QUINTA CLASSIFICATA
“Il mio nuovo amico” di Swan.79
Grammatica e stile: 5,5/10
Purtroppo sono costretta a cominciare con un punteggio non altissimo perché ho trovato un po’ di imperfezioni, sia riguardanti la grammatica che lo stile, disseminate qua e là. Mi dispiace davvero tantissimo, perché questo è il parametro che in assoluto ti ha penalizzato di più e perché certi errori sono palesemente delle sviste che si sarebbero potuto correggere con un’attenta revisione, ma purtroppo tutti questi piccoli dettagli sono andati a sommarsi tutti insieme e mi hanno portato a sottrarre dei punti.
Ti riporto ciò che ho trovato per quanto riguarda la grammatica:
“Una signora di mezz’età seduta alla guida di una vecchia land rover sorrise” -> trattandosi del tipo di macchina, Land Rover andrebbe scritto con le maiuscole.
“seduti davanti a due bottiglie di coca cola” -> stesso discorso vale per Coca Cola, che essendo una marca andrebbe scritta con le maiuscole.
“Che succede? “ chiese David allarmato -> il fatto di aver inserito uno spazio tra il punto di domanda e le virgolette (penso sia un errore di battitura) fa risultare graficamente le chiuse virgolette come se fossero nuovamente aperte.
“I vulcani gli ho già detti?Ragazzi se non mi fermate continuo fino a stasera.” -> essendo il pronome riferito ai vulcani, un sostantivo plurale maschile, dovrebbe essere ‘li ho già detti’ e non ‘gli’. Ne approfitto anche per farti notare che manca uno spazio tra il punto di domanda e la parola ‘Ragazzi’; inoltre sarebbe meglio inserire una virgola dopo ‘ragazzi’, ma quella della punteggiatura è una questione che affronteremo più avanti ^^
“Cominciò a smanettare sul suo cellulare e si scambiarono i numeri Samantha sorrise con dolcezza.” -> qui credo manchi proprio un segno di punteggiatura, probabilmente un punto prima di ‘Samantha’.
“Questa ragazza ti piace si o no?” -> l’affermazione ‘sì’ vuole sempre l’accento. Non credo sia un vero e proprio errore di grammatica, forse è più di distrazione, perché nella frase successiva l’hai scritto correttamente, ma è comunque un errore.
“Che cosa ci fai qui.” -> questa è una domanda, quindi al termine ci vuole il punto interrogativo.
“Dimmi un po di te” -> po’, vuole l’apostrofo.
“e lei ha detto: Sì” -> a meno che non si stiano aprendo delle virgolette per il discorso diretto, dopo i due punti non ci vuole mai la lettera maiuscola. Per ovviare il problema, visto che qui siamo già all’interno di un discorso diretto e aprire delle altre virgolette mi sembra un po’ macchinoso, potresti scrivere anche semplicemente “e lei ha detto sì” senza i due punti, oppure “lei ha detto di sì” oppure ancora “e lei ha accettato”.
“E´un ragazzo” -> so che è complicato e pesante stare a fare manualmente o copia-incollare ogni volta la ‘e’ accentata maiuscola, ma qualsiasi altro metodo per riprodurla al di fuori di ‘È’ è un errore. Non so bene se questo sia un errore dettato dall’html che non ha riconosciuto il carattere, ma ci tengo comunque a segnalarlo ^^
“Può concederci solo un minuto, per favore.” -> situazione speculare a quella precedentemente riportata per quanto riguarda il punto di domanda al termine della frase: si tratta di una frase interrogativa, quindi è necessario sostituire quel punto.
“glielo ho promesso” -> nel linguaggio scritto generalmente le formule di questo tipo si scrivono apostrofate: “gliel’ho promesso”.
Questi invece sono alcuni errori di battitura:
“Io non esagerò” -> c’è un accento di troppo sulla parola ‘esagero’.
“David non fece domane” -> manca una ‘d’ nella parola ‘domande’.
“anche constoria se vuoi” -> manca uno spazio tra ‘con’ e ‘storia’.
“Max!Non eri a scuola oggi” -> manca lo spazio dopo il punto esclamativo. Ho notato diversi errori di questo tipo in realtà.
“ A proposito tu ti senti pronto per la verifica di domani?” -> qui per esempio si è verificato l’errore contrario: c’è uno spazio di troppo tra le virgolette e la ‘A’.
“aiutò Maxchi a piegare i pochi vestiti che aveva” -> quel ‘chi’ subito dopo il nome di Max non so come interpretarlo XD
“Ma il giovane proprietario dell’auto poteva contare sulle braccia ormi divenute robuste” -> manca una ‘a’ nella parola ‘ormai’.
“Mia madre se ne ero andata” -> hai scritto ‘ero’ al posto di ‘era’.
Ho anche qualche dubbio riguardo alla formulazione di una frase:
“Ti siedi con me a mensa?” -> nel parlato è molto comune pronunciare frasi di questo tipo, ma dal punto di vista del significato non è del tutto corretta. Sarebbe meglio scrivere “Ti siedi vicino a me?” o “Pranzi con/insieme a me?”.
Ho notato un po’ di disordine per quanto riguarda le righe bianche per suddividere i paragrafi: a volte sei andata a capo due volte laddove non era necessario (come nella scena della mensa, mentre Samantha si stava avvicinando al tavolo dei ragazzi e Max non sapeva che fare), altre volte non hai suddiviso il testo quando invece sarebbe stato necessario (come subito prima della scena della colazione, in cui David parla con i genitori delle sue preoccupazioni nei confronti di Max). Forse c’è stato qualche problema con il codice html, perché in altre situazioni hai suddiviso il testo correttamente, quindi non so bene come interpretare questa svista ^^
Ti segnalo anche qualche altro piccolo errore che ho riscontrato dal punto di vista dello stile e della grafica:
“Prego. Tu sei nel mio corso di inglese.” esclamò ad un tratto -> dopo ‘inglese’ sarebbe in realtà meglio non inserire un punto fermo, perché questo spezza una frase che in realtà continua fuori dalle virgolette. La frase racchiusa tra virgolette funge in questo caso da complemento oggetto (lui disse “che cosa”), e così tutte le frasi contenenti un verbo che implica il parlare /disse, esclamò, domandò ecc…). In questi casi è sempre meglio non spezzare la frase con un punto, anche se all’interno delle virgolette; diversamente sarebbe stato se la frase all’esterno delle virgolette fosse stata totalmente slegata alla battuta diretta, come in questo caso:
“David mi spieghi che stavi cercando di fare oggi? In che razza di modo hai giocato stasera?” al termine di una partita di basket -> Qui la frase esterna non si lega in nessun modo a quella tra virgolette, infatti ne approfitto per segnalarti che qui ‘al’ vorrebbe la lettera maiuscola, perché è come se avessi cominciato una frase nuova dopo un punto fermo (in questo caso un punto di domanda).
Ho notato in varie occasioni questo tipo di disordine nei pressi dei dialoghi, qui te ne ho portato solamente un esempio come spiegazione. Non sono in realtà sicura di essermi spiegata al meglio (il caldo mi fa un attimo delirare ahahahah), quindi se avessi ancora qualche dubbio non esitare a chiedere ^^
L’ultima citazione del testo che ti ho copiato apre una parentesi importante, ovvero quella delle virgole. Ho notato che in alcuni casi tendi a ometterle, soprattutto all’interno dei dialoghi; in questo caso sarebbe bene aggiungerla tra ‘David’ e ‘mi’, cosa che si dovrebbe fare sempre quando si inserisce un’esclamazione (che sia un nome proprio, oppure “ehi”, oppure “ciao”, oppure “dai” ecc…).
Un altro esempio che ti posso riportare è questo:
“Dai è semplice.” -> anche qui, tra ‘dai’ e ‘è’ sarebbe meglio inserire una virgola.
Altri esempi sono:
“Meglio così andiamo.” -> la versione corretta è “Meglio così, andiamo”.
“Quindi basta è finita.” -> la versione corretta sarebbe “Quindi basta, è finita”.
Qualche altra volta, riguardo alle virgole e alla punteggiatura in generale, ho notato dei disordini che hanno portato alcune frasi a essere poco chiare o dalla formulazione macchinosa. Questa ne è un esempio:
“David lo seguì con lo sguardo mentre si allontanava, con un groppo in gola e aprì la lettera.” -> dal punto di vista delle pause che faresti nel pronunciarla, se leggessi questa frase rispettando la punteggiatura che hai inserito, ti renderesti conto che qualcosa non suona bene. Ti verrebbe spontaneo prendere fiato e fare una pausa leggermente più lunga tra “con un groppo in gola” e “aprì la lettera”. Una possibile riformulazione per mantenere intatto il senso della frase, farla scorrere meglio e non sovraccaricarla di virgole potrebbe essere questo:
“David lo seguì con lo sguardo mentre si allontanava e, con un groppo in gola, aprì la lettera”.
Ci sono poi delle altre cosette, sempre riguardanti lo stile e la forma, che ti vorrei far notare:
“Dovevo fare una cosa oggi...ma non ha più importanza.” -> ho notato che hai la tendenza, quando inserisci i puntini di sospensione, ad attaccarli sia alla parola di prima che a quella successiva, come in questo caso. In realtà la forma corretta sarebbe attaccati alla parola che li precede e staccati da quella che le segue: “[…] una cosa… ma non […]”.
“David con un sospiro prese il cellulare e avvisò la madre che stava per uscire. David attese che i suoi compagni lo precedessero” -> qualche volta, come in questo caso, ho notato una ripetizione del soggetto in due frasi molto vicine e che hanno lo stesso soggetto (in questo caso David). La seconda volta sarebbe meglio sottintenderlo (cominciare la frase con “Attese”), sia per evitare ripetizioni, sia perché ripetere spesso il soggetto potrebbe essere indice di uno stile un po’ “acerbo”.
Fino a ora ti ho segnalato tutte le piccole sbavature che ho trovato nel tuo testo, sia dal punto di vista grammaticale che stilistico (guadagnandomi sicuramente il tuo odio AHAHAH scusa), ma non sono qui solo per evidenziare i lati negativi, anzi! Ci sono molti aspetti del tuo stile che ho apprezzato molto e che, nonostante tutto, mi hanno permesso di leggere la storia con piacere e con tanta scorrevolezza!
Innanzitutto ho apprezzato molto il modo in cui hai deciso di frammentare il testo: i periodi non sono mai né troppo brevi e semplicistici, né troppo lunghi e dispersivi, il che conferisce alla storia un ritmo calzante e coinvolgente, che tiene alta l’attenzione e coinvolge fin dalla prima riga.
In secondo luogo ho trovato un grande e splendido equilibrio tra tutti gli elementi della narrazione: dialoghi, azioni, introspezione, sensazioni, descrizioni. Nessuna di queste cose prevale sull’altra, è tutto talmente ben amalgamato che le scene si susseguono e si srotolano con un andamento naturale, si dipingono nella mente del lettore quasi come un film. Ho davvero molto apprezzato questa tua naturalezza nel narrare gli eventi, hai trovato un equilibrio vincente e spero che continuerai a svilupparlo in questo senso, perché credo che il tuo stile abbia tantissimo potenziale e con alcuni piccoli aggiustamenti potrebbe diventare uno dei tuoi maggiori punti di forza!
Trama e personaggi: 9/10
La prima cosa che voglio fare in questo parametro è farti tantissimi complimenti per la trama, perché l’ha gestita e strutturata in una maniera FANTASTICA|
Innanzitutto mi è piaciuta molto la scelta delle scene su cui ti sei voluta soffermare, per descriverle e inserire la giusta dose di dialoghi: sei riuscita a creare immagini vivide e coinvolgenti, che hanno saputo raccontare con un ritmo incalzante le vicende della vita di questi ragazzi. Non ti sei soffermata su dettagli poco importanti cercando di “allungare il brodo”, ma non hai nemmeno omesso delle scene rilevanti: ti sei presa il tuo tempo per raccontare la storia e il risultato è una storia coinvolgente, che tiene alta l’attenzione del lettore dalla prima all’ultima parola, dal ritmo costante e omogeneo. Davvero tantissimi complimenti!
Non ho trovato nessun buco e nessuna lacuna, giunta alla fine della lettura il puzzle si è andato a comporre in maniera perfetta e anche quei piccoli punti d’ombra, che avevi appositamente e strategicamente lasciato nelle prime fasi del racconto, sono andati a chiarirsi. Anzi, sei stata abilissima nell’instillare curiosità durante il corso della lettura, il che ha aggiunto ancor più valore alla tua storia!
Per esempio, la situazione famigliare di Max rimane avvolta nel mistero: vediamo che, il giorno dell’incontro con David, torna a casa e la trova vuota, ma non sappiamo che fine abbia fatto la madre e se questo ragazzino abbia un padre. Vediamo anche che getta nello scarico una medicina e, nonostante possa sorgere il sospetto di un gesto estremo da parte sua, viene anche il dubbio che possa essere la madre la proprietaria di quei medicinali; magari non torna perché è una donna instabile, che fa largo uso di psicofarmaci, o magari è dipendente da qualche droga. Anche tramite la gestione della madre sei riuscita a inserire una sorta di colpo di scena, perché la spiegazione del suo abbandono è talmente assurda che nessuno avrebbe potuto immaginarla. Io, almeno, non ci sarei mai arrivata… e sapere che una madre abbia preferito un uomo qualsiasi al proprio figlio, la creatura a cui ha dato la vita e che dovrebbe in teoria amare più di se stessa, è veramente straziante.
Stesso discorso per quanto riguarda il gesto di svuotare l’armadietto: il lettore continua a chiedersi per tutto il tempo cosa abbia portato Max a svuotarlo, non ce lo sveli finché non si giunge alla lettera. E anche qui, personalmente, io non ci sarei mai arrivata e ho trovato geniale questo dettaglio, che getta degli indizi ma non rivela troppo, e fa venir voglia di continuare a leggere per saperne di più!
Ben riuscito il parallelismo anche tra l’inizio della prima scena e l’inizio dell’ultima: Max sta trasportando qualcosa (una volta i libri, l’altra volta degli scatoloni), ma per motivi ben diversi e soprattutto la seconda volta ha un aiuto al suo fianco. Mi è piaciuto soprattutto perché si tratta di un rimando al modo in cui si sono conosciuti, all’episodio che li ha portati fin lì, solo che la seconda volta si tratta di un arrivederci, perché ognuno andrà a vivere la sua vita separatamente dall’altro. Sembra un dettaglio quasi insignificante, ma è stato un tocco geniale che ha conferito un sacco di carica emotiva alla trama, alla storia nella sua interezza.
Non posso quindi che farti i complimenti!
Per quanto riguarda i personaggi, innanzitutto è apprezzabile la scelta della loro gestione, del modo in cui li hai fatti muovere: li hai inseriti in delle scene d’azione, li hai fatti interagire e hai reso i loro gesti e i loro dialoghi protagonisti. Questo ti ha permesso, insieme a un’introspezione ben inserita (mai troppo scarna ma mai eccessiva) di delineare perfettamente i personaggi. Come dico sempre, noi non siamo niente senza gli altri e senza il mondo che ci circonda, e per i personaggi è lo stesso: il loro carattere e le loro peculiarità si definiscono nel momento in cui agiscono, reagiscono e interagiscono, nelle sensazioni che provano, nelle parole che usano per esprimere un determinato concetto. Questa è una cosa che ho ritrovato sicuramente nella tua storia, proprio grazie all’abbondante dose di dialoghi e azioni, e sicuramente è una caratteristica che ha dato una grande spinta alla caratterizzazione!
Oltre ciò, ho apprezzato moltissimo anche il modo in cui i due ragazzi si sono evoluti, in particolare Max: all’inizio praticamente non parlava, era sempre chiuso in se stesso e non prendeva mai l’iniziativa di interagire con qualcuno, finché David non si è messo d’impegno per farlo uscire dal suo guscio. Vediamo come Max acquisisce sicurezza grazie al supporto del suo nuovo amico, fino a diventare spontaneo quantomeno in sua presenza, e si apre pian piano al dialogo. Alla fine della storia, quattro anni dopo, lo vediamo molto più rilassato e, ora che parte dei suoi demoni sono stati affrontati e sconfitti, è anche più propenso a raccontare la parte più oscura e fragile di sé, quella che ha tentato di nascondere in un primo momento. Sì, perché gli ci è voluto uno scossone per riuscire a parlare dei suoi problemi: se Tony non avesse deciso di buttarlo fuori di casa, forse Max non avrebbe mai avuto il coraggio di parlare a David dei suoi problemi, o forse lo avrebbe avuto dopo tanto tempo.
Max aveva bisogno proprio di un personaggio come David… che, dai, come si può non amarlo? Incrollabile, positivo, ottimista, generoso, dotato di quell’ingenuità ancora un po’ fanciullesca che gli permette di approcciarsi a Max senza quei pregiudizi tipici dell’adolescenza. Non gli importa se lo vedranno andare in giro con un emarginato, non gli importa di come è vestito il suo nuovo amico e se non è la persona più loquace del mondo, non gli importa nemmeno del quartiere in cui vive: l’ha visto in difficoltà e l’ha aiutato, punto, perché i suoi occhi tutte queste differenze non le vedono. È un personaggio di una bellezza e di un’innocenza disarmanti, lo hai delineato da subito come un ragazzo buono e spontaneo, genuino, a cui è impossibile non affezionarsi. Non potevi creare una coppia di amici migliore, soprattutto per il modo in cui si sono definiti a vicenda nel loro rapporto; hanno due caratteri in contrasto ma anche tante cose in comune.
C’è però un dettaglio che mi ha portato ad abbassare un po’ il punteggio e che mi ha fatto un po’ storcere il naso, specialmente nella prima parte della storia. So che forse era una cosa voluta, ma gli scambi di battute tra i ragazzi avevano un che di stereotipico che li ha resi, in alcuni momenti, forse un po’ scontati. Un esempio che posso farti è la scena della mensa, in cui Max si accorge che Samantha lo sta fissando e David gli suggerisce di farsi avanti e salutarla: mentre leggevo ho avuto l’impressione di aver già letto un milione di volte una scena del genere, in cui i personaggi pronunciavano le stesse identiche parole, perché è la classica scena da telefilm americano che parla di teenagers. So che è difficile costruire qualcosa di innovativo, soprattutto sul tema che ho proposto, ma ho notato che soprattutto nei dialoghi hai utilizzato degli schemi molto famosi e che hanno rischiato di rendere quelle scene in particolare un po’ troppo “banali” (perdona questa parola, so che non è bella ma non riesco su due piedi a trovare un sinonimo adatto XD).
E ora tu potresti dirmi: cosa c’entra tutto questo se tra i parametri di valutazione non c’è l’originalità? Il punto è che questi dialoghi un pp’ stereotipici hanno rischiato di stereotipare parecchio anche i personaggi, intaccando quindi la loro caratterizzazione: Max rischiava di diventare il classico introverso imbranato e inesperto con le ragazze, David il classico studente non troppo brillante ma estroverso e senza alcun problema nell’interagire con nuove persone. Ed è questa, in realtà, l’impressione che ho avuto durante la prima parte della storia, almeno fino alla scena della partita di basket; fortunatamente hai poi dato una svolta alla storia, e dalla seconda metà del testo è salita vertiginosamente la qualità della gestione dei personaggi.
Probabilmente se avessi evitato un po’ di quegli scambi di battute “fatti” la caratterizzazione sarebbe stata perfetta, e lo sarebbe stata fin dall’inizio, perché avresti potuto inserire tanti dettagli peculiari dei tuoi personaggi. Mi dispiace averti dovuto penalizzare per questo motivo, però in linea di massima il mio bilancio è positivo e alla fine non posso che apprezzare i tuoi personaggi, mi sono entrati decisamente nel cuore!
Utilizzo del pacchetto/attinenza al bando: 5/5
Non posso che metterti un punteggio pieno in questo parametro, perché hai fatto un ottimo lavoro sia col tema del contest che con lo sviluppo del pacchetto scelto!
Iniziamo dal tema portante del contest, ovvero l’adolescenza. Hai inserito tanti cliché appartenenti a quell’età, il che non è assolutamente un difetto, perché è proprio di queste dinamiche che volevo leggere: la scuola, la difficoltà dei personaggi nel trovare degli amici, le prime cotte, le conversazioni imbarazzate durante la pausa pranzo, i pomeriggi trascorsi a studiare insieme per i compiti in classe, le partite di basket, il difficile rapporto con i genitori… tutto ciò mi parla di adolescenza, hai saputo costruire un mondo con delle dinamiche tipiche dell’adolescenza e ti ci sei giostrata benissimo… mi è sembrato davvero di entrare tra i corridoi di un tipico liceo americano, in uno di quei telefilm della fine degli anni Novanta/inizio anni Duemila!
Ho apprezzato molto anche la tematica della situazione disagiata di Max, costretto a vivere in un quartiere povero e malfamato insieme a una madre che non lo ama, costretto ad arrangiarsi con quello che ha, e che finisce per essere lo “sfigato” a scuola, quello fuori moda, quello che non ha amici e sta sempre chiuso in se stesso. Solo che, a differenza del solito “nerd secchione” che è stato inserito come stereotipo in tutte le storie che parlano di adolescenti, qui si affronta una tematica molto più delicata. Max non è così perché semplicemente non ha abilità sociali, ma perché al momento è l’ultimo dei suoi problemi: sta soffrendo molto per la sua famiglia a pezzi, per l’abbandono della madre – una madre che non l’ha mai amato. Hai trattato la tematica nel modo migliore: riprendendo uno schema tipico dell’adolescenza, ma aggiungendoci quel tocco di freschezza e novità che mi ha permesso di non arrivare alla fine con quella sensazione di “sapevo già come sarebbe andata a finire” che potrebbe anche risultare fastidiosa.
Davvero, ho adorato come hai gestito il tema del contest, mi hai consegnato esattamente il tipo di storia che speravo di leggere nel momento in cui ho indetto questo contest!
Per quanto riguarda lo sviluppo del pacchetto, e in particolare la citazione, ammetto che in un primo momento non avevo idea di dove volessi andare a parare. Insomma, certo, c’era una storia d’amicizia e questo è stato palese fin dal primo momento, ma mai avrei immaginato che questo rapporto tra David e Max si sarebbe intensificato così tanto e sarebbe diventato talmente profondo da rappresentare alla perfezione il senso della frase. Hai saputo evidenziare sia la parte in cui si cita la certezza di avere l’aiuto da parte di un amico, sia l’aver imparato insieme parole come rispetto, fiducia e affetto. L’amicizia tra i due ragazzi, fin dal primo momento, si è basata sul rispetto reciproco e questo si è continuato a percepire per tutto l’arco della storia, fino al momento più alto del loro legame, quello in cui David apre le porte della sua casa al suo amico senza preoccuparsi delle conseguenze, senza nemmeno consultare prima i genitori, ma spinto da un affetto enorme verso il suo amico e dal desiderio di aiutarlo davvero, senza chiedere nulla in cambio.
Infine ho trovato sublime il modo in cui hai inserito l’intera citazione, rendendola parte di quella stupenda lettera sul finale. Oltre al fatto che calzava a pennello con la trama della storia, sei riuscita ad amalgamarla perfettamente alle parole di Max, come fosse stato lui stesso a partorirle, e chi non conosce la citazione non potrebbe mai intuire che non sono parole del ragazzo perché non stonano affatto. Insomma, ho adorato l’uso che ne hai fatto, sia dal punto di vista strettamente letterario che da quello del significato. Complimenti, davvero!
Gradimento personale: 5/5
Ci sto provando a non piangere, giuro. Ma è difficile, tremendamente difficile. Questo finale mi ha veramente spezzato, mi ha rapito il cuore e me l’ha distrutto in mille pezzi in una maniera che non so descrivere. Perché è di una dolcezza che nasconde al suo interno tanta fragilità, tanto dramma, ma anche tanta forza e voglia di andare avanti. E soprattutto è la manifestazione di quanto un legame di amicizia, un gesto d’affetto, possa davvero salvare una vita… e sarà che io sono di parte, sarà che le storie di amicizia le sento dentro fin nelle ossa, sarà che sono particolarmente sensibile ai finale dolceamari, ma tutto ciò mi ha toccato nel profondo e se torno alla lettera che Max ha scritto a David, se penso al gesto che stava per compiere e che alla fine ha lasciato perdere grazie al gesto di gentilezza del suo amico, non riesco proprio a scacciare il magone e a trattenere le lacrime. Non è assolutamente facile e scontato riuscire a commuovermi in questo modo, ma tu ci sei riuscita e, devo essere sincera, quando ho cominciato a leggere questa storia non me l’aspettavo.
Anzi, ti dirò di più: in un primo momento pensavo fosse una situazione assolutamente ordinaria, tanto da essere banale, tanto da essere il solito cliché, e l’ho pensato finché non siamo entrati nel vivo dei problemi famigliari di Max. Ma mi sono dovuta ricredere, eccome se mi sono ricreduta! È stata la seconda metà della storia a farmi prendere la decisione di assegnarti il punteggio pieno in questo parametro, perché la storia ha avuto un’impennata dal punto di vista emotivo incredibile, e tutte le tessere del puzzle sono tornate al loro posto. Perfino il cliché dei cliché per i primi incontri, ovvero la pila di libri che cade a uno dei personaggi e l’altro l’aiuta a raccoglierli, ha assunto un valore completamente nuovo e inaspettato quando hai spiegato il motivo per cui Max li stava portando via. Non perché è il solito secchione, non perché è il cliché del personaggio maldestro che fa cadere tutto, ma perché aveva deciso di compiere un gesto estremo. E l’intervento di David non è solo il pretesto per raccontare il primo incontro tra i due, ma un gesto di un’importanza enorme, che ha cambiato la vita di Max e l’ha letteralmente salvata.
La tua storia è stata quella che, alla fine dei conti, mi ha stupito più di tutte. Ti ringrazio infinitamente per avermela consegnata: avevo bisogno di qualcosa che mi colpisse nel profondo, di una storia così toccante, di un racconto che ancora una volta mettesse in valore l’importanza dell’amicizia – il mio legame preferito, sia nelle storie che nella realtà.
Davvero tantissimi complimenti!
Totale: 24,5/30 |