però il Principe De Curtis, che tu hai nominato in questo tuo lavoro, sarebbe fiero nel suo rione Sanità dove era nato: in questi momenti problematici, soprattutto per i più deboli, una volta veniva lasciato il caffè in sospeso, mentre ora si sono organizzati per lasciare il “tampone sospeso” per le persone che non possono permettersi di farlo. L’ho scoperto stamattina ascoltando un dibattito con relative riflessioni in tv, rimanendo piacevolmente sorpresa che l’uomo ogni tanto diventi un’eccezione che conferma la regola e dimostri la sua umanità verso il suo stesso genere. E allora sì che, dall’Ade degli artisti immortali, Totò penso riuscirebbe a sorridere e fare una delle sue espressioni alquanto curiose che noi tutti ricordiamo, di questa nostra strampalata e alquanto varia umanità, che unisce gesti di alto profilo umano a parole che, non solo non dovrebbero venire pronunciate, ma nemmeno pensate. Ecco che ancora una volta ci hai donato materiale su cui riflettere tutti insieme. Questa volta un mega abbraccio non te lo toglie nessuno. Un caro saluto.

Recensore Veterano
22/11/20, ore 21:33
Cap. 1:

"Perciò, stamme a ssenti... nun fa' 'o restivo,
suppuorteme vicino - che te 'mporta?
Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive:
nuje simmo serie... appartenimmo â morte!"

Me la sono andata subito a leggere, mitico Totò! Quella del Principe De Curtis è una poesia che ha un effetto apotropaico nei confronti dei morti. Li investe dei vizi umani per renderli comici.
Al contrario la tua poesia trasuda angoscia, sicuramente dovuta ai grandi numeri di morti elencati dal televisore. Ed effettivamente i vivi che rimangono, vista la situazione, sembrano ancora aver in mano la clava.
Bravo come sempre! A presto!
Jean