“Sono stata a La Rochelle” mi dici, e mi pare che tu voglia convincermi di questo, come se potessi dubitarne; o forse è il tono di chi l’ha già detto a troppe persone e ora è pure un po’ stanca di raccontare, come se il ricordo perdesse mordente ogni volta e le parole pronunciate non avessero la forza di quelle non dette. Ma io non ho motivo di dubitare, e temo che mi interessi l’argomento, quindi: “Racconta”, ti dico, e sto attento a non usare punti di domanda.
Con un filo – mi pare – di impazienza, mi fai presente che dovevamo parlare di altro, però se voglio… cosa desidero sapere? e me lo dici cercando qualcosa che non trovi nella borsa, aggrottando un po’ le sopracciglia e devi essere davvero impaziente o spazientita, ma io non voglio portarti via La Rochelle, non ci penso nemmeno, è che quando cambiamo ambiente cambiamo un po’ anche noi e a me interessano i cambiamenti e le prospettive.
E allora vorrei dirti:
“Voglio sapere se il mare è diverso, o se è sempre diverso ma sempre uguale, e se si può vivere senza colline attorno, e se l’aria profuma. E voglio sapere se quella gente che si vestiva come vent’anni fa ti ha infastidito, a me no, mi fanno più ridere quelli che si vestono come le vetrine che guardano. Voglio conoscere i ritmi lenti, perché anche se hai lavorato e tanto ho l’impressione che il tempo sia scorso gentile, e alla fine la novità ti abbia fatto piacere; e poi quale libro ti sei portata dietro per piacere tuo, perché ogni viaggio è un libro e ogni libro è un viaggio, e anche qual è stato l’ultimo pensiero, ma l’ultimo in assoluto, prima di addormentarti. Vorrei sapere se pensi che sia pazzo perché considero la solitudine un lusso e anche una bella signora, proprio come in quella vecchia canzone, e scusa se faccio una smorfia, ma io la Coca Cola non la bevo, magari due caffè e una bottiglia di Evian, per stare bello sveglio; e la smorfia vale pure per le parole chiocce come “operativi” e “feedback”, adesso ti chiedo se hai “ottimizzato”, che poi ho sempre pensato che una vita “ottimizzata” sia una vita più breve, le idee migliori vengono quando si è distratti; e ora non spiegarmi la litote, o l’antitesi e compagnia cantante, spiegami piuttosto perché Petrarca si porta dietro quella piaga di suo fratello, dopo aver fatto le pulci a tutti i suoi amici; e dimmi ancora, perché non scrivi “aiuole” alla vecchia, è l’unica parola che contiene tutte le vocali, prova ad assaporarla, è buona, e te lo dico solo per dimostrarti che ti ascolto con attenzione, nulla di più. E poi, forse la poesia di quella coppia di fricchettoni agée non esiste, forse ti sei inventata tutto e hai filtrato di verde la realtà, ma non dispiace pensare che invece sì, che la realtà tu l’abbia creata e creata così com’è davvero, non è un superpotere questo? Sei tornata con un segreto o solo felice di te, per il bel lavoro fatto? Senti, i gabbiani li hai visti? E la Luna, com’era?”
Ma penseresti che avresti dovuto farti offrire un bicchiere di vino da qualcun altro, e allora ti dico: “Racconta quello che vuoi, quello che ti ha colpito. Mi piace ascoltarti”.
Chiara e la notte, queste quattro parti potrebbero essere quattro Città invisibili di Calvino, e credo di aver detto tutto. E siccome ho detto tutto in una frase, se preferisci cancello tutto il prima.
Omaggi devotissimi e tanto di cappello, e che le grazie valgan mille,
Sacrogral, al tuo servizio |