Recensioni per
Solitudine
di Chiharu

Questa storia ha ottenuto 13 recensioni.
Positive : 13
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
21/04/23, ore 10:21
Cap. 9:

Una poesia poco appariscente, a una lettura frettolosa, come il minuscolo bucaneve a cui quasi nessuno fa caso: me l'ero lasciata sfuggire. Allontanato forse dalle lievi tinte retoriche che vedevo spuntare all'inizio: il "candido manto".
Eppure tutta intrisa di amore, a cui sembrano richiamare persino le sette rime in "ore".
Un amore esile ("l'ultimo guizzo"), improvviso e mai pianificato, ma "Incurante del tempo e della delusione".
Tutto fa sperare in un lieto fine, culminante nello sbocciare del fiore.

Ma qualcosa non ha funzionato.
Viene spontaneo pensare al solito mutamento climatico; a giovani uomini invogliati alla guerra per provare "l'adrenalina del campo di battaglia"; o semplicemente a un cuore smarrito.

In ogni caso dispiace leggere l'ultima strofa, dove l'illusione abbatte ogni speranza di sopravvivenza di quel cuore senza cure.
Un caro saluto!

Recensore Veterano
21/04/23, ore 10:20
Cap. 9:

Mi è piaciuta.
Semplice ed efficace, aiutata anche dal rirmo piacevole delle rime e delle assonanze, si arricchisce con metafore riuscite ed eleganti.
Complimenti
Roberto

Recensore Master
02/03/23, ore 18:04
Cap. 8:

Quanta amarezza in queste tue parole, cara Chiharu, nelle quali si percepisce tutto il dolore che esplode verso coloro a cui senti di aver donato un pezzo importante di te stessa e che, evidentemente, non hanno dato la valenza che meritava. Davvero ci si ritrova sfibrati dai comportamenti e dagli atteggiamenti altrui, di quella moltitudine di cui parli, che feriscono per l’incomprensione che mettono in campo con una nonchalance veramente disarmante.
Viene quindi solo voglia di trincerarsi in quel personalissimo, quanto pericolosissimo, guscio che è la Solitudine, poiché lì siamo soltanto noi con le nostre fragilità, non più a disposizione dei colpi che il mondo al di fuori può infliggerci. In questi momenti si comprende di non voler più sprecare quella che è la nostra essenza per qualcuno che non la capisce e magari la sottovaluta.
Un brano forte, tanto che mi è parso di udire l’urlo che proveniva dal tuo profondo, evocato dalle tue parole quanto mai puntuali, che non lasciano spazio a dissertazioni di vario genere, per questa condizione con cui, tuo malgrado, nonostante tutti gli sforzi fatti, ti sei dovuta scontrare e, conseguentemente soffrire, in quanto non è mai una vittoria capire che il mondo che sta al di fuori di noi ha una considerazione scarsa della nostra persona.
Spero tu possa riprendere il bandolo della matassa della tua vita e reagire per tornare padrona del tuo tempo e del tuo agire.
Un caro saluto.

Recensore Master
02/03/23, ore 07:53
Cap. 8:

È difficile scrivere una poesia arrabbiata e delicata al tempo stesso: ci vuole sensibilità, sguardo limpido, autocritica.
Vedo che ci sei riuscita pienamente, e mi unisco a te nella soddisfazione di avercela fatta, di esserti sfogata.

A mio modestissimo avviso le rime baciate sono sempre fascinose, anche se trovo i versi eccessivamente lunghi: occorre mettere il telefono in orizzontale per farceli stare :-) Ma ci sta, me li faccio piacere, fanno parte dell'irruenza che s'accompagna al momento di sconforto e di impeto creativo.
Peccato per l'ultimo verso, che non rispetta la rima e dà una lieve sensazione di finale affrettato.

Il contenuto è come sempre stimolante (ho riletto anche le poesie precedenti della raccolta), di quelli che fa sorgere tante domande, perché tocca visioni, paesaggi, atmosfere che tutti incontriamo durante il nostro cammino di turisti per caso: la vita.
Mi ha colpito particolarmente l'espressione "pezzi di me da donare", che riassume il senso di tutta la poesia, il sentirsi depauperati e defraudati.
Come se il nostro navigatore fosse incapace di ricalcolare la rotta.

È una sorta di circolo vizioso: per il ricalcolo occorrono nuovi dati, ma per avere nuovi dati occorre proprio quel confronto, quell'"offrire ascolto e comprensione" che è impossibile dentro il guscio.
Eppure se il navigatore è impazzito, forse la soluzione migliore è spengere il navigatore. Vivere senza memoria delle disillusioni di ieri. Vivere un po' bambini: piangono a dirotto eppure crescono felici.
Perdonami la digressione, perdonami le piccole critiche. Accetta i miei complimenti.
Un caro saluto.

Recensore Master
20/01/23, ore 15:44
Cap. 7:

Gentile Chiharu,
mi sono accostata per la prima volta ad un tuo lavoro e in particolare a questo che mi ha davvero colpito. Quanto sono vere, ahimè, le parole che hai scritto; quanto si riesce a percepire a pelle quella gabbia che ti si stringe addosso, mentre la vita continua il suo scorrere inesorabile e, a volte, non permette quasi di fermarsi a pensare se ciò che stiamo mettendo in atto sia giusto o sbagliato per noi. Siamo rivolti verso il futuro che incalza, sempre, in una continua perenne corsa che ci lascia senza fiato, ma che noi tentiamo di inseguire, senza quasi accorgerci che ci stiamo rinchiudendo in quella gabbia dalla quale potrebbe essere difficile uscire perché, a lungo andare, la stanchezza di portare avanti questa esistenza sempre troppo proiettata oltre non ci fa godere di quanto abbiamo già a portata di mano non sapendolo più riconoscere. E così l’animo e il cuore si intristiscono poiché si impoveriscono finendo per avvolgersi ancor più sulle proprie posizioni solitarie che hanno il sapore della sofferenza interiore.
Concetti forti che hai molto ben espresso, concatenando le parole in modo che dessero esattamente una sensazione di dolore e di chiusura verso gli altri e il mondo.
Complimenti, poiché leggendo una sorta di ansia mi ha raggiunta.
Un caro saluto.

Recensore Veterano
30/11/22, ore 13:12
Cap. 4:

Mi piace questo stile a metà tra l'aforisma e la prosa, a metà tra la speranza e la rabbia. La libertà costa, e ogni giorno siamo noi a dover scegliere di pagare per averla. Complimenti! Spero di leggerti ancora e ancora, sento che hai molte cose da raccontare quindi spero che pubblicherai presto qualcos'altro di nuovo, a presto!
Francesca

Recensore Veterano
15/06/22, ore 09:22
Cap. 3:

Mi piace la scelta delle parole, la lunghezza e il ritmo dei versi, le immagini suggestive che emozionano a fondo il lettore. è sempre un piacere leggerti qui, dico davvero! Complimenti, a presto
Francesca

Nuovo recensore
31/05/22, ore 10:32
Cap. 3:

Bella e malinconica. Mi è piaciuta. Soprattutto negli ultimi versi mi ci sono immedesimata. Certo è che molte volte capita di lasciarsi ingannare dall'apparenza quando si è molto tristi: le vite degli altri sembrano avere sempre qualcosa in più che noi non abbiamo, sembrano splendere di più rimarcando la nostra presunta "inferiorità". Per inferiorità non intendo nei giochi di potere, ma come l'avere qualcosa in meno o di sbagliato rispetto a ciò che si considera "normale". Ma paragonarsi in questo modo mortifica la nostra unicità, i bei aspetti che abbiamo e anche i nostri limiti che ci ricordano la nostra complessità, la nostra umanità, la nostra fragilità. Ma è nel nostro essere fragili che possiamo coltivare quella sensibilità per conoscere meglio noi stessi, connetterci alle persone che amiamo e scoprire il mondo nelle sue infinite sfumature. Grazie per la bella poesia.

Recensore Master
26/05/22, ore 08:43
Cap. 3:

Ancora una bella poesia malinconica e delicata, che si lascia cullare dal fascino delle rime e delle assonanze.
Come il canto di un uccellino in gabbia.
Ma ancora c'è posto, secondo me, per una domanda spiazzante: siamo davvero sicuri che la coda che scegliamo alle casse del supermercato, o ai caselli dell'autostrada, sia davvero la più lenta? Non è la nostra mente che è portata a vedere gli avanzamenti degli altri e a trascurare i propri?
Ci lasciamo condizionare da ciò che ci circonda fermandosi spesso alle apparenze, e perdiamo di vista la bellezza di quello che siamo noi.
Bellezza della fragilità.
Fragilità della bellezza.

Recensore Veterano
11/05/22, ore 17:57
Cap. 2:

C'è futuro per tutti, per chi ha arrancato, per chi arranca ora e per chi arrancherà in passato. Le sconfitte possono buttarci giù, ma non abbatterci al suolo definitivamente. Tutti i dubbi traspaiono dalla tua poesia, il dolore e le incertezze su sé stessi, che a confronto con il mondo esteriore sembrano difettosi. Ma non lo sono, anzi. Saranno ciò che formeranno i tuoi pregi e la tua crescita personale. Complimenti!
Francesca

Recensore Master
11/05/22, ore 07:48
Cap. 2:

Ci sono dei giorni, non quelli di cui scrivi qui, in cui la vita ci ruba i pensieri; giorni che volano via senza lasciare traccia, giorni pieni del nostro ego appagato.

Ma ci sono dei giorni, come quelli catturati in questa bella e malinconica poesia, pieni di aneliti. Giorni lenti, pesanti, che sembrano non passare mai, che arrivano all'improvviso senza chiedere il permesso. Giorni senza "essere abbastanza". Giorni preziosi che regalano rime e poesie a noi stessi e agli altri che ci leggono.
Il futuro, come l'aria, manca.
Ma davvero il nostro spirito ha bisogno di futuro, di aneliti soddisfatti, di mete raggiunte?

Nuovo recensore
14/04/22, ore 20:39
Cap. 1:

È una solitudine opprimente, quella che racconti, fatta di spessi strati di vetro e mura alte, insormontabili – sensazioni e immagini che conosco, e riconosco nella tua poesia.

Recensore Veterano
13/04/22, ore 14:18
Cap. 1:

Queste rime baciate si sposano alla perfezione con la musicalità delle sillabe grazie ai loro accenti, la si legge in modo proprio cadenzato e mi piace molto questo effetto. Complimenti!
Francesca