Ciao!
Finalmente riesco a passare da questo capitolo, che in realtà avevo già letto qualche tempo fa, ma che volevo recensire con almeno un minimo di tempo e calma, perché affronti delle tematiche secondo me interessantissime e molto profonde, che pur nel contesto fantastico di un essere con caratteristiche inevitabilmente diverse da quele umane, in realtà posseggono comunque un valore assoluto, che va a toccare tutti noi.
È stato bello, prima di arrivare alla crisi e alle riflessioni di fine capitolo, vedere almeno uno sprazzo della vita di Erika, che almeno a modo suo ha l'occasione di comportarsi come una studentessa qualsiasi, di preoccuparsi per gli studi e fare quello che fanno tutti, fra gite sul fiume e pomeriggi di studio che si trasformano in inevitabili sonnellini. Insomma, in qualche modo è consolante vederla comunque in grado di vivere delle esperienze umane e in un certo senso piacevole. Sono momenti leggeri, a tratti esilaranti, che riescono a stemperare la tensione delle tematiche successive (davvero, quando Erika si è messa a riflettere sulle gentilezze dell'amica di Terrence sono proprio scoppiata a ridere, la trovo esilarante nella sua incapacità di rapportarsi normalmente agli altri e di comprendere quelle che sono convenzioni comuni).
Tutto questo però si va a stemperare nel momento finale, con la morte di questo povero studente che costringe in un certo senso Erika a confrontarsi con un trauma terribile, che oltretutto va a scontrarsi con un elemento imprescindibile della sua natura. Aver conosciuto così da vicino la morte la porta in un certo senso a sumblimare quel momento di orrore, terrore e consapevolezza che c'è un istante prima della fine. Mi ha fatto davvero tanta tenerezza, perché ancora una volta in un certo senso emerge la sua totale solitudine, la consapevolezza di essere isolata in una condizione che le rende difficile anche solo soffrire e condividere le stesse paure degli esseri umani che la circondano.
È davvero una condizione difficile, e mi ha colpito tanto pensare a un vampiro terrorizzato proprio dalla morte: perché, se paradossalmente potremmo pensare a un vampiro come all'essere più lontano e diverso dalla morte, in realtà paradossalmente Erika è sempre, costantemente in relazione con essa, ed è effettivamente una prospettiva terribile.
Ho trovato molto bella la scena con il custode, che con il suo infuso, che poi anche per gli umani è soprattutto un conforto simbolico, è riuscito a mostrare pietà e gentilezza.
Sono ora molto curiosa di vedere come proseguirà questa "caccia alla distrazione", spero quindi di riuscire a passare presto! |