Allora! Si vede che si tratta di un progetto più ampio. Pur essendo perfettamente comprensibile anche da sola, ci sono dei punti che mi hanno molto incuriosita. Mi riferisco per esempio, ovviamente, alla premessa del patto tra Aziraphale e Mefistofele, ma anche al motivo per cui quest’ultima abbia chiesto le ali di Crowley non avendone di proprie. Danno poteri particolari o era solo invidiosa? Ovviamente sono domande che butto qui, ma non sentirti obbligata a spoilerarmi il tuo lavoro!
Mi ha innanzitutto stupita il fatto che la tua Mefistofele sia donna. In effetti, dal momento che in GO i demoni e gli angeli non hanno un genere definito, me lo sarei potuta aspettare, ma essendo legata soprattutto alla sua rappresentazione goethiana mi hai colta di sorpresa, ecco! Una sorpresa piacevole: penso sia una buonissima idea, se si deve usare un OC ispirato ad una figura con precedenti letterari tanto illustri, stravolgere le aspettative di chi legge. Anche la sua descrizione fisica nella prima parte (che tra l’altro mi sono immaginata come un film noir, tra il lampione, il cappotto, l’incontro segreto…), seppur breve, mi è piaciuta. L’ho trovata una buonissima suggestione!
La parte che ho preferito è senza dubbio il momento in cui Aziraphale cura Crowley. A parte che la tua descrizione delle ferite è stata apprezzatissima, con livello di dettaglio tale da visualizzare perfettamente la scena; mi è piaciuto tanto e ho trovato originalissimo il rituale della cura. Mi ha colpito il dinamismo che hai dato alla scena, con le descrizioni dei movimenti e di questi spiritelli neri che escono dalle ferite e se ne vanno via strisciando. Sembra un vero e proprio esorcismo, hai una bella immaginazione!
La tua scrittura l’ho trovata piacevolissima. Sono un’amante delle descrizioni e tu sei stata minuziosa in questo. Si vede che sai costruire bene le scene coinvolgendo i sensi del lettore in maniera intelligente ed efficace (questo l’ho notato, ancora, principalmente nella scena del rituale). Soprattutto sei molto chiara: non ho avuto alcuna difficoltà a decifrare la sintassi, né tantomeno ho trovato momenti retorici.
In maniera diretta, pulita e con un linguaggio adeguato sei riuscita a rendere la drammaticità del momento. Io questo l’apprezzo davvero tantissimo, perché quando si carica la prosa appesantendola, creando dramma e pathos dove non c’è bisogno, si finisce a far perdere di forza ai momenti di emozione vera. L’unica cosa che ho da segnalare è che qui: “[…] gli sollevò con premura la testa, che aveva abbandonato sul cuscino della poltrona, e lo aiutò a sdraiarsi supino per terra” credo tu abbia confuso supino con prono (se ho ben compreso la dinamica della scena). Ma se così fosse comunque non è niente di che, un errore di distrazione.
Ti faccio tanti complimenti. Grazie di aver scritto e condiviso, e buona scrittura se deciderai di continuare il lavoro! |