Recensioni per
The pursuit of Love
di RanmaFanwriters

Questa storia ha ottenuto 27 recensioni.
Positive : 26
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Junior
16/10/22, ore 22:13
Cap. 1:

Carissima Giorgia, finalmente trovo il tempo di recensire questo bel progetto ambizioso quanto originale.
Ti conoscevo già come fanwriter, anche se ultimamente mi sono persa un po’ di storie tue a causa del poco tempo che posso riservare alla lettura delle fanfiction (e ciò me ne dispiace molto).
Dicevo… ti conosco già come scrittrice, perciò non posso dire di rimanere sorpresa dal tuo evidente talento, ma confermare con piacere quanto avevo notato appunto in precedenza. Il tuo stile è molto pulito e fresco, scorrevole alla lettura soprattutto nelle bellissime descrizioni, molto dettagliate mai pesanti, anzi leggere e per niente noiose. Hai quella capacità innata, per niente scontata e molto rara, di raccontare la storia come se proiettassi nella mente di chi legge un film. I personaggi e le loro vicende prendono magicamente vita e il lettore si trasforma in spettatore senza neanche accorgersene. Per me, tra tutte le abilità che può possedere uno scrittore, questa è decisamente quella che lo fa stare su un gradino più alto. Perciò non posso che congratularmi con te e rinnovare il mio apprezzamento nei confronti delle tue storie.
E “Natural love” non fa di certo eccezione! Forse si potrebbe giusto puntualizzare il fatto che ricorrere ad un certo tipo di linguaggio ricercato e raffinato non sia stata una scelta giusta da fare perché non si adatta molto bene al pensiero di una bambina di neanche 6 anni. Forse, in questo caso secondo me andava scelta la linea della semplicità.

Come dicevo all’inizio, trovo l’idea di esplorare tre particolari momenti della vita di Akane molto originale e poco sviluppata nel fandom, dove ormai l’argomento più gettonato sembra essere esclusivamente il rapporto tra “Ranma e Akane” in varie sfumature di rosso (passami il termine). Una fan sfegatata come me quindi non può che esserne lieta, finalmente si sviluppano tematiche diverse, sottovalutate persino ma, se vogliamo, determinanti per la storia originale e sicuramente più conformi al manga. E proprio per questo devo ahimè farti qualche considerazione mia personale su un aspetto in particolare da te sviluppato e che a mio avviso ti ha portato ad andare un po' ooc con la caratterizzazione del personaggio. Inoltre volevo darti qualche suggerimento sull’uso della terminologia, consigli che sei liberissima di ignorare ma che mi sento in dovere di fare proprio perché, almeno in questo campo, mi sento un pochino più esperta.

Il primo appunto che ti faccio riguarda proprio il tema: in linea generale mi sento di condividere anche io quanto hai voluto esprimere attraverso Akane bambina, e cioè l’innamoramento di una figlia nei confronti del proprio padre. Ripensando alla mia infanzia mi sento di confermare il “luogo comune” da te citato e anche lo sviluppo che questo comporta: la ricerca di qualcosa che ricordi la figura paterna nel partner della vita. Leggendo la tua storia però ho trovato alcune parti forse un po’ troppo, come dire… oltre. Mi spiego… Capisco che hai narrato il pensiero di una bambina di 5 anni, profondamente innamorata del genitore, figura per la quale prova anche un ‘immensa ammirazione, ma secondo me la maniera e la scelta narrativa in cui lo hai esposto ha avuto come diretta conseguenza un declassamento totale della figura materna che passa davvero troppo in secondo piano, in alcuni momenti anche in maniera innaturale considerando gli eventi (la morte della mamma).La fantasia di un bambino non ha davvero limiti, quindi il fatto che Akane voglia sostituirsi alla madre in qualità di moglie una volta che questa non sarà più giovane e bella posso tentare di capirla, come capisco la “gelosia” che la bambina prova per le attenzioni che Soun riserva alla moglie, ma nella tua analisi alla morte della madre la situazione non cambia. Akane sì, sembra inizialmente addolorata per la perdita della mamma, ma neanche più di tanto, o almeno, non è quella la sua preoccupazione maggiore. Una gelosia tra l’altro che a tratti però è espressa in maniera fin troppo “adulta”, rispetto a quella innocente che mi sarei aspettata da una bambina davvero piccolissima (la madre è vista come una rivale :/). Quello che voglio dirti è che in sostanza sei andata a sacrificare un elemento che sappiamo essere molto importante per il personaggio per portare a termine l’idea che ti eri imposta, rischiando dal mio punto di vista di andare totalmente OOC. Cosa che non è accaduta invece nel capitolo successivo, dove Moira sempre accennando all’argomento “mamma perduta” ha mantenuto il personaggio di Akane “in character”.

So benissimo che il tema principale da sviluppare e su cui focalizzarsi era analizzare i sentimenti profondi per la figura paterna per poi trasporli negli altri due capitoli riguardanti altre due figure maschili, però andando avanti a leggere sembra quasi che Akane non sia particolarmente dispiaciuta del fatto che le sia venuto a mancare un genitore. Il suo dispiacere è riservato al fatto che il padre se ne sta rinchiuso in camera, non la allena più in palestra come prima ed è pure gelosa del fatto che se è uscito dalla stanza lo ha fatto per rispondere ad un caro amico al telefono e non per darle quelle attenzioni che lei avrebbe voluto continuare a ricevere, come se niente fosse successo. Quello che io ho percepito è esclusivamente il dispiacere immenso di una figlia che si vede di punto in bianco privata dell’attenzione del suo amato papà (che ricordiamo è sconvolto dalla perdita della moglie). Qualcuno potrebbe dirmi, sì però magari è troppo piccola per capire la situazione, elaborare il lutto ecc. Un momento dove la piccola sembra essere cosciente della situazione in effetti però c’è, quando Akane vorrebbe consolare il genitore affranto quasi anche qui in maniera troppo adulta forse, secondo il mio punto di vista. Nello specifico ho trovato un po’ estremo il pensiero di Akane in merito “Non preoccuparti, Otōsan, tra qualche anno sarò grande abbastanza per sposarti, Kasumi si prenderà cura di noi e Nabiki penserà ai conti del dojo. Saremo con te per sempre!”. Un pensiero bellissimo, da parte di una figlia che vorrebbe consolare il padre (e come sappiamo reale per quanto riguarda le sorelle), ma nella sua prima parte davvero naturale da pensare dopo che si è avuto anche per sé stessi una perdita così importante? Davvero la piccola Akane non pensa ad altro che a diventare la sua sposa, anche in un momento come quello? Come ho già ripetuto, forse sono io che lo leggo nel verso sbagliato, ma l’impressione che mi ha dato sia alla prima che alla seconda lettura è che per portare avanti un concetto giusto si sia caduti a mio avviso nell’errore di portarne un altro importante in un piano quasi del tutto inesistente. È qualcosa che non riesco a concepire, non lo credo possibile nel mio immaginario e anche, soprattutto, avendo a mente l’argomento “mamma/moglie” all’interno della famiglia Tendo.

Nel manga troviamo Akane molto dispiaciuta per le vicende riguardanti Ranma e Nodoka e disposta a tutto per far incontrare il figlio con la madre e viene più volte ribadito il motto “dovresti approfittarne, tu che hai la possibilità di vedere tua madre diversamente da noi!”. Sempre nel manga, solo in un caso vediamo Akane molto triste quando si fa avanti una presumibile moglie per Soun (mi riferisco ai capitoli riguardanti la professoressa Hinako). È fortemente preoccupata, ma non perché la ragazza si sente spodestata di un ruolo che ha sempre immaginato per sé prima e dopo la morte della madre, ma proprio perché c’è qualcuno che si vuole sostituire al genitore perduto. Quello che emerge da questi capitoli anzi è il profondo sentimento che ancora provano tutti, figlie ovviamente nei confronti della madre persa troppo presto e marito per la moglie in nessun modo sostituibile. È vero che in tutti gli esempi citati Akane ormai è un’adolescente, quasi adulta e quello da te analizzato invece è il periodo dell’infanzia più innocente, ma te li ho portati come esempio perché secondo me da questi e molti altri risulta evidente quanto sia importante la figura materna e quanto la sua mancanza abbia segnato lei e tutta la famiglia Tendo.

Quello che voglio dire è che trovo un po’ forzate alcune parti, in generale giuste e condivisibili (come ho detto) ma forse non dosate bene con altri aspetti, che secondo il mio punto di vista personale andavano presi meglio in considerazione. Non sono una scrittrice, ma se avessi dovuto esporre l’argomento avrei cercato un’altra strada o comunque avrei reso diversamente queste parti.
Per esempio, sarei stata d’accordo se Akane avesse rassicurato il padre da un altro punto di vista tipo “Non preoccuparti, papà, tra qualche anno sarò grande abbastanza per mandare avanti il dojo (non c’è bisogno di trovare un maschio per questo), Kasumi si prenderà cura di noi e Nabiki penserà ai conti della casa e della palestra. Saremo con te per sempre! Noi non ti abbandoneremo mai”. (Questo voleva essere solo un esempio eh, e mi rendo conto neanche spiegato al meglio). Così effettivamente si perde un po’ l’obbiettivo e l’idea che si voleva raggiungere, ma secondo me non era questo il momento della storia originale il più adatto dove sviluppare l’argomento perché va in conflitto con la controparte affettiva dell’altro genitore in maniera per me troppo estrema.

Invece ho trovato geniali l’inserimento delle classiche e caratteristiche “pippe mentali” di Akane come le chiamo io, sia nei momenti di riflessione solitaria, sia nei dialoghi con Nabiki. Rendono Akane, come dire… molto Akane! XD
Così come ho trovato molto azzeccata la conclusione e l’inserimento finale del “lei li odiava i maschi” concetto espresso dopo una riflessione personale che spiega in maniera davvero convincente e realistica quello che abbiamo sempre saputo essere il pensiero di Akane.

Cambiando argomento, avrai notato che nella frase citata prima ho anche sostituito “Otōsan” con la semplice parola “papà”. Come ho già detto più volte ad una scrittrice di nostra conoscenza (non voglio fare nomi, Tiger lo capirà… ooops!) bisogna stare molto attenti quando si decide di utilizzare la terminologia in lingua giapponese nelle FanFiction. Intanto ho notato che avete tutte corretto come suggerito il “chan” con la forma onorifica “san” alla parola padre, però rinnovo anche a te il mio pensiero generale sull’uso indiscriminato dei termini giapponesi, in questo caso appunto Otōsan e di conseguenza anche Okāsan e affini. Sembra strano detto da me, appassionata e studiosa di Giappo come sai, ma proprio per questo mi sento di darti alcuni consigli, così come ho fatto sempre per la nostra amica comune. Non disdegno affatto l’uso di alcune parole (vedi ad esempio “kami”, “sensei”, “dojo”, “edamame” e così via…) ma se se ne fa un uso ragionato. Diversamente dai termini citati e da molti altri, ormai di facile comprensione per chi bazzica anime e manga, caratteristiche nella lingua di appartenenza e dal significato poco esaustivo in traduzione, l’uso di Otōsan (per quanto ormai conosciuto un po’ da tutti) non lo ritengo necessario. Anzi l’uso ripetitivo è quasi fastidioso. Non rientra tra quelle parole che se tradotte non rendono appieno il loro significato come nella lingua d’origine, se non proprio per l’onorifico finale che proprio per il suo significato di reverenza può essere ricondotto banalmente al nostro “padre”, sostituendolo al più semplice “papà”. Quello che voglio dire è che non ha un significato più ampio per cui la parola “padre” non possa essere usata, così come altri termini da te usati e che andavano benissimo anche in italiano. Ho pensato che l’intenzione era quella di evitare di ripetere più volte le parole “padre”, “papà” e “genitore”, paradossalmente però quello che ne è conseguito è proprio la ripetizione molesta del termine giapponese. Se invece l’intento era quello di dare un valore aggiunto al proprio scritto, allora ti consiglio di fare una selezione più ragionata e, soprattutto, ridurre allo stretto necessario, perché per quanto affascinante se si dovesse seguire la logica del “più uso termini in lingua originale più valorizzo la narrazione” allora si dovrebbe scrivere l’intera storia in giapponese.

Concludo, rinnovando ancora una volta il mio immenso apprezzato per l’idea e quanto sia davvero affascinata dal tuo stile e dal talento che hai nello scrivere. Sono sicura che partorirai altre storie bellissime.
Intanto spero di trovare presto il tempo per mettermi in pari con gli altri tuoi racconti!
Un bacione

Neechin