Recensioni per
Osservando foglie rubino
di Ingridark

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
24/11/21, ore 00:49

Una bella poesia la tua, piacevole e scorrevole.
L'autunno non mi è mai piaciuto, lo trovo davvero spento e monotono.
Grazie per avermi donato una nuova prospettiva di vita che circonda ognuno di noi.
Complimenti,
Bea

Recensore Master
23/11/21, ore 11:18

Cara Ingridark,
una poesia affascinante la tua, con questa visione delle foglie, dapprima ancorate alla vita che donava loro l’albero a cui erano avvinte, per poi giacere a terra morte, ma così ancora vivide nei loro colori che paiono tutt’altro che morte.
Il vento le trasporta e dona loro, e a noi che le osserviamo muoversi leggiadre nell’aria, la parvenza che ancora abbiano un alito di vita da condividere con coloro che le guardano, sperando che quei colori e quel loro destreggiarsi nel vento si siano fissati bene nella memoria, che in questo modo potrà donare loro eternità.
Anche io sono rimasta estasiata e persa nell’osservazione delle evoluzioni che una foglia faceva non appena si era staccata dal suo albero, il tutto era talmente magico che ho provato a descriverlo, alla mia solita maniera, descrivendo appunto il volo della foglia.
Punto focale resta comunque l’emozione che esse hanno saputo suscitare in noi da preservare con il nostro ricordo circa la loro bellezza.
Poesia molto d’atmosfera che mi ha parlato, come spesso mi parla la stagione autunnale, che amo particolarmente per il carattere intimista che possiede. Le tue immagini spruzzate di colori poi hanno fatto da perfetto corollario.
Complimenti alla tua sensibilità e a risentirci presto! Un caro saluto.

Recensore Master
23/11/21, ore 08:49

Mi sono sentito coinvolgere tremendamente da questa poesia.
Una poesia preziosa. Preziosa come i rubini e gli smeraldi che la animano, senza però ostentazione.
Connubio perfetto tra mente, corpo e natura: foglie come cuori e sangue, ricordi come vento "che soffia nella mia mente".
Un autunno che incede regale, di fronte a cui tutto si ritira per farlo passare, con l'ossequiosa ipocrisia di chi sta morendo.
Grande sensibilità, che finisce per evolversi in profondo disagio, senza mai perdere l'equilibrio, rimanendo sempre pacato ma deciso: "non voglio finzione". Anticipato da quel "ballerine sgraziate".
Un bello spirito, puro e vergine, anima ogni parola. Uno spirito che non riesce a sopportare la parvenza di una vitalità forte e pulsante. Che non si lascia incantare dalla bellezza di retorici paesaggi. Bellezza percepita come belletto.
L'unica cosa di cui avremmo bisogno in questo momento sarebbe l'eternità, il non morire. Il desiderio di un'anima in pieno vigore che si sente, nascostamente, agonizzare.

Stavolta non voglio terminare con un giudizio, che peraltro traspare da quanto ho scritto sopra. Voglio solo aggiungere che mi sarebbe piaciuto scriverla anch'io una poesia come questa, libera da qualunque schema formale eppure così intensa. Ma non ci sarei riuscito.

P.S. "ardua" suona contro ogni regola grammaticale, ma ci sta, ci sta.