Ciao, forse mi rendo conto che sono un po' in ritardo, ma non controllavo la sezione da mesi.
Sono quasi sull'orlo del pianto, tanto questa storia è scritta bene nella sua brevità, ho davvero i brividi.
Le riflessioni del tuo racconto mi hanno ricordato un po' Ungaretti e il lato umano dei soldati che sono sempre un po' come carne da macello prima della guerra e come eroi dopo, un po' contraddittorio e paradossale, ma che alla fine non sono che uomini, esseri umani come tutti noi e che, come tutti noi, soffrono e provano rimpianto.
A che serve glorificare una vita, quando essa ha già lasciato questo mondo, se non la si è valorizzata prima dell'inevitabile? Soprattutto quando tutto ciò è successo a causa dell'egoismo e della cupidigia altrui?
La tematica è davvero interessante e ci sarebbe da parlarne per ore, il tuo testo è davvero pesante e significativo, lascia un segno, un pugno forte dritto allo stomaco, ma al contempo percepisco sensibilità e una grandissima umanità, nonché l'amore con cui hai arricchito questa narrazione serrata, introspettiva, impreziosendola nella sua crudezza e nella sua dolcissima malinconia.
E' scritto tutto così bene, il lessico sempre calzante, appropriato, la sintassi perfetta, ritmicamente suona come una bellissima canzone, melodiosa, triste e con un testo incredibilmente ricco e dal significato profondo e intimo.
E' stato come perdersi in quel deserto e trovarsi a empatizzare con il protagonista e i momenti prima che la vita abbandoni il suo corpo stanco e affranto dal dolore.
E' stato travolgente, pochi sono i testi che riescono a coinvolgermi così tanto emotivamente, ma ora sono qui con la gola secca e gli occhi lucidi.
Ti ringrazio, questa tua piccola perla verrà accolta tra le mie preferite e mai più dimenticata.
Spero davvero con tutto il cuore che continuerai a pubblicare e a regalarmi altre emozioni e spero che questa modestissima recensione ti abbia fatto anche solo un po' piacere.
A presto, Child of the Moon |