Una poesia a dir poco originale, sempre se poesia si può chiamare.
Non seguo le serie TV, ma mi è parso brillante il modo in cui reinterpreti i nomi delle due protagoniste nei due versi finali.
È un monologo, forte. Valanga di parole. Versi scomposti. Cacofonia di sentimenti. Quasi forzati, quasi indotti.
A ruota libera, dove un'immagine richiama l'altra. "Tossico" richiama la droga, la droga il fumo, e via dicendo.
Una corsa a occhi chiusi e forsennata, che fa dimenticare dove volevi arrivare.
L'interlocutore c'è, ma è come se si fosse defilato (purtroppo).
Assume continuamente pronomi diversi: voi, tu, lui.
C'è una bella cultura: ignoravo cosa fossero "le onde s di un terremoto".
Poesia insolita, non c'è dubbio.
Ma forse pure questa è arte. |