Recensioni per
Cadavere
di InsaneMonkey

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
03/06/23, ore 16:35
Cap. 1:

Bella, bella. Ho provato anche io il tuo stesso dolore, per un amore infelice, che non era nemmeno un amore nel mio caso. Ho passato l'odio che tu provi, e ho usato le stesse immagini crude contro di lui per il mio dolore così forte che diventava fisico. Posso dirti, per esperienza personale, che per chi sa amare così, come tu ami, il vero amore arriva. E non sarà coltelli, viscere e sangue ma puro e colorato.
Passerà

Recensore Master
25/05/23, ore 13:17
Cap. 1:

Ciao!
Anche questa tua poesia è ben strutturata e riesce a comunicare in modo forte e incisivo lo stato d'animo del protagonista, il cui dolore questa volte pone l'accento sull'ustione, sull'essere stato marchiato e quindi in un certo senso plasmato.
L'impossibilità di capire l'intensità del dolore provocato è accompagnata dalla non curanza, dall'indifferenza nei confronti del dolore altrui che, come disse De André, è sempre "un dolore a metà".

Complimenti!

-Bigin

Nuovo recensore
24/05/23, ore 22:15
Cap. 1:

Finalmente un nuova poesia! Mi fa piacere leggere qualcosa di nuovo e recensirlo ovviamente☆
Il testo è profondo, non c'è alcun dubbio, narra delle conseguenze di un'amore terminato amaramente, dal quale si intravede anche l'incertezza, la possibilità di ottenere un'altro finale, se solo non fosse avvenuto alcun addio.
Come dico sempre : ottimo lavoro!^^

Recensore Master
24/05/23, ore 20:39
Cap. 1:

Ciao Chiara,
come stai? Spero vada tutto bene, compatibilmente con quanto accade intorno.
Venendo alla tua poesia, ancora una volta ci hai immersi nel tuo mondo, un mondo dove si evince, forse più che in altri brani, la disperazione che ha colto il soggetto di cui parli, il quale sta vivendo sulla sua propria pelle tutta una serie di sensazioni che lo devastano nel profondo.
Come sempre le parole sono di forte impatto, nonché perfettamente coordinate alle immagini che, sapientemente, riesci a creare e che danno la misura della sofferenza vissuta.
Persino la scelta del titolo è davvero emblematica, in quanto ci si può rendere conto di come si senta la persona che, in ogni modo, non è comunque in grado di distaccarsi da colui o colei che ha fatto battere il suo cuore, ma che ora viene avvertito semplicemente come un organo pulsante con conficcato dentro di sé un coltello acuminato che non fa che aumentare a dismisura il dolore di quello che viene percepito come un abbandono senza soluzione di risolversi diversamente dalla realtà. Vecchie emozioni tornano a fare capolino e, ogni volta, le sente bruciare proprio come se fosse stato marchiato a fuoco dall’altro, ormai lontano e ammantato di solo e cupo silenzio.
Una visione drammatica che lascia l’amaro in bocca anche al lettore, che si ritrova ad essere stato assorbito da questo vortice di amarezza, trasformatosi in dolore lancinante, soprattutto con quella domanda finale a cui nessuno potrà mai dare una risposta in grado di lenire al pari di un balsamo l’animo annientato.
Complimenti sempre per la forza che imprimi alle parole sublimandone il significato.
Un caro saluto e a presto!

Recensore Master
24/05/23, ore 06:39
Cap. 1:

Eh sì…
Continuo a rimanere, nel mio piccolo, lievemente insoddisfatto dai tuoi versi.
D'altronde questo è un canto di disperazione: non c'è spazio per ricerche estetiche, o stilistiche. Difficile anche la completa condivisione, quando sono in gioco lacerazioni non fisiche, non tangibili materialmente.
La comprensione è resa possibile solo dalla presenza in chi legge di analoghe esperienze, ma soprattutto dall'impatto, dallo scuotimento che provocano le tue parole. Quasi come delle scene toccanti, costruite con abile regia, che scorrono su uno schermo virtuale.
È un po' come quando uno ha guardato il sole: gli occhi rimangono doloranti. Si resta come accecati e non si riesce più a vedere niente.
Ma la buona notizia è che gli occhi, prima o poi, si abituano di nuovo a cogliere i dettagli anche nella semioscurità, quei piccoli dettagli che rendono la vita serena e che non fanno pesare la quotidianità.
Le ferite, anche quelle spirituali, si rimarginano, anche se ci vuole tempo.
L'essere umano è troppo grande per rimanere intrappolato nelle ragnatele della vita. Specialmente quando possiede una immaginazione irruente come quella che detta le tue parole.
Un augurio di tornare ad orientarsi e a riconoscere la direzione dei venti. E a non trovare il tempo di porsi domande senza risposta, come quella che chiude la poesia.