Una delle caratteristiche che amo di più nelle tue storie sono le piccole cose che evocano immagini gigantesche: i “fenomenali poteri cosmici in un minuscolo spazio vitale” del genio di Aladin. Sai quante volte le rileggo, gustandomi il suono di quella certa parola o dell’immagine che mi hai lasciato nel cuore?
“Poi te lo dico” è una delle tante, piccole, cose potenti: ho sentito lo smarrimento di Wakatoshi davanti a un domanda apparentemente tanto semplice, il lost in translation di due anime nello stesso campo gravitazionale che non si capiscono, e comunque arrivano dove vogliono arrivare, spinte da cosa? Magari da un frullo d’ali di pettirosso o di farfalle furiose. 🥰
“Poi te lo dico” è una promessa, ma anche la speranza viva dell’esistenza di un “poi”, mi ha fatto una tenerezza infinita questo ragazzone ancorato alla terra ma quasi affogato nella neve sciolta e l’immagine del pesce e dell’amo con Tooru pescatore sul molo/terrazzino, è, come al solito, dolorosamente struggente alla Amalia… avrei voglia di urlare quando leggo queste descrizioni meravigliose… non sei stanca di sentirmi in totale adorazione??
Tua adorante
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