Recensioni per
Non ho più bisogno di te
di sacrogral

Questa storia ha ottenuto 11 recensioni.
Positive : 9
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Recensore Junior
24/01/21, ore 12:14

Verbatim ac littertatim caro il mio Cavaliere generoso! Soprattutto perché dalla costola di questo scritto ne è nato l’altro che lo ha redento.
Vado dritta al nocciolo della questione: ora come allora questo André non mi convince. Ci siamo spiegati ne abbiamo parlato rivoltandolo come un calzino ma condanno - termine eccessivo, lo ammetto - non solo il gesto in sé, come ho sempre condannato lo stesso identico gesto nell’originale almeno da quando, divenuta un po’ più grande, ne ho compreso la gravità, ma anche e proprio la maniera in cui è stato scelto di colmare il non detto e cioè quel vuoto terribile che ci aveva però permesso, anche illudendoci sia ben chiaro, di salvare André dalla gogna.

André, sempre perfetto e misurato, nell’atrocità del gesto mi era sempre sembrato non padrone di se stesso, qui ho avuto invece la tangibile sensazione che lo fosse. 

È fuori controllo ma in realtà è lucido.

È consapevole di ciò che sta facendo, è sicuro di potersi fermare ma anche di non volerlo affatto.

Dice: “domani mi ammazzo!”  ma non si sente sbagliato, semmai  direi che è determinato.

Sa che lei non griderà perché “un soldato non grida” eppure per due volte le mette la mano sulla bocca! 

Stride anche che Oscar in un momento di una gravità tale possa chiudere gli occhi, sì, dal dolore e alla voracità del bacio, ma anche per qualcos’altro che potrebbe essere identificato con il piacere.
Sono sicura che lei abbia la consapevolezza del “pieno che riempie il vuoto” (è bella e suggestiva l’allegoria!) ma un atto come quello di André non si può considerare meno brutto in virtù della presenza di sentimenti belli e positivi quali sono il piacere, la passione e il desiderio, tutti raccontati da te splendidamente, direi appunto con passione indubbiamente anche un po’ sofferta.

Perfino lo strappo è consapevole, lui vuole che lei abbia i suoi occhi addosso ed il gesto pare  sia volto all’umiliazione.
È consolante però che in tutta la scena non vi è assolutamente l’elemento premeditazione, qui sei stata bravo a non cadere in quello che secondo me sarebbe stato un errore, il gesto scaturisce dalle parole di Oscar e da quello schiaffo, immotivato ed esagerato, che lei gli rifila senza battere di palpebra, la situazione è fluida, nel senso che è “in divenire” e André si muove sul sentire del momento, quando è entrato in quella stanza non sapeva ancora cosa avrebbe, la sua pazzia tuttavia mi è sembrata troppo lucida.

Tu hai saputo descrivere con la tua consueta maestria, anche di stile, le emozioni ed i sentimenti dei protagonisti, soprattutto di André, lo scritto è lodevole e, come già detto, sofferto; mi spiace però, e senza togliere nulla alla tua bravura, constatare che questo André non mi sia piaciuto, ma proprio non riesco a non vederlo più vicino alla condanna che all’assoluzione.
Direi che dovrai farti perdonare e proprio da lui in modo poi che lui si possa far perdonare da un tipo un po’ intransigente come me! Scherzo ovviamente

Fiammetta

Recensore Veterano
23/01/21, ore 15:04

Allora, io credo che il tuo sia rispetto e non un dispetto.
Questo racconto ha un significato particolare per me, lo sai. Ricordo l'irritazione che provai dopo averlo letto, già la consapevolezza del tuo immenso talento era in me, eppure vi era qualcosa che strideva, che mi irritò. E fu evidente nel mio commento.
Non ho più bisogno di te, una frase che vuol dire molto di più di un semplice congedo. Significa liquidare, dimenticare tutto ciò che è stata la loro vita, dimenticare "loro" per lenire un dolore che sembra unico, appartenere solo a lei.
André sa che perderà la vista, sa che la luce non sarà più sua compagna perché non potrà vedere più lei. Non può accettare quel "non ho più bisogno di te " quel fuggire di lei in un mondo di inconsapevolezza di sé.
La rabbia di Oscar genera quella di André, e una vita di silenzio e di una verità celata perché inaccettabile, cede davanti ad un desiderio di imporre se stesso all'altra.
Non fu la rabbia di André, né il desiderio di mostrarle quanto e come un uomo può desiderare ad irritarmi, è umano e comprensibile. Non avevo ritrovato quel "loro", quella consapevolezza di cosa era stata la loro vita.
Non ho modo di riportare a te quella istintiva irritazione che provai, ne resta il ricordo, almeno per me, nelle parole che scrivesti per me nella tua risposta.
Sarebbe facile per me ora, dirti parole diverse, ma non sarebbe onesto.
Questo racconto ha un valore particolare, è la genesi di altri racconti, di altro che ha portato la tua scrittura a essermi così preziosa.
Per il profondo rispetto che provo per il racconto e per te, devo rispettare ciò che provai in quella prima lettura. Tu sai cosa significhi il racconto per me.
Per ricordare di non dimenticare.