Buongiorno, eccomi qui con ancora il ricordo dell’ultimatum imposto alla fine dello scorso capitolo.
Non oso immaginare cosa potrebbe accadere in una sola settimana, a livello psicologico penso sia qualcosa che possa mandare letteralmente fuori di testa.
Cosa c’è di meglio che cominciare la mattina del mercoledì con un bel funerale in stile vichingo? Dopo ciò che è accaduto con il Maestro e la rivelazione della natura parentale di Fire, mi aspettavo più cruccio, negatività, più difficoltà ed egoismo. Invece loro sono stati lì con lui, dopo tutto quanto, nonostante l’avversità iniziale all’idea di pensare fosse figlio di Vader, e hanno dato supporto durante la cerimonia per Logan.
Poi sai che amo Fire e Accelerator assieme, sono una BROTP assoluta qui per me e vedere l’esper farsi mangiare dai sensi di colpa (lui? LUI?? Per dire.) ma ricevere un abbraccio bisognoso di sostegno e affetto in rimando… beh, per quanto il sangue sia comunque tale non può in ogni caso sostituire i sentimenti e le azioni portate avanti da qualcuno. Questo ancora più importante da tenere a mente nel momento in cui qui il ragazzo comprende finalmente le sue origini, i suoi poteri in un certo senso, l’anello e ciò che gli scorre nelle vene. La chiacchierata con Thor è stata rivelatrice, i due si sentono vicini e condividono qualcosa di molto importante, e poi vedere lui che si fa avanti come padrino per un ragazzo che si sente abbandonato, senza una terra a cui tornare e una famiglia, beh…
Chi sono io per non piangere? Eh, diciamo che qui i feels ci danno giù pesante eh. In tutto questo abbiamo uno spaccato molto emotivo su ciò che Battleground ha lasciato in loro, su come la guerra gli abbia levato qualcosa di importante – a ognuno di loro, direi – ma su quanto la speranza comunque abbia ancora una apertura abbastanza grande da potersi far vedere e sentire nonostante tutto.
Ohhh ma quanto sono contenta di rivedere Marie: l’idea di fare allenare un neofita all’arte vampiresca come Fire da quella che è una vampira fatta e finita, e pure in debito con la Ribellione, beh, mi piace, eccome se mi piace. Lei è diversa da altri personaggi qui presenti, sia per età che per esperienza, per carattere e non solo per sangue: ha un atteggiamento tutto suo che spiazza ma che mi affascina parecchio. L’allenamento è complesso per l’idea di dover ampliare le proprie vedute ma una delle doti che apprezzo di Belfire è quella di non arrendersi nemmeno dopo aver fallito. Quindi questo è il passo avanti che lui può fare per prepararsi allo scontro imminente: coerente, interessante, con del potenziale.
Prendere in considerazione le squadre alleate alla Ribellione dividendole in due gruppi basati sulle loro capacità non è affatto male, anzi: due maestri come Angel e Thor sono tanto diversi quanto efficaci, e si nota come abbiano imparato a cogliere le caratteristiche degli attuali allievi per poterne liberare un potenziale utile alla battaglia. Il fatto che stiano dando il massimo sapendo di doverli portare oltre il limite è eccitante, perché se si lavora con freni, con le inibizioni, con qualcosa a trattenerli, già perderebbero in partenza.
Perirebbero per mano nemmeno del Maestro, ma dei suoi subordinati. Quindi anche nell’allenamento tocca sputare sangue sul terreno e lacrime, altrimenti sarebbe tutto inutile. Lo stato attuale delle cose è semplice: morire per mano del padrone di Battleground, o superarsi dando più di ciò che si pensa di avere.
La pausa nella narrazione avvalendosi di un momento così leggero come un semplice pic nic in famiglia permette poi di muoversi nella testa di Fire e Accelerator: direi che questo è uno dei dialoghi più belli a livello emotivo, i due abbassano quei muri che tendono a tenere sempre alti per poter lasciare passare quello che pensano e vivono, andando a dare ancor più peso al legame che li ha avvicinati. Per quanto inizialmente la loro sia stata una partenza fredda e staccata, ora riescono a percepire quello che turba uno e l’altro, gli obiettivi, le paure, e perché no, anche capacità e possibilità. Che lottino non per loro stessi ma per il destino dei loro amati, di chiunque viva a Battleground e meriti la libertà.
Ma la libertà di cosa, mi chiedo io? Se decade il Maestro, qualcuno dovrà prendere le redini di un lascito non indifferente. È la prima volta che mi fermo su questo concetto, perché ponendo che non vada tutto a pezzi, qualcuno dovrebbe reggere l’equilibrio di quell’ammasso di universi ricreato e rimodellato… che possano centrare dèi, Dottori o chi, sarebbe sicuramente un peso molto gravoso. Perché finora ci si concentra sul superare l’ostacolo maggiore dell’intera storia, ma è il dopo che mi preoccupa.
Vorrei poter entrare nella testa del Dottore e capire tante cose, ma tra tutti mi è più chiaro per assurdo il Maestro: quello che vedo del primo lo vedo quasi con gli occhi di chi gli sta attorno, degli scambi avuti con gli altri – vedi Dedede o Fire – ma un a tu per tu con lui e basta sarebbe davvero difficile penso. Ciò che è bene e anche gli errori di lui si riflettono a cascata su Battleground, sulla Resistenza, sulla conseguenza di un tentativo di riavvicinamento con un vecchio pari, con un caro amico.
Certo che Fire comunque è un personaggio con un potenziale enorme e uno di quelli con la crescita maggiore e più difficile rispetto ad altri: è stato creato un background notevole, partendo dal nulla fino ad arrivare a ora dove la sua doppia natura farà sicuramente la differenza nello scontro finale.
La soddisfazione nel leggere il dialogo tra Vader e Fire no ha eguali tra i vari momenti di questa storia: ben pilotato, una parentesi che si erge al di sopra di tutto in un momento sospeso nel tempo e nello spazio. Quello che viene detto qui va ricordato e serve sicuramente per capire qualcosa del passato e del presente, e presumo anche del futuro scontro. Questo è un esempio lampante dell’utilizzo del “Fine che giustifica i mezzi”, dove ciò che Vader rivela permette di capire un punto di vista.
Non giusto, non giustificabile.
Ma comprensibile.
E altroché se lo è.
Come con Thanos nella MCU. Un fine che giustifica i mezzi. Ergersi al di sopra per un bene dei più, cosicché chi resti possa vivere meglio. Non so se è corretta come interpretazione ma il parallelismo è stato per me lampante. Come lampante il dolore fisico di Fire che vorrebbe avere l’uomo accanto a sé e che penso inconsciamente abbia fatto di tutto per farlo desistere, così da crearsi una sorta di idea di famiglia, nata e morta nell’arco di qualche minuto di collegamento della Forza.
Ecco, posso ricollegarmi sul finale a ciò che avevo detto prima riguardo al Dottore: ecco qui ciò di cui avevo bisogno per riuscire a capirlo un po’ di più, a capire Auth nella sua scelta di rimanere invece di prendere con sé Marie e andare lontano da tutto quello. Una scelta in una vita troppo lunga, che sta al di sopra della mortalità delle cose. Non possono capirsi fino in fondo, ovvio, ma Doc e la dea sono i due esseri che possono assomigliarsi di più in confronto a tutti gli altri.
Se hai una vita breve, vivi per vivere, per qualcosa, sapendo che ogni attimo è prezioso.
Ma chi vede questo tempo allungarsi, a cosa può dare peso veramente? Al tempo? Al potere? Alle persone? La scelta, può dare peso a una scelta.
E con questo concludo, aspettando di poter leggere del nemico e di come si stia preparando al tutto. Perché sottovalutare la Ribellione sarebbe veramente da coglioni, a questo punto, giusto?
Mi ha dato modo di riflettere parecchio su tutta la storia, questo capitolo, sai? Come se per arrivare alla fine fosse giusto passare di qui, trarre le proprie conclusioni e poi affrontare il finale con la mente più aperta.
Alla prossima, buon lavoro e buona ispirazione! :3 |