Recensioni per
Che sia l'acqua
di GladiaDelmarre

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
12/05/22, ore 21:57

Buonasera, tesoro
Ci ho messo davvero tanto a commentare questa bellissima poesia, anche se mi erano serviti pochi secondi a leggerla. E poi rileggerla e poi rileggere ancora, come il "mai" che non lascia scampo.
Il tempo - o forse il momento - perduto non cambia, e il suo scorrere è impietoso, anzi, in realtà indifferente alle vicende umane.
Ci sono fasi in cui al nostro impegno, coinvolgimento, la piena immersione come quella di questo "cacciatore d'oro", corrisponde un risultato e altri in cui non c'è più niente da fare, la vena è esaurita
Ci sono le tracce di quello che è stato, ma le maglie del setaccio non possono più funzionare bene... l'acqua che prima era portatrice di vita e doni ora scorre troppo fredda.
Fino a diventare l'elemento che disfa tutto in fango..
Non posso dire di essere felice di eggere questa storia, perchè è intrisa di tristezza autentica, coinvolgente, però è bellissimo che tu l'abbia condivisa con noi, è un regalo magnifico, piccolina
vorrei molto un seguito, uno dove non c'è più oro, ma ci sono diamanti che formano una diga e portano salvezza
un bacio grande,
tua Setsy

Recensore Master
16/04/22, ore 08:38

Sei sempre capace di creare, con i tuoi versi liberi e malinconici, provenienti diretti dall'anima, intensi scenari di vita.
Incredibilmente empatica e condivisibile la figura del vecchio cercatore d'oro, che vede il suo mestiere sfuggirgli dalle mani, come quelle pagliuzze d'oro che un tempo erano tutto per lui e di lui.
Profondo il parallelismo fra la forza travolgente e dilaniante dell'acqua e quella del tempo.
Belli i tre versi "mai… mai… mai…": con sapienza ricordi che acqua, tempo e vita non sono mai uguali a se stessi, e sono sempre difficili da capire.
Commovente quell'ostinarsi senza speranza nella ricerca di oro da una vena ormai estinta: l'unica cosa che uno sapeva fare bene.
Commovente quel dissolversi finale "nella piena montante del dolore" e nella pesantezza del fango.

Un'opera matura, intrisa di malinconico buio, rischiarata di capacità artistica. Contagiosa.
Chissà… chissà se la forzata accettazione, il lasciarsi andare alla corrente senza più ostinazione, non porti infine ad altri lidi, rischiarati da rinnovata serenità.
È l'augurio che ti faccio, insieme a un augurio di buona Pasqua.