Recensioni per
Racconti di innocenza, di vita, di morte e di paradosso
di Milly_Sunshine

Questa storia ha ottenuto 22 recensioni.
Positive : 22
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
03/03/25, ore 07:57

Mamma mia che storia devastante. E che finale. L'ho letta adesso sul treno e mi devo asciugare una lacrima perché è stata davvero tanta, tanta roba. Una narrazione breve carica come non mai, che porta con sé ancora una volta tantissimi pensieri, sensazioni, altre paure che uno si porta dietro e che escono colpo se si toccano le corde giuste.
Morale della favola terminata questa raccolta: sei un'artista straordinaria, capace di toccare delle corde incredibili. Cogli alcune sfaccettature della gente più di tantissimi altri, e penso che meriteresti una pubblicazione. Sono stata davvero contenta di aver visto il tuo profilo, e adesso ragioberò su quale tua altra serie potrò leggere, perché la tua produzione è enorme e c'è davvero l'imbarazzo della scelta. È stato un piacere poter leggere e mi troverai senza dubbio a recensire altro di te!

Recensore Master
01/03/25, ore 07:50

Che strana storia che leggo. Di un triste particolare, di una relazione che finisce in maniera lenta, opprimente.
Pensavo stessi parlando della fine di una storia d'amore, ma sul finale di, quando hai scritto "l'amicizia dura per sempre", mi sono chiesta "e se stesse parlando della fine di un'amicizia?"
E lì giù le lacrime.
Esco dalla fine di una amicizia lunga 13 anni, con una persona per me importantissima che, quando gli ho detto una opinione contraria perché secondo me stava esagerando, di colpo ha chiuso il nostro rapporto strettissimo. Era una persona super importante per me, e questa storia mi ha ricordato tanto il dolore provato, anche perché lui aveva litigato con un altro amico e io facevo pure da intermediario, come tu stessa hai raccontato. È stata una fine di storia molto, molto travagliata.
Anyways, se la tua storia apre ricordi importanti è perché è scritta molto bene e sa cogliere emotività e pensieri di chi legge. Hai davvero una dote naturale, raramente ho trovato storie in grado di farmi soffermare così tanto sui nostri vissuti.

Recensore Master
26/02/25, ore 07:16

Mamma mia che storia struggente.
Sarà che non hai spiegato la relazione tra la voce narrante ed il soggetto della narrazione, ma io ho immaginato che si trattasse di uno dei genitori del narratore e giù di lacrimoni. Io sul tema della morte dei genitori sono molto sensibile e mi dispero in meno di un secondo.
Chissà se la loro strada era questa, chissà se hanno tracciato la loro via o erano figli di una visione sociale che imprimeva loro come massima ambizione lavoro-casa-famiglia. Chissà se, rendicontando tutto, sono felici. O chissà se noi li abbiamo resi felici, o sarebbero stati meglio senza.
La vita è una serie di bivi:, in alcuni ci vai coscientemente, in altri vieni trascinato dalla folla tipo mandria di gnu e quando hai passato la biforcazione c'è poco da fare.
Io non penso che sia un male guardarsi indietro e rimpiangere delle scelte: è molto umano, e il mondo vuole imporci di andare avanti senza mai fermarci o avere rimpianti, a fingere una testa alta che invece talvolta vorremmo solo seppellire sotto la sabbia come degli struzzi. Io sostengo che sia umano avere dei rimpianti, e forse ciò che si può fare è prendere il frutto delle decisioni sbagliate, qualunque esse siano, e tirarci fuori qualcosa di bello. Dovrebbe valere un po' per tutti , senza l'ipocrisia di non diversi mai pentire o rimpiangere.
Grazie mille ancora per tutti gli spunti che dai a chi legge.

Recensore Master

Ciao!!!
Allora, anche qui un grande uso delle parole. Poetiche, delicate, un viaggio avanti e indietro nel tempo di un protagonista che potrebbe essere chiunque di noi, a dire la verità.
La caducità della vita sembra sempre un argomento un po' scontato o fuori contesto quando si è più piccoli, ma si arriva alla nostra età che talvolta ti prendono le crisi, o inizi a sentire che alcune cose sono perse per sempre e non si possono più recuperare.
Ci sono giorni che vorresti cancellare, parole che non vorresti ricevere, momenti che ti chiedi se vorresti davvero rivivvere: almeno nella mia vita mi sono trovata a pensare a alcuni eventi brutti che mi sarei evitata volentieri, anche se poi, andando avanti, credo di averne fatto una forza. Rivorrei quei giorni indietro? Sicuramente sì.
Farei le stesse scelte: probabilmente sì, perché comunque se all'epoca le ho fatte ci sarà stata una parte di me che la riteneva necessaria.
La tua storia è davvero bella perché, come molte altre della raccolta, non stimola soltanto la bellezza artistica in sé, ma anche a ragionare su situazioni che potrebbero essere le nostre, o ad agguantare considerazioni che talvolta ci teniamo dentro senza però dar loro fiato.
Ancora complimenti per questo ottimo lavoro!

Recensore Master
21/02/25, ore 21:12

Questa storia è stata davvero malinconica. Bella, ma con una carica di tristezza che ti resta. Stai parlando con una persona che non butta quasi nulla perché si affeziona alle piccole cose, anche ai mozziconi di matita, e quindi leggere una storia dove i nostri oggetti hanno dei sentimenti per noi la ho trovata una piacevole boccata d'aria, ma allo stesso tempo un fondo di riflessione molto profondo.
Non tutti gli oggetti sono destinati a durare: non pensiamo solo ad una macchina da corsa, ma anche ad una casa. Uno ci investe tempo, fatica, pazienza, ma col tempo possono sorgere nuove esigenze, gli oggetti possono diventare vecchi e inutili, e si lascia sempre una cosa per un'altra. Fa dolcezza sapere che l'auto da corsa nutriva davvero affetto per il suo padrone, e sono convinta che anche lui non l'abbia lasciata andare via a cuor leggero, la prima macchina è sempre la prima macchina, e sono convinta che anche lui la abbia rimpiazzata solo per necessità ma un domani, nel paradiso che unisce uomini e oggetti, potranno incontrarsi di nuovo.

Recensore Master
17/02/25, ore 08:23

Buongiorno.
Ammetto che in questo capitolo ho avuto qualche difficoltà nel seguire il filo degli eventi, anche se è scritta così bene che il significato passa anche in secondo piano rispetto alla poesia della lunga serie di immagini che si susseguono nella narrazione.
Ho capito che tratta del dolore subito dopo la morte di una persona amata, ma non riesco a capire cosa siano le saette colorate. Ho pensato ai fuochi d'artificio, ma mi sembravano un po' fuori posto rispetto a ciò di cui parlava la storia, mi puoi illuminare?
Ancora grazie mille di aver dato a tutti noi questa bellissima raccolta

Recensore Master
15/02/25, ore 11:13

Anche questa storia è davvero interessante, carica di spunti di riflessione e modi per vedere una realtà che per noi è lontana, lontanissima, e di cui spesso ci ammantiamo di un potenziale buonismo.
Il discorso della protagonista ammetto che mi ha fatto riflettere : per carità, orribile il lavoro minorile nelle fabbriche, non ci dovrebbe essere e su questo siamo d'accordo, ma hai aperto un nuovo interrogativo. Se i bambini lì lavorano, è perché non hanno soldi. Se levi il loro lavoro non li rendi in automatico felici, perché finiranno per andare a lavorare altrove, e spesso a fare cose ancora più brutte. Non occorre solo vietare il lavoro minorile, occorre trovare alternative, dare scuole, fornire benessere. Altrimenti si finisce per fare come il magnate della sua storia, ci si carica di buonismo autoreferenziale senza però fare davvero del bene. Ci si riempie di se stessi, e si dimentica che il problema è altrove.
Cattiva, graffiante, davvero bella e provocatoria!

Mamma mia, anche qui hai descritto una situazione davvero difficile da gestire, dove prendere posizione è praticamente impossibile. Amy e Katy hanno ovviamente la doppia visione della tragedia.
Uno vorrebbe dare torto ad Amy, che per trovare i soldi delle bollette ha preso una brutta strada ed è finita a prostituirsi mentre la sorella le chiede di fare altro, magari un lavoro più onesto, ma giustamente Amy deve dare da mangiare alla sorella e si è buttata sulla strada più rapida che trovasse. Alla fine lei sente la pressione, e da persona più grande posso solo immaginare la responsabilità verso una sorella che si vergogna soltanto di lei senza capire da dove arrivino i pochi soldi che servono per vivere. Più si cresce e più si empatizza con queste figure che scoprono il lato duro della vita e si incollano gli altri sacrificando loro stessi, anche la loro moralità, fino alle estreme conseguenze.
Davvero pesante e triste, un ero colpo al cuore

Recensore Master
11/02/25, ore 07:04
Cap. 12:

Molto carina come storia. Inquietante, anche.
La nota surreale si vede subito, si respira, ed è assolutamente coinvolgente.
Io l'ho interpretata come il post morte, dove vi è uno stallo e la gente si trova in un limbo dove vede passare la propria vita come un film ed occupa il tempo ballando, mangiando, chiacchierando tra loro. Ha una bella considerazione anche dello scorrere del tempo: Serenity è bellissima e tutti la vorrebbero, ma dopo tantissimi anni anche il desiderarla scompare, ucciso dalla noia e dalla nostalgia, perché le cose belle hanno valore solo quando finiscono.
Sempre affascinante, anzi, questa è una delle storie più intriganti della collezione!

Recensore Master
08/02/25, ore 08:59
Cap. 11:

Ah, che gran brutto colpo leggendo questa storia.
Bella, bellissima, che secondo me molti adulti dovrebbero leggere e assimilare.
Penso poi che, alla nostra età (sì, sono anche io classe '88) si arrivi a fare un bilancio un pochino strano, ovvero se abbiamo seguito la nostra strada, se siamo cresciuti volendo imitare questo o quel genitore, se era la nostra strada, se ci siamo riusciti oppure no. Io mi ritengo una persona fortunata, ho preso un po' la mia strada anche se ammetto che volevo essere tantissimo come mio padre: penso di essermi avvicinata al traguardo e sono contenta, ma capisco cosa voglia dire non riuscire ad assimilare appieno ciò che la nostra famiglia ha cercato di darci.
Se si arriva al conflitto, e può succedere, andarsene può diventare un bene, ma anche una condanna. Da ventenne anche io pensavo che il dolore fosse tutto a carico dei figli, che si sono sentiti traditi dai genitori. Andando avanti con gli anni, però, penso anche ai sensi di colpa dei genitori di non essere riusciti a trovare una quadra con i figli. Credo che essere genitore sia duro, durissimo, e ci siano una valanga di sbagli che si possano compiere, ma penso che una pesona non possa essere al 100% genitore ignorando del tutto se stesso e le proprie necessità: siamo stati imbottiti di messaggi per cui una persona smette di esistere non appena nasce il figlio per potercisi dedicare anima e corpo, ma trovo che ci sia qualcosa di assolutamente tossico e sbagliato in questo.
Forse è questo il succo che ho trovato nella tua storia, un attimo di riflessione per quel genitore che pensa al figlio scappato via e su cui rimangono i rimpianti di una vita e penso che forse, adesso, con la maturità di una persona più vicina ai 40 che ai 30, si possa iniziare a capire come tutto ciò possa essere pesante.
Grazie mille per questo bellissimo estratto.

Recensore Master
06/02/25, ore 19:06

Molto carina anche questa. Andava in coppia con l'altra per le storie di vampiri?
Molto ben scritta, hai un gradevole senso della regia e di come costruire una scena. Parti da un racconto, qualcosa di impalpabile ma che inizia a raccontarti di cosa parlerà la storia. Poi vai sul ruolo, seppur minore, del fratello di Clara e dell'importanza di quel pub.
Più avanti c'è una Clara più grande, una ragazza come tante altre e in cui almeno io mi sono riconosciuta (secchiona, la macchina scassata, tendeza allo stare da sola e conoscere gente nei modi più impensati) che è il centro della vicenda. Anche se è subito chiaro che Anna sia una vampira, è interessante che tu abbia dato spazio alla riflessione sulla differenza tra vampiri maschi e femmine e sui loro gusti "alimentari", rivoltando un po' la storia e facendo passare proprio all'ultimo Anna da potenziale pericolo a salvatrice.
È sempre un piacere leggere le tue storie, mi piacciono molto

Recensore Master
04/02/25, ore 14:53

Aaaah, bellissima e soddisfacente. Un finale giusto e doveroso, certa gente non si merita altro.
Davvero ben scritta e interessamte: un protagonista la cui "malvagità" aumenta riga dopo riga come fai sempre tu, creando un bel crescendo anche in poche righe. Da un uomo che appare comune, al massimo con una cotta per la piccola star, a un uomo la cui ossessione cresce e ci fa scoprire quanto a fondo può arrivre ed è arrivato anche in passato, diventando un serial killer di quelli che sarebbero potuti apparire nella storia precedente. Poi, però, trova la donna sbagliata e gli sta davvero bene! Credeva che i vampiri non esistessero, e invece se me ritrova una tra capo e collo e forse adesso le donne che ha ucciso potranno avere un po' di pace.
Ottima scrittura!

Recensore Master
03/02/25, ore 12:32
Cap. 8:

Buongiorno.
Allora, stavolta ho avuto un pochino di difficoltà a interpretare il finale della storia. La trovo scritta un sacco bene, soprattutto l'inizio, molto martellante e strana proprio in virtù del leggendario venerdì 13, con la linea di tensione che aumenta una riga alla volta, rendendo la sensazione di pericolo più tangibile ogni istante che passa.
La protagonista sente sempre più reale il pericolo, passando da un momento in cui non crede al venerdì 13 ad un altro in cui si sente pressata.
Ho avuto appunto solo difficoltà a capire il finale, perché non ho capito se in realtà questo fantomatico pericolo fosse più che per altro una sua ansia di fare tardi a lavoro

Recensore Master
02/02/25, ore 20:32

Già che la storia inizia con un "cucinare o non cucinare, questo è il problema", io avrei subito risposto con un "non cucinare". Non amo molto farlo, mi irrita assai e mi preparo per sopravvivenza, quindi la risposta alla domanda ancestrale la avevo.
Anyways, anche qui una storia molto carina, che stempera i toni un po' cupi e tristi della precedente, dando vita ad una simpatica serie di gag tra hamlet e la nonna. Che poi provo tanta simpatia per nonna Carolina, la vecchina da sola alle prese col criceto ribelle che vuole assaporare la libertà.
Giuro, ad un certo punto ho temuto che Hamlet si buttasse nella padella e diventasse il nuovo ingrediente della pasta con i gamberetti, invece più allegramente inizia la sua scoperta del cibo umano e rimane tutto aperto in modo da farti immaginare qualunque cosa, dal suo diventare il nuovo Ratatuille oppure a fare amicizia con Carolina e starle più vicino di quanto non faccia la nipote, o ancora una improbabile alleanza tra il criceto e le statuine del presepe per tenere compagnia all'anziana signora.
Semplice, divertente, molto di classe!

Recensore Master
01/02/25, ore 11:32

Particolarissima anche questa storia. Il ribaltare dei ruoli è sempre un tema narrativamente interessante, con possibilità di generare numerosi stimoli nella mente di chi legge.
Talvolta, anche troppo spesso, l'uomo si comporta come il peggiore dei mostri. Alla fine non è super chiaro che animale sia il protagonista, che potrebbe essere un rettile anfibio come il coccodrillo, ma poteva essere raccontata con qualsiasi essere vivente, dal pesce, al topo, alla scimmia. La verità è che l'uomo si pone sempre troppo sopra le altre creature, e fanno esperimenti su animali senza pensarci troppo su. E purtroppo molte medicine e cure chr abbiamo non le avremmo senza le sperimentazioni sugli animali, sono sincera e occorre onestà su quello, ma in ogni caso sentire e leggere una storia simile fa stringere un po' il cuore.
Il finale è molto aperto ed è bello così. Io da una parte ho immaginato che potesse diventare il mitico mostro di Loch Ness, anche se dal punto di vista temporale la storia sembra molto più recente dei leggendari avvistamenti della creatura, dall'altro ho immaginato che il protagonista, triggerato dallimmondizia e dalla vista della paprika, decida di mangiarsi i bambini o di ucciderli per ripicca.
Tu cosa avevi immaginato? Sono ciriosa

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