Grazie per la dedica di questa storia.
Proprio questa, la prima, che poi sta nel preludio di quella nuova vita di consapevolezza, nel marasma di Parigi, che occuperà il resto della loro esistenza, fino alla fine.
Il tratto della vita dove o si ama o si odia, dove non ci sono più giustificazioni, e l’amicizia e l’affetto divengono veli incapaci di nascondere chi sono.
André immagina di ribellarsi…
“Non ti sposare” nella vera storia, sguscia dalle sue labbra doloranti e incoscienti, sussurrato al nulla, e anche qui André si ribella solo nel dialogo interiore con Oscar, nulla esce dalla bocca se non l’esibizione del quotidiano farsi e disfarsi dei rapporti umani, semplici, caotici ma pur sempre inoffensivi.
André non può ribellarsi davvero, non può perché sa che la sua ribellione verrebbe immediatamente punita dagli dei e dal destino e poi perché ha giurato di non riportarla in quell’abisso di doloroso immobilismo in cui l’aveva trascinata, e che personalmente non ritengo possa chiamarsi amore. Non ancora, non del tutto.
Il contrappasso che Oscar gli impone allora genera il guizzo sensuale, la caduta dentro di lei, così che André comprende ciò che è davvero amore, lì, nel forzato immobilismo, nell’anelare al tocco, nello scorgere il respiro, nell’accettazione di sé, senza più chiedersi, dibattersi, soffrire ma semplicemente ascoltando lei.
Perché André ha amato da sempre Oscar, ma ci voleva Oscar perché André comprendesse come amarla davvero.
Grazie a te e di nuovo bentornato.
Capo Rouge |