Versi lunghissimi, stavolta, mia carissima Fenice, tanto che devo mettere il cellulare in orizzontale per farceli stare ognuno in un rigo.
Versi che sembrano voler prendere il volo, come Mary Poppins appesa all'ombrello, o come Campanellino sulle ali trasparenti della fantasia.
E dove c'è volo c'è magia: un muro, una luce, le mani che si trasformano in una specie di gioco di prestigio.
Ecco un bel gioco per mio nipote, mi viene fatto di pensare. Bello perché non ci sono soldi di mezzo. Bello perché non ingombra i pavimenti di casa.
Ovunque il pensiero vola accanto ai piccini, diventiamo un po' piccini pure noi: non è questa la migliore estrinsecazione di noi stessi, finalmente liberi dalle catene che ci danno una parvenza di esseri adulti?
Vivi complimenti per la cura che metti nei dettagli, come è tipico di te.
Il dipinto: sembra un gioco in collaborazione, dove una delle due bambine regge e scherma la candela. Mi ha molto colpito il quadro, sono andato a ricercare altre opere del pittore francese, pittore dei bambini e delle luci, e sono rimasto a contemplare altri quadri ancora, con le stesse bambine, la stessa candela, una volta per tirar fuori storie dalla lettura dei fogli scritti, un’altra volta per fare staccare da una cannuccia bolle di sapone. Un maestro di maestria.
Non mi dilungo sugli aforismi sennò non mi fermo più.
Che dire, mia carissima Fenice, sei riuscita a scrivere una poesia piena di delicate cose preziose. Hai saputo infilare perline iridescenti nei tuoi fili di seta… “Annodano fili di seta mossi dalla brezza mentre sogni si srotolano”. Hai saputo fissare quei sogni, quelle ombre, quelle bolle di sapone con una poesia che ha la stessa nitidezza soffusa di un quadro di quel Ferdinando. Corredandola di un finale, volto anch’esso a fissare il sogno; quando il gioco finisce, sì, ma rimane il ricordo.
Grazie cara. Un abbraccio affettuoso. |