Spesso, visitando il tuo account, mi sono imbattuto in questo racconto, e non sono mancate le volte in cui l’ho letto, ma finora non avevo mai preso in considerazione l’idea di lasciare una recensione, e questo non certo perché l’opera non lo meritasse, tutt’altro ma pur considerando l’idea originaria degna di apprezzamento (spostare l’idea archetipica del ritorno della persona amata dopo anni di attesa dalla mediterranea e solare Itaca alla brumosa Scozia non mi sembra affatto un’idea malvagia, non male inoltre aver scelto le Lowlands, una parte della terra che s’estende oltre il vallo di Adriano che di solito viene considerata, a torto, meno affascinante delle Highlands, direi che mi sembra ben inserito anche il riferimento alla prima città inglese che non deve essere molto lontana dalla loro magione) non ho mai trovato la giusta ispirazione o il momento adatto.
Ma venendo al tema della ad rem, credo che meriti delle lodi per la caratterizzazione del protagonista, delle sue abitudini e delle sue passioni, che probabilmente nulla chiede alla sua esistenza che di proseguire tranquilla con le gioie della famiglia, purtroppo il caso o chi per esso decide spesso altrimenti, seguendo strade ignote ai mortali, così il nostro si ritrova in uno scenario più grande di lui a dover imbracciare le armi per la patria e la civiltà (perché il secondo conflitto mondiale non è stato solo un conflitto per avere territorio e risorse, ma anche tra due diversi modi di vedere il mondo, che lo rende simile una guerra di religione) quando avrebbe certamente preferito dedicarsi all’amata moglie (devo dire che ho trovato molto ben descritto senza particolare bisogno di lunghe e retoriche descrizioni il sentimento che li lega) e al figlio, inoltre gli è capitato anche un individuo che sembra il concentrato della più aspra boria militaresca e del più cupo grigiore burocratico (insomma, un pessimo Caronte per l’inferno cui è destinato), la risposta tranquilla del povero Fitzgerald sul perché non si sia presentato al sembra essere l’ultimo appiglio ad una dimensione tranquilla della sua esistenza, che entro pochi minuti verrà stravolta; il protagonista per come l’hai tratteggiato sembra considerarsi un buon cittadino ligio ai suoi doveri, non certo uno di quelli che dicono: “se la patria ha bisogno di te, dirle di ripassare più tardi”, ma il modo in cui la patria l’ha richiesto sembra più simile ad un assalto di banditi che operano un sequestro di persona che non gli inviati di un civile governo che ricordano ad un suo cittadino i suoi doveri. Di questa triste nuova la famigliola è sconvolta, ma la freddezza con cui i soldati trattano Rebecca credo sia sintomatica, il suo uomo non può più stare con lei, serve alla patria.
Credo che sia stata davvero un’ottima mossa stilistica affidare la conclusione del capitolo alla domanda ingenua del bambino, probabilmente si chiede come mai non lo porta con sé e non lo fa partecipare a quel particolare gioco.
Per farla breve: Pur se si tratta solo di un capitolo iniziale (in cui giocoforza molti elementi devono essere appena accennati) la lettura è stata molto interessante. Complimenti più che meritati. |