È bello giocare con le parole.
Un gioco fra scrivente e leggente, come fra nonno e nipote, senza se e senza ma.
Già il titolo è tutto un programma, a metà fra vagare e vaghezza.
Pregevole l’intro. Nel momento stesso che veniamo a contatto con la realtà lasciamo ovunque tracce di noi, tracce che si ritrovano come le briciole di Pollicino.
Se gli uccelli non se le sono mangiate prima.
Un passo in più non fa mai male e i due passi diventano tre.
Sei maestra nel disperdere semi che attecchiscono e avviluppano la mente del lettore.
Sei maestra nel dare un senso persino agli errori, come quell’”abbondio”.
Ma tiri troppo la corda e non tutto capisco. Qualcosa la guglo, come l’anguina.
Qualcosa mi sfugge, come l’immagine del drago.
Ma è comunque bello perdersi nei tuoi versi. E ritrovarsi, nell’ebbrezza dei retrogusti.
Alla prossima! |
