Bambini di Harry Potter: cronicamente incapaci di farsi i fatti propri, alla continua ricerca di faccende in cui impicciarsi, convinti di aver ricevuto in eredità il compito di risolvere tutti i possibili misteri di Hogwarts... e talmente giovani e arroganti da pensare che sia superfluo riferire dei loro sospetti a colui che ha trasmesso loro quest’ingombrante eredità, l’Impiccione numero uno, nonchè collateralmente Capo dell’Ufficio Auror. Padre di metà di loro, padrino della restante metà, e zio acquisito di tutti gli altri.
Qualcuno potrebbe dire che sia karma: dopotutto, un adolescente che ha fatto dannare ogni pseudo figura paterna/materna che ha avuto si merita, in futuro, di venir circondato da adolescenti, ognuno legato a lui da vari gradi di affetto e parentela, che cercano in tutti i modi di impicciarsi in fatti che spetterebbe di risolvere al suo ufficio, confondendo ancora di più le piste e le indagini.
E così mentre Tom si caccia nei guai andando alla ricerca di un collegamento tra il suo recente incidente e il suo lontano e misterioso passato, Al, Rose e Scorpius si riuniscono in segreto come congiurati per indagare su cosa stia combinando Tom. Perchè quello che è appena successo a scuola, è stato spaventoso sì, ma è stata anche un’*avventura*. Un’avventura circondata dal mistero, che una volta finita la strizza iniziale comincia ad apparire incredibilmente eccitante o, come direbbero loro visto che sono una cricca di secchioni, “intellettualmente stimolante”. E in quanto li ha fatti sentire per la prima volta come se si fosse presentata l’occasione di dimostrarsi finalmente all’altezza dei loro valorosi, brillanti e spericolati genitori. James capisce che c’è qualcosa di strano e si mette a ficcanasate in giro (e paradossalmente è l’unico che condivide con gli altri le sue scoperte, anche se non viene creduto o preso sul serio) e Teddy, idiota d’un tassofrasso (sì, la nuova traduzione è usata volutamente come insulto), da un lato, troppo preso dai suoi problemi personali, non nota o rifiuta di notare che, tra tutti i ragazzini che da insegnante è tenuto a controllare, proprio quelli con cui è cresciuto insieme e a cui ha fatto da fratello maggiore putativo stanno nascondendo cose piuttosto grosse, dall’altro lato, sempre per distrarsi da questi problemi personali che lo stanno portando a mettere in discussione la propria vita sentimentale e sessualità, si imbarca lui stesso nell’impresa di risolvere un mistero che comprende codici segreti e morti in circostanze sospette...ovviamente senza dire nulla di ciò al padrino. Che ovviamente lo contatta per a) parlare di James (con grande imbarazzo di Ted) b) cercare di capirci qualcosa su cosa sta succedendo a Hogwarts e dintorni. Che in teoria sarebbe il suo lavoro, sai, l’Auror che scopre le cose e tiene tutti al sicuro, ma non ci sta riuscendo granchè bene, bisogna dire. Quindi cerca di scroccare informazioni ai figliocci intelligenti mascherando il tutto dietro l’aria da “ti va di fare una chiacchierata con lo zio figo e famoso che vuole sapere come te la passi e non sta assolutamente cercando di risolvere il mistero dei NAGA prima di essere licenziato?”
No, ma sul serio, Harry che in Doppelgaenger ha conversazioni di rito con entrambi i figliocci ogni volta che si reca ad Hogwarts per lavoro, ma non lo si vede mai parlare coi figli in cinquantatré capitoli, mi fa morire dal ridere. E anche vero che probabilmente i figli, soprattutto Lily e Al, non sarebbero stati contenti di trovarsi l’ombra del genitore dalla fama ingombrante tra i piedi, perchè Al cerca sempre in tutti i modi di non attirare l’attenzione e Lily la vuole attirare perchè è magnifica LEI, non suo padre o la defunta madre di suo padre. E James è già abbastanza tronfio per il fatto di essere il figlio di Harry Potter senza che Harry Potter vada a dargli pacche sulla spalla mentre è a scuola, ricordando, in effetti, a chi nel raggio di miglia se lo fosse scordato per un momento, che James Sirius Potter è il suo figlio primogenito. Quindi forse ha senso che non ci siano conversazione tra Harry Potter e pargoli in questa prima storia, anche se ce ne sono molte tra Ted e Harry e un paio tra Harry e Thomas. Però comunque mi fa ridere- soprattutto perchè James e Al sapevano qualcosa! Qualcosina! Certo, Thomas sa (quasi) tutto, ma non dice nulla, e Ted ha sì, gli indizi sotto il naso, certo, ma non li sa leggere, quindi è inutile che Harry continui a cercare risposte, aiuti o indizi da loro, rassegnati al fatto che uno è tonto e l’altro è stronzo! I tuoi figli, Harry, i tuoi figli e tua nipote Rose e il figlio del tuo ex-nemico scolastico, sono loro che hanno trovato gli indizi e si stanno avvicinando a tentoni alla soluzione! I tuoi figli e la loro cugina e il loro nuovo amico che non ti dicono nulla perchè temono che non ci crederesti! È con loro che devi parlare!
...e niente, non mi sente. Parliamo d’altro, va’. Parliamo dei ragazzi, che il tuo Harry, per quanto bene gli voglia, mi fa disperare un capitolo sì e l’altro pure.
Oppure parliamo della struttura della storia. Anzi, parliamo come la struttura della storia e la crescita di ogni personaggio si legano bene tra loro.
Doppelgaenger, pur essendo la prima e forse la più giovanile (non in senso negativo, eh, ma in senso che i personaggi erano ragazzini e tu stessa eri molto giovane quando l’hai scritta, mentre si nota che AUL e OAN sono opere più “mature” sia stilisticamente che per quanto riguarda i pensieri dei personaggi) tra le tre storie della Dp Saga, ha il pregio che tutte le storyline che la compongono sono non solo collegate dal punto di vista della trama, ma anche tematicamente.
In modo forse lineare, ma anche sicuramente molto scorrevole.
Ad esempio: leggiamo di Rose dice a James che non si sceglie di cui innamorarsi e poi passiamo a Ted che pensa a James. Poi compare Harry e Ted tira in ballo dopo sedici anni quella storia per cui il primo rapitore di Tom pensava che il neonato fosse reincarnazione di Voldemort, e poi passiamo a Thomas che reagisce in modo pacato ed equilibrato allo scoprire da un fantasma quello che il padrino e gli adulti magici intorno a lui hanno sempre cercato di nascondergli, ovvero quello di cui Ted e Harry stavano parlando giusto un paragrafo prima- il suo presunto e misterioso legame con Voldemort.
Al, Rose e Scorpius nel capitolo precedente stavano indagando sul passato di Tom, e si sono ACCORTI che ci sono dei punti poco chiari, ma non sanno come collegarli perchè manca loro quest’informazione, quest’UNICA informazione che invece Harry e gli adulti hanno, e che ora ha anche Tom.
C’è un filo conduttore che è il collegamento tra gli indizi che tutti i personaggi trovano sul loro cammino, e che celano la guerra sotterranea tra il Governo Americano e la Società Thule, c’è il mistero delle origini di Thomas, di chi è *davvero* Thomas, che è la causa di questa guerra combattuta tramite operazioni di infiltrazioni e spionaggio...ma c’è un altro filo conduttore che è la ricerca o la scoperta di se’ stessa, di quello che ciascuno di noi È davvero oltre alle bugie che raccontiamo a noi stessi per sentirci meglio, ai comportamenti e alle maschere che adottiamo per non deludere le aspettative di genitori, parenti e amici, e a cui finiamo per credere noi stessi.
Chi è James, oltre al bulletto arrogante e impregnato di machismo che fa a botte con Scorpius? Chi è James davvero, quando è da solo, quando pensa a Ted, quando nessuno lo vede, quando la sua famiglia è in pericolo e ci sono scelte da prendere? Per la prima volta,qualcuno (Al) ipotizza che sia simile a Scorpius, più di quanto lui stresso non creda. Ma chi è davvero Scorpius, oltre al ragazzo sempre sorridente, educato, al buffone che sembra non avere mai un pensiero triste in testa? Chi è Scorpius quando è da solo, quando non deve sorridere per nessuno, quando non deve dimostrare a tutti quanto sia un Grifondoro nonostante il suo essere una Malfoy e quanto sia fiero del suo essere Malfoy nonostante sia un Grifondoro? Chi è Scorpius quando è il momento di schierarsi, di scegliere, di essere seri? E chi è Rose, oltre alla bambina di suo padre, oltre al piccolo clone di sua madre, chi è Rose, quando ciò che vuole non si allinea con ciò che i suoi genitori vorrebbero che lei facesse, quando è il momento di dimostrare di essere degna figlia dei suoi genitori solo disobbedendo loro?
Chi è Ted, oltre ad essere l’orfano di guerra, quello eternamente grato a chiunque gli voglia bene, quello responsabile che non farebbe mai preoccupare nessuno, il giovane insegnante che racconta a se stesso di saper mantenere le giuste distanze tra se e gli studenti e che non si innamorerebbe mai di un ragazzo, maschio, diciassettenne?
E chi è Al, timido, piccolo, ingenuo Albus, talvolta ipocrita, non molto coraggioso e perennemente schiacciato o all’ombra di qualcun altro, quando si trova costretto a prendere in mano una situazione che sembra sfuggire a tutti? Chi è Al davvero quando c’è bisogno di mettersi in gioco, quando non può più voltare la testa dall’altra parte e dire che bast dire che “l’azione non fa per lui” per stare fuori dai problemi, chi è Al quando i problemi lo vengono a cercare e lui deve scegliere se affrontarli di petto o scappare, provare a risolverli anche se potrebbe far male o far finta di niente fino a che faranno male sul serio?
In questo capitolo, durante la rissa tra James e Scorpius, Al appare per la prima volta agli occhi di Rose come il futuro Caposcuola di Serpeverde razionale, maturo e distaccato che diventerà a breve, piuttosto che come il ragazzino insicuro e impacciato che è sempre stato. Perchè l’intera vicenda di Tom lo fa soffrire, ma lo costringe anche a maturare.
E a questo proposito...chi è davvero Thomas? Certo, è il figlio adottivo di Dudley e Robin Dursley, è il figlioccio di Harry Potter, è il migliore amico di Al, è Tom Oltre Previsione a Serpeverde...ma chi è DAVVERO Tom a parte tutto ciò che altri hanno deciso che lui fosse? La domanda di un milione di dollari a cui servono due intere fanfiction (Doppelgaenger e Ab Umbra Lumen) per rispondere. E le risposte che ottiene a volte fanno paura, a volte sembrano non sufficienti, a volte lo costringeranno a mettere in discussione tutta la sua vita e la percezione che ha di se’, e a volte dovranno a loro volta essere messe in discussione. E così la storyline di Thomas in Doppelgaenger, oltre ad essere il fulcro intorno a cui si delinea la trama, diventa metafora di un percorso di crescita e ricerca che tutti i personaggi, nessuno escluso, si trovano a intraprendere per “diventare grandi”.
La scena finale tra Al e Tom è emozionante. Clichè, ma emozionante. Chi l’ha detto che i clichè non possono far emozionare? Il bello e dannato che parla con voce incolore per nascondere il suo tormento interiore non ha bisogno di non essere clichè per fare emozionare.
A parte gli scherzi, molto fa il tuo stile di scrittura, e soprattutto il modo in cui il tuo stile di scrittura si adatta all’età e allo stato emotivo dei protagonisti.
I sentimenti e le emozioni dei due personaggi adolescenti vengono buttati addosso a noi lettori in modo immediato, travolgente. Non c’è nulla di didascalico, è tutto impetuoso e immediato: quello che i personaggi provano o pensano in quell’istante viene comunicato con il ritmo con cui lo stanno pensando o provando.
Veniamo letteralmente immersi nella loro confusione, che è un misto di angoscia profonda e attrazione febbrile che solo a sedici anni e mezzo si può provare, come se ci tuffassimo in una piscina di ormoni e disperazione adolescenziale.
Eppure le caratterizzazioni sono così ben delineate, e il processo psicologico di ogni singolo personaggio talmente ben fatto, che rileggendo attentamente è ovvio che dietro ogni scena d’amore, in ogni battuta, persino sotto ogni dialogo melodrammatico, ci sia altro, oltre a suddetti ormoni e suddetta desolazione adolescenziale.
Perchè i tuoi personaggi- ed è questo che li rende tanto speciali rispetto a quelli di altre fanfiction o storie amatoriali- hanno un inconscio, ovvero un lato (o un insieme di lati) di se’ a cui non pensano spesso, ma che influenza le loro azioni, delle motivazioni segrete e sotto intese che i lettori cominciano ad intuire ma di cui i personaggi stessi non si rendono ancora conto.
In un certo senso si può ipotizzate che il “medaglione” (aka la pietra), “risvegliando” parti sopite dell’anima di Tom, porti allo scoperto anche tutti quei lati che magari non sono strettamente legati a Voldemort, ma venivano repressi insieme ad essi in lati profondi della psiche del ragazzo, perchè Tom, almeno fino ai sedici anni, ha sempre provato a reprimere tutto ciò che non fosse pura logica e razionalità. Questo spiegherebbe perchè Tom realizza di provare attrazione e desiderio sessuale in contemporanea al periodo in cui vengono risvegliati i suoi impulsi più “Voldemorteschi”. È come se, vuoi per via del trauma causato dai NAGA, vuoi per i poteri della pietra di resurrezione, vuoi per gli sconvolgimenti che avvengono nella sua vita, Tom venisse costretto, anche suo malgrado, a fare i conti con il suo lato più istntivo/inconscio che prima ignorava. E in questo inconscio di sentimenti rimossi trova sia l’improvviso e sbagliato desiderio di lanciare incantesimi contro chiunque lo infastidisca, sia la paura infantile e mai del tutto superata di essere *nato sbagliato*, sia la scoperta di essere attratto fisicamente e romanticamente dal suo migliore amico.
Almeno questa è sempre stata la mia teoria- dimmi pure se è sbagliata o inesatta! |