Recensioni per
Il Mago Vikingo - L'alleanza dei 4 Regni -
di Nina Ninetta

Questa storia ha ottenuto 39 recensioni.
Positive : 39
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
06/03/22, ore 01:14
Cap. 9:

Nina complimenti per questa storia avvincente. Lo sconto finale dei r che si ammazzano tra loro mi ha sorpreso. Non mi io aspettavo di vedere anche Volkan competere per il cuore e anche Seth battersi apertamente per averlo pur sapendo di essere in minoranza. Mi è piaciuto come la squadra sia diventata unità. I caduti sono stati gli unici personaggi a cui non eravamo affezionati anche se i gemelli mi hanno fatto molta pena. Concordo con spettro sulla buona riuscita dei personaggi e le loro storie che diventano più interessanti della missione stessa come se la ricerca della dama sia stata l'occasione per fare incontrare i destini di personaggi così diversi. Mi è piaciuto molto il ruolo di drew (lui e il suo papà mi sono piaciuti molto)che a sorpresa diventa re e cambia le usanze crudeli che hanno fatto soffrire la sua famiglia e quella di Becky. Mi ha commosso vedere questa donna che era scappata di casa e aveva visto morire il fratellino tornare nel suo paese da Regina. Edgemas non era pronto invece per vivere i suoi sentimenti per beanka. Posso capirlo ma nel finale aperto mi sarebbe piaciuto qualche dettaglio in più sul loro destino: un appuntamento di lì a qualche mese, la proposta di rivedersi. Beanka si deve accontentare di un arrivederci. Una buona storia che mi ha intrattenuto parecchio. I miei complimenti.

Nuovo recensore
21/02/22, ore 18:43
Cap. 9:

Ciao Nina,

ebbene sì, ho il cuore tenero, ormai l'avrai capito. Ho amato questo finale talmente tanto che ho ancora fame di saperne ancora. Magari un giorno.

Partiamo dal combattimento "fratricida" iniziale, un tutti contro tutti degno di un libro giallo. Un po' era prevedibile, visto che ognuno aveva il suo obiettivo più o meno palese, ma per quanto mi aspettassi qualche litigata... beh, non credevo proprio che si sarebbe arrivati a versare del sangue. Mi è piaciuto molto accadesse, invece.

Per quanto riguarda l'epilogo, ovviamente mi sono entrati prepotentemente nel cuore Edge e Beanka, maledetti loro. Star crossed, direbbero gli anglosassoni: amanti dal fato avverso, non destinati a stare mai davvero insieme per una serie di ragioni, in questo caso personali.

Mi piacerebbe leggere uno spin-off, prima o dopo, su loro due... oppure su un personaggio che onestamente mi stupisce molto non vedere, e che - se dovessi produrre un seguito di questa tua opera - stai pur certa che ti chiederei di inserire ad ogni costo.
Non ti dirò in questa sede a chi sto pensando nello specifico, ma confesso che temevo (nel senso più positivo che possiamo dare al termine) che l'ultima frase sarebbe stata un "Salve, padre." o qualcosa del genere.

Senza pressioni di nessun tipo, ma spero davvero in un "arrivederci", un giorno.

Complimenti e grazie per la bella lettura!

Rain

Recensore Veterano
18/02/22, ore 14:29
Cap. 9:

Eccomi al vero ultimo capitolo della tua bella storia.

Arrivato qui, è innegabile che tu abbia fatto un bel lavoro e che il racconto pecchi solo per alcuni dettagli. Tra questi... penso che sarebbe stato meglio se avessi evitato riferimenti al mondo reale (vichinghi e Budda) e se non avessi usato espressioni un po' troppo colloquiali. Come credo di averti scritto all'inizio, il tuo stile di scrittura è pregevolissimo, però per le piccolezze appena citate l'avrei ritenuto perfetto per un urban fantasy, genere verso il quale forse non nutri particolare interesse...

Fossi stato in Edgemas, sarei partito per la missione con l'idea di distruggere il cuore già nelle terre disabitate. Anzi, l'avrei detto chiaro e tondo a Volkàn, in presenza di Deme, che quella era la mia intenzione, perché non avrei mai voluto trovarmi i soldati di lei sulla via del ritorno. In alternativa, sarei stato zitto, avrei bruciato la pericolosa reliquia e poi avrei portato ai sovrani il cuore di una qualche altra bestia, giusto per vedere cosa accadeva.

Riguardo al massacro che è accaduto, certamente potrebbe essere il più benefico versamento di sangue mai accaduto in tutti i quattro regni...
Sono rimasto sorpreso dal fatto che Deme sia stata uccisa dal Re del regno di Metallo, perché pareva che tra i due ci fosse qualcosa di vero e non avrei mai pensato che la Regina potesse tradirlo.
Seth, invece, ha preso una posizione che trovo abbastanza incomprensibile, perché era abbastanza intelligente da capire che custodire il cuore sarebbe stato tremendamente pericoloso e difficile. Piuttosto avrei capito se avesse ingannato i compagni durante il viaggio per mangiarselo e divenire il dio protettore delle terre abitate.

Alla fine Beanka incassa un nuovo rifiuto, ci riprova un'altra volta e deve accontentarsi di un arrivederci. Quel che lei prova, per me, non può essere che amore, mentre Edgemas non può non apprezzarla come donna e forse un giorno preferirà farsi una famiglia agli incontri occasionali. Insomma, mi auguro che presto il Mago Vikingo e l'Amazzone facciano coppia in giro per i villaggi dei Quattro Regni.

Alla prossima occasione! E... anche se qui ho abbondato un po' con le critiche... sono sincero nello scrivere che hai fatto un buon lavoro. Quindi complimenti a te e alla vivacità delle tue trame!

Recensore Master
11/02/22, ore 05:57
Cap. 9:

Buongiorno,
E così tutto finisce.certo potevano aspettarsi che avrebbero lottato per il cuore fino alla morte, si sa che più potere hai e più ne vorresti ancora... Triste ma vero. Alla fine sono rimasti solo i cuori puri e la faccenda è stata conclusa.
Ora le sorti di questi regni sono cambiate in meglio e la vita è migliorata.
Ho notato un solo piccolo errore di battitura nel capitolo già nell'epilogo ma verso metà lettura, "nella mentre" invece che nella mente, riferita al mago Vikingo.
Bene brava è stato un vero raccontone e immagino il tempo impiegato a scriverlo e curarlo.

Recensore Master
10/02/22, ore 21:07
Cap. 9:

PRIMA CLASSIFICATA E VINCITRICE DEL PREMIO “SCONTRO ENTUSIASMANTE”
NINA NINETTA – IL MAGO VIKINGO, L’ALLEANZA DEI QUATTRO REGNI

Grammatica e stile:
Dal punto di vista grammaticale la storia ha una buona resa. In un testo di quasi 50.000 parole può essere difficile che l’occhio cada su refusi e imprecisioni, anche dopo molte riletture, perciò ne ho tenuto conto in maniera molto marginale. Anche perché sono pochi; considerata l’enorme mole di pagine, direi che questo è decisamente un punto a tuo favore. Ho notato in un paio di occasioni errori sulla consecutio temporum e qualche virgola di troppo, ma nella disamina completa il voto sulla grammatica non può che essere quasi massimo. Mezzo punto.
Sullo stile, non è stata ricercata la forma introspettiva che vedo spesso nei tuoi lavori. Si ha sensazione che la gestione del testo sia stata semplificata per concentrare lo sforzo creativo sullo scorrere situazionale degli eventi. Rimane fluido e chiaro, ma è mirato a mettere ordine, nelle informazioni e nelle scene, senza scendere nel dettaglio ove non se ne sente l’urgenza. Una scelta che, seppur a malincuore, ho apprezzato: gestire un racconto multi-capitolo così corposo richiede di dosare con attenzione quando e come, e in che quantità, utilizzare un’arma molto importante ma potenzialmente appesantente quale l’introspezione.
Si deve ricercare un equilibrio, e la resa finale a mio giudizio è buona.
L’idea d’impostare la narrazione passando da un punto di vista all’altro, anche nel corso delle varie scene, è stata capace di cristallizzare il carattere dei personaggi, permettendo di procedere nella lettura senza la necessità di tornare indietro per associare a un volto un nome; soprattutto le Amazzoni avrebbero potuto dare problemi, essendo in molte e con nomi simili. Non si perde mai davvero l’attenzione e ciò permette al lettore di dedicarsi sulla trama e nel ricreare ogni scena all’interno del proprio immaginario.
Sebbene il testo non sia esente da alcune imprecisioni. Talvolta le frasi si susseguono inframezzate da vere e proprie frasi nelle frasi, creando un effetto che a mio parere distorce il ritmo e con esso il pathos.
Un esempio: “Drew l’attendeva davanti ai due troni, dallo schienale alto e sottile, indossava un completo nero, con calzoni larghi sulle cosce e stretti verso il basso…”
Assume maggiore gravità se aggiungo a questa frase il suo naturale seguito: “...verso il basso; la camicia, sbottonata fino a metà, richiamava gli stessi disegni dorati e bianchi sull’abito della sposa”. Qui la frase è stata correttamente divisa dalle precedenti mediante un accurato uso della punteggiatura.
Il tuo stile si basa spesso su questo schema e non l’ho considerato sempre un errore, ma in questi casi particolari ricordati di coordinare meglio le tue frasi. Se togliessimo infatti solo due virgole, ne verrebbe fuori:
“Drew l’attendeva davanti ai due troni dallo schienale alto e sottile indossava un completo nero, con calzoni larghi sulle cosce e stretti verso il basso…”

Attenzione.

Trama
L’incipit della trama ammetto che mi aveva rapito. Il prologo, che fornisce le prime informazioni fondamentali sull’assetto politico del continente e la leggenda della Dama del Vento, è senza dubbio figlio di un’idea ispirata. Sfido chiunque a leggerlo e non essere assalito, almeno un pochino, dalla voglia di divorare le pagine. L’accuratezza con cui viene descritta la piaga della Dama e i rischi poi spiegati in corso d’opera sul lasciarla operare indisturbata sono interessanti e ragionati. Dimostrano che hai riflettuto sulla costruzione del mondo, sui motivi che hanno spinto questo party di guerrieri e maghi a mettersi in marcia.
Il susseguirsi d’intrecci non poteva che rendere tutto più avvincente, trascinando l’interesse del lettore verso questi personaggi che tramavano in gran segreto per mettere le mani sul cuore della Morte Bianco Vestita. La storia cominciava ad assumere una profondità fatta d’intrighi, di rivalità e amicizie, e la Dama del Vento da antagonista principale diventava solo un tassello dell’enorme puzzle che stava venendo alla luce; quando Namor e Deme s’incontrano di nascosto per consumare quella notte di passione, si ha l’impressione che ogni pedina della scacchiera sia stata finalmente disposta al proprio posto; anzi, in verità questa sensazione si amplifica quando si scopre che Beanka è stata lasciata indietro (anche) perché la regina Charlotte, a ragione, temeva che dietro quella spedizione ci fosse qualcosa di non detto.
E c’era: per quanto la Dama del Vento fosse pericolosa e per quanto giusta fosse la causa, pochi l’avevano presa a cuore per pura nobiltà d’animo. Forse solo le Amazzoni.
Il modo in cui si è sviluppato l’intreccio, tuttavia, presenta degli alti e dei bassi.
Ho apprezzato il pretesto di scansare il prescelto di Volkàn dando spazio a Seth. Ciò avrebbe conferito l’opportunità di aprire trame secondarie; il ritorno di Edgemas e la presenza di Beanka in città – l’ho subito pensato – avrebbero potuto dare vita a una vera e propria missione parallela. Purtroppo la presenza del mago Vikingo non è stata che un pretesto per svelare i piani dell’Arcimago in presenza di Deme; scoperta che, ad ogni modo, non ha portato a nessuna conseguenza tangibile, giacché nulla lascia intendere che la regina sul finire del racconto abbia preso una qualche effettiva contromisura per contrastare gli intenti dell’Arcimago a proposito del cuore.
Lo stesso rapporto tra Monarchia e Accademia è nebuloso.
Il prologo spiega che è stata l’Accademia a creare la casata dei Taliesin, scegliendo di sottomettersi ad essa, ma non è chiaro quale sia l’importanza che rivesta una figura come l’Arcimago all’interno delle gerarchie monarchiche. Difatti Volkàn ha l’ultima parola sull’uso dell’esercito di maghi, si sente in obbligo di fornire il mago più potente di cui dispone, e non costituisce l’armata di richiesta da Deme; tantomeno risponde agli inviti della regina, sminuendone di fatto, e molto, l’autorità di fronte agli altri sovrani per puro capriccio. Quali siano, poi, le conseguenze della disobbedienza a un ordine/invito regale, rimarrà terreno inesplorato. Dai dialoghi con Edgemas nulla lascia presumere che Volkàn voglia reclamare il cuore per proprio tornaconto, e dunque che la scelta di mandare il mago Vikingo fosse mirata affinché solo un suo fedelissimo ci mettesse le mani sopra; per di più, la fedeltà di Edge non era dalla parte dell’Arcimago fin dal principio, lui combatte per il popolo.
La problematica qui sopra, che di fatto è fuori dalla valutazione perché non rientra nella trama, svuota tuttavia di contenuto la scelta finale dell’Arcimago: i motivi per i quali alla fine vuole mettere le mani sul cuore, seppur esplicati, non hanno lo stesso mordente di Seth e Namor; a meno che il cuore della Dama del Vento non funzioni come l’Anello del Potere di Sauron, cosa che non pare. Ne parlerò meglio nel prossimo specchietto.
Alcune delle scelte operate per risolvere l’intreccio narrativo che si è venuto a creare hanno lasciato interrogativi. Se per una regina Deme che viene a scoprire delle intenzioni di Volkàn perché convocata – scelta semplice ma plausibile –, o una Beanka che incontra Edgemas inseguendo un sospetto, oppure una Dama del Vento che incontra Edgemas – voglio credere che ciò sia avvenuto per caso –, scoprendo della spedizione, altre hanno avuto gravi ripercussioni senza essere sostenute da una motivazione chiara.
Dopo il secondo attacco della Dama, su incito di Seth i personaggi decidono di attraversare il letto del fiume sacrificando nella traversata viveri e cavalli; mettono in moto gli eventi che porteranno alla morte di Shayna. Da questa scelta dipendono tre avvenimenti: la morte di Shayna appunto, nonché della sottotrama della traditrice; la sopravvivenza di Rhia; il raggiungimento di Edgemas, con quest’ultimo che passa attraverso la galleria che la Dama aveva precluso. Scelta che, considerando l’iniziale e ponderata pianificazione del tragitto, lascia non poche considerazioni.
Era davvero necessario attraversare il letto del fiume, risparmiando sì settimane di viaggio ma perdendo mezzi e scorte, invece di procedere in modo più sicuro, beneficiando fin dove possibile dell’aiuto dei vari regni prima di Eos? Nel Regno del Vento una scelta del genere avrebbe avuto senso, complice l’inimicizia con le Amazzoni, ma in quell’occasione il gruppo si trovava ancora al confine e poteva procedere in relativa sicurezza. Questa scelta, dunque, è evidentemente intesa a far chiudere la distanza tra Edgemas e il resto del gruppo. E sarebbe stata anche buona e coerente con i poteri elementali del mago, se fosse stata sostenuta da una base solida. La quale, tuttavia, è fragile: avessero risparmiato o meno settimane di viaggio, la Dama li avrebbe attaccati in ogni caso; già è poco chiaro il perché li abbia attaccati per mezzo di una tempesta invece che di persona, quando erano stanchi, affamati e non tutti in condizione di combattere.
Considerazioni che portano alla vera domanda: perché un’entità vendicativa e iraconda come lei, al netto di ciò che della Dama non si è potuto conoscere, ha deciso di divertirsi finanche permettere loro di approdare sull’isola, essere curati, ucciderle la cara nonna, prima di precipitarsi in preda all’ira? Posso immaginare che la nonna, vedendo degli stranieri approcciarsi all’isola, abbia fatto due più due e detto loro tutto ciò che in tanti anni aveva potuto scoprire riguardo la nipote. Ma la Dama dov’era?
Ci sono diverse situazioni che vedono l’incipit iniziale sciogliersi in eventualità non sempre chiare o promettenti.
Il racconto che ne consegue, dunque, risulta essere sì godibile ma vede proprio nella trama principale l’anello debole della catena. Poiché se tutto ciò che accade relativo ai regni delle Amazzoni, Eos e del Metallo – e pur volendo accettare come effettivamente grigia la situazione relativa ai rapporti tra Monarchia e Accademia –, non si può notare come le realtà più solide siano ai bordi: la rivalità tra Amazzoni ed Eos, le azioni di Namor e l’ending dei gemelli, Drew e Becky e la loro storia d’amore, Da’mian e il suo rapporto con la famiglia, Charlotte. Ogni aspetto del mondo che hai creato funziona, è coerente e privo di domande lasciate in sospeso che potevano infondere dei dubbi nel lettore. Più i vari personaggi si accostano invece alla trama del cuore, più si ha l’impressione che soltanto alcuni mantengano la propria concretezza dall’inizio alla fine.
Non mancano note di pregio, come il motivo per cui solo i maghi dell’Accademia conoscono i segreti della Morte Bianco Vestita e che sia considerato follia provare a sfidarla (anche qui, Volkàn ha dovuto cedere per “obbligo”). Ma soprattutto la risposta alla domanda che più mi aveva assillato nel corso della lettura: perché il figlio di un’amazzone e un elfo avrebbe dovuto essere così potente, se non c’era nulla di particolare che differenziasse le Amazzoni dalla gente comune? La risposta, logica e ineccepibile, è che infatti non è così: la Dama (del Vento perché proviene per metà da Eos) è stata solo un caso.
In sintesi, la trama di questo racconto vede i propri punti di forza negli accadimenti secondari, piuttosto che le scelte operate per mandare avanti la corrente principale. Un risultato che lascia l’amaro di vedere delle ottime premesse sgretolarsi e dall’altra che, nel bene e nel male, ci sia un mondo che si basa su fondamenta solide e ragionate. Dando l’impressione che la storia abbia del concreto potenziale.

Caratterizzazione dei personaggi:
Come anticipato qui sopra, la storia si poggia su due ottime basi: la costruzione del mondo e la coerenza di molti personaggi.
Il gruppo che ci viene presentato si dimostra variegato sin dalle prime battute, ognuno in possesso delle proprie unicità e obiettivi che mira a raggiungere nel corso dell’avventura; soprattutto per quanto riguarda coloro che hanno affrontato le prove della nebbia: evento che ha permesso di arricchirne il background e carattere in modo assolutamente pregiato.
Partiamo da Deme. Hai scelto di fare in modo che lei “sussurrasse” a un re malato. È una donna ambiziosa, cresciuta per essere una lady e ritrovatasi una giovane regina reggente. Costretta ad affrontare una situazione che di certo non avrebbe aspettato di vederla pronta e tutto sommato, nonostante le inimicizie maturate con l’Arcimago, è riuscita nel compito di farsi quantomeno considerare e ascoltare dai potenti della grande alleanza. Vero, il re di Eos non le ha reso tributo con la sua presenza, Namor o Charlotte non si può dire che la rispettino, ma ciò è dovuto anche dalle divergenze culturali tra i vari popoli e non solo dal chiaramente scarso peso politico di Deme. Si dimostra tuttavia una regina egoista e vanesia, facile preda del fascino di Namor e cieca davanti al suo più concreto interesse verso l’immortalità. Sebbene dimostri delle basiche doti logico-politiche, non tenta in alcun modo di punire l’impudenza dell’Arcimago (sempre ammesso che ne abbia l’autorità) o, peggio, ideare un piano per evitare che il cuore della Dama possa finire nelle mani di Volkàn; se non corrompere una straniera che, nell’economia di ciò che la storia ha raccontato, non avrebbe potuto fare molto. Considerati i poteri che dovrebbe possedere una figura della sua posizione sociale, una tale passività l’ho trovata inspiegabile; specifico: non mi aspettavo che Deme se ne uscisse con un piano geniale, ma almeno un tentativo per manipolare/sabotare/infastidire il gruppo, usando una qualunque delle risorse che il suo status le concede, lo facesse. Considerato che lei dovrebbe essere disposta a tutto pur di rimanere bella per sempre.
Seth si dimostra invece un personaggio dall’indole particolare. La vera sorpresa di questa storia, per certi versi. Inizialmente sembra essere lui il protagonista, salvo poi intrattenere con esso una trama fatta di rivalità – che sarebbe potuta sfociare in amicizia – e inganno. È il personaggio che prende l’iniziativa, la forza motrice del gruppo sebbene gran parte di esso provi fastidio in sua presenza a causa del suo atteggiamento. È lui a guidare il lettore nella lore del continente e i membri della spedizione, come avrebbe dovuto fare il vero protagonista; lui prende le decisioni più sofferte ed è il vero riferimento nei primi scontri con la Dama del Vento. Per merito, è un mago molto potente e acuto. Un prescelto trovatosi a crescere nell’ombra dell’ultimo arrivato che l’ha scalzato nelle gerarchie, diventando tuttavia un uomo di una complessità da non sottovalutare. Cinico, uno che gioca sporco, ma non spietato. Arrogante, sfavillante, costantemente impegnato nel disperato tentativo di mettersi in mostra. In parte, forse, per lo scotto di essere stato ignorato da Volkán; in altra per pura ambizione personale. Dei vari antagonisti che il party si è trovato ad affrontare, sono stati i suoi gli intenti più puri e comprensibili: lui vuole essere il migliore, provandolo o facendo in modo di diventarlo. Ho ragionato molto sulla scena della magia nera, quando Edgemas confessa di essere stato scoperto, ma non denunciato, dal rivale di sempre. Sembrava una scelta senza senso, ma a conti fatti non lo è: Seth è l’incarnazione vivente della volontà di affermarsi, quel capriccioso bisogno di dimostrare al mondo di essere il migliore. Ci sarebbe mai riuscito, se avesse raggiunto la grandezza silurando il suo più grande rivale con un cavillo? No. Edgemas sarebbe stato comunque ricordato come il miglior talento, cementando quella credenza a prescindere dalle imprese future che Seth avesse compiuto. Qualcosa che un uomo del genere non avrebbe mai potuto digerire. Perché Seth vuole un pubblico, un palcoscenico che possa lasciar misura della propria grandezza (Citazione presa in prestito dal primo Avengers e assolutamente calzante).
A mani basse, il personaggio più complesso e sfaccetto. Il migliore.
Ciò che accomuna Rhia e Da’mian è non solo l’amicizia, ma la volontà di ritagliarsi un posto nel mondo inseguendo i propri sogni. Questi personaggi ci vengono da subito presentati come frutto delle proprie culture, ma allo stesso tempo ad esse estranei. Rhia è forse la vera Amazzone tra tutte le sue compagne. I suoi desideri sono opposti ma al tempo stesso convergenti. Ama l’avventura, la battaglia, ma anche la quiete e la passione che si respira tra l’una e l’altra. Così come ama il suo paese… e sgattaiolare quando può per ascoltare le dolci note prodotte da Da’mian. È quel tipo di personaggio che ha il coraggio di combattere per ottenere ciò che vuole, anche se sconveniente, senza vergognarsene. La stessa cosa si può dire dell’elfo. Una persona silente e giusta, diversa quanto fedele alla causa; una causa che, tra le tante cose, nel bene e nel male riguarda quel regno che l’ha sempre messo da parte a causa del suo lontano diritto alla successione e l’indole pacifica. Naturale che il desiderio di un uomo simile sia farla pagare a chi l’ha fatto penare per tutta una vita. Straordinario che questa sia anche la sua più profonda paura; l’episodio della nebbia, in questo, è chiaro. La sua è l’indole della madre. Del mediceo, pur non essendolo. Uno spirito avventuriero capace di uccidere ma farlo con coscienza, di tradire pur di non voltare le spalle a una causa più giusta e ad un’amicizia.
Per forza di cose, i personaggi di Joy, Jey, Namor, Drew e Becky meritano un capitolo comune.
La vicenda del Regno di Metallo è la nota di maggior pregio per quanto riguarda la costruzione del mondo. È la società di cui si hanno più informazioni. Accordi commerciali, costumi, cultura, orientamento. Attorno alla tradizione delle Cascate Genitrici ruotano i destini non solo dei due nuovi sovrani, ma dell’intera narrazione. Il regno di metallo è un regno duro, spietato. Un regno dove la femminilità viene schiacciata e i bambini sono costretti a crescere in fretta. Un luogo dove uccidere per non essere uccisi. Joy, Jey, Namor, sono i figli più puri di questo regno e lo rappresentano perfettamente. Guerrieri che temono il momento in cui dovranno contendersi il potere e seppelliscono la paura della morte, e dell’assassinio di consanguinei, sotto l’egida di un onore da sfoggiare con fierezza. Non provano verso il genere femminile il rispetto che merita; Namor, in questo, è perfettamente coerente a sé stesso quando circuisce Deme prima, e uccidendola poi, senza pietà. La durezza di questo regno, di conseguenza, non può che influenzare la cultura dei popoli che lo circondano e ne accettano le usanze; logicamente, dunque, quando la famiglia di Da’mian lo ostracizza perché reputato troppo debole, di spirito, non lo fa solo per crudeltà. Drew e Becky in questo contesto rappresentano le eccezioni. Un Cavaliere, “Gentiluomo”, cresciuto gettandosi alle spalle l’incubo delle Cascate Genitrici e vivendo nell’infamia di una vita da esiliato e mercenario quando, di fatto dal punto di vista del me lettore, esserlo è moralmente più appagante dell’interpretare un soldato-cavaliere al limite della misoginia. Vive per sé stesso invece di schiacciare il prossimo, vive per il denaro più che per la politica. Becky invece è l’Amazzone figlia del Regno di Metallo, nata per combattere e segnata per sempre dalla perdita del fratello causata da un rituale barbaro. Becky si dimostra dall’inizio una persona dal cuore buono, sanguinante a causa delle disgrazie che ha dovuto subire ingiustamente. È talmente determinata da scappare di casa e distinguersi tra le Amazzoni fino a diventarne generale, accettando la tradizione di un popolo che, nell’economia di tutta la storia, è quello che più ha rappresentato i canoni dell’eroismo e della giustizia. Il suo rapporto con Drew si evolve molto rapidamente e non è un caso se, per cultura e ritrosia, è lei la parte che cerca di allontanarsi dopo un primo avvicinamento. Lei è scappata gettandosi alle spalle la famiglia e un matrimonio forzato, naturale che i suoi sentimenti siano frenati dalle macchie di un passato a cui non vuole fare ritorno. Le uniche due cose che potessero strapparla dalle sue nuove radici non potevano che essere un amore trascinante e una rivoluzione pressoché totale del suo regno d’origine. Cosa che, a conti fatti, sta per accadere alla fine del racconto.
Insieme a Drew, Beanka è l’unico personaggio di cui si può ravvisare una crescita nel corso della trama. Se il cambiamento del mercenario, ora re, è meno profondo, per lei il discorso cambia. Tutti i personaggi finora analizzati sono già maturi, pronti, con un bagaglio di storie e convinzioni già completo e non più in evoluzione. Da’mian non raggiunge alcuna epifania, Rhia non muta i suoi orientamenti ma accetta soltanto di poter provare anche l’amicizia. Per la più giovane Amazzone la questione è diversa. Come Seth, vive di un desiderio di affermazione ma non è vincolato all’obiettivo di essere la migliore. Beanka crede in sé stessa e vuole provare di essere una degna Amazzone, come Becky, come Rhia, come la regina Charlotte. S’infuria quando viene lasciata indietro ed è testarda, coraggiosa, impavida. È molto sottile che i due soli personaggi a subire un’evoluzione siano anche gli unici a non soffrire particolarmente la nebbia, quasi che le loro personalità ancora mutevoli abbiano impedito alle loro paure più recondite di manifestarsi pienamente. D’altro canto ciò sottolinea anche il carattere integerrimo della giovane Amazzone, la quale impara che cedere al compromesso non sempre significa essere indegni e, invece di lasciarsi andare al trauma, evolve; succede quando Edgemas rifiuta di portarla con sé. L’episodio del matrimonio di Becky la vede trasformarsi in una Beanka più forte, temprata dalla comprensione e da quest’avventura che l’ha vista, contrariamente a Shayna, come uno dei tasselli più importanti; senza di lei difficilmente il party sarebbe sopravvissuto alla nebbia, e dunque alla battaglia finale con la Morte Bianco Vestita.
Edgemas ci viene invece presentato come un personaggio lineare, ben diverso dal caleidoscopico Seth. Lui ha vissuto da servo, quindi vicino ai problemi del popolo, e si è affermato come mago. Rinnega le vie dell’Accademia concentrandosi esclusivamente ad aiutare i quattro popoli con tutte le sue forze, fino a consumarsi. È un eroe senza macchia. Un paladino che non conosce la resa ed è capace di resistere alla tentazione ragionando a mente lucida. Solo l’episodio della nebbia ci mostra una crepa: Beanka. E non è un caso che la sua paura peggiore sia perdere l’affetto di quella giovane, appena conosciuta eppure già quasi una figlia. È amico di tutti ma allo stesso tempo lontano da tutti. Non crea legami. Giunge per portare luce e poi se ne va quando i popoli festeggiano, conscio di aver compiuto il suo volere. Beanka gli è capitata tra capo e collo, senza più andarsene. Ha perseverato e la sua determinazione ha aperto una breccia nel cuore di Edge che, nonostante lui lo interpreti come istinto di protezione, è chiaro rappresenti anche la sua debolezza, e viceversa. Forse un giorno accetterà di partire all’avventura con Beanka, ma non ora. Non quando il rischio di vederla ferita è troppo grande.
Quanto a Volkàn, la sua presenza non ha lo stesso impatto e rimane sullo sfondo. Come ho spiegato sopra, le ragioni per le quali vuole mettere le mani sul cuore della Dama non sono chiare. Il suo punto di vista lo è: sospettava che uno dei sovrani si fosse ingolosito dei poteri che promettevano le “voci” sul cuore della Dama. Voleva distruggerlo per evitare incidenti tra le compagini. Lui, nel suo Pov. Alla fine della storia, però, dopo essere stato testimone dell’avidità di Deme e Namor, ritratta le sue convinzioni e si lascia sedurre dal desiderio di potere. Può succedere e sappiamo che l’occasione rende l’uomo ghiotto, per carità, ma le sue azioni non sono convincenti come quelle di Seth. La sua scelta improvvisa, al contrario dell’occultista, manca di un contesto. Sarebbe bastato anche spendere qualche frase mostrandolo esitare, o lasciare sullo sfondo una motivazione a cui ci si potesse aggrappare; un esempio poteva essere farlo ammettere che, se avesse avuto più potere, avrebbe cambiato le cose, oppure che capiva i sovrani se avessero voluto mettere le mani sul cuore e che proprio per questo andava distrutto. Il suo atteggiamento cambia dal giorno alla notte, sostenuto da una motivazione stringata; banalmente, le sue azioni sarebbero state più comprensibili se non ci fosse stato affatto il suo Pov e le sue parole fossero pervenute tramite il punto di vista di Edgemas: in questo caso, nessuno avrebbe avuto la certezza che quelle fossero davvero le sue intenzioni.
Quando Seth decide di prendere il cuore, la scelta, per quanto improvvisa, è logica. Per carattere, motivazioni che lo spingono, anche e soprattutto la rivalità e la voglia di affermarsi. Quando a farlo è Volkán, non si ha nulla del genere. Del suo carattere conosciamo la dedizione all’Accademia e un’indole, alla fine dei conti, estremamente pigra: “Deme, io ti do il mio uomo migliore e poi me ne lavo le mani.” Le sue motivazioni erano state dichiarate dal suo Pov e poi tradite.
Riassumendo, i personaggi di questa storia hanno per la maggiore delle caratterizzazioni mirate e fedeli. Sono senza dubbio l’aspetto più positivo della storia, nonostante alcune mie riserve. Di cui non posso che tenere conto nel complesso del voto, giacché si tratta di personaggi, soprattutto Deme e Volkàn, come la Dama del Vento, che per il ruolo che hai affidato loro e le intenzioni avrebbero potuto/dovuto avere un maggiore impatto.
La valutazione sulla Dama avrà qui sotto piena spiegazione.

Dama del Vento:
Come detto sopra, l’intro sulla Dama del Vento mi è piaciuto. La descrizione che ne fai è di una donna dallo straordinario potere magico, una medicea, detto in parole povere una guaritrice, che a causa di un evento nefasto perde la famiglia e soprattutto la figlia. Il dolore e il rancore provocano la rottura della runa che conteneva la sua vera potenza, permettendole di diventare una semidea mutaforma bella e candida quanto mortale e spietata. Un personaggio che ha vissuto per secoli, con l’unico legame rimastole rappresentato dalla nonna che l’ha abbandonata da piccola cedendola all’Accademia. Da questo episodio nasce un inatteso legame, anzi uno schema che divide in modo netto protagonisti e antagonisti. Beanka, Edgemas, Becky, Drew, Da’mian, sono persone che hanno cercato la loro strada gettandosi alle spalle il passato. Becky, in questo, è la figura che più si contrappone alla Morte Bianco Vestita, giacché ha avuto il coraggio di fare ciò che alla Dama non è mai riuscito: andare avanti, crearsi una nuova vita.
Se la prima è fonte di speranza e di un nuovo inizio, la seconda è incastrata in una perenne spirale di oscurità e rancore che la spinge, un po’ per vendetta e un po’ oso aggiungere per follia, a uccidere tutte le bambine dell’età della sua stessa figlia. Il rischio, perfettamente motivato, è che un giorno non esistano più donne con le quali riprodursi, sancendo la fine della razza umana e non solo.
Allo stesso modo, Namor, Jey, Joy, l’Arcimago (anche se non proprio chiaro), Deme, Seth, sono tutte figure che vivono in un limbo, poiché le loro vite sono “bloccate” da un’ossessione dalla quale non hanno la forza o la volontà di sottrarsi: l’immortalità, l’eterna bellezza, le proprie radici, l’Accademia, la fama.
L’incipit, dunque considerata anche l’immortalità forzata della nonna, rimane fedele e interessante. Dipinge la Dama come incapace di chiudere i conti con il passato. Sia per il trauma sia per il potere che si annida nel suo cuore, temuto quanto bramato dai potenti; allo stesso tempo il suo cuore rappresenta simbolicamente l’icona, nonché la condanna, di chi vuole ottenere ciò che non può. O che non ha la forza di volontà per prendere in mano il proprio destino.
La descrizione fisica inoltre è molto specifica, sia nella forma base sia in quella con la quale seduce Edgemas. Richiama bellezza e potenza, magnificenza e sconforto, con quegli occhi di un raro colore verde che rappresentano sia l’ultima radice di umanità rimasta in lei ma anche il vettore della sua crudeltà.
Sono le sue azioni, tuttavia, a non convincermi appieno. Sia per quanto attiene la trama, sia i suoi obiettivi in generale.
Il presupposto che vede il gruppo sopravvivere fino alla battaglia finale è che lei si stia divertendo con loro, prima di sferrare il colpo decisivo. Non una scelta particolarmente elaborata, ma non conoscendo pienamente la Dama si può anche ritenere plausibile che sia nella sua indole; le bambine che lei uccide, difatti, hanno tutte il sorriso stampato sul volto, segno che forse lei abbia giocato con loro prima di impalarle con uno stiletto di ghiaccio. Tuttavia non si spiega il perché non fosse presente per infliggere al gruppo il colpo di grazia mentre subivano gli effetti della nebbia, o il motivo per cui la nonna possedesse il suo bastone e avesse la libertà di avvicinare e curare i suoi avversari; in sintesi per quale ragione non è intervenuta prima almeno sull’isola, sapendo che loro miravano a usare la nonna come ostaggio.
Queste considerazioni si basano su un ragionamento empirico circa le sue azioni. Talvolta rientranti in uno schema individuabile, talvolta no ed è il caso della battaglia finale. La Dama del Vento rimane dunque un personaggio dotato di una lore sufficiente, le quali azioni riguardo al gruppo di avventurieri tuttavia si fatica a comprendere pienamente.
Banalmente alla domanda: perché divertirsi con loro quando avrebbe potuto ucciderli e tornare ad occuparsi della vendetta, sentimento che in lei dovrebbe essere primario e viscerale?

Gradimento personale:
A livello generale, ho gradito questa storia e soprattutto il suo inizio.
Scendendo mano a mano nel dettaglio alcune soluzioni non mi hanno convinto, ma, per quanto la trama sia l’anello debole, s’intravede anche del potenziale. La lore, del mondo e della Dama, ha saputo tenere insieme punti che rischiavano di slegarsi e i personaggi, il cui spazio è stato diviso equamente, hanno un approfondimento e delle ideologie ben presenti. Ho apprezzato in particolar modo il personaggio di Da’mian, l’arciere d’infamia, e soprattutto la sua peggiore paura rispecchiata nel dover uccidere chi ama, e odia, pur di dimostrare il suo valore. Un personaggio serio, dall’indole buona, che mi ha ricordato Yasuo in Ruined King. La gestione dei vari combattimenti, con essa le scene che sei riuscita a creare, è fluida e ben comprensibile. I valori in campo hanno una coerenza pressoché perfetta e i poteri della Dama si nota pienamente che hanno una marcia in più. Di una divinità, rispetto ai comuni mortali – diciamo pure solo i maghi – che si trova ad affrontare. Solo un incantesimo proibito che è un concentrato della sua stessa e perversa natura magica avrebbe potuto distruggerla. La scena, poi, del combattimento alle Cascate Genitrici, per lore e intensità, e significato emotivo, è di fatto la più bella e dark dell’intero racconto; si merita ampiamente la recensione bonus “Scontro entusiasmante”.
Al netto delle complicanze che ho di sopra riportato, questi elementi riescono a rendere questa storia gradevole da leggere.
(Recensione modificata il 10/02/2022 - 09:52 pm)