Bello!
Sono stato subito attratto da questa storia.
Perché adoro il genere romantico - anche se il capitolo risulta abbastanza eclettico, come si capisce dai tre generi elencati - con le ombre del padre di Enrico e di Alfredo Vitale che aleggiano ovunque, come carte da gioco buttate coperte sul tavolo verde. Misteriosi gli eventi e misteriosa la sparizione del padre ("ghosting" si direbbe oggi); mistero che si trascina fino alle elusive battute scambiate in pizzeria.
Perché adoro il nome Carolina, che ha la sempre sorridente receptionist, per ragioni che non sto a spiegare qui.
Perché adoro il periodo delle autoradio estraibili e degli appuntamenti che non possono essere disdetti all'ultimo momento per mancanza dei cellulari. Tutto era più semplice e più immediato.
Il capitolo, a mio modesto avviso, è scritto bene, tradizionale, senza particolari peripezie grammaticali, in terza persona e con tempi verbali al passato.
Il punto di forza, per il momento, non è lo stile, ma tutto il senso di mistero che contagia il lettore. Un'altra nota positiva è l'abbondante quantità di particolari - mai abbastanza in una storia - che rende la narrazione più reale e più viva.
Aspetto… Aspetto i capitoli successivi e, sempre, aspetto poesie fresche anche se so benissimo quanto sia difficile e improvvisa l'ispirazione che spinge a buttar giù parole e rime.
Un abbraccio.
P.S. Non mi torna il "non" nella frase «Anche il signor Vincenzo non è stato favorevole fin da subito.» |