Liquidare André dandogli un semplice benservito senza nemmeno guardarlo negli occhi è un brutto momento nella storia di Oscar. Qualcuno lo vede anche peggio ipotizzando che in fondo ella avesse una qualche forma di consapevolezza dei sentimenti di André e quindi una deliberata coscienza di infliggergli, in quel modo, una sofferenza. Non ne possiamo essere sicuri, qui si va nel campo delle interpretazioni personali dettate dalla sensibilità e dalle suggestioni per le quali non sarà mai dato di aver prova definitiva, ma anche senza la valutazione di tale possibile intensione, il suo resta un brutto gesto.
Quello che spesso ho trovato irritante di Oscar era quel suo dare le spalle nei momenti in cui doveva dire le cose più spiacevoli, fino quasi ad oltrepassare il confine del giudizio sommario; un po’ come quando aveva risposto piccata che “da una eventuale rivolta del popolo contro i nobili, André non avrebbe avuto nulla da temere, non essendo nobile”. Invece André avrebbe temuto molto per le sorti di Oscar e forse per quelle dell'intera famiglia Jarjayes essendo, nell’animo, un moderato ed avendo un chiaro legame profondamente affettivo con Oscar e di lealtà nei confronti della di lei famiglia.
È curioso che una donna così forte e determinata, in certe occasioni, neghi il suo sguardo. O parla sapendo di ferire e non è capace di affrontare uno sguardo antagonista e forse pure una parte di sé stessa, oppure la si dovrebbe prendere per realmente indifferente nei confronti della storia e dei sentimenti del suo prossimo, ma questo andrebbe in palese contraddizione con certi altri suoi atteggiamenti, invero generosi ed inclini all’accoglienza del parere altrui, specie di coloro di cui si fida.
Nella conflagrazione che seguirà a quella dichiarazione del “voler vivere come un vero uomo” senza l’aiuto di André, Oscar si ritroverà sconfitta su tutta la linea.
Il violentissimo schiaffo che ella infligge ad André in risposta alla sua pacata osservazione, scalfisce appena la salda posizione di André, gli piega solo il viso, ma non lo smuove di un centimetro. Di sicuro ella se ne rende conto e questo costituisce già il primo smacco al quale reagisce afferrandolo per il colletto della camicia. Nel momento in cui lui le afferra i polsi, lei prova dolore subito.
Quando erano ragazzini, lottavano alla pari, André forse era assai più gracile allora, ma adesso, fattosi uomo ha una possanza fisica che la sovrasta. Scontrarsi a mani nude non è come farlo con le armi in pugno. In uno scontro fisico vince chi è più oggettivamente più forte e chi sa bloccare l'altro meglio impedendogli al contempo la reazione e frustrandone le intenzioni.
Negli anni che sono passati André è cresciuto, si è fatto uomo e si è sicuramente irrobustito. Lo vediamo con chiarezza. I tratti del suo viso, sia pure gentili ed armoniosi rivelano una virilità conquistata ben maggiore di quella del ragazzo dallo sguardo spesso ancora teneramente infantile del passato. I polsi di Oscar scompaiono tra le dita di André, ella stessa sembra sconvolta da questa rivelazione e forse, più del dolore, vale tanto quel senso improvviso di smarrimento del vedere le mani grandi di André dentro le quali i suoi polsi sembrano sparire come quelli di una ragazzina.
È come subire una punizione da chi è veramente autorevole ed, ancora più che lo schiaffo, pesa l'umiliazione del riscoprirsi non proprio alla pari.
Oscar, abituata a primeggiare nell'arte della spada e del fioretto dove contano più velocità ed agilità, si trova messa a mal partito di fronte ad una espressione di forza bruta con una reale e marcata connotazione maschile, trovandosi a dover ammettere che ella non sarebbe stata invero capace di contrastarla sullo stesso piano. Ella non riceve un solo colpo, il solo fatto di sentirsi immobilizzata rappresenta la sua più grande sconfitta e cocente umiliazione. Improvvisamente si rende conto, al di là del gesto di André, che tutto quel suo dire, quella prosopopea a tratti delirante del volersi riscoprire “maschio”, fingendo di non avere le curve e gli attributi di una vera donna, per quanto possa essere esile ed efebico il suo fisico, altro non era che una vuota retorica. Cosa ancora più grave, una retorica involutiva quasi suicidaria. Oscar non tenta nemmeno di essere "un nuovo uomo". Tenta semmai di tornare indietro regressivamente ed essere il "ragazzino" di un tempo, quello che sulla femminilità non faceva alcun pensiero, se non forse una volta al mese, per qualche giorno, con suo grande disappunto e l'impaziente attesa che tutto quel fastidio finisse fino alla volta successiva. Da questo punto di vista Oscar era in palese errore su tutta la linea, come cadiamo noi stessi in errore quando, in preda ad forte dolore, seguito da una cocente delusione, torniamo a vagheggiare il miraggio di un’infanzia felice, senza le preoccupazioni e gli affanni della vita adulta, o le ubbie dell’adolescenza, quella della quale ricordiamo le cose belle, ma non gli incubi e le angosce. Ma soprattutto è l'infanzia in cui non ci dovevamo scontrare con la visione di un corpo che ha preso la sua forma definitiva, senza che ne sappiamo ancora molto, quella del maschio e della femmina con tutti i suoi caratteri primari e secondari in bella evidenza e che si ritrova in balia di pulsioni e desideri inusitati. Se c’erano state delle pulsioni infantili esse non dovevano di certo rapportarsi con un (s)oggetto di desiderio concreto, meno che mai in senso amoroso, ma restavano pulsioni astratte e semplici volte all’auto soddisfacimento immediato, per lo più senza conseguenze, come quelle del mangiare e del bere, ma che non avevano alcuna connotazione particolare che potesse guidare verso una qualsiasi forma di angoscia o di colpa.
Allora mi chiedo: Lo strappo era necessario? Ovvero poteva essere quello il solo linguaggio che Oscar avrebbe compreso in quel momento? Probabilmente si.
Se André avesse cercato di spiegare, come faceva in altre circostanze, con semplici parole, quelli che erano gli errori di Oscar, cosa avrebbe ottenuto? Nulla più che una nuova fuga, una ulteriore cattiva risposta, qualcosa in cui ella era tendenzialmente maestra da anni ed anni. In fondo un tentativo di spiegazione col dialogo Andrè lo aveva appena messo in atto con la sua metafora floreale delle rose e dei lillà ottenendo la risposta che abbiamo visto tutti.
Le rose di Versailles, da questo punto di vista, è un manga ed un anime pieno di personaggi che fuggono dalle realtà più disparate, soprattutto da un senso di realtà che si rifiuta di farsi piegare da schemi troppo semplici e da ideali sia pur nobili ed alti, ma che poi crescono e si rivelano capaci di fronteggiare il loro destino, però prima devono sbatterci la testa e farsi male. A volte anche molto male.
Una morale tutta “moderna”, che a volte assume il senso della mera formalità del farisaismo spicciolo, si sofferma troppo a discettare sul tema del “consenso” e fa sospettare che tra poco perfino i discenti dovranno manifestare un loro “consenso” per poter essere educati… Mi si dirà che cosa c’entra l’educazione con la sfera intima della sessualità e con i sentimenti. Forse poco o nulla, anche se nel processo educativo si entra spesso in intimità (ovviamente non fisica) con il discente, ma il fatto è che in quella scena il sesso non ce lo vedo con quella pruderie tutta moderna di certe manifestazioni cui ci stiamo, ahi noi, assuefacendo o quanto meno lo intendo come l’aspetto puramente formale, il mezzo, la materia grezza con cui si deve sostanziare un messaggio più alto e significativo.
Ma al di là della iperbole che ho espresso e volutamente cercato nella mia precedente affermazione, mi viene da pensare che solo il filtro della paura, della improvvisa mancanza dei punti di riferimento (ed André, per lei, un punto di riferimento lo era sempre stato) potevano far comprendere ad Oscar che stava solo arretrando nella sua vita a passo di gambero.
Il punto di partenza della scena dello strappo è una Oscar che si sente umiliata per il mancato riconoscimento della femminilità con cui aveva iniziato a fare i conti, almeno in embrione e con un certo ritardo da quando si era scoperta innamorata di Fersen. Vedendola disconosciuta in quel modo così rapido ed inequivocabile ella sembra reagire dicendo che tanto valeva sopprimerla. Insomma, Oscar cede di schianto all'impulso atavico di distruggere ciò che si ama, perfino di sé.
In questo ella si rivela degna figlia di suo padre nel momento in cui egli alza la spada su di lei e di fatto sembra dirle “Ti uccideranno per la tua condotta e per le tue scelte, tanto vale che sia io a farlo, in modo da lavare anche l'onta e la vergogna di quel tradimento”. Si tratta in pratica metaforicamente e simbolicamente la strategia della rimozione radicale del problema invece che della sua elaborazione e della sua interiorizzazione.
Oscar di fatto sta alzando la spada su sé stessa, intenzionata ad un sacrificio capitale della donna che ha scoperto di essere grazie al suo amore per Fersen; un sacrificio, per altro, completamente vano. Ad André non resta che avventarsi su di lei per impedirlo, come poi si avventerà sul padre con veemenza. In quella scena catartica probabilmente André ripara con un gesto che presenta da questo punto di vista delle forti analogie col precedente, quel fallo dell’aver “violato” dell’amica, ma soprattutto della donna amata, cui rivela i suoi sentimenti, l’intimità e la fiducia.
La peggiore rivelazione possibile di un amore che tuttavia non sapremmo immaginare diversa nella sua drammaticità. Quale sarebbe stata la reazione di Oscar ad una rivelazione in un momento ed in un contesto assai differente? Non è dato di saperlo ed è difficile immaginarla nel dettaglio. Forse l’ennesima fuga? Di certo avrebbe potuto essere potenzialmente talmente tanto ugualmente conflagrante a parti invertite che forse avrebbe annientato André una volta per sempre, specie quando egli aveva appena scoperto l’ulteriore fragilità di essere condannato alle tenebre. Ma torniamo a come sono andate le cose davvero...
Nell’immediato André sa che il mondo fuori da palazzo Jarjayes e fuori dalla testa di Oscar, non la starebbe a sentire, né le farebbe tanti complimenti ed André sembra quasi volerla mettere di fonte ad un anticipo (traumatico si, ma forse assai meno di quello che sarebbe stato altrimenti ed altrove) di quella che sarebbe stata la sorte di una donna in un mondo di uomini in cui ogni sua velleità sarebbe stata rintuzzata di mala maniera, in un secolo dove l’illuminismo non aveva impedito di tagliare le teste e di erigerle su di una picca... Oscar avrebbe potuto primeggiare in un mondo di duelli al primo sangue, dove ancora il senso dell'onore porta a dire ad Alain di essere stato sconfitto, ma non di certo in un mondo privo di regole e di cavalleria quale spesso è il mondo reale.
Ecco che quindi potremo dire migliaia di volte quanto il gesto di André sia stato sbagliato, potremo attribuirgli le peggiori intenzioni. Potremo farci avvolgere dall'indignazione e correre a rifugiarci nelle categorie moderne che sembrano essere così rassicuranti, così regolamentari, così apparentemente indicatrici di un sentiero dritto laddove la vita invece è tremendamente storta. Ciò malgrado viene da pensare che Per Oscar esso ha, di fatto, un valore salvifico. E forse Oscar aveva veramente bisogno di scontrarsi con l'idea di una vita storta, non regolare, scevra di ogni forma di protezione che la nobiltà le aveva garantito fino ad allora, e che di certo non poteva essere risolta con un duello all'arma bianca o alle pistole dove si vince e si perde e tutto finisce lì.
Scena cruda quella dello strappo? Certamente, ma erroneo sarebbe classificata come banale tentativo di stupro; altrettanto banale è cercare di edulcorarla in modo eccessivo. Probabilmente non è lontana da quella situazione in cui, dopo aver cercato di mettere un amico sull’avviso di una scelta improvvida e sconclusionata, finiamo per dare spazio al peggio di noi, alle nostre zone oscure che finisco per trasfigurare quello che in origine era puro e lecito, come quell’assioma enunciato da Umberto Eco ne “il nome della rosa”, dove dal troppo amore del bene nasce spesso il male, dove a volte il confine tra la saldezza del santo e la protervia del dannato è veramente labile e dove dalla sapienza cui si unisce un difetto di visione e forse anche un malinteso senso di orgoglio, finisce per nascere l’eresia e l’eterodossia. Una vicenda veramente complessa e sfaccettata densa di significati degni di essere presi in debita considerazione sicuramente non tagliata con l’accetta.
Viene da pensare – ovviamente cambiando tutto il contesto e le dimensioni degli eventi – che essa è simile a quella scena della versione filmica di "io speriamo che me la cavo" in cui un ceffone improvviso ed inatteso, ben assestato dal maestro al bulletto dalla bocca piena di coprolalia e minacce, finisce per sortire più effetto di quello che, se non una cronica debolezza, un eccesso di condiscendenza col male, forse riuscirebbe ad ottenere in anni ed anni di lavorio, ammantandolo di falsi intenti pedagogici, perché non è sempre del tutto vero che col male le sole armi possibili sono la pazienza e la perseveranza.
Ovviamente questo non significa che da oggi prenderemo a ceffoni i riottosi come un tempo o che insidieremo malamente le donne che rifiutano di capire i nostri sentimenti. Ci mancherebbe! Qui la questione non è quella di giustificare il patriarcato, né di limitarsi a dire che “il politicamente corretto ha stufato”, ma di riportare la discussione nel giusto alveo e di dare il giusto valore alle cose in base ad un principio di pertinenza che purtroppo sembra un po’ venire a mancare.
Il punto non è stabilire un principio etico sulla base del quale andare a valutare un'opera (specie se riferita a personaggi fittizi) ma di trarre da essa un insegnamento, anche in senso etico, però a posteriori, non a priori. Meglio ancora se è un'opera talmente pregna di vita – quasi vita propria – che ci fa capire e ci conferma e ci fa capire ulteriormente come la divisione tra bianco e nero e tra bene e male sia tutt'altro che netta e semplice e se ad essa ci accostiamo con le giuste prospettive, tutti potremo dire di averne ricevuto qualcosa in cambio e di esserne usciti addirittura un po’ migliorati come persone. (Recensione modificata il 16/01/2023 - 08:18 pm) |