Recensioni per
Il manuale delle emozioni
di BeingHuman

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
23/02/23, ore 15:08

Il tempo non è galantuomo, no, è tiranno. Lo è con chi impiega troppo a riprendersi dalle proprie disfatte perché poi potrebbe essere troppo tardi per ricominciare.
Sebastian e Michael sono due persone sconfitte dalla vita che però hanno trovato la loro vittoria nell'essersi incontrati.
Ecco perché Sebastian si è ritrovato solo, è stata una piacevole sorpresa leggere la sua storia in poche riche e così all'improvviso. Ci voleva.
Capisco perché la mattina trovi difficile alzarsi, il momento peggiore per chi si sente solo è proprio quello, quando inizia la giornata da affrontare.
No, non gli farebbe bene annullare le uscite con Michael.
Scopriamo anche il passato di Michael, mi piace come sai immedesimarti nei suoi panni. Anche per lui il tempo è stato tiranno, sta realizzando il vuoto spietato a cui lo ha portato il persuadersi di non avrebbe realizzato quello che avrebbe voluto. Forse è troppo tardi per quella vita ma non per quella che ora ha davanti.
"La persistenza della memoria" è sempre stato uno dei miei quadri preferiti. Adoro lo stile di Dalì.
Sia l'interpretazione di Sebastian (tua) sul quadro che la sua storia sono meravigliose. Delle verità che capitano ogni giorno.
Il tempo distrugge, non trasforma, secondo me è così.
Ma non è mai troppo tardi per imparare a usarlo bene. È vero, Sebastian e Michael hanno fatto un'evoluzione, la migliore della loro vita.

Recensore Master
19/02/23, ore 11:12

Mi piace questo messaggio che vuoi mandare, la persona con disabilità non deve mai sentirsi inferiore o diversa. Se la gente capisse questo il mondo potrebbe davvero diventare migliore.
Sebastian e Michael si sentirebbero entrambi sole se non esistesse l'altro, ma è bellissimo vedere come si bastano a vicenda capendo le emozioni al volo senza bisogno di tante parole.
E quanto è vero che metà del lavoro, parlando, lo fanno gli occhi! Per alcune persone è molto più della metà, non sembra ma le parole sono difficili da usare, una sola sbagliata può uccidere un rapporto, soprattutto quelli d'amicizia.
"Come si fa a cadere nella solitudine?"
Una situazione così frequente ma con delle risposte così difficili. Michael ha preso a cuore il suo amico.
"La notte stellata" è molto bello. La triste storia di Van Gogh è la risposta alla donada di Michael, la chiave per far parlare Sebastian di sé bypassando il freno che molte persone (quasi tutte) privano quando devono parlare di quello che provano.
Lasciar parlare le opere d'arte è geniale. Terrò conto di questo consiglio indiretto, è bellissimo!
Avevo notato anche io che in effetti il cipresso sembra "stonare", e questo succede quando i mostri interiori prendono il sopravvento nella debolezza.
Parlare con sé stessi difficilmente porta sollievo, ecco perché gli amici sono fondamentali. Qualcuno che capisca il vuoto delle parole e il valore del silenzio.

Recensore Master
18/02/23, ore 09:31

Non posso credere di aver trovato una persona con lo stesso mio pensiero! Ora sono vecchietta, ma quando andavo al liceo sconvolsi la mia classe affermando, alla lezione di filosofia, che "La verità non esiste."
Esclamazioni di protesta dalla classe, tutti sconvolti pensando di avere a che fare una una pazza, solo la professoressa era interessata alla mia teoria. Se 100 persone guardano la luna, essa apparirà il 100 modi diversi.
Fine della giornata: un 9 a filosofia e la gente che non capiva come io avessi fatto a prenderlo "dicendo stronzate."
Nonostante Sebastian la pensi uguale a me, sa già quanto sarà dura farlo capire a Michael. Io amo queste storie di pura amicizia.
E mi piace vedere qualcuno che aiuta una persona con una mancanza senza farla sentire diversa o menomata, non è facile. Sì, Michael è davvero fortunato ad avere Sebastian come amico. Un amico sincero che ti dice le cose come stanno è raro come un diamante, alla gente non piace chi dice la verità e, la persona che lo fa, finisce sempre allontanata.
"Il sonno della ragione genera mostri". Sì, lo ricordavo ma purtroppo nessuno nessuno me lo aveva mai spiegato. Sono lieta di aver letto l'interpretazione di Sebastian, un fenomeno che nel mondo di oggi purtroppo accade sempre più spesso, aggiungo io. A volte mi viene da pensare che l'uomo si sia spinto troppo avanti per potersi risvegliare e fare marcia indietro.
Mi piace la spiegazione di Sebastian, semplice, diretta, ma senza dare niente per scontato. Contemporaneamente aperto ad accogliete le opinioni di Michael.
Cosa è successo a Michael quando ha toccato con mano la follia umana? Sono curiosa di scoprirlo ora. Non vedo l'ora di tornare a leggere di loro e delle loro emozioni. Adoro le persone che non ne sono spaventate come Sebastian e Michael, ci vuole coraggio per guardarle in faccia come fanno loro!
Scusa il pippone, ma quando una storia mi piace scrivo davvero tanto.
A presto!

Recensore Master
05/11/21, ore 10:57
Cap. 4:

Ti dici coinvolta in ciò che scrivi, è facile che succeda per chi scrive con passione, l'ho provato in prima persona. Meno facile è coinvolgere chi legge. Ma a te sta riuscendo egregiamente.
Riesce bene un po' per l'originalità degli argomenti che tratti.
Riesce bene un po' per le scelte, giuste a mio avviso, che prendi, come la non eccessiva lunghezza dei capitoli.
Anche il termine "manuale" è stato scelto bene, tenuto conto che i titoli sono più importanti di qualsiasi presentazione. È vero, un vero manuale non può esistere. È vero, ognuno è fatto a modo suo, per fortuna, finché non riusciranno a manipolare cervelli e anime peggio di come già fanno oggi.
Però non è già la psichiatria una sorta di manuale, anche se fredda, anti-poetica?
Il confronto con gli altri, come Sebastian e Michael, pur se virtuali, è in tutti i casi di grande profitto, più della lettura di un manuale.

Il capitolo presente tratta un'opera difficile. Complicata da capire, per lo stridore delle forme e dei colori. Ormai svuotata di contenuti e banalizzata, fino a comparire persino in un emoji.
Ma tu sei riuscita ad avvicinare il quadro al lettore e a renderlo meno ostico con grande capacità.
Stemperandolo in un'atmosfera piovosa e autunnale; immergendolo nei ricordi, che non riescono a sbiadirsi, dei due protagonisti.
Quasi come fosse destino": bello.
Suggestivo l'accostamento con "La notte stellata".
Dici che i popoli più a Nord siano fra i più felici della terra. Mi hai spinto a cercare classifiche e criteri del World Happiness Report. Mi sono stupito. Ero rimasto fermo a una leggenda metropolitana degli anni '60 secondo cui il maggior numero di suicidi avveniva proprio in quelle zone.

Termino con un angolino del recensore, in risposta al tuo "angolo autrice". L'improvviso finire del capitolo nel silenzio mi invita a riflettere, come da te richiesto. Chiedo scusa se a volte - con il mio insistente scavare dentro cose e persone, lo faccio anche con me stesso - dò l'impressione di voler giudicare. Ho già avuto critiche per questo atteggiamento. Mi spiace. L'ho sempre fatto non per prendere le distanze, con la freddezza del giudizio, ma anzi per cercare di avvicinarmi il più possibile al mondo dell'interlocutore, per entrare meglio in sintonia con lui. E riuscire a confrontarsi, senza pregiudizi, aiuta a volte a trovare delle risposte alle infinite domande che ognuno di noi si pone, o non vuole porsi.
Un caro a risentirci.

Recensore Master
22/10/21, ore 07:16

Eh sì, sorprese "in positivo", una dietro l'altra.

A partire dal nuovo titolo. Bello quel "manuale". Lo scritto di uno che cerca di ordinare col rigore della ragione una materia, quella delle emozioni, che alla ragione non può fare appello.

Dello stile ne abbiamo già parlato. Ma allo stile si aggiungono tante piccole trovate che contribuiscono a conquistare il lettore.
Come la domanda discorsiva, confidenziale, a inizio capitolo su un tema di vitale importanza.

Il tempo.
Galantuomo perché spenge crucci e trova soluzione a situazioni insolvibili. Ma sempre troppo. Troppo lento o troppo veloce. E gli strumenti che lo misurano finiscono per manifestare tutta la loro impotenza, come nel quadro.
Bella la tecnica del flashback, che getta un po' di luce - ormai il lettore ne ha bisogno, vuole sapere - sui due personaggi che abbiamo cominciato ad amare.

Come possano essere così empatici, i due, continuo a chiedermi.
Forse la descrizione azzeccata della loro umanità. Di chi non vive nascondendosi dietro a profili social scopiazzati. E il continuo incuriosire sulle loro vite: "a parte la casa della vicina".
E quell'"avanzata frenetica della vecchiaia", in cui personalmente mi identifico così bene.

E poi c'è la descrizione del quadro. Ho letto tutta la descrizione di Wikipedia, prima di accostarmi alla tua. Usi la stessa falsariga, ma la rielabori e la fai tua.

Continuo a non capire il cambio del titolo, da "Gli orologi molli" a "La persistenza della memoria". Sembra che tu lo associ al "ricordo della consistenza" del Camembert, una volta fatto scomparire fisicamente.

Molto bella, molto vera, la domanda finale. "Pretendi davvero di poter leggere tutto dall'animo di una persona?" L'autrice di manuali ha un attimo di esitazione :) E disserta egregiamente sull'evoluzione dei due uomini, "come uomini e come emozioni".

Eri partita da una one-shot a carattere di esperimento. Sta venendo fuori qualcosa di importante. È così che nascono le grandi cose: mattone dopo mattone.

Recensore Master
13/10/21, ore 07:53

Era un bel po' che aspettavo un nuovo capitolo, e questo ha soddisfatto in pieno le mie aspettative, anche perchè è dedicato a uno dei quadri che mi piace di più.

Traspare una grande sensibilità per l'arte pittorica; un grande intuito per riuscire a collegarla alla vita dell'artista; una grande originalità, specialmente per la presenza dei due amici che fanno da filo conduttore; una ricchezza di temi e riflessioni.

Non so cos'è che porta quest'opera a livelli decisamente professionali.
Probabilmente lo stile. Neutro, senza troppe ricerche espressive, ma sempre esatto nell'esporre, chiaro, asciutto, a volte solo accennato, in certo qual modo aforistico ("Le parole causavano i vuoti: il silenzio li riempiva.").
Stimolante il tema della solitudine e della natura come cura e sollievo.
Sono contento che hai ripreso a scrivere. Spero che continuerai.

Recensore Master
16/06/21, ore 12:42

Sei riuscita a scrivere un brano assolutamente di rilievo. Bravissima!
L'ho letto più volte, con attenzione, fermandomi qua e là per riflettere. Ne valeva la pena.
Con poche frasi, semplici, quasi da popolino, con poche trovate sceniche (il cieco) riesci a buttar giù trattati d'arte, di filosofia, di umanità.

Anzitutto metti in evidenza le diverse interpretazioni che possono essere date all'opera d'arte, quando la si guarda, o la si legge. La stessa valutazione che ne diamo può cambiare, a seconda del nostro stato d'animo, dell'ambiente nel quale ci troviamo invischiati.

Mi è piaciuta l'esegesi completa che fai della controversa opera di Goya.
Mi è piaciuto come sei riuscita a tirarne fuori, con semplicità ed immediatezza, i molteplici insegnamenti che ne scaturiscono.

"Un tema molto attuale". Verissimo. Oggi è un continuo bombardamento di messaggi che spingono a seguire il cuore, l'istinto, la passione. A lasciarsi andare. A staccare la spina alla ragione.
E assistiamo a un continuo crescendo di manifestazioni del "lato bestiale" del nostro essere uomini. Viene fuori tutto l'elenco che fai delle cose che rappresentano le bestie.
Sebastian termina con quel terrificante corollario: "Quando il caos prende il sopravvento non c'è più modo per dominarlo e tornare sani di mente." Che ti fa capire che seguire l'istinto è un po' come cadere vittima delle droghe. La passione non può essere dissociata dalla ragione.

Poi c'è l'ulteriore interpretazione, la sentenza, quasi lapidaria, di Michael: "I mostri che assalgono l'uomo sono creati da lui stesso….". Drammatica verità.

Ci ho ancora trovato, esemplificato qui dentro, il profondo significato di amicizia. Sincerità e gratitudine.
"La gratitudine era un concetto troppo implicito per essere espresso da una parola sola e fortunatamente erano entrambi d'accordo su questo." Bellissimo.

Mi ha infine suggestionato, in Sebastian, quello che tu chiami "il complesso di eterno incompreso". Un'incomprensione dipendente forse da lui stesso ("troppo criptico"), o dagli interlocutori. O ancora dal mezzo di scambio - le parole - che senza la possibilità di vedere le espressioni facciali non sono del tutto adeguate a trasmettere sentimenti. Proprio come il mezzo scritto, anche qui, su EFP.
Proprio brava!