SECONDA CLASSIFICATA E VINCITRICE DEL PREMIO ARCIMAGO, E DAMA DEL VENTO
THORS – Il MAGO DELL’ACCADEMIA
Grammatica e stile:
Come hai temuto, ho visto qualche magagna nel corso della lettura. Perlopiù si tratta di refusi e ripetizioni, probabilmente dovuti ai tempi ristretti con cui hai dovuto revisionare. Nulla a mio avviso che possa inficiare in modo troppo negativo la valutazione relativa al piano grammaticale. Ti ricordo, però, perché importante, che la forma corretta è “qual è”: durante il racconto ho notato spesso questo errore, perciò preferisco specificartelo. Per il resto, la tua padronanza della grammatica rimane convincente e siccome non sono un giudice particolarmente severo su questo campo il voto, al netto dei refusi qui sopra, è quasi massimo (-0,75).
Riguardo lo stile, in questa valutazione spicca positivamente l’uso del lessico. Variegato, adattato all’ambientazione di matrice medioevale. Non mi sento in alcun modo in difetto se dico che in futuro riguarderò spesso la tua storia per riprendere nota di certi termini che desidero, assolutamente, far entrare nel mio vocabolario. Rappresenta un’autentica marcia in più, la quale aiuta a immedesimarsi con l’ambiente domestico, o comunque da campo, che circonda il protagonista per la maggior parte dell’avventura; come anche gli interni del palazzo o dell’accademia quando li visita. Anche le frasi si susseguono in modo scorrevole e intrattenente. Avrei preferito vederne di più corte, perché è facile scadere in errori, di lettura per chi visiona o scrittura per chi batte sui tasti durante l’impeto creativo, ma si tratta di una considerazione personale ed estranea alla valutazione: il tuo stile è presente e permette di leggere anche un racconto così corposo con naturalezza, si confeziona bene per questo genere di storia.
Difatti valutazioni circa la gestione delle varie scene è rimandata al gradimento personale, dal momento che soggettiva e in ogni caso facente parte di una categoria diversa dalla mera costruzione delle frasi.
Trama:
La valutazione di questo specchietto è forse la più difficile che abbia dovuto compiere da quando sono giudice, e per altro la più sofferta.
Di base la storia vede Hesfiel seguire l’incipit richiesto dal contest e incontrare Deme per ricevere la missione di distruggere la Dama del Vento. Nella sostanza, tuttavia, non succede molto altro. Le sue avventure lo portano semplicemente ad attraversare un continente che, per scelta d’itinerario, rimane perlopiù sullo sfondo. Lo si vede conoscere e radunare nuovi compagni che poco alla volta riempiranno la sua tenda e il letto. Per quanto la lore dietro la Dama del Vento sia effettivamente un motivo di pregio, di cui renderò merito nel relativo specchietto, la storia non presenta intrecci o trame di particolare evidenza: semplicemente, Hesfiel si trova ad affrontare contrattempi più o meno insidiosi, e a risolverli con relativa tranquillità; la stessa battaglia finale, infatti, non da la sensazione di una chiusura, dopo un inizio e uno svolgimento.
Ciò che inizialmente era stato trattato come uno scenario accattivante, a causa di un soffermarsi eccessivo sulle scene di contorno ha fatto perdere molto dell’attrattiva e del senso di pericolo, e sfida, che effettivamente dovrebbe rappresentare una minaccia di livello globale. Il semplice fatto che Hesfiel, nel suo punto di vista, ammetta di essersi trattenuto nella battaglia finale per creare un senso di fratellanza tra le varie compagini, non fa che sminuire agli occhi del lettore l’importanza stessa di questo scontro. Il quale, sì, è viziato dall’assenza della Dama, ma che proprio per questo avrebbe dovuto ricevere un’importanza tale da consentire di capire che lei, insieme al suo esercito, sarebbe stata una minaccia forse invalicabile.
Se esaminiamo la questione legata alla Dama del Vento, infatti, si hanno dei riscontri importanti: un Demone, un essere di potenza divina o semi-divina, che, se la volontà della ragazza che lo ospita non fosse stata abbastanza forte da arginarlo, avrebbe portato ancora più morte e distruzione di quanto già non faccia; e lo fa, lo si viene a conoscenza attraverso i cantori dei primi capitoli e il loro racconto aiuta a percepire la concretezza di questa minaccia. La Dama del Vento si muove, uccide. Per quanto la vediamo in azione solo nelle battute finali, per altro castrata dalla ferrea volontà di Sere, è chiaro che lei è una minaccia enorme. C’è un pericolo, c’è chi l’ha affrontata in passato e non è tornato; c’è chi la prende sul serio, come Deme che per sconfiggerla raduna non solo i suoi eserciti ma quelli dei regni e delle tribù alleati e rivali; Hesfiel stesso se la sarebbe data a gambe levate se Deme non gli avesse mostrato di possedere una strategia efficace; si nota il fatto che popoli così diversi si siano uniti per fronteggiare una minaccia comune, e troppo potente.
Tutti questi sopracitati sono esempi facenti parte del contesto, dunque fuori da questa valutazione, ma che arricchiscono di molto la lore e danno un significato effettivo alla missione che Hesfiel è tenuto a compiere.
Ma dal punto di vista della trama l’intreccio rimane abbastanza sbrogliato e lineare, e non si riscontrano elementi che possano arricchirla di sfaccettature. Alcuni passaggi perdono di mordente a causa di un abuso degli elevati talenti del protagonista e ciò su cui hai deciso di concentrare l’attenzione. Banalmente, episodi come l’attentato a Deme o il tradimento del nobile che aveva ingaggiato le Ombre per fermarla, se sviluppati, avrebbero reso senz’altro più ricco e variegato uno scenario che vede nella sua coerenza, perché è innegabile che la tua storia sia coerente, ha una debolezza.
Mi dispiace dover criticare a tal punto il tuo sforzo non indifferente di tempo e creatività, ma non sarei onesto se lasciassi questo parere in sordina. Specifico: un conto è la lore della Dama, che ritengo molto interessante, ma un altro è la trama.
E dire che opportunità interessanti e, se sfruttate, accattivanti c’erano. Penso alla follia che può contagiare un mago che si spinge oltre il limite, come è successo al ragazzino del primo capitolo; chissà cosa poteva accadere se Hesfiel fosse impazzito. Penso alla trama, completamente lasciata a sé stessa, del nobile che aveva tradito Deme e che aveva sovvenzionato la gilda degli assassini per fermarla. Le due assassine, Bel soprattutto, che sono state eclissate ad ancelle quando avrebbero potuto comportarsi ad esempio come mine vaganti, o creare delle effettive minacce per il mago, manipolare, uccidere, sabotare l’esercito dall’interno per conto del nobile; ovviamente se non ricondizionate dalla magia. Penso all’esercito della Dama, che magari avrebbe potuto percorrere il continente per un X motivo e dare fastidio; dare un motivo od occasione a Hesfiel di studiarli.
Ovviamente sono considerazioni mie, non mi aspettavo di vedere precisamente tutto ciò che ho appena elencato dentro la storia.
Caratterizzazione dei paeronaggi :
È qui che ha origine il vero problema di questa storia.
A lettura conclusa avevo un pensiero piuttosto specifico in testa, ed è che questa storia ha un unico ma enorme problema: il protagonista.
Non per il lato della caratterizzazione, le capacità, motivazioni e quant’altro. Il guaio è che Hesfiel soffoca terribilmente tutto ciò che lo circonda. Suscita un’attrattiva e possiede un intuito tali da rendere inermi e completamente inutili tutti i personaggi e ogni altra cosa lo circondi. Siano queste potenziali trame secondarie, dispute, battaglie.
Qui è meglio soffermarsi e cercare di spiegare bene. Hesfiel è un buon personaggio, con virtù e capacità che sono contestualizzate, giustificate, un eroe, ma è il mondo in cui la narrativa evolve attorno alle sue abilità e le sue scelte che lo rendono, semplicemente, croce e non delizia di questa storia.
Prendiamo Shyel o Bel. Due assassine, due potenziali trame che lui letteralmente prende e disinnesca prima che possano esplodere. Sarebbero state due personaggi interessantissimi, soprattutto la seconda, se invece di tenerle al guinzaglio del protagonista fossero state libere di esprimere la loro individualità. Due personaggi dalle storie tragiche, traviati dalla droga e un destino infame. Il fatto che comunque cerchino in Hesfiel una figura di riferimento non è sbagliato, ma accade in un modo che onestamente non genera alcuna attrattiva, verso di loro e verso il loro ruolo nella storia in generale.
Ti faccio un esempio: è come se Silente per eliminare l’Horcrux di Harry lo uccidesse e poi gli desse in mano la spada di Grifondoro, il medaglione vero, gli dicesse dove sono tutti quanti gli altri e che aveva assoldato già degli infiltrati per farlo arrivare a quelli che gli mancano; e di sconfiggerlo, prima di confezionare per raccomandata la Bacchetta di Sambuco a Villa Malfoy. Poteva farlo (circa), ma avrebbe spazzato via completamente un intero libro e tutto il pathos, gli insegnamenti, la bellezza di un’opera e di personaggi che non avremmo avuto modo di conoscere o veder maturare. Harry Potter da protagonista sarebbe diventato un mero oggetto che si muove seguendo le istruzioni del suo padrone.
Ma, tornando al tuo lavoro, c’era un personaggio che davvero mi aveva ben impressionato: Deme. Un personaggio fighissimo, una donna dalle mille facce che nascondevano fragilità, ambizione, amore, crudeltà, sfrontatezza: una Cersei Lannister con le palle e un cervello funzionante, che ha reso il suo stupratore Robert Baratheon una macchia sullo sfondo fino a sfilargli il comando. Osservarla interagire con Hesfiel è stato come vederla spegnersi davanti ai miei occhi diventando, fondamentalmente, come la sua primogenita ante-salvataggio di Hesfiel da quella cassa di legno. Aveva un passato tragico, una storia di ambizione e abusi che l’avevano indurita e costretta a strappare l’unica cosa pura che le era rimasta, il cuore, pur di permettere ai suoi figli un futuro radioso. Anche lei soffre, anche per lei è plausibile che si aggrappi a una figura di riferimento, ma la sua autorità e forza di carattere semplicemente vengono meno fino a sparire. Diventa onestamente insignificante. Ben diversa dalla donna misteriosa e forte che Hesfiel odiava e amava al tempo stesso; momenti, tra le tante cose, dove sei riuscito a rendere concreta e accattivante l’elettricità tra questi due personaggi. Ma all’inizio, quando lei gli teneva testa e lo teneva in qualche modo ancora in scacco.
Se posso darti un consiglio, dovresti davvero lasciare che anche i tuoi personaggi secondari siano liberi di muoversi all’interno della storia, invece di essere dominati dal carisma, la magia, i sortilegi, qualunque modo si possa prendere a esempio, del protagonista.
Motivo per il quale solo Hesfiel e Sere, dal mio punto di vista, sono personaggi che possono ricevere una valutazione concreta e anche positiva.
Il primo è un personaggio che per forza di cose merita di ricevere il premio “Arcimago” poiché dimostra un potere quasi divino e impareggiabile rispetto a tutto il resto del lotto. Una mente brillante, curiosa, perfettamente attenta ad ogni aspetto studiato del mondo là fuori. Un personaggio positivo, vissuto in una realtà asettica e dura come quella dell’accademia che gli ha imposto di crescere in fretta. Un personaggio la cui umanità viene lasciata germogliare da Sere: è proprio il ricordo delle torture, ed esperimenti, che l’hanno traviata fino alla morte spirituale a rendere Hesfiel così attento ai bisogni di chi lo circonda.
Sere, difatti, è l’unico personaggio che si possa accostare a Hesfiel, l’unico tra l’altro che ha agito di sua iniziativa per fare ciò che “lei” riteneva di dover fare. Lo ama, ma non per questo rinuncia alle sua particolarità: la bontà d’animo, la voglia di proteggerlo finanche ad andare contro la sua volontà. Ha tenuto a bada un Demone nel suo corpo per anni, aggrappandosi a quel brandello di umanità che può essere riassunto nella canzone che l’ha frenata dall’uccidere quei musicisti.
Dama del vento:
Per quanto riguarda la lore della Dama, questo è senza dubbio alcuno la nota di maggior pregio. Hai saputo creare e contestualizzare una creatura molto interessante, che s’intreccia al passato sia di Deme che di Hesfiel e attorno alla quale si ha comunque la sensazione di un’entità pericolosa, ben costruita, e pesantemente limitata dalla volontà di Sere. La Dama non è altro che un Demone, uno degli esseri primordiali che all’alba dei tempi è stato fronteggiato e ucciso dagli Dei. I quali, tuttavia, non hanno distrutto il suo corpo, come invece hanno fatto con i fratelli, e ciò ha permesso alla corona (?) di metterci le mani sopra e creare, attraverso rituali orribili quanto molto interessanti a livello di lore, un’entità non viva, un essere di potenza incomparabile che come un flagello miete le anime delle sue prede trasformandole in schiavi e piano piano risucchia la vita di colui che l’ha richiamata fino a causarne una morte orribile. È un segreto ben costruito, ma anche una fonte di potere molto ambiziosa e allettante; persino una madre premurosa come Deme, per proteggere la sua famiglia dai nemici politici, ha scelto di sacrificare la primogenita pur di ottenerne i vantaggi. Certo, non era stata edotta completamente sui rituali da compiere e gli effetti collaterali. Ma rimane una scelta potente e molto importante, che spiega quanto si è disposti a perdere, e quante vite sacrificare, pur di ottenere quel potere. O, come nel caso di Deme, l’epurazione dei suoi peccati passati compiendo un’impresa che avrebbe impedito ai suoi figli di essere bollati come progenie di una tiranna crudele.
L’unico motivo per cui questo voto non è massimo riguarda la mancanza di un approfondimento sulle origini di questa Dama e la setta di maghi che segretamente mieteva queste fanciulle facendole diventare involucri. Insomma, se ci sono stati due eroi che, da come viene dipinta la situazione, sono lontani rispetto al presente, significa che qualcuno prima ancora della madre di Deme avesse scoperto e utilizzato questo stratagemma.
Rispetto a Nina, dunque, la lore manca di un passaggio, ma in compenso le azioni della Dama hanno una coerenza concreta e ben spiegata dall’inizio alla fine, garantendoti dunque di vincere il premio “Dama del Vento”.
Gradimento personale:
Dal punto di vista soggettivo, la storia a mio avviso soffre di una riproposizione eccessiva di scene lemon/lime che si susseguono senza che ce ne sia davvero bisogno. Davvero, sono troppe. La prima scena rossa tra Hesfiel e Deme è carina, il trucco dell’acqua intrigante, ma veder ripetere sempre la stessa cosa per quasi due terzi di storia a un certo punto appesantisce. Sono davvero dispiaciuto, lo ripeto, di essere così critico su un lavoro su cui hai impiegato tanto impegno, ma non posso davvero negare che questa storia ha un ritmo che reputo mal gestito. Troppe scene intime hanno lasciato uno spazio immeritatamente esiguo al resto. E la cosa mi ha lasciato parecchio amareggiato, se devo dirla tutta, perché il resto mi stava piacendo e molto.
Il perché questa recensione non è stata invitata resterà un mistero tra Efp, la mia linea Wind e forse il processore del mio pc che inizia a freezarsi. Me ne sono accorto dieci minuti fa, quando ormai avevo spento il pc. Non ti dico la fatica di recensire con Ipad: dopo un certo numero di parole l’editor va tutto a funghi.
In effetti mi sono dimenticato di dirti che la faccenda della setta di maghi assassini era tutto un flash mio, sì. Fondamentale non sapevo come chiamare quei due maghi lì senza scendere troppo nel generico, l’importante è che quantomeno si sia capito che mi riferivo ai torturatori di Sere.
Mi scuso per l’inconveniente. Appena finisco la storia per il contest di Harry Potter, mi butto subito sulle recensioni-premio :)
E la mia opinione rimane: se questa storia trova un equilibrio, sarà una bomba.
Grazie per aver partecipato al contest :)
Ghostro |