Recensioni per
Il teorema della decidibilità
di Gaia Bessie

Questa storia ha ottenuto 6 recensioni.
Positive : 6
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
09/08/21, ore 18:08

VALUTAZIONE DI MYSTERY_KOOPA – Il teorema della decidibilità, di Gaia Bessie/Bessie B
PUNTEGGIO: 47,95/50
Grammatica e Stile: 9,7/10 (media tra 9,4/10 di g. e 10/10 di s.)
La grammatica è praticamente perfetta, ho trovato solamente due imprecisioni.
“dietro e spalle” – “dietro le spalle” -0,10
“che senso a rivederlo” – “che senso ha rivederlo” -0,50
Non ho trovato altri errori. Il punteggio è quindi 9,4/10.
Passando invece allo stile, non ci sono parole per descriverlo che si differenzino da “perfetto”, e potrei anche chiudere qui il commento. Perché la verità è che quando una storia è scritta così bene da far star male chi la legge per i contenuti trattati e per come li mostra, non serve dire nulla di più.
Ho sempre avuto un debole per le scritture ricche di subordinate, a tratti barocche, ma che al tempo stesso rimangono ordinate e armoniche, senza creare difficoltà nella comprensione del contenuto: la tua storia storia presenta tutte queste caratteristiche. Sei stata in grado di creare immagini evocative (anche quando rimane un forte contatto terreno, come in “Eppure, sulla pelle, l’odore del Barbarossa permane come lo strascico indesiderato di un ricordo.”, o anche “Alice ha l’anima sporca di biro”) e un momento dopo estremamente crude (le scene in cui descrivi il disturbo alimentare di Alice nei dettagli), passando per tutte le sfumature intermedie senza mai dare la sensazione di un distacco forzato. Tutto è estremamente fluido e connesso, naturale e spontaneo ma pensato al tempo stesso.
In contrasto con l’eleganza della prosa ci sono poi i dialoghi, secchi, ma al tempo stesso completi e realistici; non c’è mai la sensazione che manchi qualcosa, perché è tutto il resto a completarli, quel gioco di sguardi, sottintesi e atmosfere che le tue parole ci dipingono intorno, in tonalità grigie e nere che si colorano solo a tratti, con dettagli perfettamente inseriti: la mozzarella perlacea, i capelli di Finn, quel verde immaginario che emerge dal dipinto in bianco e nero.
Infine, anche il lessico è perfettamente adatto al registro scelto, sia per quanto riguarda la prosa, sia i dialoghi. SI sposa molto bene con le personalità dei personaggi. Corretto l’uso del corsivo per quanto riguarda le frasi in inglese: essendo solo spezzoni, una traduzione di tutto nelle note sarebbe anche stata superflua, secondo me. Infine, ho apprezzato anche l’utilizzo delle parentesi, l’ho trovato molto creativo.
In una parola sola, ripeto, è tutto perfetto.
Trama e Originalità: 10/10
Per quanto riguarda la trama, volevo innanzitutto complimentarmi con te per il perfetto utilizzo della canzone di cui hai scelto di inserire alcuni passaggi nel testo. Il messaggio è già molto chiaro, ma è palese come tu ci abbia costruito intorno un altro mondo, basato non solo sulle liriche della canzone, ma sul concetto di decidibilità che hai presentato già nel titolo.
Di storie basate su triangoli amorosi ne sono state scritte un’infinità, ma ho trovato in questa uno spunto incredibilmente originale, ovvero la completa separazione dell’attrazione fisica e di quella mentale da parte di Alice, che si ritrova così irrimediabilmente persa, oltre che tra tutte le altre incertezze della vita, anche tra Leo e Finn. I demoni e le dipendenze della ragazza sono raccontate in ordine apparentemente sparso, ma in realtà (credo) volutamente pensato per far vivere al lettore un climax che continua fino alla morte e al funerale della ragazza: si inizia con un accenna a un problema con il cibo di cui Leo è a conoscenza, anche se non interviene mai; poi si aggiunge un piatto di insalata di riso in più, e la pasta e tutto il resto; poi c’è la corsa, e il digiuno, pur di disperdere il maggior numero di calorie e vedersi sparire, e infine anche un accenno all’autolesionismo, forse non necessario, come aggiunta al carico emotivo, ma di impatto davvero distruttivo.
Come approfondirò nel parametro relativo al gradimento personale, perché ho trovato più giusto parlarne meglio lì, ho apprezzato la scelta di non narrare il momento esatto della morte di Alice, nonostante l’interruzione un po’ brusca che ciò ha causato nell’equilibrio della storia (come è anche giusto che sia, da un certo punto di vista). Inoltre, ci terrei a complimentarmi per la frase finale, che è stata davvero d’effetto, così come l’intera scena dalla visita di Leo alla tomba bianca, che ha perfettamente raggiunto il suo obiettivo di far sentire il lettore esattamente come la foto di Alice: sdegnoso, verso questi continui ritorni utili forse solo a lenire la mancanza e il senso di colpa, ma interessato a tutto ciò che succede a chi è ancora in vita, e alla domanda senza risposta per cui la protagonista è arrivata a morire. Anche qui, tutto perfetto.
Caratterizzazione e introspezione dei personaggi: 10/10
Anche da questo punto di vista, non trovo nulla da criticare, mi hai completamente convinto. Alice è una personalità difficilissima da tratteggiare, da racchiudere in qualsiasi descrizione che non sia “è tutto e il contrario di tutto”. Come tu stessa hai espresso nel bellissimo titolo, di cui parlerò meglio nel parametro apposito, il problema per lei è tutto lì, non sa prendere una scelta. Non per indecisione, ma proprio per mancanza di mezzi, perché non sempre nella vita si sa cosa si vuole, e talvolta non si sa nemmeno come arrivare a capirlo. Leo dice di non essere disposto a condividere Alice con Finn, ma la verità è che, allo stesso modo in cui lei non vuole rinunciare a nessuno dei due, non li vorrebbe nemmeno insieme, perché tutto ciò che le resta è sempre e comunque il vuoto, quello che precede i sentimenti e quello che li segue, ancor più desolante del primo. E poi ci sono loro, Leo e Finn: il primo che ha desiderato solo dimenticarla, ma è stato in grado solamente di ignorarla, lasciandola a morire sola, e poi è sempre tornato alla sua tomba, come se non fosse mai accaduto nulla, come Alice avesse fatto un incidente d’auto e lui non si fosse rassegnato della perdita. L’irlandese, invece, è stato disposto a tutto pur di starle vicino: si è fatto calpestare quando lei ne aveva bisogno, l’ha attesa dietro a porte chiuse, l’ha guardata stare tra le braccia di Leo, capendo che quell’incredibile disequilibrio era l’unico equilibrio in cui la ragazza che amava potesse vivere. Ma da solo lui non sarebbe mai bastato, quasi come se fosse comparso per sbaglio, lì a Firenze, e altrettanto per sbaglio fosse completamente sparito dopo la fine. Perché Finn è stato l’unico ad essersi veramente rassegnato per qualcosa, ovvero la morte di Alice.
Lascio un breve cenno anche per i personaggi secondari, in particolar modo la madre di Alice e la sua coinquilina, Paola, che nelle loro brevi apparizioni hanno lasciato il segno al punto giusto, facendosi notare ma non influendo mai veramente nella vicenda principale, in cui Alice si è trascinata a fondo insieme ai suoi disegni, pur avendoci provato, anche se forse non al massimo delle loro possibilità.
Utilizzo del pacchetto: (4. Win back your love) 9/10
Genere/i – Angst, Drammatico: Il genere angst è decisamente il principale all’interno del racconto: hai dedicato spazi ampi della narrazione al racconto molto sentito e interiorizzato del dolore della protagonista e delle sue manifestazioni fisiche. Anche il genere drammatico è stato sviluppato molto bene, soprattutto nella parte finale del racconto, in cui descrivi le reazioni di Leo e Finn alla morte di Alice. 3/3
Oggetto – Biglietto: Ho molto apprezzato il fatto che il prompt sia stato ripreso due volte all’interno della storia, e in particolare il parallelismo che con ciò, secondo me, hai voluto tracciare: Alice non vede il primo biglietto di Leo così come non ha mai colto veramente i suoi segnali, e ha ignorato il secondo come entrambi, in momenti diversi, non avevano considerato i reciproci sentimenti. Complimenti! 2/2
Prompt – 2: Uno dei personaggi ha tradito l’altro, fisicamente (anche solo un bacio): ora fa di tutto per cercare di farsi perdonare): Essendo il centro della storia un disequilibrato triangolo amoroso, direi che il prompt, in linea di massima, è stato rispettato. Ho apprezzato soprattutto che il momento in cui Alice chieda disperatamente il perdono di Leonardo sia risultato essere uno dei climax emotivi della storia, e che si sia definitivamente chiuso con l’abbandono del passato, simboleggiato dal lancio dei disegni nell’Arno. Tuttavia, non sono convinto sull’interpretazione di un’indicazione specifica, ovvero il “fare di tutto”: sarà perché Alice ha capito di non poter insistere oltre già da quel singolo incontro con Leo, ma a parte le telefonate senza risposta precedenti non ho colto questa sfumatura. In ogni caso, il prompt è stato posto al centro della trama e ben sviluppato. 4/5
Titolo: 5/5
Il titolo mi è piaciuto molto. L’espediente di prendere il nome di una legge tratta da una scienza e di applicarla nelle dinamiche che intercorrono tra i personaggi non è originalissimo, ma riesce sempre a incuriosirmi, soprattutto se ben applicato come in questo caso. Il fatto che il teorema stesso sia quasi responsabile dell’incontro dei protagonisti in università, poi, è stato un tocco in più che mi ha colpito positivamente. Il tema della decidibilità in sé è stato affrontato molto bene, secondo me, grazie soprattutto alle riflessioni di Alice riguardanti le certezze, nella matematica come nella vita. Ed è stato proprio questo bisogno insoddisfatto di certezze, che non ha mai avuto alcuna possibilità di prendere il sopravvento sulle irrazionalità della vita, a portarla a tutte le azioni e scelte che le hanno fatto del male.
Gradimento: 4,25/5
Immagino che anche tu sia al corrente di quanto è stato difficile, per me, leggere questa storia. Ti dico la verità, più volte ho dovuto interrompere per qualche minuto la lettura per potermi riprendere e andare avanti. Se ciò sia positivo o negativo, dipende da ciò che il racconto si proponeva di trasmettere.
Per la maggior parte della narrazione ho trovato la storia vera, cruda ed estremamente vivida, sia nelle rappresentazioni emotive, sia in quelle grafiche, e ne sono stato profondamente coinvolto. A prescindere dalle mie reazioni soggettive, l’ho trovata bellissima fin quasi alla conclusione. Come tu stessa hai detto nelle note il finale è volutamente complicato e fumoso, e forse proprio per questo non mi ha convinto del tutto. Non ho segnalato questo aspetto nel parametro della trama perché trovo che obiettivamente non ci siano problemi relativi a salti temporali o buchi, ma soggettivamente mi sento che sia mancato qualcosa nell’ultima parte, come un ponte che la collegasse alle vicende raccontate precedentemente (e non intendo una descrizione della morte della protagonista o simili, ma proprio un collegamento “emotivo”, anche se questa sensazione di distacco ha reso molto bene la situazione di una morte improvvisa). La scena finale di per sé, l’ho invece trovata perfetta. In conclusione ti rinnovo i miei complimenti e ripeto, questa storia mi ha messo molto in difficoltà da una prospettiva personale, e per questo mi scuso se l’analisi di alcuni punti si è distanziata molto dalla tua interpretazione del racconto. Io ho semplicemente dato la mia.

Recensore Master
09/08/21, ore 12:30

Storia vincitrice del contest: Evocami col mio nome, ti svelerò i miei segreti, - edizione speciale Setsy&Mystery
BessieB con: Il teorema della decidibilità
Grammatica* e Stile: 9.70/10 (-0.60 grammatica)
scorsa e cui ha = a cui ha, errore di distrazione (-0.10)
fanno schifo, le parti scure del frutto, ma non ha voglia di tagliarle = la prima virgola non andava usata, formando l’inciso: così sembra che ad Alice facciano schifo le banane, non solo le parti scure (-0.20)
quelle Troiane= troiane: è un aggettivo quindi non vuole la maiuscola. Stessa cosa per Bio/bio: (lo stesso errore lo segno una volta sola); sarebbe stato diverso se avessi mostrato – ad esempio – l’etichetta di un prodotto, ma qui è il narratore che parla. (-0.20)
«But I’m in love with her». = prendo solo una frase esempio; in tutto il testo ci sono molte frasi in una lingua diversa, in inglese, e avrebbero dovuto essere tutte in corsivo. Questo invece va evitato per le parole introdotte nel nostro dizionario, anche frasi intere di uso “sdoganato”, ma non dialoghi. (-0.10)
Sviste per le quali non sottraggo punteggio:
kilometri. Questa variante francesizzante di chilometri è ancora ammessa, ma per tutte le sigle che iniziano con K è preferibile usare la forma italiana CH
tuoi stessi disegni, che. Che lo vuoi ancora. = qui sono stata un po’ incerta, ma è indubbio che ci sia un intento voluto; certo il “che” in fine di frase rimane senza senso, mentre sarebbe andato bene seguito dai tre puntini. Il consiglio è di fare attenzione a usarlo nei contest al di fuori delle drabble, o componimenti “poetici”
Stile: 10
Lo stile è senz’altro il pezzo forte della storia. Davvero bello, molto articolato e d’effetto. Apprezzo tanto la songfic “relativa” – rispetto al numero di parole la canzone è breve quindi non sovrasta affatto il tuo scritto – e dei meccanismi come le singole parole ognuna col suo punto fermo, oppure il giusto uso del corsivo per evidenziare qualcosa che è citazionista, ad esempio le frasi di Alice nel Paese delle Meraviglie all’inizio. La scelta dei singoli termini è curata e crea un effetto decisamente drammatico, che è quello che volevi ottenere. Questo sia quando le descrizioni sono molto fisiche, - come tutti i gusti dei cibi, o la percezione di malessere della protagonista-, sia quando sei più delicata e citi altre favole, o parli di sentimenti, spostando improvvisamente il focus da qualcosa di terreno o almeno concreto ad un piano più alto. Ma in alcuni momenti le cose si fondono, e una mozzarella diventa una perla… La storia è molto completa come scrittura, ha una sua forza dovuta al fatto di creare immagini vive davanti agli occhi del lettore. Penso che tu l’abbia scritta con molta sicurezza, malgrado sia molto lunga sembra piuttosto spontanea, anche se non potrei spiegare perché, è una percezione mia. Comunque in questo stile non vedo difetti.
Trama e originalità: 9.5/10
Il racconto è piuttosto articolato, pur avendo la trama uno svolgimento quasi tutto verticale. Infatti se Alice resta sempre la protagonista assoluta – malgrado il triangolo – e ogni azione fondamentale si svolge intorno a lei, anche gli altri si esprimono con la loro identità, dando l’impressione del racconto anche corale, comunque non solo basato sull’introspezione della protagonista. Sono stata abbastanza stupita, quando ho iniziato la lettura… come immagini avendo mystery ed io scritto i prompt avevamo pensato, giocoforza, una nostra versione. Credevo che il prompt sarebbe stato usato in modo comico, quindi la voce nella quale per me hai guadagnato di più è originalità. Voglio dire, in sé le storie di dipendenza sono molto comuni; droghe, cibo, sesso o altro, ma è dal pacchetto che avevi che hai estratto qualcosa che non prevedevo, personalmente. Anche che il trio non sia mai stato un triangolo “concreto” è particolare, e con questo hai usato bene la relazione platonica che era tra le voci da scegliere. Ti sei dosata con cura tra gli elementi che volevi inserire e tutti risultavano naturali. C’è una sola cosa che mi piace un po’ meno, ed è il salto dalla decisone di Alice al suo funerale. Non era indispensabile mostrare la morte, anzi, credo che sia stato anche un gesto delicato, ma il gap poteva essere minore; magari lasciando avvicinare il lettore di più ad Alice almeno nel momento precedente il gesto vero e proprio. Per il resto però mi piace molto, è una storia adulta e cruda. Non so perché tu la definisca “fumosa o complessa”, a me pare chiara nel messaggio di sensibilizzazione, o mi sono persa qualcosa? °-°
Caratterizzazione e introspezione dei personaggi: 9.5/10
Qui hai fatto davvero un ottimo lavoro, è la parte che ho preferito del racconto. Non hai trascurato nulla sull’approfondimento della tua protagonista, che possiamo osservare sia nel privato quando lascia cadere ogni maschera e si trova a tu per tu con i suoi demoni, sia nelle sue relazioni; quella con i due compagni e seppur molto brevemente quella con la mamma e con la Palli. Queste figure femminili sono comprensibili anche con poche parole: una madre classica che chiama la figlia per sapere se mangia, e un’amica affettuosa ma non così attenta da cogliere certi segnali un po’ ovvi. Questo è credibile, purtroppo, la “magia dell’amicizia” molte volte è sopravvalutata, (tranne che dai MinyPony!) e specie per una persona giovane la propria esistenza è tutta concentrata su di sé. Alice avrebbe le carte in regola per essere felice: scegliere uno dei suoi innamorati, studiare a Firenze… ma c’è il teorema di mezzo. Non può decidere, credo, in parte per la fragilità senza la quale non si ucciderebbe, in parte perché molto articolata. Già la scelta del nome dice molto, anche io credo che ‘Alice nel Paese delle Meraviglie’ sia pieno di significati speciali sui percorsi di vita che intraprendiamo, e lei (quella della favola) in fondo opera delle scelte, ma spinta da forze più grandi. Reagisce, e così fa la tua Alice, che è confusa, persa… è difficile non sapere quanto si ama qualcuno, secondo me. Ma lei ha bisogno di tutto e in modo molto egoista mantiene due persone sospese ad accettare le sue decisioni. È bello che non sia molto positiva, che nelle originali credo sia un tratto poco comune. Seguono Leo e Finn, che hanno qualcosa degli stereotipi dell’italiano e del “nordico”, ma che ci sta. Gli occhi castani e azzurri, il maggiore romanticismo e la propensione a storie di sesso non intralciate dalla mancanza del grande amore. I loro caratteri sono chiari, e Leo in particolare beneficia di molte sfumature; la gelosia, la tenerezza, una maggiore profondità e d’altro canto questo è il suo ruolo: si sono divisi un po’ l’anima e il corpo, come se riunendoli si formasse l’uomo perfetto per Alice (l’ho vista così, ma magari non è vero). Leo con questo sembra il migliore, eppure con la sua sensibilità non ha saputo prevedere cosa stava per succedere, o non ha fatto niente. È un ragazzo debole, che accetta il trattamento che Alice gli riserva. Strano da parte mia, ma quasi preferisco Finn che semplicemente sa quello che sta facendo… nella vita non sarebbe così, ma in una fiction sì.
Utilizzo del pacchetto: 9.30/10 (elementi: generi 3 + oggetto 1.8 + prompt4.5)
Gli elementi del pacchetto 4 – seconda traccia – ci sono tutti, e sono utilizzati in modo ampio e accurato. Cominciando con i generi e avvertimenti, si vedono sia il drammatico che l’angst, perché si parte con una storia certo non allegra o che faccia immaginare mai un finale positivo, ma è nella seconda metà che tutto crolla nella vita della protagonista; quindi si può sostenere che, malgrado ne sarebbe bastato uno, hai mostrato un crescendo dal dramma alla tragedia molto naturale. La relazione platonica è centrale e importantissima, perché è la più particolare delle due vissute da Alice. Studiando all’Università si è adulti, specie facendo il passo di andare via da casa per farlo, e la cosa più ovvia sarebbe che gli amici siano amici, (o amici con benefit, eventualmente…), mentre con i ragazz@ di cui ci si innamora ci sia anche una scontata connessione sessuale. Invece la relazione platonica legata ad un vero amore è molto difficile. Certo, uno dei due vorrebbe che fosse diversa, ma di fatto resta ferma a qualche bacio, quindi hai eseguito perfettamente la richiesta. C’è anche l’Hurt/Confort, realizzato in un modo leggermente contorto rispetto alla sua linearità: cioè sembra che i personaggi si feriscano e consolino “a catena”, e infatti sono in tre a portare avanti la relazione. Questo uso alternativo funziona bene nella storia, e non ti toglie nulla, perché hai già usato due generi. Il prompt è rispettato, uno dei due tradisce e cerca di farsi perdonare. Forse non si può dire: “fa di tutto”. Il gesto estremo Alice lo compie verso se stessa, e non è un suicidio tentato – o “finto”, quindi non le può servire. Di sicuro cerca di tornare con Leo, piange e lo cerca, ma non gli promette di non vedere mai più Finn, mentre nel “farò tutto quello che vuoi” credo ci sia una resa rispetto alla parte fisica. Diciamo che è relativamente vicina al “tutto”, anche se si è fermata a un tentativo. Il biglietto è utilizzato molto sottilmente, forse anche troppo. In realtà è molto bello così, di poche importantissime parole, e che non verrà mai letto. Insegue Alice in forma di un semplice post-it dal nascondiglio tra i libri fino alla tomba. Di fatto la sua esistenza non cambia nulla nella trama, però è significativo che alla fine, quando legge – per modo di dire, dall’aldilà – lo snobbi.
Titolo: 5/5
Il titolo è semplice ed efficace, e riassume in modo completo quello che sarà il contenuto della storia. Non è subito evidente, ma va bene così: non sempre è necessario che sia un messaggio gridato, almeno in un contest. Forse non sarebbe di grande richiamo per il lettore ignaro, ma qui conta che leggendo assume subito il suo significato ed è una specie di perno intorno al quale girano i pensieri della protagonista. Ho letto con attenzione il teorema – non vado forte nelle scienze matematiche! – ma conoscevo Turing per il bellissimo “The imitation game” e devo dire che il concetto in sé non è terribilmente ostico, permettendo al lettore di comprendere quello che succede. Non tutto si può decidere con un semplice “Sì” o “No”, la risposta giusta può non esistere anche sapendo cosa si domanda. È molto aderente alla psicologia di Alice, che cerca di ragionare in modo meccanico, di incasellare i sentimenti in un modo troppo distante dalla realtà umana, ma le persone non funzionano così…
Gradimento: 5/5
La storia mi è piaciuta tanto, si sarà capito. È scritta con slancio e nel contempo con molta cura per i dettagli, soprattutto per quello che riguarda lo stile e l’introspezione. La vicenda è molto dolorosa nel suo divenire, fino al finale che non ero certa sarebbe stato questo, anche perché manca l’avvertimento character!death, ma so che molti autori non lo usano per non spoilerare… Si sarebbe sperato di vedere Alice salvarsi e trovare un modo migliore di vivere, perché è un personaggio che mostra molta sofferenza e anche dei lati meno simpatici che la rendono proprio umana. In una fiction così lunga ci sono anche pochissimi errori, quindi la lettura è stata piana e immersiva. Veramente un buon lavoro!
Punteggio: 48/50

Recensore Master
01/07/21, ore 20:05

Ciao Bessie,
Innanzi tutto in bocca al lupo per il contest.
Non so davvero da che parte iniziare a scrivere una recensione.
Dall'ingordigia patologica di Alice o da un teorema matematico di interesse filosofico?
Parto dal secondo, solo perché del primo ho paura di parlare. Forse iniziando dal teorema arriverò a capire di cosa sia morta Alice.
É giusto per un matematico porsi il problema della non risolvibilità di alcuni quesiti matematici? 🤔
Ma d'altra parte, non porsi il problema non lo fa scomparire e il non interessarsene non lo fa risolvere da sé. In pratica un problema ciclico che si chiude su se stesso.
É così che si sente Alice?
Proprio non lo so. Lei ha una soluzione? A quanto pare, l'unica via di fuga che ha trovato é stata andarsene, ma qual'era il suo problema? Distruggere il suo corpo, o il cuore dei due ragazzi che l'amavano?
Il problema principale, secondo me, é che chi non ama se stesso in primis, come può amare gli altri?
E infatti Alice non sa chi vuole e cosa vuole da chi vuole. Un problema senza soluzione, come il teorema di Turing.
Che triste che con due persone che l'amavano, alla fine sia morta sa sola, convinta di rimanere sola per sempre.
Alla prox!
Ssjd

Recensore Master
24/06/21, ore 12:48

| Recensione Premio per il Contest Revival - A volte ritornano 2/4 |
Cara Gaia,
mi sono letteralmente innamorata di questa tua storia e dei suoi personaggi. Hai fatto a mio parere un lavoro eccellente, nella costruzione così umana, contarta e drammatica della loro relazione, dei loro tipi diversi di storia e di amore, stravolgendo quello che è un clichè comune come il triangolo amoroso, che qui si colora di sfumature, di metafore infinite, rimpendosi di una potenza reale e umana che è micidiale.
Innanizitutto, ritrovarsi Firenze come ambientazione per me è stato bellissimo: ho studiato in Toscana, e Firenze mi è rimasta nel cuore, con la sua aria magica che davvero profuma di arte, di eterno, di colori stesi su un telo bianco e infinito, e tutto questo ha fatto sì che io mi immedesimassi ancor di più in Alice, nelle sue giornate passate all'Uni, alle corse fatte sul Lungarno prima di andare a lezione, al frigo colmo di cibo che fa male, ma è un altro tipo di vuoto quello che cerchi di riempire quando lo apri e ti abbuffi di tutto.
Alice sarebbe potuta essere una mia collega, una mia coinquilina, la ragazza che scarabbocchiava sul banco mentre ascoltavo il prof parlare di boh e intanto pensavo alla tesi, a quanti giorni mancavano alla prossima sezione, a quante ore avrei speso di aereo, di bus, di treno per rientrare a casa.
Ho avvertito il suo dolore proprio perchè era così reale, era l'Ali di Leo, e la Lis di Finn. Bellissimi i loro dialoghi, che sembravano davvero sprazzi di conversazione rubati per strada ascoltando due ragazzi parlare fra di loro. Bello l'uso della contaminazione fra italiano e inglese nei dialoghi fra lei e Finn.
E ovviamente mi è anche piaciuta moltissimo l'uso sapiente che hai fatto delle metefore sfruttando i disegni di Alice. Alice che è una linea, un trattino che può contenere un mondo - tante, e tante, e tante altre parole -, Finn che è lo spiraglio di luce che illumina la stanza, anche se lei lo vede solo in bianco e in nero, e poi tutti i disegni di Leo, in tutte le stagioni, in tutti i colori.
Una storia complessa, una storia profonda che colpisce e fa male e così deve essere, perchè c'è quel giusto miscuglio tra poesia e letteraturatora, filosofia e e matematica che poi è la vita stessa.
Alice cerca una stabilità che non trova e in quell'incertezza si perde, si perde nel chiedersi "per che cosa sona fatta io?", che, a perer mio, è un pò il male della nostra generazione.
Ottimo lavoro, Gaia!
In bocca al lupo per il contest! ;)
Un abbraccio,
BellaLuna 

Recensore Master
03/05/21, ore 22:44

Io l’ho trovata eccezionalmente bella e assolutamente valida. La cosa che più mi ha colpit* é stata la descrizione del disturbo alimentare e del disagio psicologico ad esso connesso. La tua Alice potrebbe perfettamente essere portata ad esempio nei corsi universitari in cui si parla di queste delicate tematiche. La mania del controllo (calorie, riti, sequenze ordinate che calmano o cercano di calmare l’angoscia), una intelligenza oltre la media, le abbuffate che ti lasciano esaust* e che innescano il circolo vizioso della colpa e dell’autopunizione, il cutting, il corpo che deve essere etereo per non occupare spazio nel mondo, perché i pensieri ossessivi e ruminanti occupano tutto. La tendenza alla manipolazione operata sugli altri, la madre ansiosa e sfiancante. Non manca veramente nulla. Il tragico epilogo di fronte ad un No che manda in mille pezzi il falso senso di onnipotenza. È tutto scritto nero su bianco, nudo e crudo nella sua tragicità. È un mostro enorme che non si può affrontare da soli, ma che necessita di essere combattuto con degli alleati, dei professionisti che possano aiutare a costruire un’ identità, meno sbalorditiva, ma sicuramente più sana. I disturbi alimentari sono la punta dell’iceberg di ferite profonde: un grido di aiuto, lanciato dalla mente per difendersi dalla sofferenza. Alice questo aiuto non l’ha voluto, non l’ha cercato. Ma invito coloro che si dovessero ritrovare in questo ritratto a cercarlo con le unghie e con i denti: cercate aiuto, potreste scoprire che il mondo ha un sapore che non avete mai assaggiato. 
Un racconto struggente e così dolorosamente attuale. 
Credo che il contenuto abbia sublimato la forma, seppur ineccepibile. Brava, pericolosamente brava a descrivere un grande

Recensore Master
25/04/21, ore 13:51

[Recensione premio per il contest Magicamente controversi!]

Ciao Bessie, eccomi qua con la seconda recensione premio per il contest. Ammetto di aver fatto una fatica immane a leggere questa storia, sono almeno tre giorni che ci torno e la leggo a pezzettini perché è angst dall'inizio alla fine, senza un attimo di tregua, come il dolore che scava l'animo di Alice, lo riempie insieme al cibo e poi la fa scoppiare e si diffonde sugli altri, su Leo che pure cerca di fuggire e su Finn che invece non vorrebbe fuggire, ma solo lasciarsi riempire da Alice.

Trovo che tu abbia descritto molto bene i disturbi del comportamento legati al cibo, come quel bisogno di riempirsi sia il sintomo di un disagio che sta altrove. Probabilmente nell'incapacità di comunicare o elaborare tutto il mondo che Alice ha dentro. Non bastano le chiacchiere con Leo, non sono sufficienti i disegni e nemmeno il sesso con Finn per Alice che ha qualcosa che la divora dentro e allora lei cerca di seppellirlo con il cibo, per stare bene, per placare quel qualcosa che si agita dentro di lei e stordirlo con zuccheri, grassi, e altre sostanze che dentro di lei perdono persino il sapore, l'aspetto conviviale legato al cibo e il gusto.
Alice non ama mangiare, non indugia nel gusto, non è golosa, è solo affamata e anela il momento della digestione, quando il sangue fluisce all'intestino rallentando il resto delle funzioni corporee e la sua mente riesce ad avere la calma che cerca.

Mi sono piaciuti moltissimo anche Leo e Finn, due ragazzi che sono legati da Alice pur essendo così diversi. Sai che mio padre dice sempre che gli Irlandesi sono i calabresi dei paesi anglosassoni? Perché sono poveri e migranti e questa era una cosa che gli aveva detto una signora di Dublino quando veniva in vacanza in calabria nel mio paese, e niente, mi è tornato in mente mentre facevo questo confronto tra Finn il Barbarossa e Leo, lo studente razionale che è il ragazzo di Alice eppure si vede trascurato, tradito e poi inseguito. Chissà che senso di colpa deve aver provato quando è successo, eppure la vita va avanti e Leo è andato avanti e chissà se quella lontananza iniziale non dipendesse anche da altro. E poi c'è Finn che invece cerca Alice e pur non essendo del tutto sullo stesso piano linguistico, e nemmeno di studio - visto che lui è lo studente di filosofia che frequenta matematica - è l'unico che prova a instaurare un dialogo con Alice, che cerca di prendersi cura di lei. Non chiede, la rispetta, l'asseconda, la comprende con una pazienza che è ammirevole. Alla fine, è costretto a fuggire per conservare i ricordi, perché Firenze va avanti, Leo va avanti e nessuno vuole parlare di Alice come se ci fosse più.

La scena finale con Leo sulla tomba e il titolo della tesi che da il titolo anche alla storia è toccante, così come quel biglietto, tardivo e squallido (sono d'accordo con la defunta Alice) e inutile oramai, è comunque commovente.
Niente, confermo il fatto che tu sia la regina degli amori infelici dalla fine tragica.

Grazie per avermi consigliato questa tua storia perché, nonostante la fatica fatta per leggerla, credo che ne sia valsa la pena.
Ti mando un abbraccio,
Sev