Ciao, cara!
Perdonami, ho impiegato un po' a passare, non ho vissuto giornate semplicissime prima delle vacanze e questo mi ha costretta a ritardare.
Ho letto questo primo capitolo davvero con tanto interesse. Il tema è molto complesso, ma trovo che tu sia riuscita a portare all'attenzione ogni riflesso emergente di questa dipendenza, proprio come dici tu nel titolo, ogni sfumatura.
È questo incipit alla storia a rendere cruda l'atmosfera, ma certo non ci si poteva aspettare nulla di diverso. Eppure, nella drammaticità del caso, hai donato una sorta di speranza, un bagliore di luce sia nella mente di Edward sia in coloro che lo circondano, in particolare nel personaggio della giovane Ada. Davanti all'amica tenta di nascondere la gravità del baratro in cui sta precipitando, eppure in solitudine sembra pienamente convinto di essere entrato in un loop senza via d'uscita; la frase che lo accompagna "non c'è cura" sembra espressione di qualcosa che lo inquieta e che lo ha condotto a camuffare i suoi tormenti tramite la droga e altre forme di autolesionismo.
Le sensazioni fisiche legate all'assunzione di droga sono convincenti dal punto di vista del lettore, mi sembra che siano drammaticamente attinenti a questa cruda realtà. Questa oscillazione tra benessere e malessere a seguito dell'assunzione dona alla narrazione un drammatico realismo. Nascono nel protagonista pensieri razionali e irrazionali propri della dipendenza, che lasciano però anche sprazzi di lucidità che consentono ad Edward di ricercare le cause nel vortice in cui è caduto.
Quella del demone penso sia davvero la metafora migliore per descrivere questa tragica situazione. Il protagonista è consapevole di ciò, i suoi stessi pensieri danno voce a questa consapevolezza e credo sia la porta attraverso cui deve passare per recuperare a pieno la propria vita, prima che sia troppo tardi, prima che questo demone dentro di lui lo distrugga.
Questa idea delle parole che lo accompagnano lascia un'altra prospettiva pienamente positiva; è la percezione che questo giovane non abbia abbandonato la parte più profonda di sé per cedere all'illusione di un benessere fittizio, le parole lo ancorano alla realtà. Persistono ingenuità e genuinità nascoste in lui, lo ferisce il pensiero di averle perse lungo la strada rischiosa che sta percorrendo. Dalla drammaticità che sta vivendo è sorto in lui un animo particolarmente sensibile verso se stesso e ciò che lo circonda.
Il gruppo con il quale condivide questa esperienza ha una grande influenza su di lui e più in generale in queste circostanze. Noto però che Edward si distingue da questi pari e trovo questo dettaglio (che dettaglio in fondo non è) molto significativo; nei compagni non c'è il minimo barlume dei sensi di colpa, solo il desiderio che spinge verso la sostanza come fosse un gioco, di cui solo Ada sembra scorgere davvero la reale pericolosità. Trovo Edward in una posizione intermedia, consapevole del male che si sta infliggendo, ma non abbastanza forte per liberarsi, come l'amica vorrebbe. Ciò che cerca e che si trova alla base dell'assunzione di droga da parte di Edward credo sia anche (oltre a tutto il resto) il bisogno di approvazione sociale da parte di coloro che manifestano i medesimi comportamenti.
Ho apprezzato molto la nota conclusiva sui sentimenti di Ada nei confronti di Edward; non sarà un'impresa facile per la ragazza, dal momento che anche lei sembra strettamente coinvolta (anche se pare in modo più controllato e meno compromettente), eppure vedo una certa maturità in lei, una sorta di guida che possa evitare una deviazione tragica e senza via d'uscita.
Spero di riuscire a proseguire presto con la lettura, questa prima parte è stata molto interessante, specie sul fronte introspettivo! ♡
Un abbraccio,
Vale |