Recensioni per
Two sisters
di kiara 69

Questa storia ha ottenuto 25 recensioni.
Positive : 21
Neutre o critiche: 4 (guarda)


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Recensore Veterano
28/11/22, ore 22:18
Cap. 1:

Allora, uno scritto modesto, una sorella che parla ad una sorella ormai morta.
La nota stonata è il modo in cui Rosalie sembri cercare in tutti i modi di giustificare le azioni indegne di colei che merita poca comprensione.
L’affetto non può giustificare le azioni disoneste, la cattiveria e la mancanza di scrupoli che hanno sempre accompagnato l’altra. Vi è sempre un limite, delimitato dalla nostra coscienza, dal nostro sentire, dai nostri ideali, dalla nostra morale, che non dovrebbe mai essere superato. Per nessuna ragione.
Uno scritto che lascia un segno negativo, un senso di giustizia beffata.

Nuovo recensore
28/11/22, ore 21:35
Cap. 1:

Ragazze/ Signore, Kiara 69, Sonia Ruffino/ Lucciola 67 e socie tutte, 

Lasciatemi dire che non mi siete piaciute per niente perché al lavoro di scrittura banale  che indulge nei luoghi comuni e che è poco originale in quanto ho già letto di JV descritta in questi medesimi termini in più di una occasione e con gli stessi modesti risultati, si aggiunge la presa in giro delle persone che seguono questo fandom e che, a differenza vostra, rispettano le regole e che vorrebbero vivere in grazia di Dio!! Quelle persone che, come me, hanno sempre seguito in silenzio non solo le vostre storie (belle o brutte che fossero) ma anche lo spettacolo nauseabondo che mettete in scena ogni giorno.
Lasciatemi dire che state esagerando anche se a voi noi interessa ascoltare.
Ma possibile che non vi rendiate conto che a mostrarvi così poco rispettose nei confronti degli altri (lettori, autori, amministratori) non fate un favore neanche a voi stesse?
Il vostro comportamento è a dir poco vergogno, pertanto vergognatevi.
Saluti,
Nebulosa_mente

P..S
Mi firmo con il mio nick solo perché, in un posto di bulle come questo, il suo uso è diventato imprescindibile visto che voi non rispettare neanche il sacro diritto all’anonimato ma, prima ancora che vi domandiate chi io sia, sappiate che mi conoscete sulla vostra piattaforma preferita, non questa che però state abbassando allo stesso, abissale, livello. 
Lo dico con rammarico,  non a cuor leggero, che siete diventate delle haters tristi, che state perdendo di vista la scrittura e che Oscar non vi ha insegnato nulla.
Buona vita
(Recensione modificata il 28/11/2022 - 09:44 pm)

Recensore Junior
27/11/22, ore 19:44
Cap. 1:

Gentile Sonia Ruffino, gentile Kiara69, gentili utenti tutti,

io non volevo commentare questa storia, ve lo giuro. Io non leggo l’utente che l’ha postata e men che meno la recensisco, perché le faccio venire il nervoso e non voglio; neanche lei legge me, e poco mi commenta, perché le mie storie non le piacciono e non sono di suo gusto. Fin qui, tutto bene.

Però, qualche giorno fa, vagando, vedo ‘sta storia con introduzione – sentite, io non ero il più sveglio nemmeno a scuola, ora vi faccio ridere, ma mettetevi nei miei panni: un omaggio (nome e cognome, qui non usa, usa l’anonimato, al massimo il nick) con i ricordi di un’amicizia sempre viva: io ho pensato che Sonia Ruffino fosse morta e che la storia fosse in memoria. Guardate, auguro cent’anni alla signora Ruffino, ma io questo ho pensato; e siccome so cosa vuol dire esser davvero disperati per una perdita, ero pronto a offrire la mia spalla a Kiara, a quel paese le divergenze sulle storie, questa è roba seria.

Fortuna che ho letto le recensioni e le risposte prima di fare una delle mie robuste gaffe. Ed è da quelle che ho desunto che Sonia Ruffino abbia una pagina Facebook, un blog “Le estasi di Versailles” e anche un nickname qui, Lucciola67. E io a quel punto cerco Lucciola67, che mi risuonava ma non sapevo perché – 5 minuti di ricerca, tramite una vecchia recensione all’utente che l’ha omaggiata. E vedo che Lucciola67 è bannata. Signori, signore, abbiate pazienza, io, dopo l’infarto sfiorato per solidarietà, mi innervosisco.

Che accidenti di idea è fare un omaggio con nome, cognome e anche nick nelle risposte a una persona bannata nella Piattaforma che l’ha bannata? È come, che so, invitare un docente buttato fuori dall’Università a tenere una conferenza in quella Università senza chiedere al Rettore. O invitare a cena in casa d’altri qualcuno che il padrone di casa non gradisce.

E che razza d’idea è autorizzarlo? Se uno vien buttato fuori, o se ne va sbattendo la porta, dovrebbe avere una certa dignità e un certo orgoglio: o ritorna a faccia aperta, chiarisce gli equivoci, o sta fuori; non rientra dalla finestra.

Guardate, io ero lettore silenzioso di un signore, nella poesia, che la poesia del Novecento se l’era fatta in vena e la restituiva benissimo; un giorno, me lo ritrovo bannato. Io non so cosa abbia fatto il sig.Pasta, classe ’39, potrebbe essere mio padre, per esser bannato – a me è dispiaciuto, ma tutto penserei fuorché di fargli un omaggio, qui, con una sua poesia. Mi sembrerebbe di offenderlo.

E anche di dare un bello schiaffo a chi, comunque, qui mi ospita.
A prescindere dal merito e dal metodo del BAN, bisogna farsene un cuore, o rimediare – a me questo è sembrato un mezzuccio, perdonatemi, perdonatemi – molto da donne per far rimettere un piede dentro la Piattaforma a Sonia, che son sicuro potrebbe rientrare chiarendo con chi di dovere.

Poi, mi sono innervosito perché ho capito che c’erano ragazze che hanno recensito conoscendo tutto ciò e senza aprire bocca. Cioè, avrei gradito: “Sonia, sei stata bannata, ma sei sempre mia amica e la tua storia mi piace”, così, per far le cose in trasparenza. E risparmiare una ricerchina all’utente sprovveduto.

Ma, sinceramente, per permettere a chiunque ignorasse buona parte del tutto e prendesse l’innocenza dell’omaggio, avrei preferito fosse detto nell’introduzione. Cristo, avrei preferito anche fosse detto che era viva!
E allora sono entrato in casa delle utenti recensori e ho detto la mia, perché ne rimasse traccia. Non credo di essere stato offensivo con le storie – che altrimenti mai avrei commentato, giuro – ma ho detto il mio pensiero e se a qualcuno dispiace lo cancello in un fiat. Però, ragazze, se ci pensate, un po’ scorrette siete state.

Già che ci sono, parlo anche della storia. Senza infamia e senza lode. Non vedo magia di penna e non vedo nulla di indegno. Manca di verità. È un buon riassunto. Per me, la piccola, emotiva Rosalie, non scrive alla sorella morta in maniera così fredda e corretta ai temi. Faccio un esempio: “La mia benefattrice ti portò l'anello di nostra madre”: per me sarebbero state necessarie più parole: “La mia benefattrice, madamigella Oscar – Jeanne, la ricordi, ha colpito anche te, ne sono sicura – ti ha portato l’anello di nostra madre – l’hai indossato, ha un valore per te?” ecco, qualcosa del genere, qua e là. Mancandomi la verosimiglianza, neutrizzo.

Signori, signore, questo è il mio pensiero.

Se mi bannano non autorizzo nessun omaggio, ma per adesso

Omaggi devotissimi,

Sacrogral

Recensore Junior
27/11/22, ore 19:10
Cap. 1:



Care Sonia Ruffino e Kiara69, care autrici 

anche se l’autrice del testo è una sola, uso una cortesia nei riguardi della padrona di casa includendola in questa mia per ringraziarla di questo spazio di commento che offre a noi lettori.

Dunque questa fan fiction non mi ha convita né per stile né per contenuto e, siccome non si può fare di tutti i lettori un fascio e aspettarsi silenzio quando una storia non piace, io vi racconto perché questa non mi piace.

Il testo è semplice, privo del verbum peregrinum, manca della eleganza rara e ricercata del genere epistolare, testo che, anzi, viene appesantito dall’accumulo di occlusive e dalla allitterazione bislacca che, invece di favorire il climax, spezza il ritmo generando cacofonia. 
Reitero qui — anche per par condicio e perché non si dica che Fiammetta non è coerente — la stessa osservazione che mossi a Red Drago dopo un suo sollecito per un mio commento: il ripetuto uso, intenzionale o meno, del tempo verbale remoto affossa ogni eventuale sogno di gloria del testo, uso che se fatto, come in questo caso, senza intenzionalità estetica diventa pleonasmo ridondante.
Sebbene il testo si presenti scevro di solecismi mostra, tuttavia, registri linguistici bassi.
La mancanza di ipotassi e l’assenza pressoché totale di verbi al modo congiuntivo — ne ho contati tre — denunciano depauperamento della lingua italiana e, mentre l’enunciato breve ed elementare svilisce l’eloquio, la narrazione in prima persona, l’enfasi vuota che ne scaturisce, sottrae allo scritto quella dialettica intrinseca, fatta di possibilità diversa, di necessità diversa, che lo eleverebbe da angolare e univoco a corale e a tutto tondo.

Si riscontra inoltre come l’amore fraterno e cieco, filo conduttore del testo, vessi lo scritto inficiandone l’obiettività e presentando di fatto una diceologia — cioè la giustificazione ragionevole, che l’io narrante propone per la protagonista a sua discolpa e che sempre dovrebbe essere tale per adempiere alla sua funzione — basata sulla stortura di una verità Storica e pertanto irragionevole e priva di fondamento. Si ricorda all’autrice, all’io narrante nonché alla protagonista che all’epoca, agli illegittimi con pretese, il Re, al massimo avrebbe accordato una pensione, altro che contravvenire la legge salica.
La requisitoria dell’io narrante — l’ornatus per intenderci — manca di quell’acutum dicendi genus che permetterebbe al lettore di diventare complice di chi racconta. Almeno questo lettore non ne diventa complice!
Faccio notare inoltre come il lavoro di filofronesi che il narratore si sobbarca per procacciarsi le simpatie del lettore è in definitiva un lavoro da inetto, fallisce il suo scopo quando manca di raccontare del pentimento e del rimorso di questa donna che, pur non avendo ammazzato nessuno, rimane una ladra e una cospiratrice, che da carnefice viene descritta martire ma che ancora, cito dal testo, è “principessa defraudata del suo trono da una straniera”, principessa che reclama illegittimamente un titolo che all’epoca — beata ignoranza! —  non esisteva nemmeno, in un tempo in cui anche alla figlia del Re veniva riconosciuto semplicemente il titolo di Madame.

Un testo che, al di là dei limiti stilistici, non si appezza soprattutto perché sovverte i “giusti valori”, quelli delle cose importanti, quelli che regolano il nostro vivere civile.

Fiammetta1372