"Margeret Brown? Come l'inaffondabile Molly Brown?!"
Ammetto che questa è stata la prima domanda che mi sono posta leggendo questo primo capitolo.
Bello, bellissimo. Cosa vuoi che ti dica? Questo è uno di quei capitoli che tutti dovrebbero leggere e da cui tutti dovrebbero attingere. Mi basta il secondo passaggio in neretto: chiurlare Dove l'ho mai letto? Finora mai.
Questo per dire che ho trovato una ricerca nello stile e nella scelta dei termini davvero squisita. Fa davvero piacere portare avanti una lettura del genere.
Lo stile è molto curato, ma senza risultare artificioso. Voglio dire che sembra venirti naturale, non dai affatto l'impressione di essere una di quelle scrittrici che cercano paroloni per dimostrare qualcosa a loro stesse e/o agli altri.
Ho letteralmente divorato il tuo scritto, inesorabilmente rapita dal tuo stile.
Il personaggio di Margareth mi piace molto: anche lei è un'artista ed infatti grazie alla sua vocazione mi sembra di capire che riesce a comunicare il suo trauma.
è una caratteristica degli artisti molto comune, basti pensare a Chester Bennington dei Linkin Park, che ha parlato ampiamente degli abusi sessuali subiti in diversi pezzi del gruppo. Poi si è suicidato, ma questo è un epilogo a cui non tutti fortunatamente vanno incontro.
Il paragone è inevitabile perché la tua Margareth è viva.
In qualche modo le conseguenze sono venute fuori e si sono rispecchiate proprio nel suo corpo, tanto da passare da giunonica a ossuta.
Mi viene in mente un po' il rifiuto del proprio corpo che hanno le vittime di abusi sessuali. Alcune ipersessualizzano tutto, altre invece nascondono tutto sottoterra in vari modi.
Il capitolo è molto corto, ma davvero incisivo. In maniera delicata hai toccato un tema spogliandolo della sua ovvia brutalità, permettendo di immedesimarsi nella vittima.
Anche il suo essere nervosa è tipico sia di chi subisce abusi, ma anche di molti artisti, che sperimentano un male di vivere tutto loro spesso e volentieri senza cause. Semplicemente si sentono pesci fuor d'acqua un po' ovunque. Mi basta pensare al loro modo di esprimersi alternativo, che non sempre tutti capiscono e travisano.
A mio parere Margareth è coerente con il personaggio che le hai dato.
Ed il punto più dolente credo sia la madre di lei, quella classica persona che ti spinge a cancellare e perdonare.
Molto facile per chi sta fuori e non subisce in prima persona.
Tendono sempre a sdrammatizzare, per molti motivi, ma nessuno è mai valido.
Sua madre mi da l'idea di una donna all'antica, di quelle che il figlio maschio è il favorito della prole, appunto perché maschio.
Non sono femminista e non odio gli uomini, lungi da me ambo le cose, ma trovo che esistono ancora molti genitori per i quali il figlio maschio è intoccabile e indubbiamente favorito.
Lei mi sembra avere questa mentalità, o comunque tende a far riappacificare i due. Questo mi fa riflettere sull'aiuto concreto che possa aver dato in passato alla figlia.
A proposito di passato, visto che ci sono ancora pochi capitoli di questa storia, sicuramente leggerò Lizzie.
A dirla tutta, l'avrei letta lo stesso per molti motivi.
Ora vado avanti.
A presto!
- A. |