II
SECONDO POSTO, CON UN TOTALE DI 44,55/50
L’equilibrio sopra la follia, di SSJD
Grammatica e Stile: 9,55/10 (media tra 9,3/10 di g. e 9,8/10 di s.)
La grammatica è molto precisa, ho trovato solo pochissimi errori di distrazione.
“si pettinata i lunghi capelli” – “pettinava” errore di battitura -0,10
“la sua smania di potere e il controllo… sta portando” – “la sua smania di potere e di controllo” oppure il verbo dev’essere plurale -0,20
“proforma” è maschile -0,20
“fu che durante il viaggio di ritorno” – inciso non aperto, va inserita una virgola prima di “durante” -0,20
Non ho trovato altri errori. Il punteggio è 9,3/10.
Anche stilisticamente ho trovato il racconto molto preciso. Così come il contenuto lo suddivide in due parti, prima della prigionia e dopo la liberazione, anche la forma segue questa traccia, e ciò mi è piaciuto molto!
Il racconto della giovinezza di Giovanna è infatti accompagnato da molte descrizioni di persone, dettagli dei luoghi e avvenimenti (sempre con precisi riferimenti alle fonti storiche), mentre la seconda metà della storia si sviluppa soprattutto attraverso i dialoghi con De Padilla, il vescovo e Lutero, permettendo di cogliere sfumature diverse della personalità di Giovanna. Dai dialoghi della seconda parte, sempre confrontandoli con i confronti con i genitori della prima, mi sarei forse aspettato solo più formalismo (soprattutto in quello con Lutero, ma già solo pensandolo in latino invece che in italiano guadagna molte sfumature a riguardo). Devo dire però che hai fatto bene a non appesantirli eccessivamente, mantenendo il ritmo di lettura ben scorrevole e coerente con quanto scritto in precedenza.
Molto belle e coinvolgenti anche le descrizioni di abiti e ambienti.
A parte quell’unico caso in cui hai dimenticato di aprire un inciso, la punteggiatura e le spaziature dei capoversi sono state usate molto bene, dando enfasi ad alcune parole e ad alcuni dettagli (come il nastro con cui Giovanna si lega i capelli, ultimo residuo della sua vanità infantile) al momento giusto. Anche l’uso del francese nei confronti dei genitori è simbolico della sua ribellione, e perfettamente in linea con il personaggio. Mi è piaciuto soprattutto come il tuo stile, sia nelle descrizioni, sia nei tratti introspettivi, sia riuscito perfettamente a convogliare l’emotività della protagonista, permettendo efficacemente al lettore di empatizzare con lei (a ciò ha sicuramente contribuito anche l’ottima caratterizzazione!)
L’unica parte a non avermi completamente convinto è il finale, che vuole sì riassumere quanto accaduto in seguito celebrando i traguardi raggiunti da Giovanna grazie al suo essere avanti con i tempi, ma che ho trovato un po’ troppo impersonale nella forma, proprio poiché in contrasto con l’emotività della prosa precedente.
Per quanto riguarda infine il lessico, non ho notato imprecisioni.
Assegno quindi una detrazione veramente minima perché hai svolto un ottimo lavoro!
Trama e Sviluppo del Pacchetto: 17/20
Inizio subito con una piccola nota dolente, ovvero degli errori storici: nel ‘500 ancora non esisteva il pianoforte a coda, così come la Marcia Funebre, le cui prime varianti risalgono al tardo ‘600. Nulla di grave, ma in un racconto appartenente a questo genere è importante prestarci attenzione.
Il tuo pacchetto prevedeva l’uscita di Giovanna dal convento, con il seguente tentativo di farsi riconoscere nella propria posizione di diritto.
Innanzitutto, mi è piaciuto molto l’approccio da te scelto, in quanto ti sei sostanzialmente attenuto il più a lungo possibile alla realtà dei fatti al fine di rendere possibile la tua ucronia: le dure condizioni di detezioni a Tordesillas, i rivoltosi Comuneros a colloquio con Giovanna e il suo rifiuto di opporsi al figlio, le caratterizzazioni dei personaggi coerenti con le fonti storiche (approfondirò nel parametro apposito). A non avermi convinto del tutto è però l’ultima componente del pacchetto, ovvero il tentativo di farsi riconoscere come legittima regina di Spagna: se da un lato il supporto dei Comuneros e della popolazione vessata dalle tasse e governata da uno straniero appare ovvio, dall’altro mi ha fatto molto strano l’immediato cambio di posizione di Adriano di Utrecht, incaricato da Carlo di governare la Spagna in sua vece. Sicuramente vedere Giovanna in ottime condizioni mentali e venire a conoscenza delle torture a cui era stata sottoposta deve averlo destabilizzato, ma onestamente non mi è sembrato coerente che una persona incaricata di governare l’intera Spagna, nonché fedelissimo di Carlo, non ne fosse affatto al corrente, e che anzi non appena vista Giovanna abbia deciso di sostenerla “voltando la faccia” al figlio. Un conto è ritenere illegittima la sua prigionia, un altro è riconoscerla immediatamente come regina regnante nei primi istanti del loro incontro. A parte questo punto secondo me un po’ critico, la storia è poi ritornata sul binario della coerenza storica, riuscendo a fondere molto bene due visioni cattoliche ma al tempo stesso anticonformiste per il tempo come quella di Giovanna e quella del vescovo Adriano, tramite la comune contrarietà alla vendita delle indulgenze. Proporre un viaggio attraverso l’intero continente di Lutero è stata una scelta un po’ folle, devo dire, ma a mio parere ha anche funzionato abbastanza bene, e il dialogo mi è sembrato abbastanza in linea con quanto sarebbe ipoteticamente potuto accadere.
Il finale con prospettiva esterna non mi dispiace, si ricollega bene alla realtà storica come la conosciamo. Per dare un impatto maggiore avrei però eliminato l’ultima frase, terminando la storia con un accento proprio sul termine follia. Ma si tratta solo di un mio appunto di gusto personale-
Insomma, come coerenza della trama in sé e come originalità ci siamo, decisamente! Solo quell’ultima frase dello sviluppo del pacchetto non mi ha convinto del tutto (non per la sua breve durata, ricordo la tua domanda durante la fase di scrittura, ma per i modi in cui è avvenuta), ma hai svolto un ottimo lavoro con scelte coraggiose.
Caratterizzazione e introspezione dei personaggi: 10/10
Partendo da Giovanna, ho letteralmente amato la sua resa: una donna coraggiosa, anticonformista fin dall’infanzia e col desiderio di poter decidere per se stessa. Tutti questi particolari la rendono una protagonista con cui è facile empatizzare per il lettore, ma al tempo stesso nel racconto della sua vita fino al dialogo con i Comuneros hai seguito perfettamente le fonti storiche, riuscendo a bilanciare in modo giusto finzione letteraria e ricostruzione. Anche nella parte conclusiva, da regina, Giovanna rimane coerente e fedele ai propri principi di tolleranza, intraprendenza e amore per il figlio nonostante il dolore provocatole dai suoi ordini, risultando ben credibile anche quando la trama prende una piega estremamente distante dalla Storia con l’arrivo in Spagna di Lutero. Ad avermi colpito sono state le sue riflessioni durante la prigionia, tramite cui ha rielaborato e ripensato gli eventi della sua giovinezza (il rapporto con i genitori e con il marito) alla luce di ciò a cui l’hanno condotta. Si nota qui la sua crescita, da ragazza ribella a donna adulta, certamente indebolita dalla prigionia ma ancora sana e lucida come sempre, ferma nei suoi ideali (come il rifiuto della confessione). Davvero un ritratto accurato, che non mi stupirei fosse vicino alla vera lei, anche se purtroppo non potremo mai saperlo.
Anche Adriano di Utrecht mi è piaciuto molto: ne hai mantenuto l’istanza riformatrice verso la corruzione e gli sprechi della chiesa, nonché il ruolo di fedelissimo di Carlo ma comunque contrario alla dura reclusione di sua madre. Non ti penalizzo qui per il discorso sulla rapidità dell’accettazione di Giovanna come regina perché, come detto prima, non è un problema di caratterizzazione, ma proprio di “mancanza di un pezzo” di racconto in cui Adriano vi giunge gradualmente dopo averla vista di persona.
Lutero, come detto, è stato un’apparizione inaspettata, ma sei riuscito a gestirlo molto bene (come se avessi sostituito il reale ruolo del Principe Elettore di Sassonia con quello di Giovanna, differenziando però molto bene la vicinanza che quest’ultima vuole mantenere con l’Imperatore al contrario di quanto veramente accaduto). Apprezzo sia il suo tentativo di intavolare una discussione teologica, sia poi nei suoi desideri di riforma a beneficio del popolo.
Anche i personaggi secondari mi hanno convinto tutti, per quel poco che se ne vede: Ferdinando e Isabella sono ben coerenti con le fonti storiche che li dipingono come genitori duri e tradizionalmente religiosi, Filippo mantiene la sua fama di donnaiolo e Juan De Padilla risulta perfettamente credibile. Tutto perfetto!
Titolo: 4/5
Il titolo che hai scelto non mi ha convinto fino in fondo per due motivi: l’originalità e l’attinenza. Si tratta di una frase fatta molto comune: una scelta di questo tipo è adatta solo quando il contenuto della storia si allinea perfettamente a essa, ma non ho trovato che questo fosse il caso. Il tema della follia è ovviamente presente nella figura di Giovanna, con la doppia interpretazione di pazzia (espediente tramite cui viene incarcerata) e anticonformismo, mentre il concetto di equilibrio non si applica direttamente a lei, quanto più alla sua idea di politica religiosa volta ad evitare i nascenti conflitti tra cattolici e riformatori luterani. In un certo senso è proprio grazie alla sua “follia” (l’anticonformismo, il pensare fuori dagli schemi tradizionali) che è possibile raggiungere questo obiettivo, ma considerando il titolo sembra quasi che Giovanna stessa riesca a tenere in equilibrio sé stessa nonostante la propria follia, e questa è una tematica non trattata all’interno del racconto.
Gradimento personale: 4/5
In conclusione, direi che la storia mi è piaciuta. Le descrizioni storiche mi hanno decisamente convinto, peccato solo per il piccolo errore sul pianoforte invece del clavicembalo. Ho amato soprattutto la prima parte, con la descrizione della giovinezza di Giovanna e del rapporto conflittuale con i genitori e con il marito fino alla definitiva reclusione a Tordesillas, e poi il dialogo finale con Lutero. Quest’ultima scelta mi ha davvero spiazzato, non me la sarei mai aspettata: durante la lettura continua a sembrare un pochino “fuori posto” (mi ha lasciato un leggero “estraniamento dal racconto”, come se per un attimo si fosse rotta la sospensione dell’incredulità del me lettore), ma come detto nel parametro relativo alla trama riesce a trovare un suo filone di senso, a non chiudere un po’ il discorso della tolleranza e dell’anticonformismo religioso che aveva fatto da collante all’intera storia.
Lo ripeto, sei stato coraggioso nella direzione intrapresa, ma una volta arrivato alla fine ne è sicuramente valsa la pena! |