Recensioni per
Com'era La Rochelle?
di Chiara e la notte

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
09/05/25, ore 11:11

Quando ho letto il titolo di questo racconto non ho neanche avuto bisogno di guardare chi fosse l'autore. Solo a leggere "La Rochelle" a me la mente si riempie d'azzurro.
- Sono stata a La Rochelle, mi dici.
- Lo so, ti dico. Racconta.
Non so come inizieresti ma ad un certo punto chiederei com'era la luce così a ovest, quali profumi c'erano nell'aria, com'era il colore dei tetti e delle finestre, di quella donna che esce dalla boulangerie con la borsa della spesa, di quell'uomo appena uscito dall'ufficio che parla al cellulare, degli studenti con gli zaini (di cosa parlano gli studenti a La Rochelle? Che musica ascoltano, come si vestono?). E poi di quali fiori hai visto, di quanto agitato era l'oceano e come ci si sente a camminare lì davanti all'Atlantico, noi abituati ad altri panorami dove l'orizzonte è un po' troppo vicino. E anche come ci si sente ad avere sulla pelle quella sensazione di libertà che non si avverte quasi mai. Non da adulti.
Poi vorrei sapere che libri avevi in valigia (mica quelli di lavoro ma quelli presi dalla pila eterna sul comodino) perché nella solitudine bella, quella dove ti senti libera di non pensare a niente, li si vorrebbe leggere tutti per perdersi dentro una storia e perché così, forse, in parte si allevia la solitudine brutta che ti fa pensare a quando tutto sembrava possibile e invece non lo è più.
Poi, anche se so già la risposta, ti chiederei se avevi con te il tablet per fermare le sensazioni, i suoni, gli odori e i sapori, il nome quasi magico di un vino perché se non si racconta di quelli, allora che racconto è?
Alla fine di un viaggio c'è sempre una storia da raccontare e qualunque sia la trama, l'importante è averla scelta tra tutte le trame possibili perché era quella che si aveva voglia di narrare.
Un abbraccio

Recensore Junior
07/05/25, ore 22:03

“Sono stata a La Rochelle” mi dici, e mi pare che tu voglia convincermi di questo, come se potessi dubitarne; o forse è il tono di chi l’ha già detto a troppe persone e ora è pure un po’ stanca di raccontare, come se il ricordo perdesse mordente ogni volta e le parole pronunciate non avessero la forza di quelle non dette. Ma io non ho motivo di dubitare, e temo che mi interessi l’argomento, quindi: “Racconta”, ti dico, e sto attento a non usare punti di domanda.

Con un filo – mi pare – di impazienza, mi fai presente che dovevamo parlare di altro, però se voglio… cosa desidero sapere? e me lo dici cercando qualcosa che non trovi nella borsa, aggrottando un po’ le sopracciglia e devi essere davvero impaziente o spazientita, ma io non voglio portarti via La Rochelle, non ci penso nemmeno, è che quando cambiamo ambiente cambiamo un po’ anche noi e a me interessano i cambiamenti e le prospettive.

E allora vorrei dirti:

“Voglio sapere se il mare è diverso, o se è sempre diverso ma sempre uguale, e se si può vivere senza colline attorno, e se l’aria profuma. E voglio sapere se quella gente che si vestiva come vent’anni fa ti ha infastidito, a me no, mi fanno più ridere quelli che si vestono come le vetrine che guardano. Voglio conoscere i ritmi lenti, perché anche se hai lavorato e tanto ho l’impressione che il tempo sia scorso gentile, e alla fine la novità ti abbia fatto piacere; e poi quale libro ti sei portata dietro per piacere tuo, perché ogni viaggio è un libro e ogni libro è un viaggio, e anche qual è stato l’ultimo pensiero, ma l’ultimo in assoluto, prima di addormentarti. Vorrei sapere se pensi che sia pazzo perché considero la solitudine un lusso e anche una bella signora, proprio come in quella vecchia canzone, e scusa se faccio una smorfia, ma io la Coca Cola non la bevo, magari due caffè e una bottiglia di Evian, per stare bello sveglio; e la smorfia vale pure per le parole chiocce come “operativi” e “feedback”, adesso ti chiedo se hai “ottimizzato”, che poi ho sempre pensato che una vita “ottimizzata” sia una vita più breve, le idee migliori vengono quando si è distratti; e ora non spiegarmi la litote, o l’antitesi e compagnia cantante, spiegami piuttosto perché Petrarca si porta dietro quella piaga di suo fratello, dopo aver fatto le pulci a tutti i suoi amici; e dimmi ancora, perché non scrivi “aiuole” alla vecchia, è l’unica parola che contiene tutte le vocali, prova ad assaporarla, è buona, e te lo dico solo per dimostrarti che ti ascolto con attenzione, nulla di più. E poi, forse la poesia di quella coppia di fricchettoni agée non esiste, forse ti sei inventata tutto e hai filtrato di verde la realtà, ma non dispiace pensare che invece sì, che la realtà tu l’abbia creata e creata così com’è davvero, non è un superpotere questo? Sei tornata con un segreto o solo felice di te, per il bel lavoro fatto? Senti, i gabbiani li hai visti? E la Luna, com’era?”

Ma penseresti che avresti dovuto farti offrire un bicchiere di vino da qualcun altro, e allora ti dico: “Racconta quello che vuoi, quello che ti ha colpito. Mi piace ascoltarti”.


Chiara e la notte, queste quattro parti potrebbero essere quattro Città invisibili di Calvino, e credo di aver detto tutto. E siccome ho detto tutto in una frase, se preferisci cancello tutto il prima.

Omaggi devotissimi e tanto di cappello, e che le grazie valgan mille,

Sacrogral, al tuo servizio