Carissima, eccomi qui dopo aver letto questo capitolo assurdamente realistico di questa tua raccolta di scene quotidiane.
La prima cosa che mi viene da pensare, come accade molto spesso, è che la realtà supera la fantasia.
Stiamo ore ed ore ad elaborare un sacco di storie fantastiche, con elementi che non possono e non potranno mai esistere nella realtà (magia, draghi, altre dimensioni, viaggi nel tempo - be' be' sulle ultime due...magari un giorno riusciremo a teletrasportarci e a conoscere i noi del futuro senza diventare piccole particelle che non riescono più a ricomporsi 😂) che quando poi leggiamo di avvenimenti veri capiamo che come assurdità superano quelli di fantasia.
È un bel metodo il tuo, riportare questi avvenimenti nero su bianco presentandoli ai lettori, penso che sia anche un'ottima valvola di sfogo: scrivere del resto lo è.
Quest'avventura che ti è capitata è così assurda che ti chiedi com'è possibile che possa essere vera, che tutto ciò possa essere accaduto davvero. E invece accade e spesso accade una cosa dietro l'altra, che manco riesci a realizzare subito cos'è successo.
Sono contenta che ti sei divertita alla fiera del fumetto, io la D'avena l'ho vista ad un concerto di carnevale nella mia città ed è inutile dire che ho cantato come una bambina tutte le sigle dei cartoni. Schifando il cambiamento di nome da Holly e Benji a Capitan Tsubasa, per altro 🙄😂
Ah, nuove generazioni.
Ma ciò che accaduto dopo è delirante.
A parte che, sarà il mio amore per i documentari sui serial killer eh, ma alla frase "ha lasciato una busta" mi son presa malissimo 😂
E niente, per come è proseguita questa vicenda non ho parole.
Tranne una: si', sei proprio una detective.
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